5
Introduzione
Inizia la conversazione a voce bassa e con gentilezza. Parla ad un
somalo come ad un tuo pari. Guardalo sempre negli occhi, non
accavallare le gambe se sei seduto su di una sedia. Loquacità e facilità
di linguaggio sono molto apprezzate nella società somala. Se sai
recitare una poesia o uno scioglilingua sarai molto stimato per la tua
bravura. Porta con te le fotografie della tua famiglia da mostrare
durante la conversazione. Se ti danno un regalo, restituisci un regalo
che sia di valore inferiore. […] Sei libero di restituire un abbraccio o
un bacio su una guancia ad un somalo che ha avuto questa iniziativa
nei tuoi confronti: è un segno di amicizia e non di omosessualità.
Non abbracciare o baciare un somalo a meno che non sia lui a prendere
l'iniziativa; in nessun caso devi abbracciare o baciare una donna
somala
1
.
Questo fu ciò che i nostri militari inviati in Somalia si ritrovarono a
leggere nell'opuscolo fornito loro dalla Marina Militare. Nel 1993,
cioè novant'anni dopo il primo sbarco italiano.
Ridurre un intero popolo (e relativa cultura) a poesie e scioglilingua
la diceva evidentemente lunga sull'idea di superiorità che aveva
animato fin lì le nostre avventure coloniali e che ancora permeava le
nostre spedizioni, di pace o umanitaristiche che fossero.
Oggi la Somalia è classificata da molti osservatori come un Failed
State, uno Stato fallito, uno dei pochi paesi al mondo dove le
istituzioni portate dall'Occidente non hanno retto alla prova del
tempo, finendo per collassare sotto il peso di una società ancora a
forte appartenenza clanica.
L'Italia ha responsabilità in questo? Il paese che ha guidato la
Somalia per quasi cinquant'anni, tra dominio diretto e
amministrazione fiduciaria, ha forse sbagliato qualcosa nel cercare
di trapiantare istituzioni sconosciute ai Somali? E se così fosse
perché la Somalia è uscita dal discorso politico italiano, agevolando
quel processo di rimozione e autoassoluzione del colonialismo
italiano?
1
A. Del Boca, La trappola somala, Laterza, Bari 1994, pp. 28-29.
2
M. Guglielmo, Somalia. Le ragioni storiche del conflitto, Edizioni Altravista, Pavia 2008,
7
I. La società somala
1. I somali
La Somalia è situata all'estremità orientale del Corno d'Africa. Il
paese è bagnato a est e a sud est dall'oceano Indiano, mentre a nord
est dal Mar Rosso e dal Golfo di Aden. Confina poi a nord ovest con
la repubblica di Gibuti, a sud con il Kenya e a ovest con l'Etiopia.
Il paese si sviluppa prevalentemente in pianura, con l'eccezione
dell'altipiano di Magnyafulka nel sud e della catena montuosa del
Golis nel nord. A nord in particolare la temperatura è più calda con
un clima più secco e precipitazioni molto rare tanto che la
vegetazione è perlopiù composta da steppa e bassa boscaglia. E' un
territorio poco adatto all'agricoltura, così che la popolazione è
tradizionalmente dedita alla pastorizia nomade (cosa che porta a
conflitti costanti per i diritti di usufrutto di pozzi e pascoli)
2
.
A sud poi, dall'altopiano etiopico, percorrendo lunghe e ampie
vallate, discendono il Giuba e l'Uebi Scebeli, i più grandi fiumi
della Somalia. L'Uebi Scebeli, considerato il maggior fiume
dell'Africa orientale, ha un bacino esteso e una portata notevole,
benché soggetto ad un regime principalmente torrentizio
3
. E' la zona
d'incontro dei due fiumi a costituire la parte più fertile della Somalia
e non solo per la presenza di essi ma anche per le condizioni
climatiche generalmente migliori: infatti si hanno qui le maggiori
precipitazioni di tutto il paese, generalmente molto arido.
L'ultimo dato più o meno verificato della popolazione in Somalia è
del 1991 e stimava il numero in 7 milioni, distribuiti per un 60%
nelle attività di pastorizia e per un 40% nell'agricoltura, artigianato e
2
M. Guglielmo, Somalia. Le ragioni storiche del conflitto, Edizioni Altravista, Pavia 2008,
p. 25.
3
Tratto da www.sapere.it alla voce Somalia.
8
commercio
4
. Un nuovo dato del 2008 stima la popolazione in
9.400.000 abitanti
5
.
Come popolo i somali abitano però da sempre una regione più
ampia della Somalia stessa, una regione che comprende cioè anche
Gibuti, il nord del Kenya e la regione etiope dell'Haud Ogaden.
Attualmente sono più di 3 milioni i profughi somali, la maggior
parte rinchiusa nei campi di accoglienza dei paesi vicini.
La parola Soomaali appare per la prima volta ufficialmente solo nel
XV secolo quando il negus abissino Yeshaaq riporta la vittoria sullo
stato arabo e in parte somalo di Adal.
Vi sono varie tesi popolari sull'etimologia della parola. Quella più
diffusa fa discendere il nome da soo e maal, cioè “va a mungere”
proprio con riferimento alle attività pastorali dei somali.
La chiave di volta per comprendere il sistema politico e sociale dei
somali è, ancora oggi, la parentela. Tutte le unità politiche infatti
s'incentrano sulla parentela e si compongono di uomini che fanno
risalire la loro discendenza agnatica a un antenato comune dal quale
prendono il loro nome corporativo. Come dice Lewis
<<L'affiliazione politica è così determinata dalla discendenza
patrilineare e le divisioni politiche corrispondono alle differenze di
origine agnatica>>
6
.
Questo è ovviamente dovuto anche alla conformazione geografica
della Somalia che con i suoi terreni aridi ed una economia ancora
fortemente incentrata sulla pastorizia ostacola la formazione di
gruppi territoriali stabili. Proprio per questo i lignaggi non si
fondano sulla proprietà fondiaria.
L'identità clanica dei somali è “ripartita” in famiglia clanica, clan,
4
M. Guglielmo, Somalia. Le ragioni storiche del conflitto, cit., p. 26.
5
Tratto da www.sapere.it alla voce Somalia.
6
I. M. Lewis, Una democrazia pastorale, Franco Angeli Editore, Milano 1983, p. 22.
9
sottoclan, lignaggio primario e gruppo pagatore di diya, in una scala
che va sempre più verso i legami ravvicinati.
La famiglia clanica è qualcosa di così ampio da non poter essere una
vera e propria unità politica, anche se l'inimicizia tra due famiglie
claniche diverse obbliga i membri dell'una all'inimicizia verso i
membri dell'altra
7
.
I clan (detti più comunemente Cabila) al contrario sono unità
politiche corporative con un qualche territorio solitamente
utilizzato, mediante spostamenti stagionali regolari. Ma anche qui i
legami d'identità sono dovuti ad una comune discendenza e non
all'unione territoriale. I clan non hanno un'amministrazione o un
governo centralizzati e spesso non sono guidati nemmeno da un solo
capo.
I più grandi clan si dividono a loro volta in sottoclan, ma il gruppo
più importante all'interno del clan è quello del lignaggio primario,
all'esterno del quale in genere si realizzano i matrimoni.
In fondo a tutto il sistema di discendenza agnatica vi è poi il gruppo
pagatore di diya, un gruppo corporativo di piccoli lignaggi che
costituisce l'unità politica più stabile. In base al contratto sociale che
si viene instaurando qui, i membri di tale gruppo sono vincolati a
sostenersi mutualmente in caso di responsabilità politica e giuridica
collettiva e a rispettare la legalità e l'ordine interno.
La particolarità di tutto il sistema d'identità clanica somalo è quella
che le divisioni riscontrate non escludono altre possibili unità
politiche corporative in quanto, stando sempre a Lewis <<ogni
antenato figurante nelle genealogie è un punto di divisione e di
unione potenziale>>
8
.
Sei sono le grandi famiglie claniche, quattro – i Dir, gli Isaaq, gli
7
Ibidem, p. 24.
8
Ibidem, p. 27.
10
Hawiye e i Darod – dedite principalmente alla pastorizia e due –
Digil e Rahanweyn – dedite all'agricoltura.
I Dir vivono principalmente in Gibuti, la cd. Somalia francese, nella
provincia di Harar (Etiopia) e nelle zone nordoccidentali e centrali
del Somaliland. Gli Hawiye si concentrano soprattutto nella
Somalia centrale, a sud dei Darod e a nord dei Digil e Rahanwiin.
Questi ultimi due sono infatti stanziati quasi tutti nella Somalia
meridionale e presentano le maggiori differenze con tutti gli altri
clan: essi infatti sono dediti all'agricoltura e possiedono,
generalmente, più bovini ma meno cammelli dei pastori. Inoltre
presentano una struttura politica più formalizzata e gerarchica di
quella dei nomadi settentrionali, dai quali differiscono anche per la
parlata. Proprio la loro sedentarietà e il loro sistema gerarchico li
espone spesso al disprezzo degli altri somali per quanto non esista
una azione politica concertata contro di essi data anche la loro
estensione numerica e sul territorio
9
.
I Darod infine abitano il Somaliland a est degli Isaaq, la Somalia
settentrionale e meridionale, la provincia dell'Harar e quella
settentrionale del Kenya e rappresentano la famiglia clanica più
grande.
Tutte queste famiglie tracciano la propria discendenza agnatica
partendo da 'Aqiil Abuu Taalib, cugino di Maometto e fratello di
'Ali sposo di Faatima, sorella di Maometto, rivendicando così con
orgoglio il loro sangue in parte arabo.
La discendenza agnatica si divide poi quando i Digil e Rahanwiin
prendono a farsi discendere da un antenato di nome Sab, mentre le
altre famiglie da un certo Samalee (considerato generalmente
all'origine del nome Somali). Data la superiorità numerica dei
pastori settentrionali il nome Somali è stato esteso anche ai Digil e
9
Ibidem, p. 34.
11
ai Rahanwiin.
I somali sono musulmani e l'Islam ha una storia millenaria in
Somalia. Esso è strettamente legato alla genealogia dei miti che
stanno alla base dell'identità clanica, caratterizzato quindi dalla
venerazione dei santi, inclusi i discendenti di molti clan. E proprio
per questo l'Islam in Somalia è sempre rimasto piuttosto apolitico,
dominato più che altro dalle correnti sufi, una corrente mistica che
fa della meditazione e della interiorizzazione della fede lo strumento
privilegiato per avvicinarsi a Dio
10
. Ciononostante a seguito della
caduta di Barre si è fatto notare un Islam maggiormente
politicizzato, sia attraverso le Corti Islamiche, sia attraverso i
rapporti, comunque sopravvalutati dall’Occidente, con il terrorismo
islamico internazionale.
2. Breve storia della Somalia fino alla colonizzazione
Nel 1880 l'esploratore G. Revoil individuò reperti in varie località
della costa e dell'altopiano settentrionale della Mingiurtina,
testimoniando così la presenza di civiltà in Somalia già centomila
anni fa.
Ma vere e proprie attestazioni storiche risalgono a circa seimila anni
fa con iscrizioni egizie della VI dinastia. E' stato infatti appurato
come i mercanti somali fin da tempi remoti portassero spezie
aromatiche ai mercati dell'alto Nilo e, forse, proprio per questo gli
Egiziani chiamarono la Somalia Regione degli Aromi o Terra di
Punt. Altri commerci si basavano sull'avorio, legni preziosi, pelli di
animali e schiavi.
Successivamente, verso il 1600 a.C. gli Egiziani si stabilirono da
10
I. M. Lewis, Saints and Somalis: Popular Islam in a Clan-based Society, London 1998,
Haan Associates Publishing, cit. in M. Guglielmo, Somalia. Le ragioni storiche del
conflitto, cit., p. 130.