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PREMESSA
Nell’arco degli anni il termine sport è mutato costantemente specie nell’ultimo
secolo dove si è evoluto tanto da diventare una componente fondamentale nella
società contemporanea. Per definire l’etimologia della parola sport, bisogna
interpretare quello che è il termine contemporaneità. L’editore Lucien Steil il
17 / 3 / 2008 affermava che “la contemporaneità non può essere ridotta ad una
permanente umiliazione del nostro giudizio morale e del nostro buon senso
estetico, la contemporaneità non è qualità, non è uno stile, non è una religione, non
è una saggezza , non è un’abilità , non è un ‘estetica non è una promessa, non è un
ideale, e neanche una decisione. La contemporaneità è il fatto di essere qui oggi”.
Esser qui oggi significa esser il risultato di un evoluzione, un superamento delle fasi
antiche attraverso il continuo sviluppo della società a livello culturale ovvero,
tecnologico, politico, economico, industriale, agricolo. In effetti, le società nel
tempo sono cambiate, sono cambiati gli usi e costumi, è soprattutto cambiata la
concezione di sopravvivenza che contraddistingue il senso filosofico nell’interpretare
la vita; per esempio, l’uomo , ad oggi, identifica la competizione non più nella
guerra ma nelle competizioni sportive o lavorative, non lavora più la terra per
mangiare ma lavora in ufficio per conservare energia per praticare sport. Ogni
soggetto che compone la società contemporanea può identificarsi più facilmente in
ciò che vuole ed è spinto da obbiettivi puramente personali . L’uomo che fa parte di
una società più specificamente di una contemporaneità è costretto a creare dei
nuovi miti, dei nuovi punti di riferimento, talvolta irraggiungibili. La costrizione
deriva dal fatto che l’uomo, come già detto possiede una sopravvivenza garantita e
soprattutto è vittima della modernità. Modernità che propone attraverso i media
svariati modelli, non solo irraggiungibili, ma spesso eticamente sbagliati. I media
hanno un ruolo di gran rilievo nella modernità sono coloro che muovono le
informazioni , creano modelli ed opinioni, infondono stereotipi e pregiudizi ,
impongono in definitiva una cultura da seguire.
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La velocità delle informazioni girate all’uomo sono immensamente numerose e si
muovono in continuazione. In un contesto di estremo movimento l’uomo può è
deve difendersi, utilizzando l’unica arma a sua disposizione che contraddistingue le
società, il mondo e l’universo: il MOVIMENTO. Muovere pensieri, muovere
conoscenze e soprattutto muovere il proprio corpo.
Il corpo, ma più specificamente il movimento del corpo, deve essere dunque
valorizzato attraverso un’educazione fisica e motoria con la finalità di migliorare il
benessere fisico, mentale e più in generale quello della vita. Inoltre da sempre
l’uomo fa umanità ricercando la bellezza estetica del proprio corpo. L’antropologa
Margaret Mead dice che “anche gli uomini antichi, sporchi di fango e dai capelli
incolti hanno avuto cura di se stessi sotto il profilo estetico e hanno cercato di
modellare il loro corpo”, fare umanità secondo la Mead, significa quindi intervenire
esteticamente sul corpo lasciandovi segni di umanità e bellezza. Infatti le società
umane tendono a rifiutare il corpo alla sua situazione contingente e, nelle mode
antro-poietiche realtive al corpo, fanno di tutto: aggiungono, tolgono, dilatano,
allungano, accorciano, ricercando una bellezza irraggiungibile. L’educazione del
movimento però è ,ad oggi, una pratica che purtroppo trova una posizione di
bassissimo rilievo nell’istruzione didattic. Viene affrontata in maniera molto banale
e viene discostata completamente dal GIOCO e dallo SPORT .Il movimento in realtà
si riscontra fortemente nelle attività ludiche. Giocare è movimento, e non
solo…giocare è un modo semplice per sollecitare la fantasia e sviluppare strategie
mentali che assumono valori completamente educanti.
Ma se il gioco trova difficoltà di inserimento nella cultura moderna, lo sport, non è
assolutamente più inteso come disciplina ludica, è diventato una figura addirittura
diseducativa, perché viene considerato da chi lo pratica un obbiettivo professionale.
Quali sono dunque le motivazioni che spingono ad iniziare un’ attività sportiva? Qual
è il valore dello sport oggi?
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Nella contemporaneità non è un divertimento ma una finalità! La colpa può
riscontarsi come detto prima dal messaggio estrapolato dai media negli eventi
agonistici, che rende il sogno di essere dei campioni una vera e propria ossessione di
bambini, adolescenti e genitori.
Bisognerebbe invece, usare lo sport per far giocare. Lo sport non è solo gioco ma un
insieme di regole che sviluppano abilità cognitive specifiche. Accostare le Parole
movimento-gioco-sport-istruzione “oggi” è quasi un utopia, ma potrebbe realmente
risultare una miscela educativa che ridurrebbe il disagio colturale venutosi a creare.
In questo contesto c’è da valutare la figura dell’educatore. Spesso e volentieri si
trovano alcuni casi in cui il ruolo dell’istruttore è ricoperto da figure non
professionalmente formate, per esempio, nel caso delle scuole calcio Italiane non
professionistiche, gli istruttori sono personaggi che non hanno le giuste conoscenze,
spesso sono volontari che allenano per piacere personale, altre volte sono
addirittura i genitori stessi ad acquisire il ruolo di allenatore. è dunque sottovalutato
l’enorme importanza delle figure professionali in questo ambito. Basta pensare che
gli insegnanti di educazione fisica sino alle scuole elementari non sono scienziati del
movimento dato che non è presente nel programma didattico il modulo di
educazione fisica.
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1) La società che si muove
1.1 Modernità
Con il termine modernizzazione viene inteso “un insieme complesso di cambiamenti
che si verificano in una società tradizionale quando inizia il processo di
industrializzazione”. Dunque comporta un cambiamento profondo dell’economia,
della politica, dell’istruzione, delle tradizioni e della religione. La modernizzazione
varia da paese a paese e si identifica in una serie di trasformazioni:
- L’agricoltura di sussistenza su piccoli appezzamenti diventa agricoltura di
mercato su larga scala
- L’organizzazione societaria passa dalla comunità rurale e dal villaggio al
crescente processo di urbanizzazione
- Le religioni tradizionali tendono a perdere influenza, insediate da potenti
ideologie laiche
- L’istituzione familiare da “estesa” passa a “nucleare”, diventando un unità di
consumo
- L’istruzione d’élite sparisce lasciando il posto a istituzioni educative formali e
pubbliche
- La circolazione dell’informazione locale e privata viene totalmente
rimpiazzata dai mezzi di comunicazione di massa: i “mass media”.
Soggetta a molti studi la modernizzazione è stata accostata da David McColland alla
figura dell’imprenditore. Rifacendosi all’idee di Max Weber, ha dunque associato
l’orientamento al successo come valore in sé, la disponibilità a correre rischi calcolati
e il desiderio di ottenere riconoscimenti tangibili dell’imprenditore, come i
promotori della modernizzazione, spingendo le società a mutare le tradizioni e le
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culture. Dunque entra in gioco la competitività, che intrinseca nell’uomo genera
confronti che spingono al cambiamento. La competizione ha creato visibili gerarchie
della società, formando culture e concorrendo alla realizzazione del programma di
interiorizzazione delle norme e delle obbligazioni sociali attorno al quale si sviluppa
la modernità.
1.1.1 Competizione
Come già detto la competitività ha influito sulla trasformazione dal tradizionale al
moderno, in particolar modo agendo sui comportamenti della civiltà.
Nell’interpretazione di Elias, la “civiltà delle buone maniere” è un agente
fondamentale della rivoluzione sociale e culturale della modernità. Studi
approfonditi da Thorstein Veblen, hanno attribuito l’acquisizione e la trasmissione di
regole del gioco e stili di vita distintivi, la funzionalità di rendere visibili le gerarchie
sociali.
Nell’antichità classica per definire i ruoli e le gerarchie si usavano i cosiddetti
“giochi” di villaggio o giochi da “circo”. Questi, però presentavano tematiche di
conflitti rudi e sanguinosi, distaccandosi dall'etica della competizione retta da
regole. Ad essi è dovuto comunque la nascita dei giochi moderni, che insieme agli
sport moderni al contrario servono a costruire eventi mimetici, incorporando il
rifiuto della violenza e sottoponendo il gesto aggressivo ad un sistema di regole e
sanzioni; è stata dunque rimossa la violenza, relegata, fatta oggetto di dinamiche di
simulazione. Si può quasi definire lo sport come un mezzo sociale, volto ad istruire
gli individui che ne partecipano, a saper vivere norme e regole della società. Allen
Guttman (1978) nei suoi studi definisce i passaggi che hanno portato alla creazione
dello sport moderno:
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”SECOLARIZZAZIONE” della società. Lo sport diventa un vocabolo moderno,
discostandosi dalle pratiche collettive quali cerimoniali religiosi, spettacoli,
manifestazioni.
”L'EGUALIANZA” che trapela nella rimozione dei limiti posti al diritto di
accesso alla competizione e all'affermazione del principio di pari opportunità
per ogni contendente.
”SPECIALIZZAZIONE” ovvero il perfezionamento delle diverse abilità e
attitudini. La specializzazione tecnica inoltre genera forme di professionismo
più estese e robuste di quelle del passato.
”RAZIONALIZZAZIONE” non presente solo nei regolamenti, ma intrinseca nei
partecipanti e nei osservatori. La continua trasformazione di regole, divieti e
procedure in relazione a obbiettivi variabili nel tempo ha creato una forte
impronta strumentale che ha aumentato questo quarto elemento nello sport
del Novecento.
“BUROCRATIZZAZIONE” è venuta a crearsi con il tempo, divenendo
fondamentale a livello normativo ed organizzativo. Associa ed unisce lo sport
in tutti paesi del mondo.
Abbiamo fin qui dato allo sport il ruolo di educatore alle norme presenti nella
società attraverso la simulazione dei tanti temi della realtà che offre. La
competizione in questo caso funge da elemento cardine in quanto aumenta la voglia
alla pratica sportiva, essendo un carattere intrinseco nell'uomo, regalando a
quest'ultimo l'opportunità di ricucire lo strappo con la vita “breve” del passato.
Questa rottura tra la vita fragile, la vita breve del secolo scorso e la lunga vita di
questo secolo si traduce con il quasi triplicamento della speranza di vita adulta in
buona salute. Era di ventiquattro anni nel 1900, è in media di sessant'anni nel 2005.
La vita lunga nella vita moderna deriva da una serie di cambiamenti: