Pierleoni Andrea – Tesi Diritto degli enti locali A.A. 2021_2022 VI
Introduzione
La questione delle aree interne è un nodo cruciale già presente nelle agende
politiche degli anni cinquanta.
Oggi si stima che i territori delle aree interne rappresentano, come di fatto, il 60%
della superficie nazionale, dove risiede il 25% della popolazione, precisamente
all’interno di 14.000 comuni, per cui è palese e sempre più impellente la necessità
di intervenire negli ambiti delle aree interne.
Fabrizio Barca
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, negli anni scorsi, ha pubblicato un interessante documento
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, che
illustra la strada dei nuovi progetti per le aree interne, attraverso lo studio di una
politica per la coesione territoriale, il cui obiettivo è quello di ridurre le disparità
regionali intorno a due concetti fondamentali: efficienza, che sta a significare il
massimo sfruttamento delle risorse, ed equità, che a sua volta si attiene al voler
fornire una quantità omogenea di benessere economico e sociale, a vantaggio di
tutta la società. L’intento fondamentale è quello di ricavare, grazie a questi due
concetti purtroppo, i limiti, ma anche le potenzialità che le aree interne presentano;
tutto questo grazie anche al nuovo tipo di agricoltura multifunzionale, descritta
dalla nuova politica agricola comunitaria, che ruota intorno agli elementi della
qualità, dovuta alla diversificazione e alla preservazione dell’ambiente.
Carlo Trigilia
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definisce un’area interna come un ambito carente di servizi primari
alla persona, specialmente sanitari, istruttivi e infrastrutturali. Tuttavia, evidenzia
anche una caratteristica positiva, ossia quella delle risorse culturali e ambientali
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Fabrizio Barca è un economista e politico italiano. Presidente dei Comitato per le politiche territoriali
dell’OCSE dal 1999 al 2006, ha ricoperto la carica di Ministro per la coesione territoriale del governo
Monti, dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013.
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Barca F., Strategia Nazionale Aree Interne – Comitato Tecnico Aree Interne, in sito web dell’Agenzia per
la Coesione Territoriale, su https://www.agenziacoesione.gov.it/strategia-nazionale-aree-interne/il-
comitato-tecnico-aree-interne-eventi/ (ultima consultazione 10/12/2022).
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Carlo Trigilia è un sociologo italiano Ha ricoperto la carica di Ministro per la coesione territoriale nel
Governo Letta dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014.
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presenti nei territori dell’entroterra che, se valorizzati, costituiscono importanti
fonti di ricchezza.
Un nuovo fattore di ricchezza per le aree interne è rappresentato dall’agricoltura
multifunzionale, che risulta essere l’unica via percorribile per le imprese, al fine di
poter competere sui mercati mondiali, dovendo affrontare i propositi dei bassi costi
di manodopera e di produzione. Essa è incentrata sulla qualità e specificità dei
prodotti, sulla complementarietà del settore agricolo e sulle attività no-food;
inoltre, costituisce un forte elemento di preservazione ambientale. È ben noto che
i “piccoli comuni” siano territori investiti dai problemi tipici delle aree interne,
quali: forte denatalità, immigrazione della popolazione più giovane,
disgregamento dei tessuti produttivi locali, abbandono del settore agricolo, alto
tasso di disoccupazione, che si aggira intorno al 15%, con un pesantissimo ricorso
alla cassa integrazione guadagni.
Per tali ragioni e al fine di porre una soluzione, sono stati studiati dei piani e siglati
accordi di concerto tra il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex Ministero
dello Sviluppo Economico), Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali,
l’Agenzia della Coesione Territoriale (ex omonimo Ministero), le regioni e
province interessate. I piani possono essere considerati il primo vero e proprio
banco di prova perché riguardano la salvaguardia del tessuto produttivo locale, la
realizzazione dei centri di eccellenza, in riferimento alle potenzialità produttive
locali; inoltre prendono in esame il potenziamento infrastrutturale, le bonifiche dei
territori altamente inquinati, per poter realizzare nuove attività, senza trascurare la
creazione di filiere per l’energia pulita, il potenziamento della filiera turistica e
della filiera agro-alimentare.
Fortemente importante è la presenza di eventuali G.A.L.
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, volani per la creazione
di un sistema integrato rurale, in grado di collegare le potenzialità del territorio,
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Il Gruppo di Azione Locale è un partenariato locale composto da rappresentanti degli interessi socio-
economici locali, sia pubblici che privati, la cui esistenza, i cui compiti e le cui finalità sono previsti da
norme europee. Di fatto sono raggruppamenti di partner pubblici e privati che rappresentano sia le
popolazioni rurali, attraverso la presenza di enti pubblici territoriali (comuni, province e comunità
montane), sia le organizzazioni degli operatori economici presenti nel territorio.
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per attuare uno sviluppo condiviso e partecipato. Obiettivo del piano di sviluppo
dei G.A.L. è quello di promuovere lo sviluppo del territorio, migliorandone
l’attrattività, incentivando la multifunzionalità delle aziende agricole e la loro
integrazione con gli altri settori produttivi, con il fine di incrementare i livelli
occupazionali favorendo così l’inserimento dei giovani e dei soggetti svantaggiati
nel mercato del lavoro, arginando contemporaneamente il fenomeno dello
spopolamento delle aree interne a favore di quelle costiere. L’intento è in pratica
quello di creare uno o più distretti fortemente omogenei tra settori produttivi;
purtroppo, però, si deve evidenziare come solo una minima parte dei progetti delle
aree interne sono stati realizzati fino ad oggi, ovvero quelli delle bonifiche. Per
quanto riguarda l’operato dei G.A.L., si rileva quanto sia stato fortemente
partecipativo, anche se la concretezza è stata, purtroppo, minima.
Dalla lettura di alcuni piani strategici emerge che Enti di secondo livello, come le
amministrazioni provinciali, mettono in atto una modalità di sensibilizzazione
dove assume importanza la partecipazione degli attori locali al percorso condiviso
che il piano rappresenta, sia per la partecipazione nello sviluppo delle politiche a
loro destinate, sia per il monitoraggio nella fase d’implementazione delle politiche
stesse.
Possono essere strutturati dei tavoli di partenariato ai quali si potrebbe affiancare
la comunicazione diffusa, indirizzata a tutta la comunità provinciale interessata;
ma potrebbero essere costruiti anche degli spazi web all’interno dei siti
istituzionali degli Enti coinvolti, puntualmente aggiornati, dai quali attingere
informazioni sullo stato d’attuazione del singolo piano strategico. Il compito
dell’aggiornamento periodico, così come quello del front-office verso i soggetti
che eventualmente potrebbero chiedere informazioni e, di conseguenza, portare
contributi e proposte, dovrebbe essere gestito dalle amministrazioni interessate, al
pari della promozione e della costituzione di forum permanenti sull’attuazione del
piano composto dal partenariato istituzionale ed economico-sociale; questi ultimi
dovrebbero essere convocati con cadenza periodica e con il compito di verificare
lo stato d’attuazione del piano, nell’ottica, non soltanto di un controllo, ma di
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proposta di opportuni aggiustamenti, necessari per poter giungere agli obiettivi
prefissati.
Non a caso, negli ultimi trenta anni l’attenzione degli economisti si è concentrata
sullo sviluppo locale e, in particolare, sugli strumenti e sulle politiche che possono
innescare i processi di sviluppo, le cui protagoniste principali sono le istituzioni
locali. Elemento distintivo, che contraddistingue lo sviluppo locale, è proprio la
capacità e la possibilità dei soggetti istituzionali locali di cooperare tra loro allo
scopo di avviare percorsi condivisi, che sfruttino, quindi, le risorse e le competenze
locali.
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METODOLOGIA SEGUITA.
La tesi redatta è di tipo ordinaria e consiste nell’esposizione di una serie di
informazioni raccolte sulla tematica afferente alle politiche di sviluppo e di rilancio
delle aree interne.
È stato un lavoro di ricerca accurato e basato anche sulla consultazione di una vasta
bibliografia, per approfondire gli aspetti dell’evoluzione del quadro normativo
regionale e statale, della gestione associata delle funzioni e dei servizi nelle aree
interne, della genesi dell’associazionismo fra gli Enti di prossimità. L’elaborato si
conclude con un’analisi delle politiche regionali relative al programma di sviluppo
rurale nella Regione Marche, con particolare riferimento all’area interna
dell’“Appennino basso pesarese ed anconetano”.
Chi scrive è consapevole che le tematiche trattate sono molto vaste e presentano
una produzione scientifica e bibliografica difficile da consultare, quindi anche da
conoscere integralmente, in particolar modo perché intimamente collegate ai piani
di sviluppo europei.
Per tali ragioni l’odierna tesi si sofferma solo su alcuni aspetti afferenti la S.N.A.I.
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e prevalentemente sulla gestione associata, sulla strategia per la sua attuazione e
sulle politiche per il rilancio delle aree interne. L’elaborato contempla un’analisi
dell’evoluzione del quadro normativo di riferimento, relativo all’evoluzione della
strategia ed alla disamina della stessa, soffermandosi sui suoi principi fondanti,
quali i motivi che ne hanno portato l’origine, la struttura, gli attori principali con
le relative peculiarità, infine i prerequisiti di accesso richiesti. Sono, inoltre,
esposte le precondizioni funzionali allo sviluppo locale e all’offerta dei servizi
essenziali di adeguato livello (sanità, mobilità, istruzione), alle quali deve accedere
l’utenza delle aree interne; esse sono sottese a stimolare la permanenza dei cittadini
in quelle aree.
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Strategia Nazionale per le Aree Interne, d’ora in avanti anche “strategia”.