5
Introduzione
La città ed il territorio, sin dalle loro prime manifestazioni, sono stati oggetto di
indagini tuttora in continuo sviluppo. Il loro perpetuo mutare, a tratti evolutivo ma
anche involutivo, ha offerto continui spunti di analisi e riflessione che si sono
tradotti in molte occasioni in studi complessi ed articolati.
In una prima analisi possiamo intendere la città come la casa di una società,
una comunità organizzata, un insediamento umano esteso e stabile di cui le mura
e il mercato sono i primi elementi fondativi poiché la sua funzione è
originariamente legata alla difesa e allo scambio.
Il territorio, storicamente considerato in opposizione alla città, era uno
spazio aperto in cui dominava la natura e la presenza antropica risultava rada e
discontinua. Le trasformazioni di questi luoghi erano lente poiché la scarsa
presenza umana, principalmente dovuta alla paura di essere attaccati, permetteva
a queste zone di mutare secondo i ritmi della natura.
Attualmente però si è reso sempre più necessario ricomprendere nelle
concettualizzazioni di luogo ora descritte l’aspetto ambientale, inteso come tutela
del patrimonio di risorse che compongono l’habitat umano, ed anche l’aspetto
sociale, considerato nel suo obiettivo di responsabilizzazione del cittadino in
quanto singolo individuo ed anche della comunità valutata come entità unitaria.
Ciò porta quindi a dare alla città ed al circostante un ruolo di vero e proprio bene
collettivo, poiché dalla qualità di questi luoghi dipende direttamente il benessere
dei suoi abitanti e delle generazioni che vi risiederanno in futuro, e di
conseguenza, ne dipenderà il livello di sostenibilità.
Lo sviluppo sostenibile non è però argomento di esclusivo appannaggio delle
città in quanto tali, esso è anzi considerato un tema centrale dall’Unione Europea
che nel V Programma d’azione in materia ambientale lo definisce come
6
“lo sviluppo economico e sociale che non rechi danno all’ambiente e alle risorse
naturali dalle quali dipendono il proseguimento dell’attività umana e lo sviluppo
futuro”
1
.
La sinergia degli interessi verso la concretizzazione di realtà sostenibili sia da
parte dell’Unione Europea che degli enti territoriali quali le città ha portato
all’ideazione di percorsi e progetti di vario tipo, uno tra tutti la creazione di smart
cities.
Oggi quindi un approccio di studio della città molto in voga è quello cosiddetto
“intelligente”, che vede la sua realizzazione pratica nella smart city. A tal proposito
può risultare interessante riportare, come già citato al Congresso Associazione
Geografi Italiani dai Dott. M. Berra e M. Nuciari, che secondo alcuni, detto termine
ha specifiche caratteristiche per le quali può essere inteso come:
“un qualificatore di vivibilità per ambienti urbani in cui infrastrutture di
comunicazioni integranti le più svariate tecnologie cablate e senza filo si
combinano ad apparati terminali, servizi ed applicazioni di avanguardia, allo scopo
di semplificare la vita dei cittadini e delle imprese, nelle abitazioni, negli uffici e nei
luoghi pubblici”.
2
Le definizioni in verità sono molteplici ma trovano più o meno tutte convergenza
negli obiettivi europei della recente programmazione, i cosiddetti obiettivi “Horizon
2020”.
3
Sempre attraverso questi, è stata possibile un’articolazione di fattori e
connotati più precisa, che ha permesso la realizzazione di ricerche comparative
tra le città europee aderenti al progetto. Le classifiche ottenute, costruite con
indicatori quantitativi e qualitativi, han permesso di confrontare e misurare
l’attitudine “smart” delle città e se ne farà una breve disamina nei prossimi capitoli.
1
Definizione tratta da: http://www.comunimodenesiareanord.it/images/allegati/Agenda_inter_08.pdf
2
Cfr. Fondazione Bordoni, http://www.fub.it/events/seminari/cittaintelligentisvilupposostenibile
3
http://ec.europa.eu/research/horizon2020/index_en.cfm
7
Il sistema valoriale alla base del concetto di sostenibilità odiernamente divulgato
dall’Unione Europea presenta degli aspetti ambientali, sociali ed economici che
offrono una visione tridimensionale di valutazione delle attività di governo.
In futuro, almeno una parte degli strumenti di comunicazione etico-sociale che
oggi risultano facoltativi, potrebbero diventare oggetto di disposizioni legislative
specifiche. In questo ipotetico panorama le informazioni derivanti da disposizioni
legislative, da rapporti contrattuali oppure originate dall’iniziativa dell’azienda
pubblica sarebbero in grado di offrire un’immagine più efficace di governo etico
dell’impresa pubblica atto a rispettare l’interesse dei diversi stakeholder in modo
trasparente e secondo un modello valoriale predefinito e condiviso con gli
interlocutori.
8
PARTE I
9
1. Il dibattito ambientale nel contesto
internazionale, dai primi passi ad oggi
Oggi è pensiero comune che l’onere di assicurare uno sviluppo sostenibile
debba coinvolgere Stati, cittadini, industria ed agricoltura. La cultura della
responsabilità ecologica intesa come mezzo per impedire il degrado ambientale è
andata affermandosi nell’ultimo mezzo secolo di pari passo con il processo di
presa di coscienza dell’insostenibilità del sistema economico attuale.
Il progresso scientifico e quello tecnologico hanno conferito all’uomo moderno
una posizione di potere sproporzionata rispetto alle sue conoscenze e capacità di
controllo delle conseguenze delle sue azioni. Egli può modificare l’ambiente
naturale e condizionarne il futuro ma ciò si concretizza in un contestuale fallimento
poiché il sapere finalizzato al dominio sulla natura ha portato solamente ad una
situazione di disequilibrio dell’ecosistema e di protratta disparità sociale
4
.
Fonte: elaborazione propria
Il concetto di sviluppo o crescita sostenibile viene definito ufficialmente per la
prima volta dal Club di Roma nel Rapporto sui limiti dello sviluppo pubblicato nel
4
Guido Lazzarini, Etica e scenari di responsabilità sociale, Franco Angeli, Milano, 2006
dominio
uomo/natura
rapporto
uomo/uomo
problema
ecologico
10
1972, rapporto che prediceva che la crescita economica non potesse continuare
indefinitamente a causa della limitata disponibilità di risorse naturali, in particolar
modo petrolio.
Da allora moltissime le definizioni al riguardo, tra queste la più importante è
quella affermata nel Rapporto Brundtland (1987)
5
:
“E’ possibile realizzare un sentiero di sviluppo economico per l’economia
mondiale che soddisfi i bisogni della generazione attuale senza compromettere le
opportunità delle generazioni future di soddisfare i propri bisogni”
Il merito principale del sopracitato rapporto è di aver portato all’attenzione
dell’opinione pubblica di tutto il mondo i problemi dello sviluppo economico ed
industriale, così come concepito dall’attuale modello. Da questa dichiarazione
possiamo capirne i concetti fondanti: la solidarietà intergenerazionale e la
pluridimensionalità del fenomeno.
L’obiettivo principale è rendere compatibile il sistema economico con quello
sociale, favorendo uno sviluppo indispensabile per eliminare problemi di equità
sociale inter e intra-generazionale e di povertà che al contempo rimanga in
armonia con la natura.
5
http://www.un-documents.net/wced-ocf.htm
sviluppo sostenibile
dimensione
economica
dimensione
sociale
dimensione
ecologica
Fonte: elaborazione propria
11
Con la Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 delle Nazioni Unite si è
definitivamente sancita una definizione ed oltre a questa nella Dichiarazione si
trovano anche i 27 Principi su ambiente e sviluppo, i Principi delle foreste e
l’Agenda 21, ancora oggi vivi ed attuali.
L’Agenda 21 propone, al fine di rendere compatibili la protezione delle risorse
naturali e lo sviluppo economico, l’armonizzazione delle politiche economiche,
sociali ed ambientali.
Deve quindi essere preservato l’equilibrio del pianeta e la sua stessa
conservazione attraverso una serie di misure specifiche.
La modalità attuale di utilizzo dei beni naturali da parte dell’industria e
dell’agricoltura provoca esternalità negative, quali in primis l’inquinamento, senza
prevedere una forma di onere per i responsabili.
Numero di abitanti ed incremento demografico di un paese devono essere
mantenuti in armonia con la produttività dell’escosistema al fine di non innalzare la
pressione sulle risorse e rallentare il miglioramento dei livelli di vita.
Anche la deforestazione va controllata allo scopo di limitare l’impoverimento
genetico e la conseguente perdita della biodiversità, i rischi idrogeologici e la
combustione delle aree verdi ed il relativo aumento dell’effetto serra.
1.1 Le attività di green public procurement
Come citato nel testo Green Public Accounting, il green public procurement è
un sistema di acquisti in cui l’attore principale è la Pubblica Amministrazione e
predilige prodotti e servizi che, ambientalmente parlando, hanno un ridotto o
12
minore effetto sulla saluta umana e sull’ambiente rispetto a prodotti o servizi
simili
6
. Esso è sostenuto a livello comunitario, nazionale e cittadino attraverso una
serie di iniziative che mostrano una crescente sensibilità ed attenzione al tema.
Il green public procurement è l’approccio in base al quale le Amministrazioni
Pubbliche integrano i criteri ambientali in tutte le fasi del processo di acquisto,
incoraggiando la diffusione di tecnologie ambientali e lo sviluppo di prodotti validi
sotto il profilo ambientale, attraverso la ricerca e la scelta dei risultati e delle
soluzioni che hanno il minore impatto possibile sull’ambiente lungo l’intero ciclo di
vita (…)
7
I possibili benefici derivanti dall’applicazione delle suddette pratiche sono di tipo
economico per quel che riguarda la razionalizzazione della spesa pubblica
(risparmi diretti ed indiretti); di tipo sociale per ciò che concerne aspetti
occupazionali e d’integrazione, e di stimolo per la diffusione di modelli sostenibili;
di tipo innovativo nell’ambito dell’accrescimento delle competenze e d’impulso
all’investimento nella ricerca e sviluppo ed infine si possono contare anche
benefici d’immagine grazie al miglioramento della propria credibilità verso i
cittadini, all’integrazione nelle altre politiche dell’ente e alla capacità di
anticipazione del trend legislativo.
Sistematizzazione e qualificazione si sono rese necessarie nel corso degli ultimi
anni per poter gestire l’analisi dei prodotti e servizi destinati al procurement. In
alcuni casi si è cercato di creare un percorso di certificazione del prodotto o della
filiera, in altri si è semplicemente delimitato l’ambito di provenienza. Il non utilizzo
dei legni tropicali per esempio rappresenta un modello di buone pratiche
comunitarie in tema di green public procurement in cui si è scelto di prendere una
posizione chiara contro lo sfruttamento della risorsa amazzonica.
6
M. Pollifroni, Green Public Accounting. Profili di rendicontazione ambientale per un’azienda
pubblica responsabile e sostenibile, Giappichelli Editore, Torino, 2000
7
Piano d’azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della Pubblica
Amministrazione (11 aprile 2008)
13
1.2 L’Alleanza per il Clima delle Città Europee con i
Popoli Indigeni delle Foreste Pluviali
L’Alleanza per il Clima è un’associazione di 1600 Comuni ed Enti territoriali
europei, impegnata in una partnership con i Popoli Indigeni delle Foreste Pluviali
verso uno sviluppo sostenibile ed una maggiore equità tra Nord e Sud.
Collaborano anche, come membri associati, Regioni, Province e organizzazioni
non-governative.
L’obiettivo è di salvaguardare il clima globale attraverso la riduzione delle
emissioni di gas serra ad un livello sostenibile nei paesi industrializzati del nord e
la conservazione delle foreste pluviali nel sud del pianeta.
COICA (Coordinadora de las Organizaciones Indígenas de la Cuenca
Amazónica) è il coordinamento di tutte le organizzazioni dei popoli indigeni
dell'Amazzonia. La cooperazione ha come obiettivo la salvaguardia delle foreste
tropicali e si realizza attraverso un sostegno politico nell’ affermazione dei diritti dei
popoli indigeni ed un contributo finanziario dei loro progetti.
Il Manifesto dell’Alleanza per il Clima (1990) e la Dichiarazione dell’Alleanza per
il Clima (2000) sono i documenti che esplicitano gli interessi dei Comuni ed enti
territoriali membri che si impegnano per specifici obiettivi, campi d’attività e misure
con l’obiettivo comune della salvaguardia del clima globale.
L'impegno dei Comuni per la salvaguardia del clima attraverso un’attività
estranea agli obblighi comunali dimostra una consapevolezza crescente ed una
volontà degli enti locali di dare un contributo concreto i cui campi specifici d’azione
sono:
energia,
traffico,
legni tropicali,
cooperazione con i popoli indigeni,
14
formazione ambientale e nel campo della cooperazione,
biodiversità
Agenda 21
I membri propongono strategie di protezione del clima e attivano misure
concrete per la loro implementazione. I settori maggiormente interessati sono
energia e trasporto ma contribuiscono alla conservazione delle foreste pluviali
anche tramite le campagne di sensibilizzazione ed il boicottaggio dei legnami
tropicali.
Il "Manifesto delle città europee per l'Alleanza con i Popoli Indigeni delle
Foreste Pluviali" prevede tra gli altri obiettivi attività e potenzialità Comunali con
effetti globali quali:
la riduzione del 50% di CO2,
il non-utilizzo dei legni tropicali
il sostegno ai popoli indigeni dell'Amazzonia nella salvaguardia delle
foreste, dei loro territori e del loro uso sostenibile
A livello internazionale i Comuni devono agire in modo coordinato e promuovere
lo scambio diretto di esperienze tra loro stessi in convegni e seminari nazionali ed
internazionali. Devono altresì contribuire alla conservazione delle foreste pluviali
attraverso misure di sensibilizzazione e l’eliminazione dagli acquisti pubblici dei
legnami tropicali provenienti da un abbattimento distruttivo.
Poiché l’Alleanza per il Clima si può considerare l’elemento di connessione tra il
livello locale e territoriale e i processi internazionali della politica dei cambiamenti
climatici, della biodiversità e delle foreste; possiamo affermare che la protezione
del clima deve andare oltre i compiti statutari e cominciare con la sfera di diretta
influenza dei governi locali e territoriali coinvolgendo la cooperazione dei cittadini,
delle associazioni e delle imprese.
15
I nuovi obiettivi dell’Alleanza per il Clima emersi nell’Assemblea generale
dell’Alleanza per il Clima, a Vienna, nel maggio 2006 sono:
riduzione continua delle emissioni di gas serra
riduzione del 10% ogni 5 anni delle emissioni di CO2
dimezzamento delle emissioni pro-capite (anno base 1990) da
raggiungere al più tardi entro il 2030.
Nel lungo termine, gli obiettivi richiedono la collaborazione di tutti i livelli
decisionali (Unione Europea, Stato Nazionale, Regione, Provincia e Comune) e
non possono essere raggiunti esclusivamente attraverso misure negli ambiti di
competenza dei comuni. Essi sono
8
:
riduzione dei loro gas serra attraverso il risparmio energetico,
efficienza energetica
utilizzo di energie rinnovabili a un livello sostenibile di 2,5 tonnellate di
CO2 equivalenti per abitante/anno.
L’Alleanza per il Clima Italia è una Supporting Structure del Patto dei Sindaci (o
Covenant of Mayors) di cui si parlerà nella terza parte della trattazione.
Le Supporting Structures (o strutture di sostegno) sono amministrazioni
pubbliche in grado di fornire una guida strategica, finanziaria ed assistenza tecnica
ai comuni che esprimono la volontà politica di firmare il Patto dei Sindaci, ma a cui
mancano le competenze e/o le risorse per predisporre ed approvare piani d'azione
per l'energia sostenibile. Le reti degli enti locali e regionali, impegnandosi a
migliorare l'impatto del Covenant of Mayors, possono anche diventare Strutture di
Sostegno, mantenendo uno stretto contatto con la Commissione per assicurare la
migliore attuazione del Patto.
8
http://www.climatealliance.it/