7
sanità,l’università e le case. Molti sopravvissuti raccontarono “il macello, la
polvere e cavalli dilaniati e corpi ovunque per terra distesi”
6
“A tiburtino vidi un cavallo con le zampe per aria, che sprizzava sangue, da lontano
perché sprizzava sangue da tutte le parti era stato mitragliato… ”
7
“Romani!Abbandonate le vostre case se sono in prossimità di stazioni ferroviarie,
aeroporti, caserme. Rifugiatevi lontano dagli obiettivi militari che le forze armate
dell’aria Alleate possono bombardare. Romani! Questo è un avviso urgente. Non
credete alla propaganda di Mussolini. Mettetevi in salvo”
8
.
Questo fu il testo volantinato dagli aerei alleati che avvertirono i cittadini
romani di allontanarsi dalle loro case.
Alcuni generali convinsero il re Vittorio Emanuele, a prendere posizioni più
decise e recidere ogni legame con il fascismo, in modo da poter salvare lo
Stato italiano. L’occasione si presentò con la riunione del Gran Consiglio, il
massimo organismo del partito fascista
9
. Molti dirigenti del partito ebbero un
atteggiamento critico rispetto alle ultime decisioni prese da Mussolini
riguardo l’andamento della guerra; Dino Grandi fu uno di loro. Il Duce in
realtà, convinto fino all’ultimo di avere il consenso degli italiani, disse a
6
La testimonianza è in
6
http://alessandroportelli.blogspot.com/2006_05_01_archive.html
ultima visione in data il 12‐04‐2008
7
http://alessandroportelli.blogspot.com/2006_05_01_archive.html visitato il 12‐04‐2008
8
http://www.novecentoitaliano.it/Portale/contesto_Sintesi.aspx?id=1514&periodo=1584,
visitato il 13‐04‐2007
9
Paul Ginsborg,Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi, Einaudi 2005, pag.7
8
donna Rachele, prima di recarsi dal re: “Il popolo è con me”. Neppure donna
Rachele fu convinta delle parole di Mussolini.
10
Il Gran Consiglio fu lo sbocco naturale per mettere in pratica la “congiura”;
venne approvato l'ordine del giorno Grandi (con 19 voti su 28). Il nocciolo
della proposta Grandi fu la richiesta per "l'immediato ripristino di tutte le
funzioni statali" e l'invito al Duce di pregare il re "affinché egli voglia, per
l'onore e la salvezza della patria, assumere con l'effettivo comando delle forze
armate di terra, di mare e dell'aria, secondo l'articolo 5 dello Statuto del
Regno “ quelle supreme iniziative di decisione che le nostre istituzioni a lui
attribuiscono": al di là del contorto linguaggio politico, apparve evidente che
fra le supreme iniziative del re, come c’era quella della guerra, potesse esserci
anche quella della pace.
Fu proprio il re, che per un ventennio accettò il Duce come primo ministro, a
decidere che fosse giunto il momento, per salvare la monarchia, di
sacrificarlo: dal gennaio 1943 iniziarono così le "grandi manovre" del sovrano,
di cui fu messa al corrente solo una piccola cerchia di fedelissimi (anzitutto il
ministro della Real Casa duca Acquarone, il capo di Stato maggiore generale
Ambrosio, e poi il generale Castellano, futuro plenipotenziario italiano nelle
trattative con gli alleati), che trovarono in Grandi e in Ciano (il genero del
Duce) gli alleati nel Partito di cui avevano bisogno, utilizzandoli per i propri fini
10
Paolo Monelli,Roma 1943,Longanesi, Milano 1963, pag.244; Cit. in R. Katz, Roma Città
Aperta,Il Saggiatore 2003, pag.42
9
e probabilmente senza che questi si accorgessero del vero scopo cui
servivano.
11
La mattina del 25 luglio il Duce accettò di recarsi dal re. Fece il suo ingresso a Villa
Savoia alle 17, per il consueto colloquio settimanale; non sapeva che già in quel
momento la sua scorta era sotto controllo, e duecento carabinieri circondavano
l'edificio, mentre un'ambulanza della Croce Rossa era in attesa di portarlo via
prigioniero
12
. Fu il capitano dei carabinieri Giovanni Frignani ad arrestarlo. Mussolini
fu prima relegato a Ponza nella casa già occupata dal prigioniero abissino ras
Immiru, e poi all'Isola della Maddalena.
13
Le notizie dell'arresto di Mussolini e della formazione del Governo Badoglio
furono accolte in tutt'Italia con manifestazioni di giubilo; gli antifascisti e
molta gente comune scesero in piazza e distrussero i simboli del vecchio
regime, inneggiando alla democrazia e alla pace. Così ebbe inizio un periodo
confuso ricordato come “i quarantacinque giorni”, il fascismo non venne
rovesciato dal popolo italiano, bensì il potere dall’alto fu l’artefice di questo
golpe “preventivo”.
14
La reazione dei romani e comunque di quasi tutti gli italiani, durante
l’annuncio alla radio di Badoglio mandato verso le 22, 45, della caduta del
fascismo fu molto forte.
11
Dino Grandi. "Il mio paese. Ricordi autobiografici" a cura di Renzo De Felice. Il Mulino,
Bologna,1985
12
R. De Felice, Mussolinil’alleato, Einaudi, Torino 1991
13
Paolo Monelli, Roma 1943,Einaudi Tascabili 1993, pagg. 100‐107.
14
Paul Ginsborg,Storia d’Italia dal dopoguerra ad oggi, Einaudi 2005, pag.8
10
“I cittadini aprono la radio alle 22,45, per il solito giornale radio di quell'ora e
non odono nulla. Insospettiti del silenzio, non girano subito il bottone. E
qualche minuto dopo si ode la voce degli appelli, delle esaltazioni, dei bollettini
di guerra, quella che il popolo chiamava la voce littoria', annunciare senza
preambolo: Sua Maestà il re e imperatore ha accettato le dimissioni dalla
carica di capo del governo, primo ministro segretario di stato, di sua
eccellenza il cavaliere Benito Mussolini, e ha nominato capo del governo,
primo ministro segretario di stato il cavaliere maresciallo d'Italia Pietro
Badoglio'. [...] E finalmente Roma si desta, capisce di che cosa si tratta. Il
silenzio della notte estiva è subito rotto da canti, da grida, da clamori. Quel
gruppo uscito da Aragno risale il Tritone, urlando con pazza esplosione:
Cittadini, sveglia, hanno arrestato Mussolini, a morte Mussolini, abbasso il
fascismo ."
15
Nei primi giorni di agosto giorni Badoglio,nominato capo del governo si
occupò di sostituire gli esponenti del fascismo con ruoli di potere nei
sindacati e all’interno di alcuni Ministeri; tale manovra servì per riportare una
divisione dei poteri tra tutti i componenti del nuovo governo.
L’Italia si ritrovò nel caos completo, la maggior parte degli ordinamenti del
Fascismo continuarono a permanere, e rispetto alla guerra il governo non
prese una decisione ufficiale ferma. Dei contingenti Tedeschi, nel frattempo,
invasero il Paese.
15
Paolo Monelli, Roma 1943, Einaudi Tascabile
11
Il 12 e il 13 agosto un secondo grande bombardamento di Roma degli alleati
colpì i quartieri di Prenestino Tiburtino, Casilino e Tuscolano. Fu più
devastante del primo per quantità di danni e di morti(Si parla di circa 1.500
morti, 40.000 senza tetto)
16
.
L’erogazione di servizi primari, come l’acqua e la corrente elettrica, venne
interrotta.
In Prima Pagina Il Messaggero scrisse: Ripetute ondate di bombardieri
americani Si sono susseguite sulla città durante un’ora e mezzo
17
Secondo la testimonianza di Giuseppe Capozzi, superstite di un
bombardamento:
“c’era una nonna che copriva suo nipote con il corpo sotto le macerie, e
questa voce ce l’ho nell’orecchio in romanesco “ sono stati l’americani li
mortacci loro, so stati l’americani li mortacci”
18
Disperazione, risentimento e il tentativo di comprendere cosa stesse
succedendo. La città subì circa 53 bombardamenti tra il 19 luglio e il 4 giugno
del 1944.
Il 14 agosto il ministro degli Affari Esteri, Raffaele Guariglia proclamò con un
atto unilaterale Roma: “Città aperta” .
16
http://www.novecentoitaliano.it/Portale/contesto_Sintesi.aspx?id=1514&periodo=1584,
visitato il 13‐04‐2007
17
Il messaggero, 13 agosto 1943
18
A. Portelli, L’ordine è già stato eseguito, Donzelli, Roma 1999
12
Quest’atto non ebbe rilevanza giuridica, dato che fu stabilito solo da una delle
parti, e poiché non era previsto dal Diritto Internazionale.
Tale nota venne comunicata a Londra e a Washington attraverso il canale
della Santa Sede e quello dei paesi neutrali come la Svizzera.
19
Il Proclama prevedeva che la zona di Roma fosse smilitarizzata eseguendo lo
spostamento delle sedi dei Comandi Militari fuori da Roma,che non si
rispondesse ai bombardamenti degli alleati ed infine che i nodi ferroviari non
venissero usati per scopi militari.
20
Ovviamente il Comando tedesco dichiarò di non accettare l’atto, e che
avrebbe continuato a considerare la zona di Roma ancora teatro delle proprie
azioni militari.
L’attività del comando della "Città Aperta di Roma" fu quanto mai singolare,
per l'aiuto dato da alcuni suoi componenti alla stessa Resistenza, ma anche
per i servizi resi ai tedeschi dai vertici dell' organizzazione con servilismo e
viltà. Dal comando di "Città Aperta” di Roma dipendono i reparti della
Guardia di Finanza e della P.A.I. (Polizia Africa Italiana). Spetta a tale comando
fornire i plotoni per eseguire le sentenze capitali pronunciate dai tribunali
fascisti e nazisti ( compito affidato principalmente alla P.A.I).
Intanto continuavano le trattative riservate tra le autorità alleate e italiane
per un “cessate il fuoco” fra le parti. Finalmente si giunse ad un accordo e
19
Vittorio Vidotto, Roma Contemporanea, Laterza 2001.
20
Paolo Monelli, Roma 1943,Cit..
13
l’armistizio fu firmato il 3 settembre. Perciò il 7 settembre le truppe anglo‐
americane sbarcarono clandestinamente a Gaeta, per poter raggiungere la
capitale prima dei Nazisti, e approfittare dell’effetto sorpresa, poiché
l’armistizio non era ancora stato reso noto. L’Operazione “GIANT”
21
tuttavia
non venne attuata completamente perché i soldati anglo americani non
riuscirono a coordinarsi con il comando italiano, fallendo lo scopo di
proteggere aereoporti e basi militari dall’incursione tedesca.
22
L’occupazione
L’8 settembre durante la mattinata gli Anglo americani bombardarono prima
Frascati e poi Villa Torlonia, sede centrale del comando tedesco, nel
frattempo paracadutisti nazisti arrivano sul litorale nell’ aereoporto di Pratica
di mare, violando l’accordo di “città aperta”. Verso le 16, Eisenhower,
annuncia a Radio Algeri la resa senza condizioni dell’Italia. Solo la sera fu letto
dai microfoni dell’EIAR il proclama di resa da Badoglio:
“Il governo italiano, rinosciuta l’impossibiltà di continuare l’impari lottacontro la
soverchiante forza avversaria, nell’intento di risparmiare ulteriori e più gravi
sciagure alla Nazione ha chiesto un armistizio al generale Eisenhower, comandante
in capo delle forza Anglo –americane
La richiesta è stata accolta
21
R.Katz, Roma città aperta,Cit., pagg. 58‐67
22
http://www.novecentoitaliano.it/Portale/contesto_Sintesi.aspx?id=1514&periodo=1584,
visitato il 13‐04‐2007
14
Conseguentemente, ogni atto di ostilità contro le forze anglo‐americane deve
cessare da parte delle forze italiane in ogni luogo.
Esse però reagiranno ad eventuali attacchi di qualsiasi provenienza.”
23
Purtroppo la sensazione comune sia tra i soldati italiani ancora al fronte e i
cittadini fu prima di gioia e poi di sconforto: nessuno sapeva cosa sarebbe
successo e come bisognasse comportarsi, insomma l’idea generale fu che
Badoglio non fosse pronto a chiedere l’armistizio. Per usare le parole di
Vittorio Foa, “crollò lo Stato”
24
.
Il Governo Nazionale Fascista si schierò contro tutti i “traditori”, ribadendo
che gli unici alleati erano i tedeschi.
Nel frattempo i nazisti, che nei giorni precedenti erano avanzati dal Brennero,
avviando l’operazione ACHSE(Asse), attuarono l’occupazione della penisola
ed imprigionando tutti i soldati italiani. Kesserling per convincere le sue
truppe disse:
“Essi, hanno commesso il tradimento più vile […] dietro le nostre spalle. Noi
tedeschi dobbiamo continuare a combattere […] per la salvezza dell’Europa e
dell’Italia. Non bisogna mostrare alcuna misericordia per i traditori. Heil Hitler!”
25
Il feldmaresciallo non si convinse subito dell’ ordine di occupare Roma,
poiché secondo la sua analisi strategica, l’armistizio poteva implicare
un’imminente sbarco delle truppe alleate; in un primo momento fu premura
23
M.Musu‐E.Polito, Roma ribelle, la resistenza nella capitale 1943‐44,Teti ed., pag.67
24
V. Foa, Lettere di giovinezza, Einaudi, Torino 1998
25
R.Katz,Roma città aperta, Cit., pag.54
15
anche dell’ambasciatore Rahn disporre convogli che evacuassero il personale
diplomatico e gli addetti tedeschi verso la Germania. Dollmann informò
Kesselring di un incontro segreto del generale Taylor a Roma. I nazisti però si
resero conto che nessun piano di difesa della Capitale era stato applicato in
quelle ore; Kesselring quindi ordinò di accerchiare la città, tagliando una per
una per una le diciotto strade di accesso.
26
Sicché il 9 settembre i nazisti entrarono a Roma dalla parte sud passando
sull’Ardeatina e sull’Ostiense, A Porta San Paolo civili e soldati si schierano per
fermare l’avanzata tedesca. Carla Capponi nella sua biografia narra in prima
persona il suo ruolo durante questa giornata. Alle luci dell’alba molti civili
scesero nelle vie di Roma urlando ai cittadini di seguirli in strada per opporsi
ai Nazisti. Donne e Uomini collaborarono per portare il proprio contributo alla
battaglia che si stava combattendo.
“Per tutto il giorno cercammo di aiutare i militari a sistemare le cassette di
munizioni e li rifornimmo di acqua; si sentivano molto distintamente i colpi
delle armi pesanti e il fragore dei combattenti che avvenivano oltre
Garbatella.
…Un ufficiale si avvicinò e ci disse: Via, via i tedeschi stanno avanzando!.”
27
I nazisti avanzarono dall’EUR verso la basilica di San Paolo facendosi strada
con mitragliatrici e granatieri ; i combattimenti si intensificarono.
26
Ibidem
27
C.Capponi,Con cuore di donna,Il Saggiatore, Milano 2000
16
All’alba, narrò la Capponi, i tedeschi sfondarono le difese di Porta San Paolo;
durante tutta la giornata del 10, i combattimenti continuarono , purtroppo le
armi a disposizione furono insufficienti e si incitò chi ne fosse sprovvisto di
rientrare nelle proprie abitazioni.
28
Scontri tra Carri armati italiani e i “tigri” imperversarono tra il vittoriano e
Circo Massimo. La lotta si svolse a sud della Piramide, sulla via Ostiense; in
realtà i tedeschi rimasero increduli che gli americani non fossero ancora
arrivati a Roma, e quindi dovendo combattere solo contro i soldati italiani e i
partigiani numericamente superiori, non trovarono nessuno con cui pattuire
una tregua.
29
Il generale D’Ambrosio dichiarò che “i granatieri di Sardegna non
conoscono la parola resa.”
30
Questo fu l’ultimo tentativo di difesa di Roma e per tutto
il giorno proseguì , fu una lotta patriottica ed eroica, in questi giorni si costuì nella
Capitale il Comitato di liberazione Nazionale, che già si era costituito nel resto di
Italia, ma prese il comando per coinvolgere tutta la popolazione a combattere i
nazisti”.
31
La battaglia di difesa finì a favore dei tedeschi che dichiararono Roma
occupata.
Sui muri della capitale fu affisso un manifesto:
Il comandante in Capo tedesco del Sud proclama:
28
Ibidem
29
R.Katz,Roma città aperta, Il saggiatore, Milano 2001, pagg.61
30
Ibidem
31
Paul Ginsborg,Storia d’Italia dal dopoguerra a oggi,Einaudi 2005 pag.14
17
1. Il territorio dell’Italia a me sottoposto è dichiarato
territorio di guerra. In esso sono valide le Leggi Tedesche di Guerra.
2. Tutti i delitti commessi contro le Forze Armate tedesche
saranno giudicati secondo il diritto tedesco di guerra.
3. Ogni sciopero è proibito e sarà giudicato secondo il
Tribunale di guerra.
4. Gli organizzatori di scioperi, i sabotatori e i franchi
tiratori saranno giudicati e fucilati per giudizio sommario.
5. Sono deciso a mantenere la calma e la disciplina e a
sostenere le Autorità Italiane competenti con tutti i mezzi, per
assicurare alla popolazione il nutrimento.
6. Gli Operai italiani, i quali si mettono volontariamente a
disposizione dei servizi tedeschi, saranno trattati secondo i principi
Tedeschi e pagati secondo le tariffe tedesche.
7. I Ministeri Amministrativi e le Autorità Giudiziarie
continuano lavorare.
8. Saranno subito rimessi in funzione il servizio
ferroviario, le comunicazioni e le poste.
9. E’ proibita fino a nuovo ordine la corrispondenza
privata. Le conversazioni telefoniche, che dovranno essere limitate al
minimo, saranno severamente sorvegliate.
18
10. Le Autorità e le organizzazioni civili italiane sono verso
di me responsabili per il funzionamento dell’ordine pubblico. Esse
compiranno il loro dovere solamente se impediranno ogni atto di
sabotaggio e di resistenza passiva contro le misure tedesche, e se
collaboreranno in modo esemplare con gli Uffici tedeschi.
11 settembre 1943
L.te Feldmarasciallo Kesserling
32
La città di Roma si svegliò l’11 settembre 1943 ritrovandosi occupata dai
nazisti e abbandonata dalle istituzioni. Molti sono gli studi sulla resistenza
sull’occupazione nazi‐fascista nella città eterna. Renzo De Felice descrisse la
resistenza romana così:
"Roma fu la città col maggior numero di renitenti: un po’ per la sua configurazione
sociologica, un po’ perché era stata l’unica città in cui si era tentata la resistenza
armata contro i tedeschi dopo l’armistizio, un po’ per la presenza del Vaticano e del
gran numero di luoghi ed edifici dove i renitenti potevano nascondersi. Al primo
posto ci fu la "difesa di se stessi", sia da parte di chi rispose al bando, sia per chi
riuscì a nascondersi, come per chi fu costretto a salire in montagna. Molti di questi
divennero valorosi partigiani. Per molti altri pesò sempre il vizio di origine di una
scelta opportunistica"
33
32
Archivio Capitolino, Fondo periodo della Resistenza n.3, Cit. in L. Kilkhammer, L’occupazione
nazista a Roma 1943‐1944, Bollati Boringhieri, Torino 2007
33
Renzo De Felice,Il Rosso e il Nero,Baldini & Castoldi 1995, pag.60.