7
Capitolo 1
Statistiche sulla sicurezza sul lavoro
1.La ratio dei provvedimenti.
L’attenzione alla sicurezza, alla salute e all’igiene sul luogo di lavoro in Italia è cresciuta
esponenzialmente a partire dagli anni’90. Questo interesse è stato innescato dalla
nascita, a livello europeo, di normative che hanno imposto all’Italia e agli altri stati
membri, di recepire le direttive comunitarie.
Il Codice Civile all’art. 2087 impone al datore di lavoro il cosiddetto “obbligo di
sicurezza”, recitando: “(Tutela delle condizioni di lavoro)- L’imprenditore è tenuto ad
adottare nell’esercizio dell’impresa le misure che, secondo la particolarità del lavoro,
l’esperienza e la tecnica, sono necessarie a tutelare l’integrità fisica e la personalità
morale dei prestatori di lavoro”.
L’imprenditore, colui che a norma dell'articolo 2082 del c.c. “esercita professionalmente
un'attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o di
servizi”, risulta dunque responsabile della sicurezza per sØ stesso e per i propri
dipendenti.
2.Panorama sulle aziende agricole in Italia
L’art. 2135 c.c. definisce l’imprenditore agricolo come “colui che esercita un’attività
diretta alla coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all’allevamento del bestiame e
all’esercizio delle attività connesse alle precedenti, quali la trasformazione o
l’alienazione di prodotti agricoli”.
Il quadro imprenditoriale italiano nel settore agricolo presenta una frammentazione
dell’insieme in piccole e medie imprese (PMI)*, in buona parte con forma di impresa
familiare e con addetti prossimi all’età pensionabile.
* L'Unione Europea ha uniformato recentemente il concetto di PMI come segue e pertanto laddove si farà riferimento a
“piccole” aziende si intenderanno realtà così composte (www.wikipedia.it 10/2010):
Tipo Occupati Fatturato
(Milioni di €)
Totale di bilancio
(Milioni di €)
Media impresa < 250 e null 50 oppure null 43
Piccola impresa < 50 e null 10 oppure null 10
Micro impresa < 10 e null 2 oppure null 2
8
Valutando lo storico dei dati statistici
1
, il periodo di piø intensa “fuga dai campi” (1982-
1993) registra anche un costante aumento degli infortuni causati dall’uso di macchine e
attrezzature: rischio imputato ad una forte meccanizzazione del lavoro, contro una
popolazione di addetti impreparata a recepirla. Nella fase successiva di stabilizzazione,
i rischi collegati all’uso delle macchine vanno decrescendo, mentre quelli derivanti da
comportamenti errati stentano a regredire, tanto che sovente proprio l’errore umano è
origine di incidenti.
Stando ai dati del 2008 le aziende agricole sono 1.628.000 e occupano 1.272.000 unità
di lavoro (ULA - in agricoltura, una unità di lavoro corrisponde a 280 giornate lavorate
nell’azienda, le giornate sono da intendersi come effettivamente lavorate e della durata
di almeno 8 ore - il numero degli operai impiegati a tempo determinato, stagionali, a
part-time iscritti a libro matricola dell’impresa, con esclusione di quelli posti in CIGS, si
computa per frazioni di unità lavorative anno). Di queste aziende solo 199.000 hanno
lavoratori dipendenti, le altre sono in maggioranza imprese familiari.
Le piccole aziende rappresentano circa i tre quarti del totale e occupano il 35% degli
addetti e solo l’11% dei dipendenti. Le aziende medie rappresentano un quarto del
totale occupano il 60% degli addetti in generale e il 60% dei dipendenti. Le grandi
aziende costituiscono solo lo 0,2% delle aziende: occupano circa il 5% degli addetti e
quasi il 30% dei dipendenti.
Circa il 50% degli addetti e il 60% dei dipendenti lavora nelle aziende impegnate in
attività agricole in senso stretto (coltivazione di terreni e allevamento di bestiame), la
quota restante si suddivide in aziende che producono esclusivamente per
l’autoconsumo e in aziende agricole multifunzionali.
Le aziende impegnate nelle coltivazioni occupano meno addetti e dipendenti delle
aziende di allevamento. Piø di tre quarti delle giornate lavorate è stata resa dal
conduttore dell’azienda agricola e dai suoi familiari.
Secondo i dati ISTAT del 2007 nella scelta dell’imprenditore agricolo sulle colture da
porre a regime, si nota l’influenza del mercato e delle politiche comunitarie; i seminativi
sono concentrati soprattutto nell’area padana, al Sud vi sono in maggioranza aree a
coltivazioni permanenti (frutta, agrumi, vite, olivi), i prati permanenti e i pascoli sono
concentrati soprattutto in Sardegna.
Per quanto concerne l’allevamento, il Nord è principalmente dedito all’allevamento dei
suini (85% del totale) e dei bovini soprattutto in Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte
e Veneto; ovini e caprini sono piø diffusi nelle regioni meridionali e principalmente in
1
Sono esclusi da tutti i dati presentati gli infortuni in itinere.
9
Sardegna; gli avicoli sono allevati per lo piø al Nord in Veneto, Lombardia e Emilia-
Romagna.
La media di capi bovini mediamente allevati è di 43 per azienda (ma in Lombardia si
arriva anche a 103 capi), i capi suini per azienda sono in media 90 (ma in Lombardia ci
sono punte di 1003 capi), i capi ovini sono in media 90, i caprini 28 e per le specie
avicole esistono aree a forte concentrazione di allevamenti industriali di dimensioni
molto elevate (in Emilia-Romagna fino a 43.323 e in Molise fino a 31.511 capi).
Conferme, o smentite, di tale situazione del mondo agricolo, si attendono dal
6° Censimento Generale dell’Agricoltura promosso dal l’ISTAT che con i dati rilevati dal
24 ottobre 2010 al 31 gennaio 2011, nell’estate 2011 fornirà un quadro aggiornato e
proiettato al futuro dell’Agricoltura italiana.
3.Il mercato del lavoro e l’andamento degli infortuni
Secondo il piø recente rapporto sull’occupazione dell’Istituto Nazionale di Statistica,
negli ultimi anni, dal 2006 al 2008, l’offerta di lavoro ha registrato un aumento medio
dell’1,5%.
In controtendenza rispetto al dato nazionale, si colloca il settore agricolo che registra
una flessione sia nella componente dipendenti sia in quella indipendente, passando da
982.000 unità del 2006 a 895.00 unità del 2008, fermando l’occupazione al solo 3,8%
del totale.
Allo stesso modo, se il bilancio infortunistico INAIL per il 2008 nell’andamento generale
si presenta migliore rispetto al precedente, soprattutto per gli infortuni (infatti il calo
infortunistico è risultato piø consistente, come si registra da qualche anno a questa
parte, in agricoltura -6,9%), spetta al settore agricolo far registrare la situazione opposta
per i mortali.
Per quanto riguarda le morti sul lavoro, infatti, a fronte di un sensibile calo nel 2008
rispetto al 2007 in generale, in Agricoltura si segnala un aumento addirittura di 16 unità,
pari al 15,2%, passando da 105 del 2007 a 121 del 2008. Un dato di notevole entità se
si pensa al calo degli occupati nel settore.
La diminuzione degli infortuni non è stata uniforme, ma piø accentuata per gli uomini
che per le donne, in linea con l’andamento generale. Si sottolinea comunque che il
rischio di infortunio è sensibilmente inferiore per la componente femminile che viene
adibita a mansioni a piø bassa pericolosità.
10
Valutando la tipologia di aziende e la dimensione aziendale relativamente al numero di
addetti che vi lavorano, nel settore “agroindustria” si registra il dato piø alto (ben 55.120
infortuni indennizzati dall’INAIL nel triennio 2004-2006) nelle sole imprese da 1 a 15
dipendenti.
Le aree dove si registrano le maggiori quote di morti sul lavoro sono il Nord-Est e il
Mezzogiorno che registrano una percentuale doppia della media nazionale: il 32%.
Le cause piø comuni di incidenti mortali sono il ribaltamento del trattore (71,5%),
seguito dagli investimenti da mezzi agricoli (11,4%) e dagli infortuni causati da altri
mezzi da lavoro (motozappe, mietitrebbiatrici, ecc.), ma anche lo schiacciamento da
alberi e piante.
La categoria di lavoratori piø esposti è costituita dai titolari e soci delle aziende agricole,
data la elevata incidenza nel settore di aziende piccole e medio-piccole a conduzione
prevalentemente familiare, e di persone che si dedicano all’attività agricola in maniera
saltuaria (i cosiddetti “hobby farmer”).
Tabella n.1 INFORTUNI in agricoltura nel periodo 2001-2008
VALORI ASSOLUTI
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Media
80532 73515 71379 69263 66467 63083 57206 53278 66840
Grafico n.1
11
Tabella n.2 INFORTUNI MORTALI in agricoltura nel periodo 2001-2008
VALORI ASSOLUTI
2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 Media
159 167 128 175 141 124 105 121 140
Grafico n.2
Le due serie storiche riportate esprimono rispettivamente la dinamica degli infortuni
complessivi e di quelli mortali tra il 2001 e il 2008. Il trend rilevato dalla retta di
perequazione lineare (retta dei minimi quadrati) è discendente, come indicato dal
coefficiente angolare negativo dell’equazione di perequazione, in entrambi i casi. Solo
nel primo fenomeno analizzato, però, la bontà di adattamento della retta risulta ottimale
(pari a 0,975) con un indice R^2 di determinazione tendente a 1 (caso di massimo
adattamento della retta).
Nella tabella successiva sono riportati il numero degli infortuni denunciati e indennizzati
per Regione nell’anno 2006. L’INAIL ha riconosciuto altri infortuni senza indennizzo e in
franchigia ovvero rientranti nel periodo di assenza non superiore a tre giorni per il quale
non corrisponde alcuna prestazione al lavoratore.
L’indennizzo degli infortuni è a carico delle aziende per il giorno dell’infortunio piø i tre successivi. L’INAIL
indennizza dal quarto giorno una quota pari al 60% dello stipendio totale percepito nei 15 giorni
precedenti l’ìncidente, per i seguenti 90 giorni e il 75% per il periodo che eccede. L’integrazione fino al
raggiungimento del 100% dello stipendio è a carico del datore di lavoro. L’INAIL distingue inoltre gli
infortuni ovvero incidenti dipendenti da causa violenta, dalle malattie professionali dipendenti da causa
virulenta.
12
Tabella n.3 Infortuni sul lavoro in agricoltura per Regione relativi
all’anno 2006 indennizzati INAIL al 30/04/08
Infortuni totali Infortuni mortali
denunciati indennizzati denunciati indennizzati
Piemonte 5549 4525 15 15
Valle d'Aosta 186 157 0 0
Lombardia 5341 4427 15 14
Bolzano 2484 1930 5 4
Trento 1175 996 3 3
Veneto 5681 4441 5 5
Friuli Venezia Giulia 1082 877 2 2
Liguria 1005 757 0 0
Emilia-Romagna 9038 7417 12 13
Toscana 4893 4173 13 13
Umbria 1961 1679 7 7
Marche 3349 2890 2 2
Lazio 2470 1962 9 7
Abruzzo 2795 2379 1 1
Molise 921 741 3 3
Campania 2743 2212 3 3
Puglia 4034 3035 8 8
Basilicata 1206 997 4 4
Calabria 1429 1201 5 5
Sicilia 3001 2436 7 7
Sardegna 2740 2305 5 5
Totale Italia 63083 51537 124 121
13
Grafico n.3 Infortuni sul lavoro in agricoltura per regione anno
2006
Infortuni 2006
0
1000
2000
3000
4000
5000
6000
7000
8000
9000
10000
Piemonte
Valle d'Aosta
Lombardia
Bolzano
Trento
Veneto
Friuli Venezia Giulia
Liguria
Emilia-Romagna
Toscana
Umbria
Marche
Lazio
Abruzzo
Molise
Campania
Puglia
Basilicata
Calabria
Sicilia
Sardegna
Sempre nel corso del 2006 ben 9058 infortuni, di cui 30 mortali, sono stati determinati
da macchine, rappresentate per lo piø da trattori e macchine semoventi. La rischiosità
delle macchine sul totale infortuni è dunque determinante ed è correlata al grado di
meccanizzazione raggiunto dall’azienda: la si nota anche analizzando i casi di morte o
di inabilità permanente, conseguenze dirette degli infortuni stessi.
4.Gli infortuni nel caso di lavoratori stranieri
Da una ventina d’anni la componente straniera rappresenta una realtà forte nella
società italiana e nel mercato dell’offerta di lavoro. In particolare è cresciuta l’incidenza
dei migranti sulla popolazione, oggi pari al 7%. Un dato considerevole, ma ben al di
sotto degli altri stati UE che hanno una storia di migrazione meno recente.
In generale nel mondo, ma anche in Italia, coloro di questi che lavorano trovano
impiego in settori a bassa qualificazione professionale, primo fra tutti il settore agricolo
che presenta anche una alta percentuale di lavoro nero proprio fra questi lavoratori.
Questa crescita si riflette purtroppo anche sul piano infortunistico: infatti, in
controtendenza rispetto alle denunce di infortunio degli italiani, le denunce degli
stranieri sono cresciute nella sola agricoltura del 1,4% nel 2008 con 8 morti in piø
rispetto al 2007. In particolare gli infortuni di stranieri nel 2008 in agricoltura sono stati
5559 su un totale di 143.561 pari al 3,9%, di cui 19 su 176 casi mortali, pari al 10,8%.
La distribuzione degli infortuni sul lavoro per età degli immigrati rispecchia quella della
forza lavoro occupata: si tratta prevalentemente di giovani al di sotto dei 35 anni e che
raramente supera i 50.
14
Geograficamente, le regioni nelle quali si registra il maggior numero di lavoratori
stranieri sono quelle nelle quali si registra anche il maggior numero di denunce di
infortunio e di malattie professionali occorsi a stranieri.
L’incidenza infortunistica risulta dunque piø elevata per gli stranieri che per gli italiani. Il
motivo può riporre nel fatto che gli immigrati sono impiegati in settori a piø elevata
rischiosità, nei quali prevale l’attività manuale; essi sono disposti a svolgere turni di
lavoro piø gravosi che portano stanchezza, ed hanno una formazione professionale non
sempre adeguata (talvolta improvvisata), hanno scarsa conoscenza della nostra lingua,
e vi è un’alta percentuale di lavoro sommerso: tutti elementi che aumentano
l’esposizione al rischio.
Tabella n.4 INFORTUNI occorsi a lavoratori stranieri anno 2008
Infortuni % Casi mortali %
Agricoltura 5559 3,9 19 10,8
Totale 143561 100 176 100
5.L’andamento delle malattie professionali
L’analisi INAIL dell’andamento delle denunce di malattie professionali negli ultimi anni
ha rivelato dopo un periodo di sostanziale stabilità (2004-2006 in media 26700
casi/anno), una sensibile crescita che ha fermato a 29704 le denunce nel 2008. Ciò si
imputa, piuttosto che a un peggioramento delle condizioni di salubrità dei luoghi di
lavoro, a una emersione del fenomeno e a una maggiore consapevolezza sul tema.
Maggiore in termini relativi, l’aumento nella sezione Agricoltura (+10,6% sul 2007) che
con 1817 denunce nel 2008 fa registrare un incremento di quasi il 70% rispetto al dato
del 2004 (quando i casi non arrivavano a quota 1100).
Si sono introdotte nel 2008 (D.M. del 14.01.2008 e D.M. del 09.04.2008) due procedure
fondamentali: la prima aggiorna l’elenco delle malattie professionali e la seconda
obbliga il medico alla denuncia.
TABELLE DELLE MALATTIE PROFESSIONALI Con decreto ministeriale 9 aprile 2008
(G.U. n. 169 del 21 luglio 2008) sono state pubblicate le "Nuove tabelle delle malattie
professionali nell'industria e nell'agricoltura", in sostituzione delle precedenti aggiornate nel
1994. Tale revisione è stata effettuata da un'apposita Commissione scientifica prevista
dall'articolo 10 comma 1 del Decreto Legislativo 23 febbraio 2000, n. 38. Le nuove tabelle
prevedono 24 voci per l'agricoltura (in precedenza 27) essendo stati esclusi alcuni agenti
chimici per i quali vige ormai da tempo espresso divieto di utilizzo. Conservano la stessa
struttura delle precedenti con suddivisione in tre colonne (Malattie - Lavorazioni - Periodo
15
massimo di indennizzabilità) e, in ordine, sono elencate le malattie da agenti chimici, quelle
dell'apparato respiratorio, della pelle non descritte in altre voci e quelle da agenti fisici. Per
ciascuna voce di tabella è stata inserita l'indicazione delle malattie correlate ai diversi agenti,
con la relativa codifica. Tra le diverse patologie hanno trovato collocazione numerose forme
neoplastiche con l'indicazione dell'organo bersaglio. Per la maggior parte degli agenti, oltre alle
malattie espressamente elencate è stata inserita l'ulteriore indicazione di "altre malattie causate
dalla esposizione professionale a...". Tra le novità sono da richiamare le malattie da
sovraccarico biomeccanico (arto superiore e ginocchio, quest'ultima non presente nella tabella
dell'agricoltura) e l'ernia discale lombare da vibrazioni trasmesse al corpo intero e da
movimentazione manuale di carichi. Le patologie sono state classificate secondo la codifica
internazionale ICD-10. Le nuove tabelle sono entrate in vigore il 22 luglio 2008 e hanno
principalmente una finalità assicurativa -riconoscimento delle prestazioni INAIL- diversa da
quella statistico-epidemiologica dell'elenco, di cui al D.M. 14 gennaio 2008, delle malattie per le
quali è obbligatoria la denuncia ai sensi dell'art. 139 del D.P.R. n. 1124. (www.inail.it 18/10/10 e Circolare
INAIL del 24/07/2008)
In agricoltura nel 2008 risultano 106 i casi di malattie tabellate, 1591 i casi di malattie
non tabellate e 120 i casi indeterminati (casi che per difficoltà di identificazione della
patologia, per carenze di prima documentazione, ritardi amministrativi e informatici non
hanno ancora ricevuto opportuna codifica).
L’ipoacusia e sordità si presenta come prima malattia professionale fra le tabellate per
numero di denunce, mentre fra le non tabellate le patologie che colpiscono l’apparato
muscolo-scheletrico (affezioni dei dischi invertebrali, tendinite, artrosi, sindrome del
tunnel carpale) sono in maggioranza. Numerose anche le affezioni dell’apparato
respiratorio conseguenze primarie di agenti chimici e biologici. Di difficile riscontro,
almeno per il settore agricoltura, sono le patologie relative ai tumori professionali che il
piø delle volte hanno natura multifattoriale o sono generate da agenti cancerogeni
ancora poco conosciuti e studiati (si nota che in altri settori ad esempio le neoplasie da
asbesto-conseguenti all’utilizzo di amianto-sono malattie regolarmente riconosciute).
(www.inail.it 10/2010)
Per quanto riguarda le patologie croniche da pesticidi, ad esempio, risultano poche
segnalazioni nella letteratura scientifica nelle quali non è poi possibile distinguere le
conseguenze di un’intossicazione causata da esposizione ripetuta nel tempo a
sostanze tossiche. Per quanto riguarda le intossicazioni acute, i quadri patologici piø
frequenti concernono sindromi tossiche e manifestazioni cutanee irritative e allergiche.
(www.puntosicuro.it-pesticidi e malattie professionali in agricoltura 10/2010).
Le intossicazioni acute da fitofarmaci, rilevate dal sistema di sorveglianza nazionale e
gestito dall’Istituto Superiore della Sanità nel 2005, sono risultate in numero di 625. Fra
queste 520 sono le intossicazioni accidentali e sono così distribuite: n. 218 in ambito
16
lavorativo, quasi esclusivamente in agricoltura, n. 153 in ambito domestico e n. 40 da
inquinamento ambientale.
Le sostanze attive causa di intossicazione sono state in 308 casi insetticidi e acaricidi,
in 165 casi fungicidi (composti di rame e zolfo soprattutto), in 132 casi erbicidi. (Piano
Nazionale di Prevenzione in Agricoltura e Selvicoltura 2009/2011)
Molto limitato risulta invece (in media una quarantina di denunce negli ultimi anni) il
fenomeno delle malattie professionali denunciate in agricoltura da lavoratori stranieri.
Tabella n.5 Malattie professionali denunciate nel periodo 2004-2008
Tipo di malattia 2004 2005 2006 2007 2008
Malattie tabellate 133 127 108 107 106
26 Ipoacusia e sordità 45 44 32 33 38
24 Asma bronchiale 51 48 33 36 33
27 Malattie osteo-articolari 16 15 11 17 17
25 Alveoliti allergiche 14 15 22 16 13
Altre 7 5 10 5 5
Malattie non tabellate 925 1179 1316 1471 1591
Affezioni dei dischi invertebrali 88 143 157 295 399
Tendiniti 123 216 233 275 263
Ipoacusia 196 234 267 245 222
Artrosi 81 94 135 173 177
Sindrome del tunnel carpale 77 118 133 97 130
Altre neuropatie periferiche 56 78 112 93 116
Malattie dell'apparato respiratorio 89 95 101 98 94
Tumori 15 39 22 29 21
Dermatite da contatto 19 13 22 16 17
Artropatie associate ad altre affezioni 14 18 31 31 16
Disturbi psichici lavoro correlati 2 3 4 5 2
Altre 165 128 99 114 134
Indeterminate 18 12 21 65 120
Totale Agricoltura 1076 1318 1445 1643 1817
Negli anni considerati le malattie “non tabellate” risultano piø numerose delle malattie
“tabellate”: si tenga presente che la diagnosi di malattia da lavoro in casi di patologia a
genesi multifattoriale dipende dall’attenzione dei sanitari ai fattori di rischio lavorativo.
Quest’ultima considerazione è da tenere presente anche per analizzare
geograficamente le denunce di malattie professionali in Italia.
17
Tabella n.6 Malattie professionali in agricoltura per Regione 2004/2007
indennizzate INAIL al 30/04/08
2004 2005 2006 2007
Piemonte 13 6 12 9
Valle d'Aosta 2
Lombardia 6 5 10 5
Bolzano 4 10 11 6
Trento 10 12 18 17
Veneto 14 22 29 23
Friuli Venezia Giulia 6 5 8 3
Liguria 1 1
Emilia-Romagna 104 179 181 140
Toscana 48 49 28 20
Umbria 22 22 21 35
Marche 31 74 102 64
Lazio 11 20 7 3
Abruzzo 21 21 30 21
Molise 1 2
Campania 3 1 4
Puglia 11 11 9 12
Basilicata 2 1 5 1
Calabria 4 10 17 16
Sicilia 2 8 11 9
Sardegna 28 18 27 36
Totale Italia 342 464 512 406
La serie temporale dal 2004 al 2007 evidenzia che le regioni con maggiori
riconoscimenti di malattie professionali sono quelle del Centro (Emilia-Romagna in
testa, seguita da Marche, Toscana, Umbria, Abruzzo) e con notevole divario dalle altre
Regioni. La disomogenea distribuzione dei casi di malattie professionali, dal punto di
vista temporale e geografico, non dipende esclusivamente dalla diversa esposizione al
rischio o dalle diverse tecniche e pratiche impiegate: un ruolo importante riveste
l’attenzione dei lavoratori alla loro salute e, appunto, l’attenzione dei sanitari ai fattori di
rischio lavorativi.
18
Capitolo 2
La normativa di riferimento
1.Norme generali sulla sicurezza
La questione della sicurezza sul lavoro fu posta già dal Codice Civile nel 1942 con il
citato art. 2087. Qualche anno piø tardi, nel 1948, la Costituzione sottolineò non solo
che “l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro” (art. 1), ma anche che “la Repubblica
tutela il lavoro” (art. 35).
Le basi vere e proprie per la sicurezza sul lavoro furono poste negli anni ’50 con una
serie di D.P.R. che definirono i concetti fondamentali della sicurezza e imposero
l’adozione di misure di prevenzione tassative. Fu per primo il D.P.R. 27 aprile 1955 n.
547 a regolamentare la questione. Negli anni ’90 una vera sferzata è stata apportata
dal D.Lgs.19 settembre 1994 n. 626 che ha maggiormente concentrato l’attenzione sul
tema, fino a creare le basi di una “cultura della sicurezza”. Recentemente il D.Lgs.9
aprile 2008 n. 81 ha completato e avocato a sØ tutti gli aggiornamenti regolamentati in
questi anni, essendo in forma di Testo Unico.
Si riportano di seguito le principali norme:
-D.P.R. 27 aprile 1955 n.547 Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. Tutela
della sicurezza dei lavoratori nel luogo di lavoro (G.U. del 12/07/55 n.158, s.o.)
-D.P.R. 19 marzo 1956 n.303 Norme generali per l’igiene del lavoro. Tutela della salute
dei lavoratori nel luogo di lavoro (G.U. del 30/04/56 n.105, s.o.)
-L. 19 novembre 1984 n.862 Ratifica ed esecuzione delle convenzioni
dell’Organizzazione Internazionale del lavoro (OIL) n.148; 149, 150, 151 e 152. Tutela
della salute dei lavoratori sul luogo di lavoro.
La Convenzione n.148 riguarda la protezione dei lavoratori contro i rischi professionali
dovuti all’inquinamento dell’aria, al rumore e alle vibrazioni sui luoghi di lavoro.
(G.U. del 20/12/84 n.349, s.o.)
-D.Lgs.15 agosto 1991 n.277 Attuazione delle Direttive 80/1107/CEE, 82/605/CEE,
83/477/CEE e 88/642/CEE in materia di protezione dei lavoratori contro i rischi derivanti
da esposizioni ad agenti chimici, fisici e biologici durante il lavoro, a norma dell’art.7
della legge 30 luglio 1990 n.212. (G.U. del 27/08/91 n.200, s.o.).
-D.Lgs.19 settembre 1994 n.626 e successive modifiche del 1996, 1999, 2000
Attuazione delle direttive 89/391/CEE, 89/654/CEE, 89/655/CEE, 89/656/CEE,
90/269/CEE, 90/270/CEE, 90/394/CEE e 90/679/CEE, riguardanti il miglioramento della
sicurezza della salute dei lavoratori nel luogo di lavoro. (G.U. del 12/11/94 n.265, s.o.)