8
Bisogna, poi, ricordare che le rilevazioni statistiche a disposizione sugli
incidenti stradali, in Italia, come nel resto del mondo, non danno una copertura totale
del fenomeno.
Questa sottostima è stata individuata confrontando il numero delle denunce
fornito dalle Società Autostradali e i dati forniti dagli ospedali e dalle assicurazioni.
In Italia, in particolare, si rileva anche un altro fenomeno: la sottostima del
numero di decessi causati dagli incidenti stradali.
Ciò è in parte dovuto al fatto che si considerano morti nell’incidente solo i
deceduti entro il settimo giorno dal sinistro, mentre in quasi tutti i Paesi questo periodo
è fissato in trenta giorni.
In questa indagine, in particolare, il numero dei morti risulta ulteriormente
sottostimato; questo perché i dati vengono raccolti dalle Società Autostradali che
compiono la rilevazione non appena l’evento si è verificato e poi trascurano eventuali
aggiornamenti.
9
1 LA SICUREZZA STRADALE
Negli ultimi anni l’Italia ha registrato una sostanziale stabilità nel numero di
incidenti e una riduzione nel numero di morti come descritto in TABELLA 1, in cui
viene anche riportato il numero dei feriti.
Nella FIGURA 1 viene riportato l’andamento del numero dei morti.
ANNI INCIDENTI FERITI MORTI
1970 173.132 228.236 10.208
1971 183.302 244.493 10.104
1972 198.205 267.774 11.078
1973 198.352 265.534 10.728
1974 196.352 234.253 9.597
1975 168.383 229.898 9.511
1976 160.730 217.976 8.927
1977 155.123 209.354 8.221
1978 152.953 207.556 7.965
1979 162.199 221.574 8.318
1980 163.770 222.873 8.537
1981 165.721 225.242 8.072
1982 159.858 217.553 7.706
1983 161.114 219.744 7.685
1984 159.051 217.553 7.184
1985 157.786 216.102 7.130
1986 155.427 213.159 7.076
1987 158.208 217.511 6.784
1988 166.033 228.186 6.939
1989 160.828 216.329 6.410
1990 161.782 221.024 6.621
1991 170.702 240.688 7.498
10
1992 170.814 241.094 7.434
1993 148.032 206.689 6.645
1994 170.679 239.184 6.578
1995 182.761 259.571 6.512
1996 183.415 264.213 6.183
Tabella 1- Andamento degli incidenti, dei feriti e dei morti nel periodo 1970-1996 in Italia
Figura 1- Andamento della mortalità per incidenti dal 1970 al 1996 in Italia
Questo dato si riscontra anche nella maggior parte dei Paesi dell’Europa
occidentale come Gran Bretagna, Francia, Germania, Belgio, Olanda.
Nei Paesi dell’Europa dell’Est e in qualche paese dell’Unione Europea, come
Spagna e Portogallo, invece, il numero dei sinistri e dei morti registra un incremento
ogni anno.
In TABELLA 2 vengono riportate le variazioni percentuali del numero dei
morti e l’anno in cui è stato raggiunto il massimo livello di mortalità per i principali
Paesi europei.
0
2000
4000
6000
8000
10000
12000
1
9
7
0
1
9
7
2
1
9
7
4
1
9
7
6
1
9
7
8
1
9
8
0
1
9
8
2
1
9
8
4
1
9
8
6
1
9
8
8
1
9
9
0
1
9
9
2
1
9
9
4
1
9
9
6
N
U
M
E
R
O
D
E
I
M
O
R
T
I
11
Nazioni Anno di massimo valore Variazioni
%
1980-1991
Fase del trend
ITALIA 1972 -12
GERMANIA 1970 -42
GRAN BRETAGNA 1972 -34
FRANCIA 1972 -33
OLANDA 1972 -36
BELGIO 1972 -22
DANIMARCA 1971 -12
IRLANDA 1978 -21 decrescente
SPAGNA 1989 +35
PORTOGALLO 1988 +3 transizione
GRECIA in crescita +46
EUROPA
ORIENTALE
in crescita +87 crescente
Tabella 2- Trend della mortalità per incidenti stradali - Anno di massimo valore e
variazione nel periodo 1980-1991
Le differenze tra le varie Nazioni si devono principalmente collegare al diverso
grado di sviluppo conseguito.
Infatti, nei Paesi dell’Europa occidentale che per primi hanno raggiunto un
elevato livello di motorizzazione, come l’Italia, il valore massimo, in termini assoluti,
dell’incidentalità e della mortalità stradale è stato riscontrato attorno al 1970.
L’analisi del trend di lungo periodo mostra una costante riduzione del numero
dei morti, e una sostanziale stabilità nel numero dei sinistri e dei feriti in valore
assoluto, anche se, ovviamente, i valori relativi rapportati all’intensità di circolazione
sono molto più favorevoli (TABELLA 3).
Questi risultati sono la conseguenza positiva di tutti gli interventi per migliorare
la sicurezza elaborati solo dopo aver sviluppato una buona conoscenza della
problematica.
12
Anno Autovetture per
100 abitanti
Incidenti per 1000
veicoli
Morti per 100000
veicoli
1970 18,9 11,7 69,0
1980 31,3 6,9 36,1
1990 47,3 4,5 18,4
Tabella 3- Incidentalità e circolazione
Le soluzioni adottate hanno interessato differenti livelli:
ξ PRIMO LIVELLO: le migliori prestazioni di guida ottenute grazie alle
campagne per la sicurezza e all’educazione stradale, i miglioramenti nelle
infrastrutture e i controlli puntuali del tasso alcolico dei conducenti e del rispetto del
limite di velocità rappresentano le azioni di primo livello volte a far sì che gli incidenti
non accadano;
ξ SECONDO LIVELLO: le azioni di secondo livello riguardano soprattutto
l’uso dei dispositivi di sicurezza (casco, cinture, air bags...........) e permettono di
minimizzare le conseguenze dell’incidente durante il suo svolgimento; negli ultimi
anni, l’effetto di questi dispositivi è stato potenziato perché la legge ne ha reso
obbligatoria l’adozione;
ξ TERZO LIVELLO: infine la maggior rapidità, organizzazione e efficacia
negli interventi di soccorso ha permesso di ridurre le conseguenze dell’incidente dopo
che esso ha avuto luogo.
Gli Stati dell’Europa orientale sono tuttora nella fase attraversata dall’Italia nei
primi anni settanta; nei prossimi anni, quindi, ci si aspetta, anche in questi casi, una
riduzione della sinistrosità dovuta a una maggiore consapevolezza del problema e a
una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica.
Tuttavia bisogna anche sottolineare che per studiare il fenomeno
dell’incidentalità non si può prescindere dal contesto economico: la riduzione del
numero di incidenti in un periodo può essere causata sia da un miglioramento di tutti i
13
fattori legati alla sicurezza sia da una riduzione della mobilità dovuta alla recessione
economica, come accaduto nel 1993.
I confronti internazionali, poi, devono essere eseguiti con una certa prudenza,
infatti non tutte le nazioni raccolgono gli stessi dati e secondo gli stessi criteri.
Infatti, le schede-incidente che vengono strutturate per descrivere al meglio una
particolare configurazione dei tracciati o determinate condizioni esterne, variano da
Nazione a Nazione: di conseguenza variano anche il tipo e la precisione delle
informazioni a disposizione.
È indispensabile, per poter lavorare su dati uniformi, pervenire a un’unica
formulazione delle schede-incidente; l’obiettivo è trovare una impostazione che
permetta di basarsi su schede di veloce compilazione, di univoca interpretazione ma
contemporaneamente esaustive e dettagliate in ogni aspetto.
Questo è solo il primo passo per costruire un database europeo.
Il secondo passo da compiere consiste nell’individuare in ogni nazione un’unica
Autorità che non solo raccolga e conservi i dati ma che sappia gestirli in modo
centralizzato.
Il passo successivo consiste nell’integrare i dati raccolti collegando più fonti
informative.
Le schede incidente restano un’insostituibile fonte d’informazioni sulla
dinamica dell’incidente, sulle tipologie dei veicoli coinvolti e sulla localizzazione del
sinistro, ma è necessario affiancare a queste informazioni quelle relative all’ambiente
stradale, agli esiti del sinistro, alle lesioni riportate degli infortunati e ai costi
ospedalieri.
Le fonti di informazioni aggiuntive sono molte:
ξMotorizzazione Civile per informazioni su veicoli e patenti;
ξCatasti Stradali degli enti proprietari o gestori di strade per conoscere la
geometria e le caratteristiche delle località dove si è verificato il sinistro;
ξStrutture Sanitarie per informazioni sugli infortunati, sui tipi di traumi e sui
costi sanitari;
ξIstituti di Assicurazione per informazioni sui costi degli incidenti;
14
ξEnti Gestori per informazioni sul traffico;
ξStatistiche Giudiziarie.
Se si considerano i dati già acquisiti sull’incidentalità si possono, comunque,
eseguire alcuni confronti tra i vari Paesi.
Per questo è necessario trovare un indicatore che elimini l’influenza di elementi
particolari, come il numero di abitanti o la densità della rete stradale.
Un indice molto spesso impiegato è:
Rm=
M
P
dove:
M: numero morti;
P: ammontare popolazione.
Per eseguire confronti internazionali in genere si ricorre a quest’ultimo indice
perché è quello più facilmente disponibile e permette di confrontare le vittime degli
incidenti stradali con le vittime di incidenti domestici, di aggressioni o di altri
incidenti.
Questo è principalmente un criterio di salute pubblica e non permette di
confrontare le differenze di mobilità delle popolazioni prese in esame.
Si può ricorrere in alternativa a un indice più significativo:
Ri =
I
V
dove:
I: numero di incidenti;
V: numero veicoli circolanti
Questo secondo indice permette di considerare il grado di motorizzazione di
ogni paese.
Un indice ancora più dettagliato, ma che difficilmente può essere considerato se
non si possiede la stima dei veicoli-chilometro, è:
15
Ri =
I
Vkm*
dove:
I: numero di incidenti;
V*km: numero veicoli circolanti per i rispettivi km percorsi all’anno.
Infine un indice di mortalità che esprime il rischio di incidente a cui è stata
sottoposta una persona può essere:
Rm=
M
Pkm*
dove:
M: numero morti;
P*km: numero di passeggeri per il numero di chilometri percorsi nell’anno.
Gli indicatori elencati sono solo un piccolo campione di tutti quelli possibili.
In tutti i casi la scelta di un indicatore di rischio non è un elemento secondario
di un’indagine sull’incidentalità ma risponde a un obiettivo preciso e influenza il
risultato finale.
Ad esempio, rapportare il numero di incidenti alla distanza percorsa oppure alla
distanza e durata del tragitto permette di evidenziare problematiche differenti; nel
secondo caso, infatti, è possibile considerare il rischio più elevato a cui sono soggetti i
guidatori che viaggiano a velocità medie più elevate, un informazione che verrebbe
persa se si considerasse il numero di incidenti solo in rapporto alla distanza percorsa.
La sicurezza stradale non è solo un tema rilevante, ma anche fortemente
problematico, perché, pur essendo la sua gestione istituzionalmente a carico delle
Amministrazioni, può portare a risultati positivi solo con il coinvolgimento e il
consenso degli altri protagonisti, e in primo luogo della cittadinanza.
Inoltre, il fenomeno degli incidenti stradali è estremamente complesso, e per
essere trattato in modo esaustivo richiede un approccio interdisciplinare.
16
Per ottenere miglioramenti significativi in questo ambito, si devono indagare
tutti i fattori che intervengono direttamente o indirettamente nei sinistri.
Negli ultimi anni, ricerche sempre più complesse e mirate che si sono occupate
dell’incidentalità, hanno permesso di delineare un quadro sempre più preciso dei vari
meccanismi che permettono a un incidente di verificarsi.
Le ricerche, poi, si sono indirizzate verso altre problematiche: si sono studiate,
ad esempio le varie tecniche per rilevare nel modo più tempestivo possibile gli
incidenti, si sono creati modelli descrittivi e previsionali di questo fenomeno, e infine,
con il bagaglio di conoscenze acquisite, si è studiato come prevenire gli incidenti.
In questo capitolo si esaminano alcuni dei più recenti studi che hanno preso in
considerazione i campi di ricerca precedentemente citati.
In particolare, vengono trattati in dettaglio i seguenti argomenti:
1. le cause degli incidenti stradali.
Per riuscire a prevenire un sinistro è indispensabile risalire alle cause che
l’hanno generato.
Gli ambiti che interessano la genesi di un incidente sono tre: uomo, veicolo e
ambiente; dove con ambiente si intende l’insieme delle caratteristiche esterne,
condizione meteorologiche o caratteristiche del tracciato, che intervengono
nell’evento.
2. i metodi che permettono la rilevazione degli incidenti stradali; è
estremamente importante mettere a punto una serie di tecniche sofisticate che
permettano di rilevare tempestivamente l’evento; in tal modo, infatti, è possibile
intervenire rapidamente e limitare sia i danni alle persone coinvolte, sia i disagi, (code,
ingorghi........) che sopravvengono.
3. i modelli descrittivi e previsionali; attraverso i modelli è possibile
descrivere matematicamente il fenomeno, e capire quale ne sarà lo sviluppo futuro.
4. la prevenzione; solo dopo uno studio dettagliato di tutti gli ambiti è possibile
capire quali siano gli anelli deboli della catena e lì indirizzare le azioni di prevenzione.
17
1.1 LE CAUSE DEGLI INCIDENTI STRADALI
Le cause degli incidenti stradali si possono riassumere nel sistema UOMO-
VEICOLO-AMBIENTE.
Gli studi effettuati per valutare il peso di queste tre diverse aree di fattori
mostrano che circa il 73,4% degli incidenti stradali è sostanzialmente da attribuire a
fattori umani, il 15% a fattori ambientali, il 11,6% a fattori legati al veicolo (indagine
effettuata dal Politecnico di Torino-1992).
In realtà è impossibile ricondurre con certezza l’origine dell’incidente a una
sola di queste tre cause; il problema, infatti, è molto complesso, e molte volte il
verificarsi di un incidente è imputabile a due fattori contemporaneamente, oppure a
tutti e tre insieme.
Appare, comunque, evidente che il comportamento del conducente è sempre un
elemento determinante, e per questo è il primo fattore che viene preso in
considerazione.
1.1.1 I FATTORI UMANI
I fattori umani che possono rappresentare le cause o le concause degli incidenti
stradali sono i più diversi: imprudenza (eccesso di velocità, mancato rispetto della
segnaletica.......), distrazione, sonnolenza, affaticamento, stress, uso inappropriato di
alcool etilico, di farmaci, malattie cronico-degenerative, deficit della vista, uso di
droghe, aggressività e disadattamento sociale.
Da questo breve elenco si può capire come i fattori umani presi in esame si
collochino su differenti livelli, non tutti di facile indagine; infatti se è possibile risalire
18
al tasso alcolico del conducente o capire se ha fatto uso di droghe, è molto più difficile
imputare un incidente, soprattutto nel caso di incidenti mortali, alla distrazione o al
colpo di sonno.
I fattori umani, in tutti i casi, sono i più pericolosi, perché sono i meno
prevedibili ed analizzabili; inoltre portano nella maggioranza dei casi a una guida
pericolosa (eccesso di velocità, guida contromano, sorpassi azzardati, mancato rispetto
della distanza di sicurezza, del segnale di precedenza, dello stop, della precedenza a
destra,.............) che genera la maggior parte degli incidenti mortali.
Per esemplificare quanto detto si riportano, in TABELLA 4 le statistiche che
riguardano le cause degli incidenti stradali avvenuti in Italia nel 1996.
CAUSE INCIDENTI MORTI
NUMER
O
% NUMER
O
%
eccesso di velocità 27.045 14,7 1.526 24,6
mancato rispetto della
distanza di sicurezza
24.792 13,6 841 13,6
guida distratta 19.350 10,5 303 4,9
guida contromano 10.847 5,9 514 8,3
mancato rispetto del
segnale di precedenza
9.088 5,0 86 1,4
mancato rispetto della
precedenza a destra
8.407 4,6 61 1,0
mancato rispetto dello
stop
8.480 4,6 122 1,9
altre 75.379 41,1 2740 44,3
Tabella 4- Principali cause di guida pericolosa che generano gli incidenti stradali (anno
1996)
Gli studi finora compiuti, che indagano le responsabilità dei conducenti, non si
possono definire esaustivi.
19
Infatti, gran parte dei risultati ottenuti in questo ambito è stato ricavato grazie a
degli studi basati su campioni di individui selezionati dagli studiosi; dall’indagine
effettuata sul campione, poi, si ricavavano le linee guida estendibili al caso reale.
L’ideale sarebbe avere a disposizione dati di incidentalità capaci di ricostruire il
comportamento reale dei guidatori quando l’incidente si è verificato.
Ma, essendo sempre molto difficile distinguere le cause umane che hanno
generato un incidente, la parte della scheda che concerne questo aspetto viene
raramente completata.
Per il futuro la situazione, almeno in Italia, non è destinata a migliorare; infatti
le nuove leggi sulla privacy impediscono di riportare sulle schede se un incidente è
stato causato dall’abuso di alcool o di droga; indagare la responsabilità dell’individuo
diventa così sempre più difficile.
I fattori di rischio più diffusi tra quelli considerati sono senza dubbio: l’uso di
alcool, di droghe e la sonnolenza; di questi vi vuole dare una trattazione più
approfondita.
1.1.1.1 L’ALCOOL
Il livello massimo di alcool nel sangue, compatibile con la guida, fissato dalla
legge varia da paese a paese.
Per Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia è di 0,8 g/l, in Belgio, Finlandia e
Olanda è di 0,5 g/l, infine per Bulgaria, Polonia e Ungheria è di 0 g/l.
In ogni caso il limite è fissato in base ad un arbitrario compromesso che tiene
conto del contesto socio-economico di ogni paese e della sicurezza dei guidatori.
Gli studi sperimentali hanno dimostrato che si verifica un deterioramento nelle
capacità di guida già per livelli di alcool relativamente bassi.
Una correlazione messa in evidenza da uno studio francese, pubblicato nel 1995
(M.B. Biecheler et al.), è quella esistente tra alcool ed eccesso di velocità.
20
I dati su cui questa ricerca si è basata sono stati raccolti nel periodo 16-28
settembre 1991, in Francia, nel dipartimento di Calais.
L’indagine consisteva nel fermare alcuni tra i guidatori che superavano il limite
di velocità, come registrato dall’autovelox, e nel sottoporli al test del palloncino.
I tassi alcolici registrati, in base all’analisi del palloncino, sono stati catalogati
in quattro categorie:
ξ0 mg/l;
ξda 0,01 a 0,24 mg/l;
ξda 0,25 a 0,39 mg/l;
ξoltre 0,40 mg/l (reato).
I risultati hanno dimostrano conclusioni sorprendenti:
ξ è difficile che le due infrazioni vengano commesse contemporaneamente (chi
ha superato il limite di velocità alla prova del palloncino risulta negativo);
ξ è più facile che superi il limite di velocità (anche di oltre 20 km/h) chi ha un
livello di alcool nel sangue appena superiore allo zero, e questa è una situazione di
estremo pericolo perché anche a bassi livelli l’alcool nuoce alla velocità di reazione e
altera i riflessi del conducente;
ξ chi ha una concentrazione superiore a 0,25 mg/l, cioè appena al di sotto del
limite legale, se supera il limite di velocità, lo supera di poco.
I risultati più significativi si possono cosi riassumere (TABELLA 5):
categorie limite
rispettato
oltre il limite
<10 km/h
oltre il limite
10-19 km/h
oltre il limite
20-29 km/h
oltre il limite
30-39 km/h
oltre il limite τ40
km/h
0mg/l 83,0% 9,4% 5,0% 1,4% 0,7% 0,5%
0,01-0,24 mg/l 75.0% 13,4% 3,7% 1,9% 2,8% 2,8%
0,24-0,39 mg/l 94,1% 0% 0% 5,9% 0% 0%
τ0,40 mg/l 83,3% 16,7% 0% 0% 0% 0%
Tabella 5- Superamento del limite di velocità in funzione del tasso alcolico
21
Questo risultato permette di comprendere quale sia il reale peso dell’alcool tra
le cause dei sinistri; infatti è riduttivo considerare causati dal tasso alcolico solo quegli
incidenti in cui si dimostra che il guidatore ha una concentrazione di alcool nel sangue
superiore a quella fissata dalla legge.
La pericolosità di questo fattore comincia molto al di sotto del limite legale e,
soprattutto, incide sull’eccesso di velocità, che è una della cause più frequenti di
mortalità per incidente stradale.
Studi americani recenti (P. Roeper et al.) hanno, invece, indagato un’altra
correlazione significativa: quella esistente tra consumo di sostanze alcoliche e
incidentalità notturna, i risultati a cui si è pervenuti confermano le conclusioni della
ricerca francese, ma mettono anche in evidenza come gli incidenti causati dell’alcool
aumentino sia in numero sia in gravità nelle ore notturne, e in particolare nelle notti del
fine settimana.
1.1.1.2 LA SONNOLENZA
Tra i fattori umani che causano incidenti stradali la sonnolenza rappresenta, con
l’abuso di alcool, uno dei fattori determinanti.
La sonnolenza può avere diverse origini: può essere causata dall’assunzione di
droghe o farmaci, da disturbi del sonno (insonnia, privazione cronica di sonno causata
da lavori notturni, narcolessia), oppure, nella maggioranza dei casi, può avere cause
fisiologiche; in tutti i casi, consiste in un abbassamento del livello di vigilanza che
determina una riduzione nell’attenzione, della concentrazione e delle capacità di
reazione, e comporta uno scadimento nelle prestazioni di guida e una maggiore
predisposizione a commettere errori di valutazione.
I ricercatori hanno tentato di quantificare il fenomeno della sonnolenza per
capire se e come le prestazioni di guida siano soggette a variazioni nelle ventiquattro
ore.
22
In una di queste indagini, effettuata nell’Università australiana di Monash
(M.G. Lenné et al.), è stato considerato un campione di guidatori, le cui prestazioni di
guida venivano testate su un percorso virtuale che essi dovevano compiere, con l’aiuto
di un simulatore di guida, a diverse ore del giorno e della notte.
Ai guidatori veniva chiesto di mantenere, il più possibile, una velocità costante
pari a 80 km/h: si assumevano come indicatori della performance di guida la varianza
della velocità sostenuta, che è considerata come una variabile casuale, e il tempo di
reazione.
All’aumentare del tempo di reazione e alle variazioni continue del regime di
velocità corrisponde ovviamente una guida più nervosa, distratta e disattenta.
I risultati di questa analisi, basata su un campione di individui, è stata poi
confrontata con l’andamento dell’incidentalità nelle ore della giornata: si è visto che
due periodi (la notte e il primo pomeriggio) presentavano, anche per bassi flussi di
traffico, un’alta concentrazione di incidenti.
Questi risultati sono di particolare importanza per quel che riguarda i trasporti
industriali, che si svolgono soprattutto di notte; dove possibile si dovrebbero
sviluppare strategie per minimizzare la guida notturna e per impiegare particolari
cautele nelle prime ore del pomeriggio.
I diagrammi temporali ottenuti sono i seguenti:
Figura 2-Varianza della velocità nelle varie ore del giorno
1
1,1
1,2
1,3
1,4
1,5
1,6
1,7
6.00 10.00 14.00 18.00 22.00 2.00
ORE DEL GIORNO
V
A
R
I
A
N
Z
A
D
E
L
L
A
V
E
L
O
C
I
T
A
'