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regolamentazione dei voli per lo sfruttamento corretto degli spazi percorsi o
traiettorie ben definite da seguire, le cosiddette aerovie, orari e tariffe da
rispettare e nello stesso tempo per offrire il massimo della sicurezza e tutela della
persona del viaggiatore e dei suoi interessi correlati, sia durante le operazioni di
decollo, sia durante il volo, sia in fase di atterraggio.
Nel campo della regolamentazione e disciplina della concorrenza
commerciale fra le compagnie di navigazione aerea gioca un ruolo non
indifferente la IATA − International Air Transport Association − costituita nel
1945, con sede sociale in Montreal – Quebec – Canada. Essa determina tariffe e
vigila sulla concreta osservanza di esse. Ha svolto un ruolo primario
nell’elaborazione di norme uniformi nella disciplina del trasporto aereo
internazionale tra le compagnie associate.
Nel campo strettamente tecnico l’Amministrazione della navigazione aerea è
affidata in Italia al Ministero dei Trasporti e della Navigazione.
Nel campo del diritto internazionale la navigazione aerea genera problemi di
vasta portata, specialmente in materia di libertà dello spazio, che investono il
diritto internazionale per l’utilizzo di spazi aerei sovrastanti le singole Nazioni e
corrispondenti sovranità, il rispetto delle altitudini durante le rotte ed i
collegamenti tra i vettori e le stazioni radar preposte all’assistenza durante il
volo, l’involo e l’atterraggio per offrire il massimo degli standard di sicurezza ai
viaggiatori in tutte le condizioni meteorologiche.
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Le diverse conferenze internazionali sulla libertà dello spazio condussero nel
1944 alla Convenzione di Chicago sulle cui basi fu creata il 4 aprile 1947
l’ICAO, alla quale aderiscono tutti gli Stati aventi un’Aviazione Civile; essa ha
lo scopo di disciplinare e promuovere la pianificazione e favorire lo sviluppo dei
rapporti e del progresso del traffico aereo civile internazionale su basi di
massima sicurezza.
In realtà, le disposizioni dell’ICAO rappresentano tecnicamente la
denominazione di standard internazionali o pratiche raccomandate a
maggioranza dai due terzi degli Stati membri. Questo, in sostanza, è l’assetto
della normativa vigente che regola la navigazione aerea civile e le condizioni di
sicurezza prima, durante e post volo.
Se non sarà il Duemila l’anno della rivoluzione nel trasporto aereo, la
seconda dopo quella degli anni ’58 −’60, quando entrarono in servizio gli aerei a
reazione, bisognerà aspettare pochi anni, perché una nuova rivoluzione è prevista
nel 2003, quando voleranno i primi aerei giganti e, nel 2006, quando entrerà in
funzione il nuovo supersonico. Non sarà il primo supersonico commerciale,
perché dal 1976 il Concorde vola ogni giorno da Londra e Parigi a New York e
Washington, ma si tratterà in ogni modo di un aereo che avrà effetti clamorosi
sul modo di viaggiare di milioni di persone.
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Oltre a problematiche quali la riduzione dei tempi aeroportuali e doganali,
installazione di sistemi satellitari di controllo per rendere il trasporto aereo più
competitivo, un aspetto di enorme rilievo riguarda sicuramente la sicurezza.
Con il termine “sicurezza della navigazione aerea” s’intende un insieme di
norme che regolano la circolazione aerea e lo svolgimento del traffico aereo,
nonché la protezione dei terzi sulla superficie terrestre. Il classico terrore di
volare è spesso alimentato dai media che, riferendo di incidenti più o meno gravi,
condizionano l’opinione pubblica, acquistando una forza che assume importanza
sempre maggiore, anche se, alcune volte, ingiustificata. Soprattutto nelle Nazioni
più avanzate le persone più coscienti hanno la tendenza a richiedere che i rischi
cui va incontro la popolazione siano analizzati per vari progetti; tale analisi,
però, come parte di un’analisi più ampia e includente l’affidabilità e la sicurezza
del volo, non deve essere un gioco di numeri basato sul calcolo delle probabilità
del verificarsi dei rischi, ma deve implicare la ricerca in molti campi.
Il principale beneficiario della sicurezza è il cliente del trasporto aereo: la
sua percezione circa la sicurezza aerea gioca, quindi, un ruolo non indiffrente;
essa è in gran parte mediata dal fatto che muoversi nel cielo non è ancora così
naturale come spostarsi in una macchina o prendere un treno. Grande influenza
hanno, come già detto, le spettacolari immagini di disastri aerei generosamente
propinate dai media in occasione di incidenti. Del resto è pur vero che
l’attenzione dell’opinione pubblica è fortemente colpita da eventi che fanno
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registrare un elevato numero di vittime in ristretti periodi di tempo e, purtroppo,
in questo l’incidente aereo ha come concorrenti solo le guerre ed i disastri
naturali.
Allora, per rispondere ad una delle domande più frequenti, cioè quanto sia
realmente sicuro il trasporto aereo, i metodi di misura tradizionali per la
sicurezza aerea (incidenti fatali per milioni di partenze) consentono di affermare
che progressi considerevoli sono stati fatti rispetto al passato, che ci sono
comunque margini per migliorare ulteriormente il sistema e che se confrontiamo
i dati normalizzati rispetto al numero di passeggeri e chilometri percorsi, il
mezzo aereo è molto più sicuro di altri mezzi di trasporto (rispetto al trasporto
automobilistico le percentuali di incidenti sono inferiori di oltre venti volte). E’
stato calcolato statisticamente che un passeggero dovrebbe volare oltre
quattrocento anni per ventiquattro ore al giorno prima di essere coinvolto in un
incidente fatale e che il rischio di morte equivale a scegliere un volo in maniera
casuale per ventunomila anni prima di imbattersi nel volo catastrofico.
Ormai è noto a tutti che con l’attuale tasso di incidenti per milioni di
partenze negli ultimi venti anni, costante a due-tre incidenti per il trasporto aereo
mondiale, e con le previsioni di crescita del traffico aereo si avrà entro il 2010
quasi un incidente a settimana.
Con questi numeri e con una sempre più sofisticata tecnologia di
comunicazione e d’informazione, il successo del trasporto aereo, fino ad oggi
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dipeso largamente dalle attese soddisfatte del pubblico sul grado di velocità,
convenienza, economicità e sicurezza, subirà inevitabilmente un serio
rallentamento.
E’ per questo che è diventata sempre più pressante la necessità di incidere
considerevolmente sul rateo di incidenti fatali: interessi sociali per le
organizzazioni le cui missioni istituzionali sono il miglioramento della sicurezza
(ICAO in testa) ed interessi economici per gli operatori del sistema (costruttori,
compagnie aeree) si sono coagulati per evitare che la confidenza del pubblico nel
mezzo aereo diminuisca.
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CAPITOLO I
La disciplina giuridica del volo
1. Lo sviluppo dei requisiti di aeronavigabilità
Negli anni immediatamente seguenti il primo volo dei fratelli Wright
1
, la
nascente aviazione aveva ancora i connotati di un’attività sportiva per ricchi
appassionati e intraprendenti. Le folle erano attratte dallo spettacolo insolito che
le prime macchine volanti erano in grado di offrire ed i piloti erano considerati
poco più che degli acrobati. D’altra parte i carichi alari
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erano ancora molto
1
Wilbur e Orville Wright, ingegneri statunitensi, sono considerati i pionieri
dell’aeronautica: il 17 dicembre 1903 a Kitty Hawk – Carolina del nord – Orville si staccò dal
suolo per 59 secondi e volò col suo Flyer per 266 metri, effettuando il primo volo meccanico al
mondo. Successivamente i due fratelli effettuarono molte prove, aumentando sempre più la
durata e la distanza (il Flyer III nel 1905 fu il primo apparecchio in grado di volare per più di
mezz’ora, nonché di virare e volteggiare disegnando una figura a forma di otto). Le loro imprese
ebbero vasta eco in tutto il mondo e a loro si attribuisce l’invenzione dell’aeroplano; non dai
francesi, però, secondo i quali il “padre dell’aviazione” è Clement Ader, ingegnere francese nato
a Muret nel 1841. Egli, dopo numerose esperienze e tentativi, realizzò un tipo di aereo con
motore a vapore, dotato di ali a pipistrello – l’Eole – con il quale riuscì a sollevarsi da terra e a
percorrere una cinquantina di metri (ma non è mai Stato chiarito se per gravità come un aliante o
sostenuto dal motore) il 9 ottobre 1890, data che segna l’inizio dei voli con macchine più pesanti
dell’aria propulse a vapore.
I tentativi che seguirono, sia di Ader che di altri, non ebbero successo, ma ormai era stata
acquisita una solida conoscenza nell’aerodinamica sperimentale, anche se occorreva tenere sotto
controllo la stabilità dell’aeroplano e guidarne movimento e direzione. Una condizione
fondamentale era, inoltre, il buon funzionamento di un motore a combustione interna al posto del
pesante motore a vapore: ci provarono senza successo nel 1903 il fisico statunitense Samuel
Purpoint Langley e l’aviatore tedesco Karl Jatho; poi fu la volta dei fratelli Wright.
Cfr. Enciclopedia Universale Rizzoli Larousse, ed. Rizzoli, Milano.
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In aerodinamica, rapporto tra il peso del velivolo e la sua superficie alare.
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bassi, le configurazioni strutturali alquanto bizzarre e le prestazioni troppo
limitate per un impiego concreto.
L’evento che mutò bruscamente questo scenario fu l’impiego bellico dell’
aeroplano durante la I Guerra Mondiale. L’esperienza acquisita durante il corso
del conflitto contribuì in maniera determinante alla comparsa, nell’arco di pochi
anni, di aeroplani che surclassavano, sotto tutti gli aspetti, gli early birds d’ante
guerra.
Con la cessazione delle ostilità, nella prospettiva concreta di uno sviluppo
commerciale del trasporto aereo, si palesò la necessità di fissare precise norme e
standard minimi internazionali cui tutti i costruttori e operatori dovevano fare
riferimento; tutto ciò al fine di fissare un livello di sicurezza comune,
indispensabile per l’impiego civile degli aerei.
Nel 1919 le Nazioni che vinsero la Grande Guerra convocarono a Parigi la
International Convention for Air Navigation che sancì la nascita della
International Commission for Air Navigation − ICAN − .
Si propose in questa sede l’introduzione degli standard minimi di sicurezza
e dei relativi certificati di aeronavigabilità, mutuamente accettati da tutti i Paesi
membri. La collaborazione internazionale fu però molto difficile ed i progressi
limitati. Tra l’altro non si era verificato il previsto aumento dei voli commerciali
e del trasporto passeggeri.
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Sul piano nazionale al tempo dell’ICAN le Nazioni aeronauticamente più
avanzate si erano già dotate di organizzazioni che controllavano
l’aeronavigabilità dei prodotti aeronautici; un Federal Act del 1928 introduceva
in U.S.A. le prime Regulations; in Gran Bretagna veniva creato nel 1919 il
Dipartimento per l’Aeronavigabilità, nel 1926 veniva diffuso il primo
Airworthiness Handbook AP1208.
In un primo tempo le norme, come nel caso dell’AP1208, furono molto
generiche. Negli anni che seguirono, con l’aumento delle prestazioni e della
complessità degli aerei, esse diventarono più precise e stringenti. Agli operatori
fu fornito un manuale che stabiliva quali condizioni di volo erano considerate
sicure in ogni particolare circostanza. Tale manuale di volo includeva
informazioni sulle caratteristiche della pista , sulle condizioni meteo, sul carico
e sugli ostacoli in rotta. Nel 1937 nasceva, sempre in Gran Bretagna, l’Air
Registration Board − ARB − ma la II Guerra Mondiale era già alle porte e ben
presto sarebbe calato un sipario su tutto il trasporto civile mondiale.
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2. La Convenzione di Chicago
2.1 Contenuto della Convenzione di Chicago
Lo sviluppo riprendeva nel dopoguerra e nel 1948 l’ARB stabiliva le British
Civil Airworthiness Requirements − BCAR − a loro volta ispirate alle CAR4b
nordamericane. Le CAR introducevano un approccio più sofisticato per la
sicurezza dei sistemi aeronautici; esse legavano la sicurezza di un aeromobile,
non solo all’affidabilità intrinseca dei singoli componenti, ma anche alla
definizione ed al rispetto di precisi programmi di manutenzione e delle procedure
di volo riportate sui manuali approvati.
Nel periodo intercorrente tra le due guerre mondiali c’era Stato un grande
progresso nell’aviazione, soprattutto negli Stati Uniti, Paese in cui le enormi
distanze rendevano frequentissimo l’impiego degli aerei. Furono, quindi, gli Stati
Uniti a promuovere l’adozione di un testo internazionale più liberale di quello
del 1919, e ciò avvenne con la Conferenza di Chicago del 1° novembre 1944,
nella quale il presidente americano Roosvelt ammonì i capi dei 54 Paesi
partecipanti sulla necessità di migliorare la situazione esistente. Ciò fu fatto con
l’affermazione delle cinque libertà del traffico.
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3
La prima libertà consiste nel diritto di sorvolare il territorio di uno Stato diverso da quello della
nazionalità dell’aeromobile senza atterrarvi; la seconda prevede il diritto di atterrare su tale Stato
soltanto per motivi di ordine tecnico; la terza riguarda il diritto di sbarcare sul territorio dello
Stato contraente passeggeri e merci imbarcati sul territorio dello Stato di cui l’aeromobile ha la
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Obiettivo della Conferenza era quello di assicurare, a livello mondiale, un
adeguato sviluppo del trasporto aereo, mediante un’unificazione sia tecnica che
economica dell’esercizio aeronautico ed un ampliamento, quindi, della
collaborazione internazionale.
La Convenzione sull’Aviazione Civile Internazionale, che costituisce lo
strumento di carattere generale elaborato dalla Conferenza, è entrata in vigore nel
maggio 1947. Essa è suddivisa in quattro parti: navigazione aerea, trasporto
aereo internazionale, ICAO
4
, norme finali.
La prima parte è imperniata sull’accordo sul transito, il quale stabilisce lo
scambio multilaterale del diritto di sorvolo e di scalo tecnico, ovvero permette
che le due libertà tecniche − 1° e 2° − siano applicabili anche alle linee aeree
regolari.
Una regola importante di questa prima parte è il divieto di cabotaggio,
sancito dall’art. 7: “Ogni Stato contraente avrà il diritto di rifiutare agli
aeromobili degli altri Stati contraenti il permesso di trasportare, dietro compenso
nazionalità; la quarta consiste, invece, nel diritto di imbarcare sempre su tale Stato merci e
passeggeri destinati al territorio dello Stato di cui l’aereo possiede la nazionalità; la quinta libertà,
infine, attribuisce il diritto di imbarcare sul territorio dello Stato contraente passeggeri e merci
destinati al territorio di qualsiasi Stato terzo e il diritto di sbarcare sul territorio dello Stato
contraente merci e passeggeri provenienti da qualsiasi Stato terzo. Accanto a queste cinque
libertà, la prassi ne ha individuate altre tre: la sesta, consistente nel diritto per una compagnia
aerea di uno Stato, di trasportare passeggeri e merci da uno Stato estero ad un altro, sostando nel
proprio territorio nazionale. La settima consiste nel traffico fra Stati terzi senza sosta nello Stato
della bandiera. L’ottava, infine, riguarda il cabotaggio aereo, cioè il diritto di effettuare
operazioni di traffico tra due o più punti del territorio di uno Stato.
4
ICAO: International Civil Aviation Organization.
15
o dietro noleggio, passeggeri, merce o posta da un punto all’altro del proprio
territorio”.
Dall’esame di tutte le disposizioni del secondo capitolo della prima parte
della Convenzione si desumono tre principi caratterizzanti il regime della
Convenzione stessa:
a) applicazione delle leggi e dei regolamenti nazionali dei singoli Stati:
secondo questo principio la convenzione non intende sostituirsi alle leggi degli
Stati contraenti, ma si limita a far rispettare la propria disciplina dei voli
internazionali
5
;
b) eguaglianza di trattamento: gli aeromobili di uno Stato contraente che
sorvolano un altro Stato contraente sono equiparati agli aeromobili di quello
Stato;
c) uniformità: secondo l’art. 12 gli Stati contraenti s’impegnano ad
uniformarsi al modello internazionale di regole tecniche ed economiche.
Per quanto riguarda la seconda parte – trasporto aereo internazionale – essa
concerne l’accordo sul trasporto, nel quale si stabilisce lo scambio multilaterale
dei diritti di 3°, 4° e 5° libertà, cioè le libertà commerciali.
5
E’importante al riguardo citare l’articolo 1 della Convenzione: “Ogni Stato ha la completa ed
esclusiva sovranità sullo spazio aereo sovrastante il proprio territorio.”