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Introduzione
Il primo settore della psicologia del lavoro, in ordine di tempo, e per il
quale si è venuta definendo anche l’immagine dello psicologo del
lavoro, è quello della selezione del personale. Si tratta di un campo di
applicazione e di ricerca nella gestione delle risorse umane che ha
sempre goduto di un certo credito presso il mondo imprenditoriale. Ha
stimolato lo sviluppo di metodi e procedure assai sofisticati ed è stato
spesso oggetto di critiche e controversie (sia scientifiche che
deontologiche) che hanno contribuito a definirne i limiti sul piano
teorico e su quello operativo. Scegliere ed assumere la persona più
adatta per un lavoro è un processo di raccolta di dati e di presa di
decisioni piuttosto complesso che non deriva da un lampo di genio.
Al concetto di selezione del personale viene usualmente riconosciuta
una funzione di "valutazione e scelta delle persone che, sulla base di
un profilo ideale, sono considerate idonee a ricoprire un dato ruolo o
posizione organizzativa" (Farnese, 2002).
Anche l'epistemologia della parola fa riferimento a questo processo di
scelta: dal latino "selectione", cioè scelta. Si ricorda inoltre come il
vecchio vocabolo sia tornato in uso nella lingua italiana nella metà
dell'ottocento con un uso biologico che contrappone la selezione
naturale a quella artificiale, ma in ogni caso con una chiara
connotazione valutativa e comparativa sociale/relazionale:
selezionare, scegliere, eleggere ed altri termini ruotano, infatti, tutti
intorno alla stessa origine (ex-eligere) ed indicano il processo che,
attraverso la differenziazione, porta ad "estrarre la parte migliore
separandola dalla peggiore ".
In un ormai classico testo sulla selezione del personale si afferma:
"Crediamo che questi metodi rappresentino il mezzo migliore per
assicurare che le persone giuste compiano il giusto lavoro nel giusto
momento e nelle giuste condizioni" (Dunnette, 1992).
Altri ancora propongono: "La definizione che di solito viene data è
che la selezione consiste in un processo di diversi stadi nel quale,
evidenziate le qualità e rimarcati i requisiti necessari per svolgere
determinati compiti, identificati e misurati queste qualità e requisiti in
diversi individui presi in esame, si scelgono gli individui che
possiedono tali caratteristiche a livello sufficiente per svolgere i
compiti loro assegnati con garanzia di riuscita" (Stella, Sordi, 1968).
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In anni più recenti si afferma che "la principale finalità organizzativa
dell'intervista di selezione è quella di valutare i possibili candidati per
una certa mansione e di scegliere la persona o le persone più adatte a
svolgerla nel modo ottimale". E ancora: " lo scopo primario, chiaro, è
quello di valutare il grado di adeguatezza di un candidato per uno
specifico posto di lavoro disponibile" (Argentero, 1996).
La selezione, per altri ancora, consiste "nell’individuare le qualità ed i
requisiti necessari per svolgere determinati compiti, nell'identificare e
misurare le qualità attuali e potenziali, le caratteristiche della
personalità, gli interessi, le aspirazioni dei vari individui presi in
esame; nello scegliere gli individui che possiedono tali qualità,
caratteristiche ecc. ad un livello sufficiente per svolgere i compiti
assegnati con soddisfazione propria e del datore di lavoro" (Zerilli,
1999).
La selezione, in pratica, pare fondarsi sul concetto che qualsiasi
lavoro, per essere eseguito con risultati soddisfacenti per entrambe le
parti in causa, richieda il possesso nella persona di un insieme di
qualità, caratteristiche, interessi ed aspirazioni. Ciascuna di tali qualità
e caratteristiche è dunque un raffronto, un controllo quantitativo e
qualitativo delle capacità, attitudini, caratteristiche fisiche,
psicologiche, personalità, interessi ed aspirazioni del soggetto con i
requisiti dei compiti o, se si preferisce, con le qualità e caratteristiche
di una persona standard astratta, prefigurata in relazione alle esigenze
d'ogni singola mansione. Ciò premesso, si può pensare di definire la
selezione sotto un duplice profilo: dal punto di vista concettuale, essa
consiste nella scelta di un soggetto per una posizione nella quale si
prevede che le sue qualità trovino la migliore utilizzazione; dal punto
di vista pratico, invece, essa consisterà nell'individuazione e
misurazione delle qualità e caratteristiche del soggetto per mezzo di
determinate tecniche, a fronte dei requisiti richiesti dalla posizione
disponibile.
Provando ad unificare le due definizioni, si potrebbe dire che "la
selezione del personale è il processo volto a stabilire, mediante
l'impiego di tecniche appropriate, quali tra più persone sono idonee
per le loro qualità attuali e potenziali e per le loro caratteristiche a
svolgere il lavoro cui sono avviate con soddisfazione sia propria che
dell'organizzazione in cui sono immesse" (Zerilli, 1999).
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Capitolo Primo
La selezione come processo psico-sociale
L'attività di selezione riveste un'importanza strategica per le
organizzazioni di lavoro, siano esse produttrici di beni o servizi,
pubbliche o private, finalizzate al profitto o alla creazione di benefici
sociali. Attraverso i processi di selezione, dirigenti, manager e capi
d'impresa cercano di acquisire le risorse umane più adatte per
mantenere elevati standard produttivi, migliorare la qualità del
prodotto e dei servizi, garantire innovazione. E' in gioco la
competitività delle aziende. Questa può essere favorita, oltre che
dall'avanzamento tecnologico e da investimenti in ricerca e sviluppo,
anche da attività di reclutamento e selezione che consentono
un'accurata scelta dei candidati più idonei, preparati e promettenti. Le
grandi imprese sono disposte a sostenere ingenti costi per i processi di
selezione, consapevoli che tali costi rappresentano, nel medio-lungo
termine, un investimento con potenziali ritorni economici e di
immagine. Selezionare personale competente e motivato – oltre ad
incrementare produttività, qualità ed innovazione – può generare
effetti positivi sul clima organizzativo, produrre un migliore
funzionamento dei team, stimolare attaccamento organizzativo e senso
di appartenenza, rendere più attrattiva l'organizzazione per altre
persone di talento. A questo proposito, la psicologia (in particolare la
psicologia del lavoro e delle organizzazioni, ma non solo) ha offerto,
fin dalle sue origini, un contributo significativo per lo sviluppo di
strumenti, di tecniche e di modalità di selezione fondate
scientificamente. L'apporto forse più noto riguarda i processi di
misurazione di alcune caratteristiche psicologiche (intelligenza,
personalità, motivazione) e psicosociali (interessi, valori,
atteggiamenti) dei candidati ad una data posizione di lavoro. La
costruzione di test con solide proprietà psicometriche di attendibilità,
sensibilità e validità rappresenta tradizionalmente un tipico campo di
intervento degli psicologi del lavoro (Argentero, 2006). Ma si può
ricordare anche l'attenzione posta dagli psicologi alle attività di job e
task analysis. E' attraverso tali processi diagnostici che si può giungere
ad una chiara definizione dei criteri di selezione: quali sono le
caratteristiche che il candidato ottimale deve possedere in termini di
conoscenze, abilità e competenze? Cosi come non si può dimenticare
il contributo che vari psicologi hanno fornito per approfondire le
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conoscenze sulla conduzione del colloquio di selezione, uno degli
strumenti di analisi più utilizzati e con migliore capacità predittiva
(Castiello D'Antonio, 2006).
Come si vede, la psicologia ha considerato a lungo e in modo
approfondito il problema dal punto di vista del selezionatore: come
costruire e applicare procedure selettive in grado di predire in modo
affidabile la prestazione futura del lavoratore?
Accanto a questi temi tradizionali, oggi si possono individuare alcune
aree di interesse emergenti, che pongono l'accento sulla natura sociale
del processo selettivo: l'attività di reclutamento e l'intervista di
selezione quale strumento principe a disposizione del selezionatore.
Inoltre, negli ultimi anni si è consolidata la consapevolezza che il
processo selettivo, avendo natura psico-sociale, comprende due aree di
lavoro: oggettiva e soggettiva. L'area oggettiva riguarda i dati che si
prestano ad un'interpretazione univoca. Gli indici possono essere
differenti: test attitudinali, test professionali, test psicologici di
personalità, indici comportamentali (come ad esempio la puntualità,
l'ordine e la cura nell'abbigliamento del soggetto...). La coerenza del
discorso, la logica di esposizione ed argomentazione, può ancora
essere considerata un dato oggettivo.
Il resto, ovvero quel processo che si dispiega dal contatto con il
candidato per fissare l'appuntamento all'incontro vero e proprio e che
culmina nella scelta di uno o più candidati, rientra nella sfera
soggettiva.
L'area soggettiva riguarda i dati ricavati ed elaborati da due Sé
differenti, che si sono incontrati in un dato luogo e tempo. Rientrano
in questa seconda area la nostra visione del mondo, gli schemi con cui
lavoriamo, gli archetipi più sensibili e facilmente destabili, in una
parola la nostra storia personale.
Quando due Identità si incontrano, per loro natura tendono ad
emettere un giudizio di valore l'una dell'altra, perchè conoscendo
l'Altro, definendolo quindi con un'etichetta classificatoria, riduciamo
le nostre ansie, il bisogno innato di dover conoscere sempre tutto,
l'ansia di dover vivere in un mondo con milioni di altri individui
(Carli, Paniccia e Lancia, 1988).
Il giudizio è un giudizio di valore nei colloqui di selezione riusciti; è
un giudizio morale laddove nel colloquio selettivo qualcosa non abbia
funzionato, il Sé selezionatore ha valicato i suoi confini ed ha espresso
un giudizio non pertinente ai fini del lavoro, ha cioè violato il setting.
La parte oggettiva della selezione fa riferimento a strumenti e
metodologie carta-matita, metodi statistici e standard che permettono
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la raccolta di dati utili alla selezione. L'anamnesi di questi dati è
fondamentale, ma la selezione si gioca tutto nella seconda parte,
quella soggettiva. La parte soggettiva fa riferimento soprattutto al
colloquio di selezione e alla scelta del candidato. I dati oggettivi sono
relativamente importanti, nel senso che è durante il colloquio che si
gioca il processo di selezione. Infatti, solo alla fine del colloquio si
perviene ad un giudizio di valore che permette la scelta di quella
persona piuttosto che di un'altra.
1.1 Prima fase: reclutare
Il reclutamento rappresenta la prima fase del processo di selezione,
con l quale si attua una ricerca organizzata della persona da inserire
nel contesto organizzativo. L’obiettivo del reclutamento è quello di
contattare un numero di candidati sufficiente per soddisfare al meglio i
criteri di selezione ad un costo contenuto. L’assunzione di individui
idonei sarà, solitamente, più garantita nei casi in cui durante il
processo di selezione viene esaminato un congruo numero di candidati
in relazione ai posti disponibili. In questo caso ci troviamo di fronte ad
una selezione positiva. Nella selezione negativa, invece, vi è una quasi
corrispondenza tra posti di lavoro e numero di candidati, pertanto si
procede eliminando i peggiori. Al variare del valore del rapporto
variano anche i costi. Nella selezione negativa si hanno costi contenuti
ma anche il rischio di non soddisfare i criteri considerati; in quella
positiva aumentano le possibilità di scelta ma anche i costi. Da ciò si
deduce che non esiste un valore ottimale assoluto in tale rapporto, ma
che esso dovrà essere prefissato di volta in volta sulla base
dell’esperienza e delle esigenze. La raccolta delle candidature può
essere effettuata attingendo a canali interni o esterni all’azienda. Nel
primo caso le fonti di reclutamento possono essere gli annunci interni,
i nominativi di familiari o conoscenti di dipendenti, oppure i
curriculum vitae mandati spontaneamente. Possibili canali interni di
accesso sono dunque le “segnalazioni” che consentono di entrare in
contatto con nominativi di persone che sono interessate alla posizione,
queste presentano il vantaggio di essere gratuite, ma la loro gestione
richiede molta attenzione; l’utilizzo dei curriculum vitae mandati
spontaneamente, d’altro canto, ha il limite che tali CV on siano
coincidenti con le caratteristiche richieste, perciò il loro utilizzo
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richiede una preventiva azione di spoglio e di analisi di tutte le
domande con relativa archiviazione.
Nel secondo caso, le fonti di reclutamento possono essere
rappresentate dagli annunci di ricerca di personale, da agenzie di
selezione o interinali, oppure dalle liste di nominativi di istituti
scolastici o delle università. Queste liste hanno indubbiamente il
vantaggio di fornire nominativi pre-selezionati rispetto alle esperienze
professionali e di presentare in modo omogeneo tipologie
professionali o altre caratteristiche prestabilite.
Infine, un canale estremamente importante è l’inserzione, pubblicata
su quotidiani, riviste e periodici specializzati, con la quale sono
definite le caratteristiche di esperienza professionale e personale
corrispondenti a quelle espresse dal profilo della posizione. Terminata
la raccolta delle candidature potenzialmente interessanti, si passa ad
una fase di pre-screening condotta attraverso l’esame dei CV e dei
questionari di dati biografici. Questi ultimi in particolare, a differenza
dei curriculum vitae, sono degli strumenti standardizzati normalmente
caratterizzati da un certo numero di item biografici ed un sistema di
punteggio prestabilito per la valutazione dei dati raccolti. Tali
questionari si basano su studi di validazione condotti in precedenza,
da cui emergono quali sono i dati personali generalmente correlati a
prestazioni positive in una certa mansione (Argentero, 1996). Il
reclutamento si conclude per lo più invitando i soggetti ad un primo
contatto diretto con l’organizzazione, dopo il quale sarà decisa la loro
idoneità per la fase di selezione vera e propria.
A titolo esemplificativo, riporto di seguito le linee guida relative
all’attività di reclutamento valide presso Siemens, l'azienda
multinazionale presso la quale sono impiegata dal 1998.