INTRODUZIONE
Il mercato assicurativo, negli ultimi due decenni, ha conosciuto importanti
cambiamenti che ne hanno modificato notevolmente la struttura e i meccanismi di
funzionamento.
Nell’ambito di una crescente concorrenza che ha ridisegnato le regole del settore, gli
operatori hanno dovuto fronteggiare l’ingresso di nuovi attori, nuove modalità
distributive, nuove tecnologie ed una clientela sempre più esigente ed informata.
Il diverso atteggiamento degli assicurati verso le compagnie assicurative, in
particolare, ha registrato una crescente attenzione verso la qualità dei prodotti/servizi
offerti, il livello dei premi, l’assistenza e la capacità del proprio assicuratore di saper
rispondere alle richieste. Questi mutamenti, sommati alla recente crisi economica
che ha colpito da poco anche il settore assicurativo, si traducono in una maggiore
difficoltà delle compagnie sia a conquistare nuovi clienti sia a mantenere quelli già
acquisiti perché, avendo a disposizione più proposte assicurative, tendono ad essere
meno fedeli e a cambiare compagnia con maggior frequenza.
Lo scopo del presente lavoro è quello di dimostrare l’importanza che riveste oggi
avere una conoscenza approfondita e continuamente aggiornata nel tempo dei propri
clienti per accrescere la relazione con loro e, nello stesso tempo, la redditività
dell’impresa.
Le dinamiche del settore hanno portato le compagnie assicurative a focalizzare la
loro attenzione nella corretta gestione e valorizzazione del proprio portafoglio clienti,
elemento chiave per ottenere un vantaggio competitivo. Per comprendere come si
manifestano i bisogni e i comportamenti della clientela, le imprese hanno impiegato
diversi strumenti di analisi aventi lo scopo di osservare più precisamente le esigenze
della clientela e sviluppare la relazione con quella acquisita. Tra queste, un ruolo
importante è dato alla segmentazione che permette di interagire con i clienti in modo
differenziato e specialistico.
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L’interesse per questo specifico argomento è nato durante il mio periodo di stage
nella compagnia assicurativa AXA Assicurazioni, esperienza iniziata nel marzo del
2010 all’interno dell’ufficio Customer Information Management e Ricerche di Mercato.
In quei giorni, la compagnia stava affrontando il problema di ridefinire adeguate
strategie per accrescere il valore dei propri clienti, ma mancando di molte
informazioni circa i loro bisogni e i loro comportamenti di acquisto, decise che prima
di agire era necessario esaminare il tipo di informazioni presenti nei database
aziendali. Si scelse, così, che lo strumento utile per questo tipo di analisi era la
segmentazione.
Essendomi occupata in prima persona del progetto di segmentazione del portafoglio
clienti, ho avuto modo di studiare e osservare da vicino la necessità di avere una
visone completa dei propri assicurati per gestire adeguatamente il rapporto con essi
e di definire piani di azioni più mirati e meno dispendiosi per il raggiungimento degli
obiettivi aziendali.
In campo assicurativo, la segmentazione svolge un ruolo fondamentale nel rapporto
bidirezionale impresa-cliente perché, da un lato, fornisce alla compagnia uno
strumento di mantenimento nel tempo dei clienti più profittevoli e una base su cui
poter prendere adeguate decisioni aziendali e, dall’altro, garantisce agli assicurati di
ricevere un prodotto/servizio che risponda alle loro esigenze.
Il lavoro svolto, che qui viene presentato, offre proprio un contributo all’analisi dello
stato di attuazione di strategie volte a migliorare la relazione con il cliente e dare una
risposta concreta ai loro bisogni assicurativi. Si è voluto sottolineare la necessità di
“curare” i clienti attuali e di orientare le attività aziendali verso un approccio
“customer-centric”, sia per definire opportune scelte e azioni strategiche senza
disperdere gli sforzi di marketing, sia per massimizzare i profitti e garantirsi una
crescita futura.
Il lavoro affronta questa problematica coniugando l’aspetto teorico con quello
empirico, proveniente dalla concreta esperienza in azienda. Esso si articola in
quattro capitoli, organizzati in due distinte sezioni: la prima dedicata ad illustrare le
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tematiche legate all’evoluzione del settore assicurativo e ai contributi teorici del
concetto segmentazione; la seconda incentrata sulla loro declinazione nella realtà
specifica della compagnia AXA Assicurazioni.
Il primo capitolo propone una disamina dei principali cambiamenti che hanno
interessato il settore assicurativo negli ultimi due decenni. Dopo aver illustrato le
principali trasformazioni avvenute e le problematiche che stanno interessando il
mercato assicurativo italiano, sono descritti i nuovi orientamenti della clientela (in
termini di aspettative e comportamenti) e la crescente attenzione delle imprese
assicurative verso una gestione orientata al cliente.
Il secondo capitolo introduce al tema della segmentazione della clientela, sia da un
punto di vista teorico-concettuale sia da uno metodologico. Dopo aver definito cosa
si intende per segmentazione e come si struttura l’intero processo, sono presentati i
principali strumenti utili per l’analisi della domanda.
Il terzo capitolo esamina la realtà della compagnia assicurativa AXA Assicurazioni.
Viene dato prima un quadro generale della società e dei principali cambiamenti
avvenuti negli ultimi anni, mettendo in luce come ogni processo e strategia siano stati
ridefiniti secondo le logiche di orientamento e approccio globale al cliente.
Successivamente, una particolare attenzione è rivolta all’evoluzione che l’attività di
segmentazione ha subito nel corso del tempo, con riferimento tanto al mercato
quanto ai clienti della compagnia.
Infine, a partire dalle criticità individuate nel terzo capitolo e dalle indicazioni emerse
in letteratura, il capitolo quarto affronta il tema specifico della segmentazione del
portafoglio clienti privati della compagnia. A fronte dei mutamenti dei rapporti con il
mercato, il capitolo approfondisce i motivi che hanno portato alla nascita del progetto,
gli obiettivi da perseguire e le metodologie d’analisi impiegate. Dopo aver descritto,
passo per passo, ogni fase del processo di segmentazione, viene data una
descrizione dei segmenti individuati e dei miglioramenti che tale attività porterà in
azienda. In particolare, sono illustrati i possibili impieghi strategici ed operativi del
progetto, quelli attuati finora e le prospettive di sviluppo futuro.
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CAPITOLO 1
SCENARIO E TENDENZE DEL MERCATO ASSICURATIVO
1.1. L’evoluzione e i cambiamenti del mercato assicurativo
Nel corso degli ultimi quindici anni, il mercato assicurativo ha conosciuto
cambiamenti così rapidi e profondi tanto da far ripensare il “modo di fare”
assicurazione.
Mentre pochi anni fa “il tradizionale contesto di mercato era caratterizzato da una
ridotta competizione, protetta da elevate barriere all’ingresso, da operatori ben
definiti, da una cultura spesso monocanale delle compagnie di assicurazione, da un
ruolo centrale svolto dall’intermediario, cui era demandato interamente il rapporto
con il mercato finale” (Turchetti, 2004, p. 29), una serie di fenomeni in atto nella
società attuale (socio-politici, normativi, tecnologici, economici e culturali) hanno
modificato notevolmente la struttura e la concorrenzialità del settore, i suoi
meccanismi di funzionamento, le caratteristiche della domanda e dell’offerta.
In Europa, e negli ultimi tempi anche Italia, nella realtà sociale si è assistito ad una
crescita esponenziale del ruolo delle assicurazioni private, chiamate in causa sempre
più spesso per coprire spazi storicamente occupati da istituzioni pubbliche. Si allude,
in particolare, all’allungamento della vita media dell’uomo (con conseguente
invecchiamento della popolazione) e all’aggravarsi del rapporto spesa pubblica/PIL
che si stanno riflettendo in una contrazione degli interventi pubblici. Le crescenti
preoccupazioni dei cittadini italiani sulla effettiva sostenibilità dell’attuale modello di
welfare (ancora fortemente dipendente dallo Stato) hanno sollecitato così un
aumento della domanda sicurezza e il ricorso al settore assicurativo per ottenere
forme di tutela laddove lo Stato non riesce più a garantire il proprio sostegno (come
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la certezza di un livello soddisfacente di pensione, l’erogazione di servizi sanitari di
qualità, la presenza di una rete capillare ed efficace di assistenza) (Gagliardi, 2004).
Prima del Trattato di Maastricht, l’assicuratore si muoveva nell’ambito di un sistema
“protetto” che gli garantiva prospettive di forti accumuli di ricchezza. Con la nascita
dell’Unione Europea e la creazione di un mercato unico, invece, tutte le secolari
barriere commerciali e finanziarie tra settori (considerati fino ad allora distinti) sono
state abbattute ed è aumentata l’intensità degli scambi.
Per l’Italia, così come per la maggior parte degli Stati membri, tale rivoluzione si è
manifestata, preliminarmente, in un impatto normativo che ha investito le attività delle
compagnie assicuratrici e ha ridisegnato l’esercizio istituzionale delle Autorità di
controllo (Coviello, 1999). I numerosi interventi legislativi hanno introdotto profonde
modifiche in tema di trasparenza nelle condizioni distributive e contrattuali e di
maggiori uniformità operative tra le compagnie dei diversi Paesi.
Il provvedimento più rilevante, però, è stato la liberalizzazione del settore
assicurativo. Avviata nel 1973, rappresenta uno dei momenti fondamentali della
disciplina comunitaria orientata alla creazione di un mercato unico delle
assicurazioni. Il processo, conclusosi il 1° luglio 1994 con l’entrata in vigore della
terza direttiva Vita e Danni, ha introdotto tre importanti principi: la liberalizzazione
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delle tariffe, il principio della licenza unica e regole d’investimento meno restrittive
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per le compagnie. Con la liberalizzazione delle tariffe nel ramo R.C. Auto, in
particolare, sono state ridisegnate le regole di un settore che fino a quel momento
era stato sottoposto ad un regime di prezzi amministrati. Le compagnie di
assicurazione potevano ora competere sul prezzo e determinare le condizioni
generali di contratto senza dover chiedere l’autorizzazione preventiva all’organismo
di vigilanza (Comandè, 2000).
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Il principio della licenza unica consente alle imprese assicuratrici di poter liberamente operare in ogni
Paese membro dell’Unione Europea, sia in regime di libero stabilimento che in regime di libera
prestazione dei servizi, mediante un’unica autorizzazione rilasciata dallo Stato in cui queste hanno
sede (Comandè, 2000).
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L’abolizione dei limiti minimi d’investimento nelle riserve ha reso più flessibile la politica finanziaria
delle compagnie che, se da un lato possono meglio ottimizzare i loro impieghi, dall’altro sono più
esposte alla volatilità dei mercati finanziari per la maggior quota dei titoli azionari in portafoglio
(Comandè, 2000).
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In seguito alla creazione del mercato unico e all’avvento dell’euro (1999), i principali
gruppi assicurativi, hanno iniziato a cercare opportunità di sviluppo oltre i confini
nazionali e a rafforzare significativamente la loro presenza sui mercati internazionali:
apertura di succursali e/o acquisti di compagnie locali per seguire i propri assicurati
anche all’estero, politiche e strategie di accorpamento, riorganizzazioni aziendali
(Zanette, 2004).
Un’importante conseguenza del processo di deregolamentazione è stata l’aumento
vertiginoso del grado di concorrenzialità nei singoli mercati nazionali che ha portato
ad un vero e proprio cambiamento strutturale del settore. L’eliminazione delle
barriere all’entrata ha sia favorito l’ingresso di nuovi attori (provenienti spesso da altri
comparti) sia originato contenuti fenomeni di retribuzione delle quote di mercato.
Ciò è risultato particolarmente vero per quei Paesi, come l’Italia, dove in precedenza
vigeva un elevato livello di regolamentazione ed una sostanziale stabilità competitiva.
Per lungo tempo, infatti, la competizione tra le compagnie assicurative italiane si è
basata esclusivamente sulla leva competitiva del prezzo, giacché unico fattore a
minore impatto sulla struttura produttiva e organizzativa; un prezzo che veniva
gestito prevalente per perseguire l’equilibrio tecnico, senza nessun orientamento allo
sviluppo di una domanda di massa (ad eccezione della polizza R.C. Auto,
caratterizzata da una domanda rigida in virtù dell’obbligatorietà della copertura). Nel
campo assicurativo “il prezzo ha poi un diretto rapporto con il costo della prestazione
principale, per cui facilmente tutta la competizione si è giocata […] sulla base
assicurabile, che di volta in volta veniva ampliata e “inventata”, spesso a prescindere
dai reali bisogni dell’utente” (Carù, 1994, p.1).
Con l’entrata nel mercato di nuovi competitors tale logica è stata del tutto ribaltata. Le
compagnie hanno iniziato a confrontarsi anche su altre variabili strategiche e a
differenziare il prodotto/servizio assicurativo in funzione delle necessità del mercato.
Con la strategia di differenziazione si assiste così ad un ampliamento della gamma di
prodotti/servizi ed la consueta protezione assicurativa viene integrata con soluzioni
aggiuntive di crescente rilevanza nelle scelte del cliente (Carù, 1994; Coviello, 1999).
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Si tende ad investire nell’innovazione di prodotto, nel miglioramento dell’efficienza e,
soprattutto, nell’aumento della qualità del servizio offerto per ottenere la
soddisfazione della clientela e ottimizzare le relazioni.
L’internazionalizzazione dei mercati e l’aumento della tensione competitiva hanno
comportato un mutamento anche nello scenario distributivo. Le compagnie di
assicurazione, che per molto tempo hanno operato in un contesto caratterizzato da
un numero contenuto di intermediari, accomunato spesso da una strategia
monocanale, si trovano oggi a competere non solo tra loro, ma anche con altri tipi di
operatori (Turchetti, 2000). Negli ultimi due decenni, infatti, i canali distributivi
tradizionali (agenzie e broker) sono stati affiancati da canali innovativi che non solo
hanno cambiato e stanno cambiando i rispettivi ruoli, ma stanno assumendo funzioni
rilevanti in specifici ambiti di mercato (Varaldo, 1995). In realtà però, quello che è
davvero variato, è la modalità di distribuzione, definita “innovativa” appunto, in
quanto “si cerca di vendere a ciascun segmento di clientela prescelto i prodotti che
meglio soddisfano i bisogni espressi, con canali che presentano la maggior
performance distributiva, supportati da un servizio post-vendita coerente con le
attese, all’interno di una comunicazione tendente a massimizzare il potenziale,
evidentemente con l’intento di far profitti” (Liverani, 1995, p.102).
Tra questi si è imposto, in particolare, la bancassurance, un accordo di partnership
tra una banca ed una compagnia assicurativa che permette al cliente di sottoscrivere
un prodotto assicurativo direttamente presso lo sportello della propria banca. Tale
canale si è rivelato particolarmente efficace nella vendita di prodotti affini all’offerta
bancaria, appartenenti essenzialmente al comparto Vita. Un altro tipo di accordo è
l’insurbanking, consistente nella vendita di prodotti bancari e finanziari nelle agenzie
di assicurazione e proceduto, in molti casi, da un vero e proprio acquisto degli
operatori bancari (ad esempio Allianz con Dresdner Bank). Tra i canali innovativi, si
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contano anche quello telefonico, che fa leva su prezzi altamente competitivi, ed il
canale diretto, che ha avuto finora successo nella distribuzione di prodotti semplici,
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A metà degli anni ’80, nel periodo in cui sorge la bancassurance, Direct Line ha iniziato a vendere
sul mercato inglese polizze Auto al telefono.
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come l’R.C. Auto. C’è da segnalare, infine, il recente ingresso dei cosiddetti
aggregators (come 6SICURO, Assicurazione.it o Cercassicurazioni.it), cioè motori di
ricerca online che offrono servizi di calcolo, confronto e acquisto della polizza Auto
più adatta alle esigenze del cliente (IAMA, 2009).
Internet presenta interessanti prospettive di crescita nel medio-lungo termine, sia per
il maggior uso che i clienti ne fanno, sia per i molteplici benefici che offre all’impresa
e all’utente. La sua grande rilevanza nel settore è data dalla “possibilità di
riconfigurare, ai fini di efficienza, la catena del valore delle compagnie con riferimento
ad alcune attività operative, ai rapporti verticali con la rete distributiva, alle attività di
servizio alla clientela, alle strategie di cross selling sviluppate dai nuovi conglomerati
di gestione finanziaria e del risparmio” (Danovi, A. e Indizio, G., 2004, p. 29). Grazie
al canale diretto, le compagnie possono “customizzare” i prodotti, facilitare i
pagamenti, adeguare con maggiore tempestività l’offerta alle condizioni di mercato,
limitare le spese, ridurre errori e ritardi ma, soprattutto, spostare il controllo nelle
mani degli assicurati. La trasparenza delle condizioni contrattuali, disponibili
direttamente online, facilita il cliente nel confronto con i prodotti assicurativi
concorrenti e gli permettono di ritagliarsi un servizio personalizzato; un buon utilizzo,
in questo senso, aiuta anche le imprese a percepire meglio le esigenze finanziarie e
assicurative del cliente. Tuttavia, nonostante le condizioni estremamente
vantaggiose che tale canale offre, nella realtà accade che il cliente, al momento della
sottoscrizione della polizza, tenda quasi sempre a rivolgersi ad un agente. Il fattore
umano, pertanto, continua ad essere centrale nella relazione perché l’asimmetria
informativa, tipica in assicurazione, porta il cliente a necessitare di un rapporto
fiduciario con il proprio assicuratore, al quale rivolgersi nel momento del bisogno, per
la copertura di nuovi rischi e, in particolare, per la liquidazione di un sinistro (Di
Mascio, 2001; Zanette, 2004).
La diversità dei diversi canali, vincenti in ambiti specifici del mercato, ha spinto le
compagnie a riesaminare il loro rapporto con gli intermediari e a orientarsi meno
univocamente alla rete agenziale rispetto al passato. Oggi si ricerca una coerenza tra
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