INTRODUZIONE
XII
Il presente lavoro esamina il ruolo che la segmentazione riveste
all’interno delle imprese industriali che operano nel mercato del largo
consumo, tanto con riferimento ai consumatori finali quanto alla clientela
commerciale. Una particolare attenzione viene rivolta all’evoluzione che
l’attività di segmentazione ha subito nel corso del tempo e alle prospettive
di sviluppo esistenti in un momento complesso quale quello attuale.
La suddivisione della materia in tre parti si propone di rendere
l’esposizione quanto più chiara possibile e di articolare con coerenza ed
organicità i contenuti.
La prima parte ha per oggetto i fondamenti della segmentazione,
indagati sia da un punto di vista storico-concettuale sia da uno
metodologico. Il punto di partenza concerne l’analisi del processo di
affermazione della segmentazione del mercato ed i problemi concettuali e
definitori della segmentazione stessa (Capitolo I). Segue un approccio
maggiormente “operativo” alla segmentazione del mercato che ne indaga
gli aspetti applicativi e strategici: dalla valutazione dell’utilità della
segmentazione alle metodologie di implementazione, ai requisiti di una
segmentazione efficace ed efficiente e infine, all’analisi costi-benefici per
stimarne la convenienza (Capitolo II).
La seconda parte del lavoro è dedicata alla tematica della
segmentazione con esclusivo riferimento ai clienti finali delle imprese
industriali, i consumatori. Inizialmente (Capitolo III) ci si propone di
fornire un quadro dei contributi elaborati nel corso degli anni dalla
letteratura di marketing per spiegare, superando i limiti dell’approccio
economico, le motivazioni, gli atteggiamenti e i comportamenti dei
consumatori. Nel capitolo successivo vengono analizzate le principali
variabili di segmentazione, da quelle generali (variabili demografiche,
socioeconomiche, geografiche, stili di vita) a quelle specifiche (variabili di
comportamento e benefit segmentation), e i criteri utili per la loro selezione.
INTRODUZIONE
XIII
L’ultimo capitolo della seconda parte, prendendo atto dei recentissimi
cambiamenti che hanno interessato tanto il mondo dell’Industria quanto il
mercato dei consumatori, focalizza l’attenzione sulla rapida evoluzione che
ha interessato concetto e tecniche di segmentazione e si interroga sulle
prospettive future.
La terza parte del lavoro approfondisce il tema della segmentazione
nelle politiche di Trade Marketing delle imprese. Si tratta di una
problematica piuttosto complessa per comprendere la quale è stato
necessario indagare preventivamente la natura e le dinamiche evolutive dei
rapporti tra Industria e Distribuzione, oltre che le origini e i contenuti delle
attività di Trade Marketing (Capitolo VI). L’ultimo capitolo si concentra sul
ruolo che la segmentazione della clientela riveste all’interno della
pianificazione degli investimenti di Trade Marketing ed osserva come nel
tempo le imprese industriali abbiano sentito l’esigenza di utilizzare tecniche
di segmentazione diverse, in conseguenza alle profonde trasformazioni che
hanno interessato il mondo distributivo.
Un sentito ringraziamento va al Prof. Gianpiero Lugli per la gentilezza
dimostratami, oltre che per gli stimoli ed i preziosi suggerimenti fornitimi
durante questi mesi di lavoro. Desidero inoltre ringraziare il Prof. Guido
Cristini di cui ho potuto particolarmente apprezzare la disponibilità e le doti
umane. Alla mia famiglia e agli amici voglio infine esprimere tutta la mia
riconoscenza per avermi sostenuto ed essermi sempre stati vicini in tutti
questi anni.
PARTE PRIMA
I FONDAMENTI DELLA SEGMENTAZIONE
2
CAPITOLO I
IL CONCETTO DI SEGMENTAZIONE
1.1. I livelli di segmentazione
La conoscenza dei bisogni e del comportamento dei consumatori è alla
base della scelta e delimitazione, da parte dei produttori, del mercato in cui
si decide di competere. Tale mercato di riferimento dovrà successivamente
essere scomposto in mercati omogenei in termini di bisogni dei consumatori
e motivazioni d’acquisto, definiti prodotti mercati. La scomposizione di un
settore di attività si articola generalmente in tre fasi, dette segmentazione
strategica, macro segmentazione e micro segmentazione. (J.J. Lambin,
1991)
Attraverso la segmentazione strategica si opera una distinzione sul
piano tecnologico e di mercato all’interno di grandi settori di attività
omogenee. Questo livello di scomposizione corrisponde spesso a quello
delle divisioni di un’impresa o delle filiali di un gruppo industriale. Si parla
infatti di settori strategici o major business units. Si tratta di decisioni che
CAPITOLO I IL CONCETTO DI SEGMENTAZIONE
3
competono tipicamente alla Direzione Generale di un’impresa, in quanto
definiscono la ragione stessa di esistere dell’impresa e fondano la strategia
in un’ottica di lungo termine.
L’identificazione, all’interno di ciascuna area strategica di affari, di
prodotti mercati omogenei in termini di funzioni esercitate, professioni e
gruppi di acquirenti, costituisce la finalità della macro segmentazione. Si
parla allora in questo caso di combinazione prodotti-mercati o strategic
business units. Si tratta di un livello di scomposizione ancora molto
“globale”, pertinente al marketing strategico, in quanto permette di
individuare sottoinsiemi di acquirenti distinti, ognuno dei quali costituisce
uno specifico mercato di riferimento.
Il livello di scomposizione che interessa in questa sede è quello della
micro segmentazione, ossia quella serie di attività che permette di
identificare, all’interno di un prodotto-mercato, sottogruppi di acquirenti,
detti segmenti, che ricercano in un prodotto/servizio lo stesso paniere di
attributi o di vantaggi.
Obiettivo dei paragrafi successivi è analizzare la micro
segmentazione. A questo proposito, occorre rilevare che nel proseguo della
trattazione, con il termine segmentazione ci si riferisce al livello di
scomposizione proprio del processo di micro segmentazione, che si articola
nelle seguenti quattro fasi (J.J. Lambin, 1991):
descrizione, per ogni prodotto-mercato dei panieri di vantaggi
richiesti dai potenziali acquirenti;
suddivisione del prodotto-mercato in segmenti omogenei in base ai
vantaggi ricercati;
selezione di uno o più segmenti bersaglio da “conquistare” con un
prodotto ed un programma di informazione e vendita studiati sulla base
delle caratteristiche dei segmenti stessi;
CAPITOLO I IL CONCETTO DI SEGMENTAZIONE
4
scelta di un posizionamento, in ciascuno dei segmenti obiettivo
considerati, coerente con le attese degli acquirenti, alla luce anche delle
posizioni occupate dalla concorrenza.
1.2. I fattori determinanti della segmentazione
L’avvento dell’idea di segmentazione è legato ad una nuova
concezione di mercato, inteso come composto da molteplici e differenti
curve di domanda. Obiettivo del produttore diventa così quello di offrire il
proprio prodotto non tanto indistintamente all’intero pubblico di potenziali
consumatori, quanto al segmento scelto come target, omogeneo al suo
interno e distinto rispetto agli altri segmenti, il quale divide orizzontalmente
e/o verticalmente una parte del mercato sulla base di una o più variabili
base e descrittive.
La diffusione del ricorso alla segmentazione è tipica degli anni di
maggiore prosperità economica ( G. Eminente e S. Cherubini, 1977),
quando i consumatori, soddisfatti ormai i bisogni primari ed orientandosi
sempre più verso quelli secondari1, danno alle imprese la possibilità di
specializzare la loro offerta, assecondando il boom dei consumi. Si rinnova
così l’interesse, che già aveva caratterizzato l’epoca preindustriale, di
soddisfare bisogni particolari dei consumatori attraverso un’offerta ricca e
variegata di prodotti/servizi diversificati. In altri termini, viene
definitivamente sancita la fine di quell’atteggiamento dell’offerta guidato
da una strategia di marketing indifferenziato che attribuiva rilievo primario
1
Un classico modello di classificazione dei bisogni è stato elaborato da Maslow (1943). Esso
stabilisce una gerarchia di bisogni distribuita su cinque livelli: bisogni fisiologici, bisogni di
sicurezza, bisogni d’amore, bisogni di stima e bisogno di auto realizzazione. Cfr. Par. 3.4.1 del
presente lavoro.
CAPITOLO I IL CONCETTO DI SEGMENTAZIONE
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unicamente al prezzo e che ha trovato all’interno del modello fordista di
impresa la sua massima espressione (famoso il caso del modello T prodotto
dalla Ford unicamente in nero).
Nel dettaglio, i principali fattori economicosociali che, con il loro
dinamismo, a partire dagli Anni ’60 hanno creato le condizioni idonee
all’evoluzione ed alla diffusione del concetto di segmentazione nei sistemi
industriali, sono i seguenti (F. Casarin, 1990).
Innanzitutto una forte variazione del livello e della distribuzione del
reddito avvenuta nei decenni post-bellici: la rapida e continua crescita del
reddito disponibile ha fornito i presupposti per un progressivo aumento
degli acquisti di beni e servizi, provocando una serie di conseguenze dirette
sulle condizioni di mercato e indirette sulle strategie delle imprese.
In primo luogo, è aumentata la discrezionalità dell’acquisto, sempre
meno connesso con necessità essenziali della vita quotidiana e più aperto
agli interessi ed ai desideri degli individui. La capacità, da parte dei
consumatori, di operare scelte più numerose e qualitativamente diverse, ha
provocato un aumento della disponibilità stessa dei prodotti sul mercato:
l’estensione dei gusti espressi dal pubblico è infatti coincisa con maggiori
opportunità di soddisfarli da parte del mondo produttivo.
Secondariamente, l’accresciuto potere d’acquisto ha causato la
diffusione dell’«aspettativa di novità» fra il pubblico (D. Twedt, 1970): i
consumatori si attendono e ricercano nuove modalità per soddisfare le
proprie esigenze.
Da registrare ancora, l’aumento delle alternative prese in
considerazione dal consumatore nel processo di decisione d’acquisto. Non
solo infatti egli può scegliere fra prodotti e marchi più numerosi, ma è
anche disposto a pagare un prezzo più alto pur di ottenere un prodotto che
sia il più idoneo possibile a soddisfare le sue specifiche esigenze.
CAPITOLO I IL CONCETTO DI SEGMENTAZIONE
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Tutto ciò, unito al progressivo incremento della mobilità sociale e del
tempo libero, ha concorso alla definitiva rottura degli schemi di condotta
imposti dalle classi sociali e all’affermazione di nuovi modelli di consumo e
di comportamento
2
.
Un secondo fattore decisivo allo sviluppo del concetto di
segmentazione è un generale innalzamento del livello di istruzione. Lo
sviluppo culturale ha reso i consumatori più consapevoli delle alternative
offerte ed ha incrementato la loro esposizione ai mezzi di comunicazione.
Una terza determinante è costituita dal rafforzamento
dell’interdipendenza tra l’evoluzione delle teorie di marketing che hanno
stimolato una conoscenza più approfondita dei consumatori, e l’evoluzione
delle tecniche di ricerca che hanno reso più scientifico l’approccio di
marketing (T. Lunn, 1972).
A ciò va aggiunto l’accostamento dello sviluppo tecnologico ad un
approccio indistinto e generalizzato di mercato. Questo infatti, se da un lato
ha permesso di sfruttare appieno i nuovi ritrovati della tecnica, dall’altro ha
provocato due conseguenze che in ultima analisi hanno favorito le politiche
basate sulla scelta dei segmenti obiettivo.
In primo luogo, i nuovi prodotti derivati dai processi tecnologici ed
immessi sul mercato con una strategia di marketing indifferenziato, hanno
raramente raccolto preferenze, risolvendosi, spesso, in insuccessi.
Secondariamente, la crescente concorrenza tecnologica di tipo
imitativo ha senza dubbio contribuito, in determinati campi, a rendere i
prodotti molto simili fra loro, almeno da un punto di vista merceologico. Si
è così accentuata la tendenza, da parte dei produttori, di rendere “unica” la
propria offerta in modo che l’identità del prodotto nella mente del
2
Per un’analisi di modelli inerenti il comportamento degli acquirenti si veda J. ENGEL, R.
BLACKWELL e P. MINIARD (1986) e P. KOTLER e F. SIMON MILLER (1985); e in relazione alla
situazione italiana G. FABRIS e V. MORTARA (1986) e G. RAGONE (1985).
CAPITOLO I IL CONCETTO DI SEGMENTAZIONE
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consumatore risultasse la più nitida possibile. Questo è avvenuto facendo
leva soprattutto sugli attributi immateriali dei beni, offrendo al cliente, oltre
alle funzioni base, anche i benefici secondari che spesso rappresentano la
prima ragione d’acquisto dei prodotti.
Anche lo sviluppo dei mezzi pubblicitari si è rivelato estremamente
significativo quale fertile campo d’applicazione. La diffusione della
televisione e, di conseguenza, di programmi destinati a specifici segmenti
dell’audience nonché la progressiva specializzazione di quotidiani e
periodici, hanno indubbiamente incoraggiato le imprese e le agenzie
pubblicitarie ad adottare la segmentazione del mercato.
Non va infine dimenticata una considerazione di ordine “tecnico” che
ha a che vedere con la diminuzione della dimensione minima efficiente
richiesta dagli impianti in determinati settori: ciò permette alle imprese di
diversificare la produzione per “raggiungere” i diversi target prescelti senza
soffrire di svantaggi competitivi.
L’osservazione di tutti questi cambiamenti e la presa d’atto delle loro
conseguenze si sono tradotti in un crescente riconoscimento delle
discontinuità esistenti fra i consumatori e delle possibilità di sfruttare tali
discontinuità al fine di migliorare fatturato e redditività dell’impresa.
CAPITOLO I IL CONCETTO DI SEGMENTAZIONE
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1.3. Differenziazione e segmentazione
Se - come detto - l’obiettivo della micro segmentazione consiste
nell’individuazione di un posizionamento coerente ai bisogni che si sceglie
di soddisfare all’interno di prodotti-mercati identificati in fase di macro
segmentazione, pare opportuno evidenziare che il concetto di
segmentazione non va confuso con quello di differenziazione.
A questo riguardo, un contributo significativo è senza dubbio quello
fornito da Dickson e Ginter (P.R. Dickson e J.L. Ginter, 1987) che, nel loro
articolo «Market segmentation, product differentiation, and marketing
strategy», cercano di fare chiarezza sull’argomento ripercorrendo le diverse
definizioni formali che erano state date ai due concetti sia nella letteratura
economica sia in quella di marketing.
Chamberlain (E.H. Chamberlain, 1965) e Porter (M.E. Porter, 1976)
sono concordi nel definire la differenziazione di prodotto come la
distinzione dei beni o sevizi di un venditore da quelli di un altro su una
qualunque base che sia tanto importante per il compratore da determinarne
la preferenza. Essi riconoscono l’importanza sia delle percezioni del
consumatore sia delle caratteristiche non fisiche del prodotto, osservando
come le fonti della differenziazione possano essere molteplici (prodotto,
prezzo, packaging, distribuzione, prestigio e valore del marchio ecc.).
Inoltre, corrispondendo le differenze nelle preferenze del consumatore a
diverse curve di domanda, essi evidenziano come la curva di domanda di un
prodotto differenziato sia meno elastica rispetto al prezzo in quanto il
consumatore è disposto a spendere di più per avere una migliore e più esatta
risposta alle sue esigenze.
CAPITOLO I IL CONCETTO DI SEGMENTAZIONE
9
Su posizioni nettamente opposte si trovano Samuelson (P.A.
Samuelson, 1976) e Smith (W. Smith, 1956), i quali affermano che la causa
maggiore di una domanda di mercato segmentata è da ricercarsi nei soggetti
dell’offerta che frammentano deliberatamente le curve di domanda in
segmenti più piccoli attraverso una “finta” differenziazione di prodotto.
Mentre Samuelson è disposto a riconoscere che la differenziazione di
prodotto può essere una risposta ai bisogni diversificati dei consumatori,
pur sottolineando che la differenziazione di prodotto è per la maggior parte
artificiale, Smith, nel suo classico articolo del 1956, afferma che la
differenziazione di prodotto non è altro che il tentativo di modificare la
curva di domanda in funzione degli obiettivi dell’offerta, attraverso gli
strumenti della pubblicità e della promozione – tesi ripresa ed elaborata da
Galbraith un decennio più tardi (J.K. Galbraith, 1967). Egli ha considerato
la segmentazione di mercato e la differenziazione di prodotto come
reciprocamente esclusive piuttosto che complementari.
Quest’ultima impostazione è stata fortemente criticata da Dickson e
Ginter, i quali, fondandosi sui lavori di Rosen (S. Rosen, 1974) e Lancaster
(K. Lancaster, 1979) e sulla teoria più tradizionale di Chamberlain (E.H.
Chamberlain, 1965), hanno sottolineato come i concetti di segmentazione di
mercato e differenziazione di prodotto e alterazione della funzione di
domanda siano perfettamente distinti e distinguibili. Se infatti per market
segmentation si intende una eterogeneità nelle funzioni di domanda tale che
la domanda totale del mercato può essere disaggregata in segmenti con
distinte funzioni di domanda, la differenziazione di prodotto consiste in una
percezione da parte del consumatore del prodotto offerto come diverso
rispetto a quello dei concorrenti rispetto a caratteristiche tangibili o
intangibili, incluso il prezzo. Essa dunque è una “condizione di mercato”
che non ha nulla a che vedere con l’alterazione della funzione di domanda,
che consiste invece in una “strategia di gestione”, la quale persegue
CAPITOLO I IL CONCETTO DI SEGMENTAZIONE
10
l’obiettivo di aumentare l’importanza che il consumatore riconosce ad un
certo attributo su cui l’impresa ha un vantaggio competitivo oppure di
spostare la percezione della combinazione ideale di attributi verso il proprio
prodotto.
In sintesi, è possibile concludere che l’efficacia, anche in termini
economici, di un’operazione di differenziazione dei caratteri fisici di un
prodotto ha significato soltanto se viene portata sul piano immateriale,
soltanto cioè se l’elemento innovativo introdotto dà origine, nella mente e
nel vissuto del consumatore, ad una forte percezione di unicità (F. Casarin,
1990). Questo implica che ad un prodotto, ogni gruppo di acquirenti attuali
o potenziali, associa percezioni/immagini/valori differenti. Lo sviluppo
della segmentazione è avvenuto quando si è riconosciuto che la strategia di
differenziazione del prodotto è efficace soltanto se si considera la domanda
in termini convergenti oppure quando si è già optato per la segmentazione e
si intende differenziare il prodotto all’interno di un segmento, mentre
risponde in ogni caso sfavorevolmente agli obiettivi di sfruttamento del
mercato in situazioni di domanda divergente. Di qui nasce la
consapevolezza nelle imprese della necessità di identificare e servire
domande divergenti all’interno dello stesso mercato sfruttando così
l’opportunità di adattare con maggiore razionalità e coerenza l’offerta e le
attività che la sostengono ai reali bisogni.