Introduzione
L'obiettivo di questo lavoro è analizzare quali potevano essere presso i Maya
del periodo Classico i riti dedicati alla venerazione degli antenati e, in modo
particolare, quelli che coinvolgevano le ossa dei defunti. Sembra che questi riti,
praticati presso le tombe dei parenti defunti anche a distanza di anni dalla morte,
ricoprissero un ruolo fondamentale nella vita sociale e politica delle città maya. A
spingermi verso questo tipo di lavoro è stato un profondo interesse per i Maya
antichi e per il tema della morte: Questo interesse mi ha portata alla lettura di
importanti testi che, basandosi su ricerche archeologiche ed etnografiche, cercano
di rispondere alle molte domande fino ad ora formulate riguardo al concetto di
morte proprio dei Maya del Classico. Leggendo questi testi, tra cui alcuni piuttosto
recenti come the Classic Maya (2009), Death and the Classic Maya Kings (2009) e
Muerte, Entierro y Ascensión, Ritos Funerarios entre los antiguos mayas (2005), ho
appreso che presso questo popolo la morte non comportava la fine del rapporto tra i
vivi e i defunti e che, cosa ancora più interessante, nemmeno il corpo smetteva, con
la morte, di avere un ruolo attivo nella società. Molti riti funerari, infatti, erano
celebrati anche a distanza di anni dalla morte dell'individuo a cui erano rivolti e in
questi casi nella celebrazione potevano essere coinvolte le ossa del defunto. Queste
avevano un ruolo fondamentale e un'enorme importanza nell'ideologia legata alla
successione dinastica e ai legami familiari. L'importanza del corpo defunto, infatti,
si esplicitava nel culto degli antenati: ho studiato questo argomento su testi diversi
che riguardavano la morte, i riti funerari, le sepolture come elemento inerente
all'architettura, il sacrificio umano nel contesto funerario, l'origine e l'evoluzione
6
del culto degli antenati, il ruolo e l'importanza dei corpi e delle ossa dei defunti.
Quello che mi interessava indagare era il modo in cui il culto degli antenati si
inseriva nell'ideologia della morte propria dei Maya antichi e il motivo per cui i riti
riservati a questo culto si concentravano sui resti dei defunti in atti che nel mondo
occidentale potrebbero essere classificati come ''profanazione'' delle tombe. Ho
deciso di strutturare in questo modo il mio lavoro: nella prima parte ho introdotto i
Maya del periodo Classico, spiegando che questa civiltà si era sviluppata in alcune
regioni del Messico, del Guatemala, del Belize, di El Salvador e dell'Honduras
intorno al 1000 a.C. e che aveva raggiunto il suo apice tra il 300 e il 1000 d.C. circa
in quello che viene chiamato periodo Classico. La struttura sociale estremamente
gerarchizzata aveva al suo vertice l'ajaw, sovrano assoluto con caratteristiche semi-
divine. Di fondamentale importanza è il fatto che, a tutti i livelli sociali, da quelli di
élite a quelli più modesti, l'istituzione del lignaggio univa degli individui in dei
gruppi familiari. Questi gruppi vivevano in complessi residenziali i cui edifici,
costruiti intorno a una piazza, ospitavano nelle fondamenta le tombe degli antenati.
Le tombe dei defunti appartenenti alle classi sociali della élite cittadina facevano
eccezione, perché potevano trovare spazio in maestosi templi o piramidi che
dominavano il paesaggio. L'importanza degli antenati era dunque evidente a tutti i
livelli della società, dal momento che i luoghi di sepoltura si trovavano o nelle
fondamenta delle case o in edifici enormi e visibili a tutti. Nella seconda parte della
ricerca ho trattato il tema della morte soffermandomi sulle componenti spirituali
delle persone e sul loro destino in una realtà ultraterrena definita Mondo Sotterrano.
Strettamente legato al tema della realtà ultraterrena è quello delle sepolture,
considerate dai Maya antichi come luoghi attraverso i quali i defunti passavano al
Mondo Sotterraneo senza che questo comportasse la fine dei loro rapporti con il
mondo terreno. I rapporti tra i vivi e i loro antenati continuavano a esistere grazie
alla celebrazione di riti presso le tombe, riti che prevedevano l'inumazione di
offerte funerarie con il corpo e, talvolta, la modificazione dell'ambiente funerario e
dei resti del defunto. Nella terza parte ho trattato l'origine e lo sviluppo del culto
7
degli antenati e ne ho descritto le caratteristiche. La teoria che ho considerato per
sviluppare questi argomenti è quella di Patricia McAnany (McAnany 2011, 1998,
1995) che considera il culto degli antenati una pratica sviluppatasi prima del
periodo Classico presso le classi sociali non d'élite e legata all'eredità della terra.
Questa pratica prevedeva l'inumazione degli antenati sotto alle fondamenta
domestiche per preservare l'unità del gruppo familiare e perché questi defunti erano
considerati in grado di proteggere l'eredità che avevano trasmesso. Secondo la
McAnany durante il Classico il culto degli antenati diventò, nelle mani delle élite,
strumento di legittimazione del potere: il sovrano rivendicava la discendenza da un
personaggio illustre e, in questo modo, giustificava la sua presenza al vertice della
società. Se quelli fino ad ora elencati erano i presupposti da cui partiva la mia
ricerca, nell'ultima parte ho voluto sviluppare l'argomento principale: partendo da
una descrizione dei riti funerari in generale ho cercato di focalizzare l'analisi sui riti
dedicati alla venerazione degli antenati e, tra questi, su quelli che coinvolgevano le
ossa dei defunti. Per fare ciò mi sono basata sullo schema elaborato da Markus
Eberl (Eberl 2005) che classifica i riti funerari in base al momento della loro
celebrazione: i primi, che prevedevano l'inumazione del corpo, erano celebrati
durante i 10 giorni successivi alla morte, mentre altri riti continuavano ad essere
celebrati anche a distanza di anni dalla morte dell'individuo a cui erano dedicati. I
riti appartenenti alle ultime due fasi, seguendo questo schema, sono quelli nei quali
potevano essere coinvolte le ossa del defunto e quindi ho studiato diversi esempi di
ritrovamenti risultati da scavi archeologici condotti in questi territori. È emerso che
le ossa degli antenati ricoprivano un ruolo fondamentale nei riti praticati a tutti i
livelli della società maya e che questi riti spesso erano celebrati coinvolgendo lo
stesso scheletro. Inoltre estrarre dai sepolcri e conservare queste ossa era un modo
per legittimane la presenza al potere dei sovrani, per i quali possedere le reliquie
equivaleva a dimostrare il loro legame con gli antenati più illustri, di cui le ossa
veicolavano la forza. Allo stesso modo gli appartenenti alle classi sociali non d'élite
attraverso le ossa e la simbologia ad esse legata rendevano esplicito il legame con il
8
fondatore del lignaggio e rafforzavano l'unione del gruppo familiare. Aprire le
tombe a distanza di anni dalla loro chiusura e rientrarvi per celebrare riti o per
modificarne il contenuto era un'usanza che per i Maya non comportava una
mancanza di rispetto per il defunto. Al contrario, sembra che le attenzioni dedicate
al corpo degli antenati fossero sinonimo di venerazione e rispetto.
9
Capitolo primo
I Maya del periodo Classico
1. Il territorio
Il territorio in cui fiorì la civiltà Maya si estendeva negli attuali stati
messicani di Chiapas e Tabasco, nella penisola dello Yucatan, in Guatemala, Belize,
e in parte di El Salvador e Honduras. Quest'area si può geograficamente dividere
nelle cosiddette terre altre e terre basse dove le prime comprendono i sistemi
montuosi del Guatemala e del Chiapas e le seconde corrispondono alle zone
costiere e alle foreste tropicali delle altre regioni. Gli studiosi hanno considerato
come tre diverse aree culturali (anche se le differenze sono lievi) le terre basse del
nord (Yucatan), le terre alte del sud (Guatemala) e le terre basse del sud (McKillop
2009:29; Houston e Inomata 2009:6). La diversificazione, in termini di risorse, del
territorio occupato dai Maya è uno dei fattori che promossero gli scambi
(soprattutto economici) e i legami tra le diverse zone. Nonostante si pensi che gli
abitanti di queste regioni percepissero se stessi come diversi dagli altri popoli della
Mesoamerica, sembra che all'epoca non esistesse una vera e propria idea di civiltà
maya come quella che oggi distingue, soprattutto linguisticamente, questa da altre
culture (Houston e Inomata 2009:29). La Mesoamerica è un'area dell'America
Centrale che comprende Messico, Guatemala, El Salvador, Belize e Honduras e che
diede vita ad alcune importanti civiltà come gli Olmechi, gli Zapotechi, gli Aztechi
e, appunto, i Maya. Gli studiosi fanno risalire gli antenati dei mesoamericani a un
10
evento migratorio avvenuto tra 18.000 e 10.000 anni fa dalla Siberia all'America
attraverso la Beringia. Durante i millenni successivi ebbero luogo migrazioni e
diversificazioni culturali che permisero poi agli studiosi di operare un'ipotetica
suddivisione del continente americano in aree tra cui, appunto, quella
mesoamericana.
2. Cronologia
La storia dei Maya viene convenzionalmente divisa in tre periodi:
Preclassico (1000 a.C.-300 d.C. circa), Classico (300 d.C.-1000 d.C. circa) e
Postclassico (1000 d.C.-1687 d.C. circa). Il periodo Preclassico inizia nel 1000
11
La Mesoamerica (da www.famsi.org)
a.C., data a cui risalgono i primi resti Maya ritrovati sulle coste del Guatemala.
Durante i secoli dal 1000 a.C. al 300 d.C. le popolazioni di questi territori vissero
dei cambiamenti che portarono piccoli villaggi di agricoltori a evolversi in
importanti capitali con edifici imponenti e centri cerimoniali gestiti dalle emergenti
élite. Il passaggio da una società egalitaria all'affermazione di una cerchia di
privilegiati si può spiegare con un processo avvenuto all'inizio di questo periodo:
all'interno di una società di agricoltori chi aveva un surplus in termini di produzione
e poteva permettersi azioni di pubblica generosità acquistava un potere esclusivo.
Nasceva così il chiefdom all'interno del quale la circolazione di merci di lusso e di
simboli era controllata da delle personalità di spicco con lo scopo di legittimare il
potere e l'ordine sociale (Domenici 2005:14). Questa élite cittadina si occupava
anche di intraprendere e mantenere legami con le altre capitali maya. Sembra che
nel periodo Preclassico ci fosse un continuo scambio anche con la civiltà Olmeca
della bassa costa del Golfo, civiltà le cui caratteristiche ideologiche, religiose e
politiche influenzarono quelle dei Maya o, per lo meno, si mescolarono con esse
(McKillop 2004:80). Le capitali del Preclassico come Cerros (Belize), Nakbé, El
Mirador e San Bartolo (Guatemala) vissero intorno al secolo III d.C. un declino
dovuto a guerre e a una siccità forse causata dalla deforestazione operata dall'uomo
(Houston e Inomata 2009:100). Dal 300 d.C., con l'inizio del periodo Classico,
nuove città presero il posto di quelle che avevano dominato i secoli precedenti e la
popolazione raggiunse livelli di densità più elevati: si contavano circa 80 centri
politici comprendenti una potente capitale e un territorio dove città e villaggi
vivevano in continua interazione con il centro principale (McKillop 2004:155).
Furono le cosiddette terre basse Maya le protagoniste di questo fiorente periodo e
qui si svilupparono l'architettura, l'arte e l'ideologia politica e religiosa
raggiungendo un picco massimo nel Classico Tardo ovvero tra il 600 e il 1000 d.C..
A gestire quel complesso sistema economico, sociale e culturale che era il regno
erano i sovrani, parte di un'élite in grado di imporsi sul resto della società ed eredi
dinastie che vantavano il diritto al potere. I regni erano spesso in competizione e in
12