6
Introduzione
L’idea di questo lavoro è nata poco più di un anno fa, durante un soggiorno di tre mesi in
Spagna, per la precisione a Madrid, nell’ambito del progetto Erasmus Placement.
Era esattamente il 15 maggio 2011 quando migliaia di cittadini spagnoli, soprannominati in
seguito dai media Indignados, scesero in piazza per manifestare il proprio malessere contro un
“sistema” che obbliga, soprattutto le nuove generazioni, ad accontentarsi di condizioni di vita
precarie e di giochi di potere che inseguono solo gli interessi economici di pochi. Da quel
giorno, si formarono diversi accampamenti nelle principali piazze di varie città spagnole e si
organizzarono assemblee generali con l’intenzione di promuovere una democrazia più
partecipativa.
Quello degli Indignati è un movimento specchio di questa società annichilita, che lotta per
la propria dignità. Una dignità che spesso viene svilita anche da una non sempre rispettata
libertà d’informazione.
L’art. 21 della Costituzione italiana recita: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente
il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non
può essere soggetta ad autorizzazioni o censure...”.
Queste parole, scritte più di sessanta anni fa, che senso hanno oggi? Cosa significa fare
“informazione libera”? E qual è la situazione italiana in materia di libertà di stampa?
Queste ed altre domande che, inevitabilmente ho iniziato a pormi, ho avuto poi la
possibilità di rivolgerle ad uno dei più importanti giornalisti del panorama italiano, Marco
Travaglio, ed il risultato è un’intervista riportata integralmente in appendice.
7
Dalle risposte del giornalista è emerso palesemente quanto la situazione attuale dei media
italiani porti i segni di un passato travagliato in materia di libertà di stampa. Le ragioni stesse
per cui nella nostra Costituzione c’è l’art. 21, infatti, affondano nella storia fascista. Le Leggi
fascistissime, adottate tra il 1925 ed il 1926, segnarono la fine di ogni opposizione al regime
del Duce con la chiusura dei partiti politici e di tutti gli organi di stampa antifascisti.
Mussolini era ben cosciente che per far crescere il consenso non bastava spegnere la voce
delle opposizioni ma bisognava, soprattutto, far nascere nuove testate rigorosamente di regime
che incidessero sull’opinione pubblica.
Ad oggi, la situazione italiana per certi versi non sembra cambiata. Nell’ultima classifica di
Reporter senza Frontiere, un’organizzazione non governativa internazionale che opera in
difesa della libertà di stampa, l’Italia viene collocata solo al 61° posto (dietro Paesi come la
Corea del Sud e la Serbia) e definita come un paese Partly free cioè “solo parzialmente
libero”.
I. Nascita e sviluppo del concetto di libertà di stampa
8
La lotta per la libertà di stampa è, essenzialmente, una lotta per la liberazione della censura
che, nel corso dei secoli, ha operato limitando la libertà di espressione e di accesso
all’informazione.
Per quanto riguarda i paesi Euro-mediterranei, il punto di partenza comune riguardo la
libertà di stampa è da ricercarsi nella Dichiarazione dei Diritti dell’uomo e del cittadino,
approvata dall’Assemblea nazionale francese il 26 Agosto 1789
1
. Nell’articolo 11 della
suddetta Dichiarazione si sostiene che
“La libera comunicazione dei pensieri e delle opinioni è un diritto de’ più preziosi
per l’uomo: quindi ogni cittadino può parlare, scrivere e stampare liberamente, salvo
a rispondere all’abuso di questa libertà, nei casi determinati dalla legge”
2
.
La Dichiarazione, quindi, stabilisce un mandato categorico per assicurare e regolare,
attraverso la legge, la libertà d’informazione in cui lo Stato deve figurare come garante di tale
diritto.
Nonostante tale base comune, è possibile riscontrare delle differenze tra la situazione del
sistema dell’informazione nei Paesi Euro-mediterranei come Francia, Spagna, Italia e
Portogallo e quelli anglofoni, come il Regno Unito.
Si tratta, come fanno notare Raúl Magallón Rosa, Josep M. Sanmartí Roset e Guadalupe
Aguado Guadalupe, delle conseguenze riportate nel primo gruppo di Paesi attribuibili
all’implementazione dei rispettivi regimi totalitari tra il 1926 e il 1976; una situazione non
1
Cfr. Magallón Rosa R., Sanmartí Roset J. M., Aguado Guadalupe G., Press-State Relations: A comparative
analysis of Euro-Mediterranean and British models, in Arts and Social Sciences Journal, Gennaio 2010, Vol.
2010: ASSJ-1, p. 1.
2
Pollastrini B. (a cura di), Diritti. Per un’idea di crescita e democrazia, Collana di Diritto e Società,
FrancoAngeli, Milano, 2011, p. 199.
9
conosciuta dalla Gran Bretagna, una delle maggiori figure di continuità economica e
democratica
3
.
1.2 L’Areopagitica di Milton e la libertà di stampa in Inghilterra
Non è un caso, quindi, che la prima voce in difesa della libertà di stampa si sia levata
proprio dall’Inghilterra.
Nel 1644, infatti, lo scrittore inglese John Milton compone Areopagitica
4
. A speech for the
liberty of unlicensed printing to the Parliament of England, un’appassionata arringa
5
in difesa
degli scritti non autorizzati.
Al centro del discorso di Milton c’è la richiesta della libertà in quanto diritto inalienabile
dell’uomo per la sua stessa dignità e, pertanto, non soggetto a nessun condizionamento di
carattere politico, religioso o filosofico. In tal senso la libertà di espressione e di stampa ne
costituiscono un aspetto fondamentale.
L’occasione per la composizione del libello
6
miltoniano viene offerta dal Licensing Order,
un’ordinanza per regolare la stampa, emanata dal Parlamento inglese nel giugno del 1643, con
la quale si stabilisce che:
3
Cfr. Magallón Rosa R., Sanmartí Roset J. M., Aguado Guadalupe G., Press-State Relations: A comparative
analysis of Euro-Mediterranean and British models, in Arts and Social Sciences Journal, Gennaio 2010, Vol.
2010: ASSJ-1, p. 2.
4
Il titolo dell'opera deriva dall’omonimo discorso scritto nel V secolo a.C. dall’oratore ateniese Isocrate.
L’Areopago è una delle colline di Atene dove, nel periodo monarchico, si riuniva il collegio delle supreme
magistrature dello stato presiedute dal re. La sua principale funzione era quella di occuparsi della custodia delle
leggi contro ogni violazione.
5
L’Areopagitica, scritta in opposizione alla censura, rientra tra le più influenti e suggestive difese del diritto di
libertà di parola, di espressione e quindi di stampa, della storia.
6
Il “discorso” di Milton circolò attraverso i pamphlet e fu provocatoriamente pubblicato senza licenza sfidando
il sistema censorio da lui stesso criticato.
10
“No Book, Pamphlet, paper, nor part of any such Book, Pamphlet, or paper shall
from henceforth be printed, bound, stitched or put to sale by any person or persons
whatsoever, unless the same be first approved of and unlicensed under the hands of
such person or persons, as both, or either of the said Housed shall appoint for the
licensing of the same …”
7
.
Areopagitica è un’opera nata nel pieno della lotta del liberalismo nei confronti del
dispotismo dei sovrani nella quale, l’autore di Paradise Lost (1667), si scaglia contro la nuova
legge – il Licensing Order, appunto - ritenendola dittatoriale e contraria alla libertà di
pensiero.
Milton comprende bene quanto sia importante per le autorità – Chiesa e Stato – controllare
con occhio vigile
8
il modo in cui si “comportano” i libri ma, allo stesso tempo, raccomanda
estrema cautela in questo compito perché considera la censura di un buon libro un delitto
addirittura peggiore dell’uccisione un uomo. Ai suoi occhi, infatti, mentre chi uccide un
uomo, uccide una creatura dotata di ragione, fatta ad immagine di Dio, chi distrugge un buon
libro, uccide la ragione stessa, distrugge la pupilla di quella Immagine Divina
9
.
Nella sua apologia della libertà di stampa, Milton non si limita ad analizzare la situazione
contemporanea ma va oltre, indagando le possibili conseguenze future dell’ordinanza
“incriminata” che, come precisato dal poeta stesso
“finirà principalmente col dissuadere gli uomini da ogni tipo di studio, e arresterà la
ricerca del Vero, non solo disabituando e ottundendo le nostre facoltà in ciò che già
sappiamo, ma ostacolando bensì e troncando quelle scoperte che si potrebbero ancor
fare, così negli studi religiosi come in quelli politici”
10
.
7
Tudor Jones R., Protestant Nonconformist Texts, Volume 1. 1550 to 1700, Aldershot: Ashgate Press,
2007, p. 135.
8
Milton J., Areopagitica. Discorso per la libertà di stampa, Gatti M., Gatti H. (a cura di), Bompiani, Milano,
2002, p. 12.
9
Ibidem.
10
Milton J., Areopagitica. Discorso per la libertà di stampa, Gatti M., Gatti H. (a cura di), Bompiani, Milano,
2002, p. 10.
11
Concentrandosi sul tema della censura preventiva
11
l’autore inglese non crede che esistano
cattivi libri quanto, piuttosto, cattivi lettori:
“[...] la conoscenza non può contaminare, (e neanche i libri, conseguentemente) se
non son contaminate la volontà e la coscienza. Giacchè i libri sono come la carne e
gli alimenti, alcuni buoni, altri cattivi.[...] Per uno stomaco guasto non corre quasi
differenza tra cibi sani e malsani; e parimenti i migliori libri, da uno spirito abbietto,
possono essere rivolti a fini perversi
12
”.
E continua sottolineando l’utilità anche dei “libri cattivi”, i quali:
“possono riuscire utili in vari modi ad un lettore cauto e giudizioso, poiché lo
mettono in grado di scoprire, o confutare, prevenire ed illustrare gli errori”
13
.
Nel suo significato più profondo, la libertà di stampa non è altro che la manifestazione
tangibile della libertà di pensiero propria dell’uomo, la cui natura – in quanto essere razionale
- è quella di ricercare la verità attraverso il confronto e la discussione scegliendo e, pertanto,
correndo responsabilmente il rischio di cadere in errore. Secondo Milton, proibire o limitare la
libertà di espressione del pensiero - sia in forme dirette, con la censura preventiva, sia in
forme indirette, creando condizioni di monopolio ideologico-culturale - significa far violenza
all’uomo così come è stato creato: libero di sbagliare.
Alla base delle idee di Milton c’è la convinzione che solo la verità e la libera contestazione
di ogni falsità rappresentino una garanzia dello sviluppo culturale e civile di un popolo;
sviluppo che nessuna autorità ha il diritto di ostacolare o impedire.
11
Censura di cui era stato vittima lo stesso Milton nei suoi sforzi di pubblicare vari trattati dove difendeva il
divorzio (una posizione radicale che non incontrava il favore dei censori).
12
Milton J., Areopagitica. Discorso per la libertà di stampa, Gatti M., Gatti H. (a cura di), Bompiani, Milano,
2002, p. 26.
13
Ibidem.
12
Per questo motivo, egli pone come fondamento della società libera la ricerca della libertà
d’espressione in tutte le sue forme: lo Stato che la garantisce non può non essere riconosciuto
come liberale.
Detto questo, l’autore dell’Areopagitica non può non rifiutare la censura - oltre che per i
motivi sopra citati - anche perché, a suo dire, non c’è vera virtù nell’evitare il peccato che non
si conosce; soltanto conoscendo tutte le vie e tra queste scegliendo la più retta, astenendosi
dalle altre, ci si può dire veramente retti.
Il pamphlet non diventa subito famoso nell’Europa continentale ma nella Madrepatria apre
la strada alle lotte successive dei pensatori inglesi avendo degli effetti importanti, verso la fine
del XVII secolo, anche sul piano legislativo con l’abolizione della censura.
Pensato per durare solo due anni, in realtà il Licensing Act rimane in vigore sino alla fine
del secolo. Nel 1695, infatti, con la fine della monarchia assoluta il governo inglese non
rinnova la legge che decade definitivamente. In questo modo viene abolita, di fatto, la
censura preventiva sulle pubblicazioni.
Da questo momento in poi, come ricorda Giovanni Gozzini, “il contenuto di libri e giornali
è perseguibile dalla magistratura solo a posteriori, in caso di violazioni delle legge
ordinaria”
14
.
1.3 La libertà di stampa nel mondo: il caso di Reporters Sans Frontières
Nel 1985 il giornalista francese Robert Ménard fondò, nella città di Montepellier,
un’organizzazione non governativa internazionale con lo scopo di difendere la libertà di
stampa e il diritto di informazione. Nacque così Reporters Sans Frontières che, oggi, è
14
Gozzini G., Storia del giornalismo, Mondadori, Milano, 2000, p. 38.
13
presente nei cinque continenti con le sue agenzie di corrispondenza e gli oltre 150
collaboratori.
Le azioni messe in campo dall’Ong francese, oltre a lottare contro ogni forma di censura e
tutti quei provvedimenti che minano la libertà di stampa, hanno l’obiettivo di migliorare le
condizioni di sicurezza dei giornalisti, soprattutto quelli impegnati in zone di guerra, e di
difendere coloro che si trovino in carcere o ad essere perseguitati, maltrattati e torturati solo
per aver svolto il loro lavoro. Il supporto offerto, in questo caso, contempla anche forme di
aiuto finanziario per i colleghi o i mezzi di comunicazione in difficoltà, per pagare gli
avvocati, le cure mediche e le attrezzature necessarie.
La sezione italiana di RSF è presieduta dall’inviato e commentatore politico de La Stampa,
Mimmo Cándito, insieme al quale collaborano anche alcuni dei più noti inviati speciali
italiani, come Tiziana Ferrario del TG1 e Toni Capuozzo del TG5.
1.3.1 Reporters Sans Frontières: la classifica del 2011
Ogni anno, i dati raccolti da RSF si traducono in un Rapporto e in una Classifica che
misurano le violazioni della libertà di stampa nel mondo. Esse rispecchiano non solo il grado
di libertà di giornalisti e cyberdissidenti ma, più in generale, lo stato dei mezzi di
comunicazione nei diversi Paesi del mondo tenendo conto delle misure attuate dai governi per
rispettare e far rispettare tale libertà.
Per poter stilare la classifica, Reporters Sans Frontières ha realizzato un questionario che
permettesse di valutare la situazione in un dato Paese. Tale questionario raccoglie l’insieme
delle violazioni nei confronti degli “addetti alla comunicazione” (uccisioni, incarcerazioni,
aggressioni, minacce) o contro i mezzi di informazione (censure, blocchi, perquisizioni,
14
pressioni). Allo stesso modo, misura l’autocensura esistente in ciascun Paese e permette di
valutare la capacità di critica e di investigazione della stampa. Il questionario viene inviato
alle organizzazioni che collaborano con l’Ong, alla sua rete di corrispondenti, a giornalisti,
ricercatori, avvocati o militanti difensori dei diritti dell’uomo.
Si riporta, di seguito, la classifica della libertà di stampa 2011 – 2012
15
, pubblicata il 25
gennaio 2012
16
, in cui a ciascun Paese sono attribuiti un punteggio e una posizione. Questi
elementi sono degli indicatori che permettono di apprezzare la condizione della libertà di
stampa nel Paese di riferimento e gli eventuali cambiamenti registrati
17
.
Rank Country Grade
1 Finland -10,00 =
- Norway -10,00 =
3 Estonia -9,00 ⇑
- Netherlands -9,00 ⇓
5 Austria -8,00 ⇑
6 Iceland -7,00 ⇓
- Luxembourg -7,00 ⇑
8 Switzerland -6,20 ⇓
9 Cape Verde -6,00 ⇑⇑
10 Canada -5,67 ⇑⇑
- Denmark -5,67 ⇑
15
La classifica tiene conto degli avvenimenti accaduti tra il 1 Dicembre 2010 e il 30 Novembre 2011.
16
World Press Freedom Index 2011 consultato su Reporter Without Borders – For freedom of Information
http://en.rsf.org/press-freedom-index-2011-2012,1043.html.
17
I simboli ⇑⇑ e ⇓⇓ indicano uno spostamento di 10 o più posizioni rispetto alla classifica dell’anno precedente.
I simboli ⇑ e ⇓ indicano uno spostamento al di sotto delle 10 posizioni rispetto alla classifica dell’anno
precedente. Il simbolo = indica una sostanziale stazionarietà di un Paese in una determinata posizione.
15
12 Sweden -5,50 ⇓⇓
13 New Zealand -5,33 ⇓
14 Czech Republic -5,00 ⇑
15 Ireland -4,00 ⇓
16 Cyprus -3,00 ⇑
- Jamaica -3,00 ⇑⇑
- Germany -3,00 ⇑
19 Costa Rica -2,25 ⇑⇑
20 Belgium -2,00 ⇓
- Namibia -2,00 ⇑
22 Japan -1,00 ⇓⇓
- Surinam -1,00 ⇑⇑
24 Poland -0,67 ⇑
25 Mali 0,00 ⇑
- OECS 0,00 ⇑⇑
- Slovakia 0,00 ⇑⇑
28 United Kingdom 2,00 ⇓
29 Niger 2,50 ⇑⇑
30 Australia 4,00 ⇓⇓
- Lithuania 4,00 ⇓⇓
32 Uruguay 4,25 ⇑
33 Portugal 5,33 ⇑
34 Tanzania 6,00 ⇑
35 Papua New Guinea 9,00 ⇑
36 Slovenia 9,14 ⇑⇑
37 El Salvador 9,30 ⇑⇑