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CAPITOLO 1 - SCRITTURA COLLETTIVA: CHE COS’E’ E COME FUNZIONA?
Scrittura Collettiva è una forma di scrittura estremamente essenziale e
un atto di gruppo in cui l’importante continuare ad aumentare.
4
Così Paul Benjamin Lowry definisce il concetto di Scrittura Collettiva, un meccanismo di
scrittura che ha subito oggi un notevole sviluppo. Si tratta di una pratica antica, portata avanti
fin dal XII secolo, periodo in cui si diffuse una tipologia di poesia giapponese “a catena”: Il
Renku (it. Renga). Continuò a svilupparsi in seguito, non solo in ambito letterario ma anche
sul piano educativo: l’esperienza di Barbiana condotta da Don Lorenzo Milani ne è un
esempio illustre. Seguendo questa scia, molti altri autori si sono cimentati in questo “processo
di gruppo”, sia per ragioni pratiche, sia per trarre vantaggio dai meccanismi dello “scrivere
insieme”. Prima di affrontare questi argomenti, di cui si discuterà ampiamente nel capitolo
successivo, mi preme delineare alcune caratteristiche di base del meccanismo, che non solo ho
studiato, ma anche toccato con mano attraverso l’introduzione e la sperimentazione di un
nuovo metodo, che spero abbia successo.
Il processo di scrittura “tradizionale” si differenzia da quello preso in esame per la diversa
posizione rivestita dall’autori del testo e di conseguenza anche dai fruitori dello stesso.
Mentre in passato la scrittura è stata il più delle volte un’esperienza individuale tra testo e
autore, in cui il secondo lavorava autonomamente seguendo le sue linee guida, inserendo i
concetti che aveva intenzione di esprimere senza dover render conto a nessun altro del suo
operato, oggi la questione cambiata: il lavoro di gruppo comincia ad essere apprezzato e
richiesto su larga scala, anche nel mondo del lavoro. La questione non è semplice come
potrebbe sembrare: per produrre opere “collaborando” non basta scegliere tre o quattro
persone, chiedere loro di riunirsi e proporre un argomento sul quale iniziare a scrivere, la
scrittura collettiva implica un forte affiatamento tra i membri, ciò significa che essi prima di
tutto devono conoscersi e star bene insieme, poi, soprattutto, richiede la presenza di un leader
che coordini il lavoro di tutti e, se necessario, che stabilisca delle regole alle quali nessun
membro può trasgredire per continuare a lavorare con gli altri. Sono varie le modalità che
possono portare alla realizzazione di un opera collettiva; ne propongo di seguito cinque,
riprendendole dallo studio di Paul Benjamin Lowry sulla Costruzione di una tassonomia e
4
Paul Benjamin Lowry, Building a Taxonomy and Nomenclature of Collaborative Writing to Improve
Interdisciplinary Research and Practice, in <<The Journal of Business Communication>> Sage, 2004, vol.
41, 1, p. 66 - url: < http://job.sagepub.com/content/41/1/66.full.pdf+html>. Traduzione mia.
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nomenclatura di scrittura collaborativa per migliorare la ricerca interdisciplinare e pratica
(traduzione mia). L’autore afferma chiaramente, nella sua trattazione, che esistono ben cinque
strategie che i membri di un gruppo di scrittura possono seguire per realizzare un’opera
collettiva, e precisamente:
SCRITTURA SINGOLA: si verifica quando il team decide di
eleggere una persona disposta a lavorare seguendo le indicazioni
del gruppo stesso. Si tratta comunque di scrittura collaborativa in
quanto una intera squadra ha lavorato ma è stata coordinata da un
solo membro;
SCRITTURA SEQUENZIALE: vi si assiste quando un autore
scrive su un determinato tema per poi passare il suo contributo ad
uno dei suoi compagni e così via fino ad arrivare alla
realizzazione del documento finale. Implica la possibilità che i
membri non siano d’accordo sui contributi proposti dagli altri e
rielaborino completamente il documento a modo loro;
SCRITTURA PARALLELA: si verifica quando più autori
lavorano su parti diverse del documento le quali sono poi
destinate a convergere insieme. Il fattore negativo di questa terza
modalità è la scarsa comunicazione tra i membri del gruppo;
SCRITTURA REATTIVA: si intende una modalità di scrittura
collettiva in cui gli autori dell’opera lavorano
contemporaneamente sul documento. Il meccanismo prevede la
possibilità per loro di comunicare, scambiarsi idee, contributi,
riflessioni;
5
Esistono, e sono a mio avviso fondamentali, diverse attività a cui i membri del gruppo si
sottopongono prima di iniziare qualsiasi attività di scrittura, sia essa singola o collettiva;
andrò a spiegare ciò che Paul Benjamin Lowry sintetizza nella sua opera con la Figura 8
6
.
Una volta che il gruppo di scrittura si è formato, ciò che urge è trovare un tema su cui
argomentare. Il Brainstorming, termine che significa letteralmente “tempesta cerebrale”, è la
prima attività svolta dagli scrittori. Ciascuno di loro svilupperà delle idee di base da cui
partire per iniziare a scrivere, successivamente deciderà cosa farne: come organizzarle o
rielaborarle per poi passare alla stesura di una vera e propria scaletta sull’argomento. La
scaletta porta ciascun membro a sviluppare e scrivere concetti realizzando una prima bozza
del documento. La fase successiva è quella che conduce al controllo, o meglio revisione del
testo sia dal punto di vista della sua coerenza interna, sia dal punto di vista grammaticale e
5
Ibid. pp. 74-79. Traduzione mia.
6
Ibid. p. 83. Traduzione mia.
11
sintattico. Una volta corretto e approvato dai membri addetti a tale operazione, il testo sarà
pronto per essere stampato.
La collaborazione prevede che il documento prima di essere stampato e pubblicato
definitivamente venga controllato, per garantire la buona riuscita non solo dell’opera in sé ma
soprattutto del processo collaborativo e per verificare che non vi siano stati tentativi di
competizione da parte dei membri. Le modalità di controllo dei documenti cui fa rifermento
Paul Benjamin Lowry nel suo studio sono le seguenti:
CENTRALIZZATA: si verifica quando una solo persona è
preposta al controllo del documento. Questa modalità di controllo
è utile per mantenere coeso e in accordo il gruppo soprattutto
quando si lavora con delle scadenze da rispettare;
A STAFFETTA: si verifica nei casi in cui il controllo del
documento viene trasferito da una persona all’altra. E’ utile nei
gruppi di lavoro che sentono il bisogno di condividere il potere,
ma è molto meno efficace di quella centralizzata;
INDIPENDENTE: modalità di controllo in base alla quale ogni
membro del team lavora su parti diverse del documento. Utile nei
casi in cui sia necessario operare un controllo su capitoli
indipendenti di un libro;
CONDIVISA: si verifica quando tutti i membri hanno pari
opportunità e simultaneo accesso al controllo del documento. Si
tratta di una modalità molto efficace per quei gruppi che
manifestano un forte affiatamento e una grande coesione, può
portare a conflitti nel caso non si verifichino queste condizioni;
7
Sono, inoltre, diversi i ruoli che vengono assegnati ai membri che fanno parte di un
gruppo di scrittura. A seconda delle migliori o peggiori capacità di ognuno, Paul Benjamin
Lowry, afferma:
Il ruolo di ogni singolo autore può cambiare nel corso del tempo e a
seconda delle attività in cui il gruppo di scrittura è impegnato. La
scrittura collettiva prevede la presenza di: scrittori, consulenti, editor
interni, revisori esterni, leader del gruppo, consulente sui processi. Ai
membri del gruppo si riserva la possibilità di variare l’assegnazione
dei ruoli al fine di consentire migliori risultati per il collettivo.
8
7
Ibid. p. 83. Traduzione mia.
8
Ibid. pp. 85-87. Traduzione mia.
12
Infine l’autore mostra quali sono le quattro modalità di lavoro che i membri possono
decidere di adottare per poter lavorare meglio. A seconda delle diverse personalità presenti
all’interno di un gruppo di scrittura, i membri possono decidere di scrivere:
FACCIA A FACCIA: tipologia di scrittura che si verifica quando
i membri del gruppo sono presenti nello stesso momento nello
stesso luogo. Si tratta di una modalità di lavoro che presuppone
l’accordo e l’affiatamento tra i membri del gruppo poiché
ciascuno ha la possibilità di vedere e commentare il lavoro
dell’altro;
LAVORO ASINCRONO: si verifica nel momento in cui gli
scrittori sono presenti nello stesso luogo ma in momenti
differenti. Non possono avere conversazioni faccia a faccia con
gli altri , ne visionare il loro lavoro.
LAVORO SINCRONO DISTRIBUITO: modalità di lavoro tra
più persone che implica la loro presenza nello stesso momento ma
in luoghi differenti. Si verifica nei casi in cui il processo di
scrittura avviene in Rete e i membri hanno la possibilità di
confrontarsi tra loro usufruendo dei suoi strumenti (chat,
messaggistica istantanea, e così via).
LAVORO ASINCRONO DISTRIBUITO: o più semplicemente
scrittura “epistolare”. Si verifica nel momento in cui nessun
membro del gruppo può essere presente al processo di scrittura
che deve necessariamente avvenire in momenti differenti e in
luoghi differenti, mediante altri mezzi.
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9
Ibid. pp. 87-89. Traduzione mia.
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CAPITOLO 2 - LA SCRITTURA COLLETTIVA PRIMA E DOPO IL DIGITALE
Analizzerò ora le diverse modalità di scrittura collettiva che si sono susseguite nel corso
del tempo. Mentre in passato le tecniche utilizzate si differenziavano ed implicavano la
“presenza fisica” dei membri del gruppo al processo di scrittura, oggi le prime si sono
semplificate e le distanze notevolmente accorciate, vedremo in che modo.
Tuttavia, prima di iniziare a parlare di questo argomento, voglio cercare di rispondere ad
una domanda che, sicuramente, sarà sorta nella mente dei miei lettori: perché parlare di
“scrittura” e non di “oralità collettiva”?
2.1. Due tradizioni diverse: Scrittura contro Oralità
La comunicazione tra due individui avviene nel momento in cui l’uno decide di
comunicare un messaggio all’altro e, precisamente, per dirla con le parole del famoso
linguista russo, Roman Jakobson:
Il mittente invia un messaggio al destinatario. Per essere operante, il
messaggio richiede in primo luogo il riferimento a un contesto (il
<<referente>>, secondo un’altra terminologia abbastanza ambigua),
contesto che possa essere afferrato dal destinatario, e che sia verbale,
o suscettibile di verbalizzazione; in secondo luogo esige un codice
interamente (o, in altri termini, al codificatore e al decodificatore del
messaggio); infine un contatto, un canale fisico e una connessione
psicologica fra il mittente e il destinatario, che consenta loro di
stabilire e di annettere la comunicazione
10
.
Il mittente svolge un ruolo di primo piano perché, in quanto artefice del messaggio, ha il
compito di condurre la comunicazione a buon fine. Pur basandosi sugli stessi principi, la
comunicazione scritta si differenzia da quella orale in quanto porta con se garanzie di
attendibilità dell’opera. Non a caso, come spiegato da Cesare Segre in Avviamento all’analisi
del testo letterario, la letteratura colta fa si che il nome dell’autore venga sempre tramandato.
Molti autori firmano più volte l’opera nel corso della stesura, per garantire la trasmissione del
loro nome ed evitare ad ogni costo che venga pubblicata anonima.
11
La tradizione che fa capo
alla letteratura orale, invece, fa dell’anonimato il proprio fondamento.
10
Roman Jakobson, Saggi di linguistica generale, Milano, Feltrinelli, 1966, p. 185
11
Confronta Cesare Segre, Avviamento all’analisi del testo letterario, Torino, Einaudi, 1999, p. 9.
14
I canti, le danze, le leggende popolari non sono mai riconducibili ad un autore certo. Si
pensi, a tal proposito, ad uno dei più importanti poemi epici della storia: l’Odissea, opera la
cui paternità non è ancora stata definita. “Omero, l’autore inesistente di un racconto orale che
bisogna rifiutarsi di considerare <<letteratura>>”
12
: così Domenico Fiormonte definisce il
poema. L’Odissea potrebbe, infatti, essere considerata uno dei primi esperimenti di scrittura
collettiva della storia
13
. Concludendo, non parliamo di “oralità” ma di “scrittura collettiva”,
perché questa ci consente di verificare la coerenza del messaggio trasmesso, permettendoci di
rileggerlo più volte. Al contrario, l’oralità vuole che i tempi e le modalità di trasmissione
dell’enunciato siano decisi dall’emittente, non ammette controlli ne ritorni su qualsiasi parte
del testo. “La scrittura sviluppa la coscienza degli uomini”, come afferma Walter Ong nella
sua trattazione.
L’evoluzione della coscienza nella storia dell’uomo è segnata da una
crescente attenzione all’interiorità dell’individuo che si distanzia –
senza necessariamente separarsi – dalle strutture comunitarie in cui
ciascuno necessariamente si trova. Stadi molto interiorizzati della
coscienza sembra non possano mai essere raggiunti senza la scrittura.
L’interazione fra oralità, nella quale tutti gli esseri umani nascono, e la
12
Domenico Fiormonte, Scrittura e filologia nell’era digitale, Torino, Bollati Boringhieri, 2003, p. 37.
13
Confronta Paolo Agaraff, Omero non esiste. La scrittura collettiva secondo Paolo Agaraff - url:
<http://www.storiacontinua.com/corsi-di-scrittura/omero-non-esiste-la-scrittura-collettiva-secondo-paolo-
agaraff/ > [28 Febbraio 2011].
CONTESTO
MITTENTE
CONTATTO
MESSAGGIO
CODICE
DESTINATARIO
Figura 1 - Schema che sintetizza la teoria della comunicazione secondo Roman Jakobson.
15
tecnologia della scrittura, nella quale nessuno è nato, tocca le
profondità della psiche. La scrittura introduce divisione e alienazione,
ma anche una salda unità: essa intensifica il senso dell’io e alimenta
una interazione consapevole fra gli individui. La scrittura sviluppa la
coscienza.
14
La scrittura sviluppa il nostro senso critico, ci permette di meditare su ciò che scriviamo e
di verificare la veridicità dei contenuti. Non nasce, ma si sviluppa in noi col passare del
tempo, concedendoci la possibilità di alimentare il nostro sapere.
2.2. La poesia giapponese “a catena”: Il Renku
Il Renku (in italiano “renga” che significa “verso collegato”) è una forma di poesia
collettiva giapponese “a catena”, la più antica che conosciamo. Sviluppatasi nel periodo
Muromachi (1392 - 1573) costituisce l’antecedente storico del famoso: haiku, forma di poesia
giapponese il cui esponente principale fu Matsuo Bashō. Il renga tradizionale era un’attività
di gruppo alla quale prendevano parte più poeti che, una volta riunitisi, componevano una
strofa riguardante un tema specifico, di seguito e uno alla volta, gli altri membri del gruppo ne
proponevano una propria, che poteva contenere riferimenti al tema della precedente ma anche
allontanarsi notevolmente da essa. La regola di base era che nessun poeta poteva comporre
due sequenze consecutive. Si innescava cosi il procedimento “a catena” attraverso il quale si
poteva arrivare a comporre anche cento strofe in una stessa poesia.
Il renga iniziava quando tre o più poeti componevano la prima strofa: il kami no ku,
costituita da tre versi, il primo di cinque, il secondo di sette, il terzo di cinque sillabe. La
seconda strofa: lo shimo no ku, che doveva contenere un’allusione a quella precedente, era
costituita da due versi di sette sillabe. Con il termine ku si fa riferimento alla strofa: parte che
ciascun poeta era chiamato a comporre “a catena”, facendo riferimento all’argomento
presentato in precedenza. I temi, sui quali i componimenti vertevano, sono quelli tipici della
letteratura orientale: il Vuoto, la Natura, l’Amore per le cose prossime ordinarie e abituali,
l’idea del cambiamento.
Il genere si diffuse dapprima negli ambienti colti del mondo giapponese, nacque infatti
come passatempo per gli aristocratici, poi cominciò a diffondersi anche tra le classi popolari.
Da questo momento in poi, cambiò dal punto di vista dei contenuti:
14
Walter Ong, Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola, Bologna, Il Mulino, 1986, pp. 244-245.
16
Mentre il renga degli aristocratici aveva come temi essenzialmente la
Natura e l’Amore, esattamente come lo waka, il renga del popolo fu
un genere di poesia esplicito, umoristico e satirico e prese il nome di
haikairenga (“renga umoristico”).
15
Col passare del tempo l’introduzione di una serie di rigide norme portarono questa pratica
a degenerare. Il renga, come accennato in precedenza, fu sostituito da una tipologia poetica
più semplice nella sua esecuzione ed in vita ancora oggi: l’haiku.
15
Irene Starace, Il grande libro degli haiku, Roma, Castelvecchi, 2005, p. 6.
.