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INTRODUZIONE
“Ogni tragicità è fondata su un conflitto inconciliabile. Se interviene
o diventa possibile una conciliazione, il tragico scompare.”
W.Goethe
1
La tragedia mette in scena una tensione costante tra scelta individuale
e destino, libertà e necessità, innocenza e colpa. Tra queste polarità la
vita dell’uomo viene problematizzata in modo radicale. Ciò che
caratterizza il protagonista del dramma è, come già aveva intuito
Goethe, un conflitto inconciliabile.
Gli eroi tragici sono collocati alle soglie dell’azione, in
situazioni ai limiti dell’aporia, al bivio di decisioni che
determineranno il loro destino, messi di fronte alla necessità di agire.
Ma l’azione tragica non è mai del tutto libera e personale, è sempre
condizionata da fattori che sfuggono al controllo dell’individuo, siano
essi di natura divina, come Lesky aveva notato, o di natura socio-
politica, come la scuola di Parigi ha ben messo in evidenza.
Il gesto tragico può essere quindi realizzato sotto l’impulso di
forze che trascendono l’eroe stesso (come nell’Aiace sofocleo);
causato da una sorte prestabilita, da un errore, una colpa oggettiva non
imputabile ad una scelta del soggetto (questa è la sorte del primo
1 Goethe 1824.
3
Edipo di Sofocle); o anche conseguenza di eventi innescati da altri
(come il matricidio di Oreste).
¨ in questa prospettiva che prenderò in considerazione due temi
tragici fondamentali: la decisione e la “colpa tragica”.
Spesso i protagonisti dei drammi si chiedono: ti dr{asw? la
scelta è oscura e in alcuni casi forzata, ma l’individuo è sempre e
comunque libero di scegliere. % Eqoj, il carattere singolo, da{imwn, la
potenza divina: questi sono i due ordini di realtà in cui si radica la
decisione tragica. L’azione si colloca insieme nell’uomo e fuori di lui,
il personaggio appare ora agente, causa e fonte dei suoi atti, ora
elemento passivo, immerso in una forza che lo supera e lo trascina
2
.
C’è una costante tensione tra agire e subire, tra intenzione e
costrizione, tra spontaneità dell’eroe e destino fissato dalle divinità.
In che misura il protagonista del dramma è davvero la fonte
delle sue azioni? Nella nostra cultura la responsabilità personale è
sempre collegata alla consapevolezza delle nostre azioni ed intenzioni,
ad una scelta compiuta con libero arbitrio. Per i tragici, invece, si può
essere colpevoli di atti compiuti inconsapevolmente. Vi è
un’ambiguità intrinseca al concetto di colpa: l’eroe tragico è innocente
e colpevole nello stesso tempo. Un mistero questo che la tragedia
2 Vernant – Vidal-Naquet 1998, pp. 57-59.
4
mette in scena e problematizza, come essenziale alla condizione
umana, senza pretendere di spiegarlo.
Il mio lavoro su queste tematiche procederà nel modo seguente:
innanzitutto tratterò dell’evento tragico, sotto il profilo politico-
religioso; in secondo luogo passerò ad analizzare la scelta tragica e la
concezione della colpa, con precisi riferimenti ai tragediografi
classici; infine prenderò in esame le vicende di due miti: quello dei
Labdacidi e quello degli Atridi.
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I CAPITOLO
Contesto storico-culturale e religioso
della tragedia
1.1 Premessa
Gli studi condotti negli ultimi cinquant’anni sulla tragedia riguardano
soprattutto la questione delle origini del genere tragico; diversi
studiosi hanno esposto le loro teorie senza però poter giungere ad una
conclusione chiara e univoca. Ma, anche se una risposta conclusiva
fosse stata data, il problema della tragedia non sarebbe stato risolto,
resta ancora da esplorare e chiarire lo statuto tragico nella sua unicità e
le innovazioni che la tragedia attica ha apportato al mito epico e
tradizionale che ne fanno un’innovazione, sul piano dell’arte, delle
istituzioni sociali e della psicologia umana.
Genere letterario originale, con regole e caratteristiche proprie,
la tragedia instaura, nelle feste pubbliche della città, un nuovo tipo di
spettacolo, traducendo aspetti dell’esperienza umana fino ad allora
poco esplorati nella tradizione letteraria; esso segna una tappa
importante nella formazione dell’uomo come individuo dotato di una
interiorità, del soggetto responsabile. La tragedia rappresenta il
destino tragico dell’uomo, ma anche la sua coscienza, la sua
piccolezza e la sua grandezza, contemporaneamente.
6
Nell’analisi di Vernant, tre sono gli aspetti fondamentali della
tragedia: genere tragico, rappresentazione tragica, uomo tragico; sotto
i suoi tre aspetti il fenomeno appare con caratteri irriducibili
3
.
Analizzerò ora quegli aspetti istituzionali del genere tragico che
permetteranno di comprendere meglio il problema e la rilevanza della
colpa tragica.
1.2 Atene e la tragedia
La tragedia appare in un momento storico ben definito, circoscritto e
collocabile nel tempo, la vediamo nascere ad Atene alla fine del VI
inizio del V sec. a. C., e tramontare velocemente, già nel IV sec. a. C.:
quando Aristotele ne analizzò la teoria, la vena tragica era già
inaridita. Sembra essere stata un miracolo durato circa un secolo e mai
ripetutosi, nella sua grandezza, nel corso della storia.
Negli ultimi trent’anni gli studi sulla tragedia hanno visto
l’emergere di due nuovi approcci interpretativi: uno rappresentativo e
uno socio-politico. Il primo, ben rappresentato da Taplin
4
, inquadra la
tragedia come testo letterario concepito per la rappresentazione
scenica, di cui indagare soprattutto gli aspetti legati alla dimensione
spettacolare; il secondo, di cui l’esponente principale è Vernant
5
, vede
la tragedia come fenomeno eminentemente socio-politico, parte
3 Vernant – Vidal-Naquet 1998, p. 4.
4 Taplin 1977.
5 Vernant – Vidal-Naquet 1998, p. 5 ss.
7
integrante del discorso della polis, legato alla costruzione,
rappresentazione e messa in discussione dell’identità ateniese.
Interpretare univocamente la tragedia come rappresentazione
scenica è troppo riduttivo
6
.
Ad Atene il teatro era considerato un fenomeno sociale di
massa; il dramma ateniese non aveva soltanto uno sfondo politico, ma
era una componente attiva della vita politica e una rappresentazione
della coscienza e dei sogni dei cittadini ateniesi. La funzione della
tragedia attica non era semplicemente quella di uno spettacolo di
intrattenimento, ma piuttosto quella di un rito collettivo della p{olij.
Atene, per la sua dimensione e complessità sociale, per il suo
modo di vita prettamente democratico, per questioni economiche,
militari, politiche ed estetiche, fu, nel corso del V sec. a. C., la città
piø influente del mondo ellenico. Centro della produzione teatrale e
della letteratura greca, già nel V sec. a. C. ospitava il fior fiore degli
intellettuali del Mediterraneo (Ione di Chio, Pratina e Aristione di
Pilo, Acheo d’Eretria). Tra V e IV sec. a. C. fu, dunque, l’indiscusso
epicentro culturale di tutta la Grecia ed anche dopo la dura sconfitta
subita durante la lunga Guerra del Peloponneso, inflittale dalla sua
grande rivale Sparta, Atene non perse il suo prestigio culturale.
6 Giordano 2005, p. 43 ss.
8
Il filone critico da me seguito nell’analisi dell’evento tragico
colloca la tragedia nel dibattito pubblico, collegandola strettamente
all’ambito politico della città, vedendola intimamente integrata alle
strutture della vita politica e religiosa ateniese. I personaggi messi in
scena, dèi ed eroi, infatti, sono spesso fondatori di un culto, di diretta
rilevanza per la vita della polis.
1.3 Feste, democrazia e cittadinanza
Per comprendere il teatro greco è necessario inquadrare ogni elemento
del mondo dello spettacolo nell’antichità classica, non solo sullo
sfondo del complesso ambiente culturale e del momento storico che lo
hanno prodotto ma anche in rapporto alla sua materia religiosa. Come
sottolinea Pickard-Cambridge, gli agoni tragici si svolgevano
principalmente nell’ambito delle feste civico/religiose dedicate a
Dioniso: le Antesterie, le Lenee e le Dionisie, quest’ultime divise in
Grandi e Rurali
7
.
Queste feste erano un’occasione di riposo e di svago, ma anche
di apprendimento, per una società come quella ateniese, dove la
maggior parte dei cittadini si guadagnava da vivere coltivando le terre,
non molto fertili, dell’Attica.
7
Pickard-Cambridge 1946, p. 56 ss.
9
Soprattutto le Grandi Dionisie costituivano un evento di
straordinaria rilevanza politico-religiosa, poichØ nell’antica Grecia
pre-cristiana il religioso e il politico erano strutture di pensiero e
comportamento, strettamente connesse tra loro
8
.
Queste feste erano un evento internazionale, con la città che si
metteva in mostra di fronte agli altri ma anche con i suoi stessi
cittadini; nessuno sforzo era risparmiato per chiarire a tutti i
partecipanti ateniesi o stranieri, fin dall’inizio, che quello delle Grandi
Dionisie era un rituale della città come città
9
. Durante questa
importante manifestazione Atene si “fermava”; tutti i cittadini
ateniesi, ma anche gli stranieri, prendevano parte all’evento, le carceri
venivano aperte e anche le donne
10
e i bambini erano ammessi a
teatro. Per accedere a teatro, gli spettatori acquistavano, una sorta di
“biglietto d’ingresso”; a coloro che non potevano acquistarlo, veniva
dato un tributo da parte dello stato. Le fonti parlano di un theorikon:
un sussidio volto ad assicurare a tutti i cittadini ateniesi,
indipendentemente dal censo, la possibilità di assistere agli agoni
scenici. Plutarco ne attribuisce l’introduzione a Pericle, altri autori
datano il provvedimento in età posteriore, nel IV sec. a. C.
11
.
8
Cartledge 1997, p. 6.
9 Goldhill 1997, pp. 54-68.
10 Idem.
11 Di Marco 2004, pp. 67-68.
10
Anche nella stessa organizzazione pratica dell’avvenimento si
nota l’impossibilità di separare l’ambito religioso da quello politico;
gli agoni tragici erano preceduti da cerimonie e processioni
strettamente religiose, ma anche da piø rigide cerimonie politiche.
Durante la manifestazione avvenivano, infatti, alcuni importanti atti
pubblici come la consegna dei tributi agli alleati della Lega e la sfilata
degli Efebi, gli orfani di guerra, con la panoplia. Gli Efebi erano stati
allevati ed educati a spese dello stato, e durante la loro presentazione
ufficiale a teatro, giuravano di rendere i loro servigi alla polis, come i
loro padri, in segno di lealtà e obbedienza
12
.
Le Grandi Dionisie erano organizzate dall’arconte eponimo, un
magistrato che sovraintendeva alla festa. I poeti che potevano
partecipare ai concorsi tragici, venivano scelti dall’arconte; egli
doveva anche assegnare un coro ai tragediografi e scegliere per loro
un attore principale, le cui prestazioni erano remunerate con fondi
pubblici; gli attori naturalmente dovevano essere cittadini ateniesi
13
.
L’organizzazione di una festa civica era considerata allo stesso
livello dell’organizzazione di una guerra di stato, così come l’arconte
eponimo sorvegliava il finanziamento delle flotte per la guerra, era
allo stesso modo responsabile della nomina di sei coreghi, che
dovevano farsi carico delle onerose spese per l’allestimento degli
12 Goldhill 1997, pp. 54-68.
13 Di Marco 2004, pp. 34 e ss.
11
spettacoli. L’investitura a corego, in una polis in cui vigeva la parità
tra tutti i cittadini indipendentemente dal loro reddito, rappresentava
per una ristretta cerchia di privilegiati, il riconoscimento ufficiale di
uno status di prestigio. Anzi quanto piø ci si dimostrava generosi,
tanto piø si guadagnava consenso e popolarità: non a caso spesso i
coreghi furono uomini politici di primissimo rango quali Temistocle,
Pericle, Nicia e Alcibiade.
Questi sono solo alcuni degli aspetti politici delle Grandi
Dionisie; anche la sola partecipazione all’evento era considerata un
atto politico, poichØ i cittadini prendevano parte al processo
democratico ascoltando questa sorta di orazioni civiche, concepite non
solo come momento di svago, ma anche come istruzione per gli
ateniesi. In uno stato democratico, dove non esisteva ancora un
sistema pubblico di istruzione, dove i libri erano ancora una rarità e
dove la diffusione del sapere era affidata prettamente all'oralità, i poeti
potevano essere impiegati con valenza civile: fornivano a grandi
masse principi educativi spesso in sintonia con una o l’altra fazione
politica, con uno stile facilmente assimilabile anche da coloro che
erano del tutto privi di alfabetizzazione. Fra tutte le forme di
divulgazione sperimentate, in quel periodo la piø adatta si dimostrò
quella drammatica. Il metodo di insegnamento caratteristico della