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interessate ad apprendere le tecniche dell’allevamento e della corsa a
cavallo sia per persone legate a tutti gli aspetti che ruotano attorno al
mondo equestre.
LA CONOSCENZA
Il processo di conoscenza di una struttura architettonica,
all’apparenza tanto semplice e quasi banale, ma nella realtà tanto
complesso e articolato, deve partire da un’approfondita analisi della
sua storia, dei principi e delle tecniche costruttive attraverso la
manualistica e la trattatistica fino ai più moderni programmi di
calcolo.
Si è trattato innanzitutto di approfondire la trattatistica dei secoli
scorsi, in particolare per quanto riguarda il tema delle scale, della loro
realizzazione e/o progettazione in diverse opere evidenziando le
possibili relazioni che caratterizzano la scala di palazzo Caprara con le
geometrie individuate nei trattati, cercando di coglierne le regole
strutturali che gli architetti avevano usato per erigere strutture tanto
leggere e slanciate quanto solide e robuste.
Nella seconda fase si è passati ad una conoscenza non più formale
ma materiale della scala mediante analisi diagnostiche in grado di
rilevare le patologie presenti, le caratteristiche e lo stato dei materiali
impiegati nella sua costruzione.
Si sono effettuate prove di laboratorio, sulla composizione chimica
della malta e del laterizio impiegati, sulla resistenza a flessione del
laterizio; prove in situ attraverso la tecnica termografica, che permette
di scoprire la tessitura muraria nascosta dagli strati di malta e di
intonaco, partendo da un’immagine relativa alla distribuzione delle
temperature superficiali dell’oggetto misurato.
3
La fase di analisi e di conoscenza, correlata da rilievi metrici
dettagliati relativi alle diverse componenti tipologiche, fornisce gli
elementi di base per predisporre le successive fasi di progettazione
degli interventi.
IL PROGETTO DI CONSOLIDAMENTO
La filosofia seguita nella presentazione del progetto parte dalla
consapevolezza di voler operare un restauro mirato a conservare e
recuperare le antiche tecniche costruttive impiegando materiali
moderni e altamente tecnologici come i materiali compositi, fatta
eccezione per il consolidamento del corrimano realizzato con
tecnologie tradizionali.
A tale proposito parte del lavoro dà ampio spazio allo studio e alla
conoscenza di questi nuovi materiali, in quanto si ritiene possano
essere materiali adeguati nel consolidamento di strutture di un certo
pregio storico e architettonico.
L’accostamento di materiali nuovi, provenienti dalla tecnologia
aerospaziale, ad antiche murature è frutto di recenti indagini che ne
hanno evidenziato alcuni fattori importanti quali un notevole
incremento delle capacità portanti, un’invarianza del peso proprio
della struttura, la possibilità di interventi non invasivi e removibili.
Questi aspetti sono fondamentali qualora si intervenga su
costruzioni storico - monumentali in muratura, di cui si voglia
preservare non solo la valenza architettonica, ma anche il loro
funzionamento strutturale.
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Per il raggiungimento di questo obiettivo è stato di fondamentale
aiuto il contributo fornito dalla ditta faentina RI-BA
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che, da anni
opera nel settore, producendo componenti in composito per l’industria
e il mondo delle competizioni ad alto livello.
In sintesi il presente studio vuole offrire un contributo all’analisi
tipologico-costruttiva delle scale a volo e fornire un ulteriore esempio
per il recupero di strutture murarie storiche, mediante l’applicazione
dei materiali compositi.
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RI-BA COMPOSITES SRL, Lavorazione di Materiali Compositi Avanzati;
www.ribacomposites.com
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Cap.1 Le Scale nella trattatistica.
1.1 Considerazioni storiche
Le scale hanno da sempre rappresentato un problema di non facile
risoluzione, attraverso i secoli si è quindi sviluppata un’intera gamma
di adattamenti e di innovazioni che vanno dalla scala rudimentale a
rampate, scavata su strutture scoscese, alle scale piramidali egizie, alle
scalinate delle città greche, agli scaloni seicenteschi sino alle
splendide scale elicoidali interne che ancora oggi rappresentano in
molte costruzioni una soluzione di ornamento architettonico.
Lo studio dell’organismo architettonico e delle sue parti, ad opera di
grandi architetti e trattatisti, ha subito nel corso dei secoli notevoli
cambiamenti, frutto di continui adeguamenti alle scoperte scientifiche
e tecnologiche e alle correnti di pensiero filosofico che man mano si
sono sviluppate negli anni.
All’interno di questi studi non mancano mai analisi dettagliate sulla
geometria, sugli aspetti costruttivi e in certi casi anche sugli aspetti di
rappresentazione grafica delle scale. Questo elemento architettonico
fondamentale nell’organizzazione di un edificio, ha assunto nel corso
dei secoli connotazioni diverse tanto da risultare per alcuni “…le più
difficili parti che abbia la casa di allogare, massime che Vitruvio non
ne diede regola, se non delle loro salite…”
3
; per altri un ruolo di
3
Cfr. G.Guarini (Modena 1624 – Milano 1683) Architettura Civile, (vol. 8° della collana “Trattati
di Architettura”), Milano, Il Polifilo, 1968, cap. 7 (trattato II) osservazione nona.
6
primo ordine tanto da volerle “del magnifico in ogni sua parte,
attesochè molti veggiono le scale e non il rimanente della casa.”
4
Si analizza di seguito, in modo schematico, la trattatistica
riguardante i principi costruttivi delle scale dall’epoca rinascimentale
fino alla fine dell’800.
Nel primo libro del “De re aedificatoria” Leon Battista Alberti
(1404-1472), nella parte dedicata alle definizioni e ai progetti tratta un
particolare sulla costruzione delle scale.
“La costruzione delle scale è lavoro difficile, da affrontare solo a ragion
veduta, dopo matura riflessione. Ciò perché esse comprendono tre diverse
aperture: la prima è la porta che offre accesso alle scale stesse, la seconda è la
finestra che illumina la rampa e rende visibile la profondità di ogni gradino, la
terza è l’apertura nel soffitto che immette al piano superiore. Ecco perché si dice
che le scale rendono difficoltoso il disegno degli edifici. Ma chi non vuole che le
scale diano intralcio, eviti di dare intralcio alle scale: abbia cura cioè di
destinare loro una parte ben determinata e appropriata dell’area, che offra un
percorso agevole e senza impedimenti fino alla copertura situata più in alto, a
cielo aperto. Né tanto spazio dedicato alle scale deve sembrare eccessivo, perché
esse saranno di grande utilità in quel punto, senza dare fastidi al resto
dell’edificio; inoltre gli spazi vuoti, sostenuti da archi, che rimangono sotto le
scale, potranno essere utilizzati con molto profitto.
Tralasciando le scale di tipo militare, utili per assedi e fortificazioni, che non è
qui il luogo di trattare, noi ci occuperemo di due categorie di scale: di quelle in
cui si sale senza gradini, ma con un semplice percorso in pendenza, e di quelle
fatte a gradini. Quanto alle prime, gli antichi solevano farle quanto più agevoli e
meno inclinate fosse possibile; più esattamente ho osservato nelle loro opere che
veniva da essi reputata sufficientemente comoda quella costruita in modo che la
verticale condotta dal suo punto più alto al terreno risultasse la sesta parte della
proiezione dell’intera rampa. Nelle scale a gradini, essi preferivano che questi
4
Cfr. G.Vasari (Arezzo 1511 – Firenze 1574) “Introduzione all’architettura”, in Pietro Cattaneo-
Giacomo Barozzi da Vignola, Trattati con l’aggiunta degli scritti di architettura di…Giorgio
Vasari, (vol. 5°, seconda parte, della collana “Trattati di Architettura”), Milano, Il Polifilo, 1985,
pagg. 159-162.
7
fossero in numero dispari, soprattutto nei templi, perché – dicevano – in questo
modo si entra nel tempio con il piede destro, il che sembra fosse raccomandato
dal rituale. In particolare ho notato che i migliori architetti si attenevano alla
regola di non costruire mai, o quasi mai, scale con piu di sette o nove gradini in
fila ininterrotta (credo a somiglianza del numero dei pianeti o dei cieli), bensì
assai saggiamente provvedevano a intervallare ogni sette o nove gradini con un
pianerottolo; sicché coloro che per debolezza o per stanchezza trovavano
difficoltà nel salire potessero riposarsi di tanto in tanto; se poi per caso qualcuno
nel percorrerle fosse precipitato, aveva spazio su cui poter arrestare la caduta e
riprendersi.
Da parte mia sono perfettamente d’accordo che le scale debbano essere
intervallate da pianerottoli, e inoltre che siano bene illuminate, e secondo
l’importanza dell’edificio ampie e spaziose. L’altezza dei gradini era poi misurata
in modo che non superasse tre quarti né fosse minore di un sesto di piede; mentre
la loro profondità non doveva essere inferiore a un piede e mezzo né superare i
due piedi. In complesso sarà opportuno avere nell’edificio il minor numero
possibile di scale e tali da occupare il minore spazio possibile.”
5
5
“Scalis ponendis plus est negocii, quam ut possis nisi maturo et digesto consilio recte ponere.
Nam unis in scalis tres veniunt apertiones; et harum una quidem est hostium, quo in scalis
conscen-dendis aditus pateat, altera est fenestra, qua fiat ut recepto lumine cuiusque gradus
retractio perspiciatur, tertia est contignationis et tecti apertio, qua in superius pavimentum
operimentumque pervadimus. Ea de re illud aiunt, scalis nimirum impediri operum de-scriptiones.
Sed qui volent scalis non impediri, scalas ipsas non im-pediant. Certum enim et proprium dicabunt
spatium areae, quo liber et solutus excursus pateat suprema usque ad tecta, quae‘ sub divo sunt.
Neque te pigeat, quod tantum areae scalis occupetur: nam satis referent commodi illic, ubi caeteris
partibus aedificii inferant minimum‘ incommodi. Adde quod etiam fornices et vacua, quae sub
scalis relinquentur, ad usus percommodos non deerunt.
Scalarum apud nos duo sunt genera – nam de militaribus expedi-tionum munitionumque scalis
non est // hoc loco ut referam –: unae quidem, per quas non gradibus sed obliquo acclivi, alterae,
quibus per gradus in sublime conscendimus. Acclivia ponere maiores consuevere, quoad eius fieri
poterat, facilia et pressa. Verum, uti ex eorum aedificiis annotavi, satis commoda putarunt, quae
ita essent ducta, ut altitudinis perpendens linea ad longitudinis iacentem lineam parte responderet
sexta. In gradibus vero maxime templorum imparem numerum probavere: nam fieri quidam aiunt,
ut recto in templum pede ingrediamur, quam rem ad religionem facere arbitrantur. At in his
animadverti bonos architectos observasse, ut gradus nunquam ferme plures unum in ordinem
continuos quam aut septem aut novem adigerent, credo aut planetarum aut orbium numerum
imitatos. Sed ad huiusmodi seu septenos seu novenos quosque gradus consultissime areolam
subextendebant, quo fessi et imbecilles a conscendendi labore intermissas haberent quietes,
et,siquis casus incidisset, ut scandentes ruerent, haberent illi quidem spatia, ubi orruendi impetum
sisterent seque reciperent atque firmarent.
Et id quidem ipse vehementer probo, ut sint scalae suis areis interceptae, sintque luminosae et pro
loci dignitate amplae et spatiosae. Gradus vero scalarum ita finiendos ducebant, ut neque
crassiores sextante neque tenuiores dodrante essent, retractionesque graduum ne minus quam
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Dall’analisi del testo si coglie chiaramente come, per l’Alberti la
scala sia un elemento utile nell’edificio ma allo stesso tempo tale da
renderne il suo disegno “difficoltoso”. La loro presenza è talmente
indispensabile che “chi non vuole che le scale diano intralcio, eviti di
dare intralcio alle scale” sottolineando come non si possa trascurare
di prendere in considerazione uno spazio da dedicare loro anche
quando il farlo possa creare fastidio al progettista.
L’attenzione del testo si focalizza quindi su alcune informazioni
utili per posizionare le scale in pianta: “il progettista deve avere cura
di destinare alle scale uno spazio ben determinato e appropriato in
modo tale da offrire un percorso agevole e senza impedimenti fino
alla copertura situata più in alto”, senza però approfondire
l’argomento in maniera adeguata.
Dal punto di vista strettamente costruttivo, il trattato non
approfondisce l’argomento ma rimane uno dei primi che dedica
un’attenzione particolare al tema delle scale, ed inoltre rimane il
riferimento principale per gli altri autori.
Successivamente Sebastiano Serlio (1475-1553) scrive un trattato
sull’architettura diviso in 7 libri, allo scopo di fornire regole non per
gli “elevati ingegni” ma perché “ogni mediocre ancora ne possa
essere capace”
6
, rinunciando a basi ed esponendo in modo
estremamente sintetico solo quanto serve all’architetto.
sexquipedales neve plus quam bipedales‘ponerentur. Scalae toto in aedificio, quo erunt numero
pauciores quove occupabunt minus areae, eo erunt commodiores.”
ALBERTI L.B., L’architettura, (vol. 1° della collana “Trattati di Architettura”), Milano, Il
Polifilo, 1966, cap. 13 (I libro - I tomo), capp. 4-10-11-12 (II libro – I tomo).
6
SERLIO S., Architettura civile. Libri sesto settimo e ottavo nei manoscritti di Monaco e Vienna,
(vol. 5°, prima parte, della collana “Trattati di Architettura”), Milano, Il Polifilo, 1994 in libro IV,
prefazione al lettore da “Tutte l’opere d’architettura et prospettiva (…) diviso in sette libri”.
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Con i suoi sette libri fornisce con un linguaggio estremamente
scarno ma chiaro un atlante figurato dell’architettura in grado di
offrire un aiuto concreto al progettista.
Nel secondo libro, quello sulla prospettiva, l’autore dedica alcune
pagine al tema delle scale, inserendo, a differenza dell’Alberti, anche
delle illustrazioni .
“Le scale ne gli
edificii son molto
necessarie, & però
intendo di mostrarne di
più sorti, & cominciare
dalle più facili. Per
l’ordinario un grado, è
mezo piede in altezza, &
un piede in larghezza,
cioè il suo piano. Diremo adunque li quadri di questo piano essere un piede, &
uorremo fare una scala di cinque piedi in altezza, & la sua larghezza tre piedi. Sù
la prima del piano prenderemo la misura della larghezza, & appresso si
misurerai sopra essa linea li cinque piedi, li quali si drizzeranno alli due angoli
d’essa scala, & partiransi in dieci parti, & questi saranno A, B. Poi tutte quelle
parti sian tirate all’Orizzonte con linee occulte; di poi sian numerati noue quadri
in lunghezza & dirizzata una linea la quale intersecherà quella del B, lì sarà
l’angolo dell’ultimo grado, al quale sarà un riposo di tre piedi per quadro: li
angoli del quale saran C,D, di poi si formerà il primo grado,& dalli suoi angoli
del riposo si tireranno delle linee,& appresso si leueran tutte le linee dè quadri, &
doue quelle toccheranno le dette linee, lì saran tutti gli angoli dè gradi, come si
uede espresso nella figura. Questa scala è in scorcio per fianco, l’altra scala
viene ad essere in profilo,& alta un grado manco, che son quattro piedi & mezzo,
& è medesimamente larga tre piedi, come denotano le linee occulte del piano
sotto essa scala, & con quella regola si possono fare le scale di tanta altezza,
quanto si uorrà, & farci alcuni riposi nel mezo, togliendo sempre la misura dà
piedi del piano, & per il scorcio, & per il dritto.”
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“Queste scale in profilo
han gran presentia, & sonno
ben facili da collocare in
ogni luoco, dico in dissegno,
& apiu cose possono seruire,
anchora negliedificii doue si
habbia a montare
dolcemente, son molto
commode & agiate, & danno
a riguardanti non so che di
côtentezza d'ochio, & massimamente aluochi publici, perchioche essendo sempre
dua per vna si puo salire da vna banda, & per l'altra descendere, sensa
impedimento delle persone ariscontrarsi. Et cosi come son dua salite solamente,
l'huomo da se con questa inuentione potra farne delealtre et variâdo anchora.
Come queste scale sian fatte, & con che ragione, ben si comprêde il tutto senza
che altrimenti si scriua, perche, come altre volte ho detto, li quadri son piedi
communi, & li gradi son di altezza mezzo piede, & il suo piano vn piede, la
latitudine d'esse scale e piedi cinque cosi le prime, come le seconde, il suo
orizonte si troua molto alto, accio meglio si vedino li suoi piani, la porta rustica
non e larga che tre piedi, & alta sei, & benche paia esser chiusa: si potra
nondimeno farla aperta, & seguitare piu la con altre cose, et anco li dua angoli
dalla destra et sinistra bâda, doue e loterzo grado & riposso vuole essere largo
cinque piedi, come la scala, ma qui sonno solamente vn piede, per l'angustia del
foglio et della stampa, et quelle linee dirizzate su sopra essi gradi: rapresentano
ferri per li appogii o veramête balausti, li quali anchora staran bene qua dauanti
per apogiarsi, et anco per non cadere a tempo di notte, non ci essendo lumi, ma
non gliho fatti per non confondere l'altre cose.”
“Fra le cose che hâno granforza nelle dimostrationi delle perspettiue: io trouo
le scale tornar molto bene, & quanto han piu ritorni fanno l'effetto megliore, &
percio ho voluto fare queste dua scale che riuoltano, le quali sonno in profilo,
mostrâdo perho lo suo piano. Questa prima scala salisse tre piedi, et e anchor
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larga tre piedi, come dimostra lo piano de linee occulte sotto il riposso. loquale
per ritornare e ben
necessario che i sia di dua
larghezze, che cosi dinota
il piano di sei piedi sotto
il riposso, sopra loquale si
troua vna porticella, la
latitudine della quale dua
piedi, & le sue pilastrate
son di mezzo piede per
lato che viene adessere in
tutto tre piedi, per
occupare tutto il riposso. Quelle linee dirizzate da questa destra bâda del riposso,
dinotano lo parapetto per appogiarsi. o ferri o balausti, & il medesimo si fara
dauanti cioe ad ogni grado vn diritto, ma non l'ho fatto per non confondere la
figura, l'altezza sua e dua piedi & mezzo, che cosi e cômodo al sostenere la mano.
Il modo come sia leuata dal piano questa prima: & anco la seconda scala, si bene
senza scrittura se intêde che non accade ascriuerlo, ma questo e solamête per
alcuni che non son cosi capaci. La porta rustica sotto il secôdo riposso, non passa
piu oltra, che la latitudine della scala, come dimostra il piano sotto essa porta.
Entro la porta sopra il secôdo riposso dimostra esserui vna scala che salisse piu
alto, et e in faccia, laquale volêdosi fare ben giustamente, conuerra continuare il
piano de i tre piedi sotto la porta rustica, et da quello leuare su la detta scala, nel
modo che qui adietro nell'altra scala ho dimostrato”.
“Di questa diuersita di scale
son certissimo che vna parte sara
intesa senza scrittura,
massimamête quella di mezzo,
che salisse da dua lati & anco la
superiore a essa che salisse piu
su: percio che quella e leuata dal
piano come tutte le altre, &
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questa viene ad essere di larghezza sei piedi, come si vede sotto l'entrata quadra
del primo riposso nel pauimento che occupa sei piedi. Li dua archi sotto la
seconda scala, le sue grossezze son vn piede, & perho la scala che dissende sotto
terra, e larga quatro piedi, & e cauata dal piano come le altre. Quella chi e piu la
fuori degliarchi: si vede il modo come e fatta molto chiaramente, & cosi questi
dua gradi che a man sinistra si vegono, si conosse in che modo son fatti, & s'el
pauimento venisse piu in qua si vederebbe meglio il suo finimêto. La scala piu
lontana acanto la porta rustica, si conosse apertamête come e leuata dal piano: la
quale troua vn riposso che viene in qua, & vna scala laquale salisse in alto &
viene in qua: laquale e pur tolta dal pauimento come l'altre, cioe li gradi alti
mezzo piede, et il suo piano vn piede, ma in cossi piccola cosa mal' si puo
misurare, ma rimane nella intelligêtia de l'huomo: che poi facêdola grâde, la
trouara reuscire. Sotto questa scala passa vna porta laquale e larga cinque piedi.
Sopra questo piano, et su per queste scale il bon pittore haueria ben sugietto da
trauagliarsi in colocar figure in diuersi modi, in piedi: a sedere sopra li gradi, et
distesi per terra in scortio, in questo modo, et con questa misura. Sia la figura
doue si voglia con li piedi, prêdi cinque di quei quadri per linea retta et tâto sara
alta la figura per cio che vna persona commune, o mediocre che dir vogliamo, e
di tale altezza, et cosi farai da presso: in mezzo et da lontano. Se la figura sara
sopra vna scala, prendi la misura di quel' grado doue ella si troua, et la farai
dieci di quelle altezze che son cinque piedi, et cossi s'ella sara a giacere: sia il
medesimo. Se vorrai chella scortia giacendo sopra il piano: fa chella sia cinque
di quei quadri che scorciano et veduta dal modello, o dal vero fara l'vfficio suo.”
“Di piu sorte scale ho dimostrato, ma ve ne sonno anchora dell'altre lequali
(nel vero) a chi non sara bene instrutto in quelle passate: poco o nulla intendera
le dua che qui auanti voglio dimostrare. Questa prima sara vna limaca quadra,
ma chi sapra far questa: fara anchora la tonda chi e tutto vno: seruendose di
quella regola che a far li corpi tondi ho dimostrato. La figura segnata P. e la
piâta d'essa limaca: ma di forma minore, accio capere ci possa. Questa medesima
piâta si mettera in scortio, & se imaginara quel' primo piano alto mezzo piede dal
pauimento, apresso si leuaranno sul dritto tutti li angoli de igradi ad vna altezza,
segnâdo sopra esse linee li mezzi piedi di quella altezza che sara il primo piano
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doue esse linee nasceranno, questi
dauanti che son cinque andaranno
tutti ad vna altezza: che son noue
gradi col primo piano, li quali si
tirarâno a l'orizôte & terminaran
quei dal' destro, & dal sinistro lato,
& cosi anche quelli nella faccia di
la saran a l'altezza degliangolari.
Terminati adôque tutti li gradi
sopra le linee dirizzate, si leuara il
termine di mezzo, partendo sopra
essa linea tanti mezzi piedi di quella
altezza che si trouera lo primo
piano nel mezzo, dipoi si leuara su
il primo grado mezzo piede, & cosi al centro altro tanto, & tirate le dua linee sara
formata l'altezza del primo grado. Al grado secôdo lo termino del quale e a
l'angolo sinistro: si fara il medesimo, & da l'angolo del secôdo grado sia tirata
vna linea a l'orizonte, laquale trouara il termine del terzo grado, et da quel
termine sia leuato il terzo grado mezzo piede: & da quello al centro sian tirate le
dua linee, doue sara formata l'altezza del grado terzo, & dal suo angolo a
l'orizôte si menara vna linea che toccara il termine del quarto grado, et leuata la
sua altezza, poi tirate le dua linee al centro, sara fatta l'altezza del quarto grado.
Cosi dal'âgolo suo a l'orizôte si tirara vna linea che trouara lo termine del quinto.
Leuata adonque la sua altezza, et tirate le dua linee al cêtro, sara trouata l'altezza
del quinto grado, & dal suo angolo si menara vna linea a l'orizonte, laquale
trouara lo termine del sesto grado che sara su l'angolo, & leuata la sua altezza se
tiraran le sue linee al cêtro, cosi sara trouato il piano del sesto grado, & dal suo
angolo al termine del settimo grado si menera vna linea al liuello, non a l'orizonte
per esser questo su l'altra faccia, & il medesimo si fara di grado in grado, &
riuoltandosi da questo lato destro li gradi, si tenera sempre questa regola, laqual
e infalibile”.