-Premessa
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PREMESSA
“Tra tutte le possibili differenze nei gusti, nelle abitudini, negli interessi
e nelle predilezioni degli esseri umani, una delle più formidabili è quella che
separa coloro che amano i cavalli da coloro che non li amano.
Il culto del cavallo è antichissimo e forse non tutti sanno che la più
antica opera d’arte nota all’archeologia è una scultura, alta sei o sette
centimetri, di un cavallo, ricavata nell’avorio della zanna di un mammuth
lanoso: un capolavoro di grazia slanciata risalente a trentaduemila anni or
sono....perché il cavallo è il più bel risultato della natura, uomo incluso” Così
ha scritto Judith Krantz e penso che questa definizione sia piuttosto esatta e
attinente al cavallo sardo perchè alcuni studiosi ritengono, con un margine di
attendibilità, che già nel medio Miocene ( cioè con larga approssimazione da
venti a quindici milioni di anni fa )esistesse in mezzo al Mediterraneo, dove oggi
affiora la penisola italiana con la sua corona di isole, una serie di terre emerse di
varia estensione, separate tra loro di larghi bracci di mare. Una di queste terre era
la Tirrenide, unita fin oltre il glaciale Rissiano( verso il medio Pleistocene, cioè da
1.200.000 a 100.000 anni fa) a sud con l’Africa settentrionale e ad est con quelle
terre che oggi costituiscono il litorale occidentale dell’alto Tirreno, e separata
dall’Appennino da un tratto di mare abbastanza esteso. Nel corso dei tempi questo
continente avrebbe subito diversi sconvolgimenti, con emersioni e sommersioni
parziali, per essere infine completamente sommerso ad eccezione della Sardegna,
della Corsica e dell’arcipelago toscano, che ne costituirebbero i resti più evidenti.
Questo spiegherebbe la presenza in Sardegna di animali comuni a quei
territori con i quali fu unita in passato e, insieme spigherebbe l’assoluta
-Premessa
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irreperibilità nell’isola delle specie animali che, arrivate nella penisola molto più
tardi, cioè dopo l’emersione dell’Appennino, non poterono più migrare in
Sardegna perché nel frattempo si era creato il bacino tirrenico ed il mare aveva
definitivamente separato la Sardegna dalla penisola.
Nel contempo le specie originarie hanno dato vita ad altre sottospecie che
tendono a durare nel tempo conservando i carateri originali o acquisiti per la
pressione dell’ambiente. Favorite dalla ridotta superficie geografica disponibile,
anche se numericamente limitate, esse possono imporre facilmente i loro caratteri
geneticamente dominanti. Uno di questi è la taglia ridotta delle specie isolane, che
non hanno avuto la possibilità di migliorare e di essere migliorate selettivamente.
Il cavallo sardo, di cui parlerò tra poco, è un “ cavallo ariano” cioè a
sangue caldo. Cavallo che “contrapponeva alla forza l’agilità, faceva sfoggio di
una provocante bellezza, di umori più lieti, di una giocondità frutto
dell’abbondanza, re dei pascoli ubertosi, delle contrade assolate e ridenti, delle
città festanti. Un essere nuovo, di una natura più molle, rispetto al cavallo
“mongolo”, fatto spesso per le pacifiche parate e per l’ammirazione”( Lugli N. il
romanzo del cavallo, Vallecchi, Firenze, 1966)
Ma prima di passare alla trattazione dell’argomento voglio parlare
brevemente di alcune razze di cavalli.
-Capitolo Primo:Cenni sulle principali razze equine
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CAPITOLO PRIMO
CENNI SULLE PRINCIPALI RAZZE EQUINE
Il cavallo così come lo conosciamo oggi è il risultato di un’evoluzione
durata milioni di anni. Il più antico tipo di cavallo di cui si ha notizia visse
sessanta milioni di anni fa ed era una bestiola non più alta di 25-45 cm. al garrese.
Le zampe anteriori avevano 4 dita e quelle posteriori tre. Questo
progenitore del cavallo (Eohippus) si adattò, era dopo era, ai cambiamenti
climatici. L’antenato del cavallo era un animale onnivoro che viveva al riparo
della foresta tropicale. Ma gli sconvolgimenti climatici provocarono il
diradamento delle foreste che divennero progressivamente ampie distese e il
cavallo divenne un erbivoro in grado di correre velocemente per sfuggire ai
predatori. Poiché nella corsa veniva usato prevalentemente il dito centrale, più
robusto, gli altri si atrofizzarono progressivamente.
Contemporaneamente alla scomparsa delle dita anche la parte bassa degli
arti si modificò, assumendo una conformazione molto simile a quella dei cavalli
attuali e al posto delle dita si sviluppò lo zoccolo. Aumentarono la statura e la
lunghezza del collo e i denti si adattarono alla dieta erbivora. Anche se i
cambiamenti ambientali e climatici hanno influito in maniera determinante
nell’evoluzione del cavallo , senza dubbio l’uomo ha giocato un ruolo molto
importante nelle sue successive modificazioni. Sin da quando l’uomo addomesticò
-Capitolo Primo:Cenni sulle principali razze equine
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i primi cavalli, intervenne attraverso incroci per sviluppare le caratteristiche che
gli erano, di volta in volta, più necessarie. L’effetto fu la diversificazione in tipi di
cavalli con caratteristiche ben diverse a seconda dell’uso cui erano destinati: i
pesanti cavalli da tiro, gli eleganti cavalli da sella, e i resistenti cavalli da carico.
Pertanto i cavalli si differenziano parecchio gli uni dagli altri: ci sono
cavallini bassi e tozzi e cavalli snelli e alti. Gli esemplari sono catalogati secondo
le razze di appartenenza, la maggior parte dei quali è il risultato di secoli di
selezione finalizzata al raggiungimento di determinati standard; vi sono anche
razze semiselvatiche che sono invece frutto dell’evoluzione naturale.
Volendo semplificare al massimo, i cavalli si possono dividere in sette
grandi gruppi: Arabi, Purosangue, sangue caldo, trottatori, sangue freddo e Pony.
La distribuzione geografica delle razze fu originariamente influenzata dalle
condizioni di vita nei diversi paesi: in quelli caratterizzati da inverni rigidi, i
cavalli erano dotati di pelo più folto ed erano in grado di sopravvivere con scarso
apporto di cibo. Per contro i cavalli delle regioni più calde e secche erano
perfettamente adattati a sopportare le temperature alte.
L’intervento umano ha naturalmente cambiato la situazione. In alcuni
paesi sono scomparse alcune razze ed altre nuove sono state introdotte e attraverso
selezioni e incroci sono state sviluppate determinate caratteristiche. I Purosangue
ad esempio, sono conosciuti per la loro velocità, i cavalli normanni da traino
invece sono apprezzati per la loro forza mentre quelli Arabi per la grazia e la
bellezza.
-Capitolo Primo:Cenni sulle principali razze equine
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I Purosangue
La razza è stata selezionata in Inghilterra ma viene ormai allevata in tutto
il mondo. I progenitori della razza sono tre stalloni Arabi portati in Inghilterra tra
il diciassettesimo ed il diciottesimo secolo. I loro nomi, Byerley Turk, Darley
Arabian e Godolphin Arabian, sono rimasti famosi negli annali dell’ippica. Questi
tre esemplari furono incrociati con cavalli da corsa e diedero vita a generazioni di
puledri assai predisposti alla corsa. Le famose scuderie di Ascot e Newmarket
sono diventate famose proprio per l’allevamenti di questa razza. L’altezza arriva
fino a m. 1,72. il mantello può essere di qualsiasi tonalità omogenea anche con
macchie bianche. Questi cavalli sono famosi per l’indole fiera e audace e per la
loro grande vivacità. I Purosangue sono cavalli dalle forme aggraziate e nello
stesso tempo potenti e muscolosi. Le loro dimensioni variano in relazione alla
linea genealogica . gli esemplari da sella sono generalmente più leggeri, mentre
quelli da corsa hanno una struttura più compatta e muscolosa. La testa è bella e
nobile, con un profilo diritto e gli occhi hanno uno sguardo fiero. Il collo è arcuato
ed il garrese pronunciato, il dorso è brevilineo e ben proporzionato. Gli arti
posteriori hanno muscolatura ben sviluppata e le spalle possono essere inclinate o
orizzontali. Gli arti hanno linee eleganti e pulite e il pelo è sottile e serico. La loro
caratteristica principale è la velocità
Il cavallo Normanno.
Ha origine da Perche, regione della Normandia per cui è chiamato anche
Percheron. Ha un’ altezza da m. 1,55 a m, 1,75. il mantello è grigio e nero. I
Percheron sono cavalli dall’indole tranquilla, molto volenterosi e disponibili. E’
-Capitolo Primo:Cenni sulle principali razze equine
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un cavallo pesante a sangue freddo
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, a cui l’aggiunta di sangue arabo conferisce
una certa eleganza e raffinatezza. Soprattutto la testa, grande e nobile con occhi
espressivi e vivaci e gli zoccoli piccoli rilevano l’influsso del sangue arabo. Il
collo è corto e robusto ed il garrese appena percettibile; gli arti sono sviluppati e
assai muscolosi. A differenza di altre razze a sangue freddo hanno balzane
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poco
pelose. Sono i cavalli da tiro più famosi al mondo per cui hanno un’andatura
lunga e potente sia la passo che al trotto.
Cavallo Arabo
I cavalli di araba sono originari del Nord Africa e del Medio Oriente, in
particolare dell’Egitto. Questi cavalli presentano i caratteri tipici della razza e
sono i discendenti di esemplari importati dalle regioni di origine. La loro altezza
va da m. 1,44 a m. 1,52. hanno generalmente il mantello sauro, baio o grigio
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e,
raramente nero. Presentano spesso macchie bianche sugli arti e sulla testa. Sono
cavalli vigorosi ed intelligenti di indole piuttosto vivace. La testa è un elemento
distintivo: deve avere fronte ampia e alta, il muso minuto, il profilo arcuato,
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si chiamano cavalli a “sangue freddo” quelli discendenti dai robusti cavalli originari delle foreste
dell’Europa centrale. Si tratta essenzialmente di razze di cavalli da lavoro e da tiro.
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Sangue caldo: il termine indica che il cavallo ha nella sua genealogia esemplari di razze
orientali. La presenza di linee di sangue arabo è considerata un pregio. La qualità di un sangue
caldo dipende direttamente dalla quantità di sangue ardente presente nella sua genealogia. I
progenitori dei cavalli orientali sono i cavalli di Tarpan e Przewalski.
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Si dicono “balzane” vari tipi di segni sugli arti che assumono diverse denominazioni in base alla
loro estensione; si possono raggruppare nelle seguenti categorie: traccia di balzana, quando ricopre
solo in parte la corona, piccola balzana quando comprende corona e parte del pastorale; balzana
quando arriva al nodello e balzana calzata quando arriva sino al garretto o oltre.
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I mantelli si possono dividere in due categorie: semplici, cioè di un solo colore, e composti,
quando sono presenti due o più tipi di colori variamente distribuiti sul corpo dell’animale,
mescolati tra loro o a macchie di colori uniformi. Al secondo gruppo appartengono molte varietà,
nelle quali la distribuzione dei colori è assai diversa.
-Capitolo Primo:Cenni sulle principali razze equine
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concavo. Le orecchie, molto mobili, sono piuttosto piccole ed hanno le punte
convergenti. Gli occhi sono particolarmente grandi e belli, contornati da ciglia
lunghe. Anche le narici contribuiscono a conferire al cavallo un’espressione di
costante all’erta: sono mobilissime, pronte a captare ogni odore. I cavalli Arabi
hanno il collo muscoloso, arcuato e dal portamento fiero, il garrese pronunciato, il
petto ampio. A volte gli arti sono il punto debole dell’animale. La coda ha
attaccatura alta e portamento insolitamente arcuato. Sono splendidi cavalli da sella
ma vengono utilizzati anche per i concorsi. Questi cavalli non superano i 500Kg.
di peso.
Mantello base: i cavalli sono dotati di un mantello formato da peli
cortissimi che ricoprono e proteggono il corpo; i vari tipi di mantello sono
determinati dalla colorazione dei peli. Essi si distinguono in : nero o morello :
molto rari; baio scuro: mantello marrone scuro, quasi nero, con sfumature bruno
rossastre intorno al muso e sul ventre; baio: anche se il colore può variare dalle
sfumature più chiare del marrone a quelle più scure, il mantello è di colorazione
uniforme con la criniera, la coda e la parte inferiore delle zampe nere;sauro: il
mantello varia dal marrone dorato chiaro al marrone bruciato. La criniera e la
coda sono dello stesso colore del mantello e sono possibile anche delle
macchie;grigio: anche i cavalli apparentemente bianchi appartengono alla
categoria dei grigi. Il mantello dei cavalli “grigi” è costituito da peli bianchi e neri
in proporzioni molto variabili: quando il bianco predomina, l’effeto visivo è
quello di un cavallo bianco. I cavalli grigi nascono scuri e con l’età si
schiariscono: questi mantelli sono molto soggetti a variazione di colore nel corso
della vita, infatti i peli neri tendono ad incanutirsi conferendo al mantello una
colorazione più bianca. Il vero cavallo bianco è caratterizzato da peli totalmente
-Capitolo Primo:Cenni sulle principali razze equine
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bianchi dal colore della pelle rosa, ma con gli occhi scuri. Gli esemplari con gli
occhi azzurri e la pelle non pigmentata sono detti “pseudoalbini”;albino: è privo di
pigmentazione sia a livello della cute che del pelo ed ha pelle bianca e occhi rosa.
Non sopporta la luce intensa e vede meglio in penombra; crema: ad un mantello di
color crema corrispondono un’assenza di pigmentazione della pelle e spesso una
colorazione azzurra degli occhi; bruno grigiastro( sorcino):è un mantello di color
bruno grigiastro o giallognolo, con criniera e code scure;palomino: è biondo
dorato o caffelatte, con la coda o criniera più chiare del corpo, di color biondo
lino. Si definiscono mantelli pezzati e composti rispettivamente quelli che
presentano ampie macchie di colore alternate con macchie bianche ( baio pezzato,
sauro pezzato, morello pezzato ecc.). all’interno di questo gruppo si fa
un’ulteriore distinzione tra i mantelli a predominanza bianca e quelli in cui il
colore più esteso è scuro e quelli in cui le macchie di colore sono di dimensione
ridotte: le macchioline possono essere bianche su mantello scuro o viceversa. A
questa categoria appartengono anche l’Ubero ed il Roano. Il primo è composta da
peli bianchi e rossicci mescolati tra loro; il secondo, oltre ai due colori mescolati
sul mantello, presenta crini neri sulla coda e la criniera.
Cavallo Andaluso
Cavallo di tipo mesoformo; la sua altezza al garrese varia fra i 155 e i 160
cm, il suo peso si aggira intorno ai 570 Kg. I mantelli che si possono riscontrare
sono il grigio, il baio, il morello, il sauro e il roano. Possiede una bella testa, a
profilo rettilineo o talvolta montonino, le sue orecchie sono piccole e con le punte
rivolte all`infuori, gli occhi sono grandi ed espressivi. Il collo è di giuste
proporzioni, arcuato e ben attaccato; il garrese è prominente, la linea dorso-
-Capitolo Primo:Cenni sulle principali razze equine
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lombare ditta, il dorso è breve, la groppa arrotondata, la coda è attaccata bassa e
fluente, il torace appare ampio e profondo, con costole arcuate, l`addome è
tondeggiante,la spalla è muscolosa e ben inclinata. Gli arti sono robusti, con
articolazioni larghe, gli stinchi e i pastorali sono lunghi, lo zoccolo di buona
conformazione. Lo sviluppo di una razza dipende, all`origine, da fattori dovuti
all`ambiente e dagli incroci fra soggetti presenti sullo stesso territorio. Se la vera
origine delle razze antiche è ben difficile da stabilire, si può dire che l`odierna
popolazione mondiale dei cavalli "a sangue caldo" sia derivata principalmente da
tre razze: l’arabo, il berbero nordafricano e l’ andaluso.Una attendibile teoria
sull`origine dell`andaluso, è quella secondo la quale cavalli spagnoli furono
incrociati con i soggetti berberi importati dai mori, allevati nell`antica terra dei
vandali e soprattutto nei dintorni di Granada, dove regnarono indipendenti fino
all`XI secolo. A dimostrare ciò, ci sarebbero diverse caratteristiche morfologiche,
in particolare il profilo dalla testa di questa razza. Recenti studi hanno confermato
in modo inequivocabile il ruolo avuto dalle fattrici indigene derivanti dall`antico
"equus hibericus", conosciuto anche dai Romani durante le guerre di Spagna. Si
teorizza addirittura che, premuto dai ghiacciai del Pleistocene, quasi un milione e
mezzo di anni fa, questo cavallo emigrato dall`Europa verso l`Africa attraverso
l`istmo che allora univa i due continenti, l`attuale stretto di Gibilterra, dando
origine alla razza berbera.
Comunque sia, niente toglie al cavallo andaluso la sua nobiltà e non c`è
dubbio che, dai tempi degli imperatori romani fino al XVIII secolo, esso abbia
primeggiato in tutta Europa, come testimoniano ritratti di re e condottieri, che
amavano farsi immortalare in sella ad un esemplare andaluso.
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Nel 1580 il barone Von Khevenhiller, incaricato dall`arciduca Carlo
d`Austria, importò a Lipizza 9 stalloni e 24 fattrici provenienti dal sud della
Spagna, ed è per questo che i cavalli Lipizzani della Scuola Spagnola di Vienna
discendono dall`andaluso.
A partire dal XVIII secolo, il cavallo andaluso divenne noto come cavallo
"cartujano", ovvero certosino. Si racconta che due fratelli, Andréas e Diego
Zamorra, nativi di un villaggio nelle vicinanze di Jerez de la Frontera, dove
lavoravano come maniscalchi, ebbero l`occasione di comperare da un soldato di
passaggio un bellissimo stallone che fu impiegato come riproduttore per le loro
cavalle. Un puledro in particolare, fu Cresciuto con cura ed amore, diventando
così il più bel cavallo di Jerez. Alla bellezza si univa anche la docilità, tanto da
poter essere guidato da un bambino. Fu usato come stallone, dando una
discendenza di ottimi puledri. Al ritorno di un viaggio mastro Zamorra, trovò che
il suo stallone era stato venduto e fu tale il dispacere che ne morì di crepacuore. I
puledri nati da questo stallone, chiamati, dal nome del maniscalco, "Zamorranos",
venivano acquistati dagli allevatori dei dintorni a poco prezzo. Uno di questi,
indebitatosi con il monastero de "La Catuja" dei Certosini, cedette loro il suo
allevamento di cavalli. I monaci, conoscendo bene l`importanza della razza e
aiutati dai verdi pascoli di cui erano proprietari, si dedicarono all`allevamento e al
miglioramento di questo cavallo. Eliminando incroci che non davano buoni
risultati, i monaci riuscirono a migliorare ancor di più la razza ottenendo un
cavallo di nobili forme e di una bellezza straordinaria. Storicamente l`allevamento
sistematico dell`andaluso risale al 1500 quando Filippo II fondò le scuderie reali
di Cordoba, dove veniva allevato un cavallo dalle forme piuttosto raccolte, di
statura limitata ma di un eleganza ineguagliabile, con un portamento nobile e dal
-Capitolo Primo:Cenni sulle principali razze equine
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temperamento docile e tranquillo. Queste doti lo rendevano protagonista nelle
tante parate che si tenevano allora, con il suo passo di andatura che era a metà tra
il trotto e il passo, dovuto al particolare movimento del ginocchio, era
ineguagliabile. Oggi il nome andaluso non è più strettamente attinente alla Razza;
nel 1912 l`Associazione degli allevatori Spagnoli lo ha praticamente abolito,
sostituendolo con la denominazione "P.R.E. (Pura Razza Espagnola)". In Spagna
questo cavallo viene ancora allevato soprattutto nella sua terra di origine,
l`Andalusia; i centro più importante è ancora il monastero certosino di Jerez de la
Frontera. Cordoba, Granada e Siviglia, sono da ritenere i centri principali di
allevamento, mentre per secoli con i nome di andaluso si erano indicati
genericamente i cavalli allevati in Spagna.
Altre razze:
Si fanno ascendere ad oltre 150 suddivise, a seconda delle varie attitudini,
in razze da corsa, da trotto, da traino pesante e leggero, da caccia, da servizi
militari od agricoli. Ecco le principali:
Il cavallo Avelignese, dalle caratteristiche
arabe, è un soggetto quanto mai docile e robusto, ha
media taglia e mantello sauro-dorato o nocciola. Dalla
regione meranese, ove è particolarmente apprezzato
sia per il traino stradale che per vari lavori agricoli, si
è in seguito diffuso altrove.
L'Orlow, creato nel 1775, nei pressi di Mosca, con l'incrocio di giumente
danesi-olandesi e stalloni arabo-inglesi, è il tipo classico del trottatore: la testa è
leggera e sovente montanina, la criniera folta e molto fine, il dorso lungo e diritto,