4
1945, pubblicato nel 1981. La serie sulle vittime della guerra è stata 
utilizzata più ampiamente; in particolare i volumi ottavo, riguardante 
documenti redatti tra il gennaio del 1941 e il dicembre 1942, 
pubblicato nel 1974; nono sul periodo che va dal gennaio al dicembre 
del 1943, pubblicato nel 1975; e decimo concernente gli atti datati fra 
il gennaio 1944 ed il giugno 1945, pubblicato nel 1980. 
Accanto ai documenti della Santa Sede ci siamo giovati de “I 
Documenti Diplomatici Italiani”, pubblicati a cura della Commissione 
per il riordinamento e la pubblicazione dei Documenti Diplomatici 
italiani, dall’Istituto Poligrafico e Zecca di Stato; di questa raccolta 
abbiamo consultato i volumi della nona serie ed il primo volume della 
decima serie, che complessivamente coprono l’intero arco di tempo da 
noi trattato e che sono stati pubblicati tra il 1987 e il 1992. I 
documenti italiani sono indispensabili per seguire la politica di 
occupazione praticata dall’Italia, ma sono anche ricchi di informazioni 
sia sulla situazione greca, sia sull’attività della Santa Sede nei 
confronti del governo italiano e delle autorità di occupazione ad 
Atene. 
Per quanto riguarda le fonti tedesche abbiamo fatto riferimento alla 
raccolta “Documents on German Foreign Policy”, pubblicata a Londra 
dall’Her Mejesty’s Stationery Office. Di questa raccolta abbiamo 
consultato i volumi XII e XIII della serie D, pubblicati rispettivamente 
nel 1962 e nel 1964. 
 5
 Cap. 1    La Grecia occupata e il problema della fame. 
 
1.1 Il problema della fame in Grecia durante i primi mesi 
dell’occupazione nazi-fascista. 
 
Il 27 aprile 1941 le truppe tedesche ed italiane entravano ad Atene ed 
innalzavano sull’Acropoli la bandiera con la croce uncinata, dando 
inizio ad una lunga e pesante occupazione militare, che si sarebbe 
conclusa tre anni e mezzo più tardi
1
. 
A seguito dell’occupazione, il territorio nazionale greco veniva 
smembrato, secondo le diverse esigenze dei vincitori. Le zone 
assegnate alla Bulgaria, che aveva contribuito alla vittoria dell’Asse, 
rivestivano un ruolo economico e strategico fondamentale per la 
regione. La Bulgaria, infatti, annetté parte della Tracia, considerata il 
granaio per eccellenza della Grecia, e la zona più centrale della 
Macedonia con lo sbocco sul mar Egeo; inoltre, riuscì a garantirsi 
un’influenza sul litorale con le isole di Thaso e Samotracia. Su questi 
territori, da parte bulgara fu imposta una durissima nazionalizzazione 
in tutti i campi della vita civile e politica, espellendo gran parte della 
popolazione greca
2
. 
La Germania occupò la zona ad ovest della Macedonia fino 
all’Olimpo, inclusa Salonicco con il suo golfo e la sua costa e la parte 
restante della Tracia fino alla Turchia con le isole limitrofe, Lemno, 
Lesbo, Chio, e Creta. L’organizzazione dell’occupazione tedesca 
dipendeva dall’Alto Comando Militare Tedesco in Europa sud-
orientale, con sede a Belgrado. Per la Grecia erano stati creati tre 
diversi nuclei specifici di comando: il primo per il controllo della 
                                                 
1
 Andrè Kedros “Storia della resistenza greca” ed. Marsilio, Padova, 1968, pp. 77-90. 
2
 Survey of International Affairs, ed. Royal Institute, Oxford, 1952, serie Hitler’s Europe, vol. I, 
pp. 100-110. 
 6
Grecia del nord, con sede a Salonicco; il secondo a sud, con sede ad 
Atene; il terzo a Creta. Inizialmente il Primo Alto Comandante fu il 
Maresciallo List, che fu sostituito in un secondo momento da Kunze
3
. 
Le autorità tedesche avevano preposto diverse istituzioni con il 
compito di organizzare e dirigere l’occupazione. Queste istituzioni 
eseguivano gli ordini e le direttive di organi amministrativi, che 
risiedevano nel Reich, competenti a legiferare nei territori occupati. I 
tedeschi erano riusciti a creare una capillare ed efficiente 
organizzazione, fortemente centralizzata. 
L’Italia non era stata in grado di sconfiggere la Grecia da sola e, suo 
malgrado, aveva dovuto ricorrere all’aiuto tedesco. Al momento della 
resa, la sua influenza militare e politica fu surclassata da quella 
tedesca, ma, quando si giunse a definire la spartizione dei territori 
occupati, fu l’Italia ad avere la meglio. Essa, infatti, annetté le Isole 
Ionie e occupò i territori lasciati liberi da Bulgaria e Germania, 
comprese tutte le isole del Mar Egeo ed una delle quattro province di 
Creta. Le forze armate italiane in Grecia dipendevano dal Comando 
del Generale Geloso, mentre l’amministrazione politica era affidata ad 
un incaricato per gli Affari Interni di Atene, che in un primo momento 
fu Fornari, sostituito poi da Venturini. L’organizzazione politica e 
militare dell’Italia fu meno efficiente e funzionale di quella tedesca. 
Quest’ultima, infatti, disponeva di un grande apparato organizzativo 
centrale, che,amministrando tutti i territori occupati, mirava a fare 
dell’occupazione un’arma da poter sfruttare a proprio vantaggio. 
Perciò, nonostante giuridicamente l’Italia avesse maggior influenza in 
Grecia, di fatto fu sempre l’autorità tedesca a prendere le decisioni più 
importanti
4
. Inoltre, nonostante vi fosse una distribuzione dei poteri 
                                                 
3
 Andrè Kedros “Storia della resistenza greca”, cit., pp. 77-90. 
4
 Survey of International Affairs, serie Hitler’s Europe, vol. I, cit., pp. 182. 
 7
politici fra gli occupanti  italo-tedeschi, e che questo di fatto 
avvantaggiasse la Germania, gli oneri amministrativi ricadevano 
unicamente sull’Italia, che risultava l’occupante ufficiale
5
. 
La città di Atene fu sottoposta ad un’amministrazione a tre, italiana, 
tedesca e bulgara, che il plenipotenziario tedesco in Grecia Altenburg 
definì un “complicato condominio per le potenze dell’Asse”
6
. 
Nonostante l’occupazione militare dell’Asse, il governo greco e la sua 
vecchia macchina amministrativa rimanevano virtualmente al loro 
posto. In Grecia, al momento della sconfitta, Re Giorgio, il suo 
governo e alcuni membri dell’esercito erano fuggiti. Le autorità 
d’occupazione avevano contribuito a costituire un nuovo governo. 
Esse avevano scelto come primo ministro il Generale Tsolakoglu, uno 
dei firmatari dell’armistizio, ed influenzato la designazione degli altri 
membri del governo, in modo che questo risultasse totalmente 
favorevole all’Asse e agli ideali nazi-fascisti. La vita e le attività del 
governo dipendevano unicamente dalla volontà degli occupanti. 
Il governo greco, appena insediato, si trovò ad affrontare molte 
difficoltà, prima fra tutte quella di dover far fronte alle ingenti spese 
dei lavori pubblici, per opere di vario genere e interesse,  che gli 
occupanti ritenevano indispensabili. Per riuscire a far fronte agli oneri 
fiscali e ai costi dei lavori pubblici imposti dagli occupanti, il governo 
greco era costretto ad emettere più dracme sul mercato, innescando un 
processo inflazionistico che portò il paese alla crisi finanziaria. 
La crisi economica e finanziaria aggravava gli innumerevoli problemi 
della Grecia sotto l’occupazione. Le spese per le opere di 
ricostruzione delle strade, dei ponti, delle ferrovie e dei porti, 
                                                 
5
 Pietro Pastorelli, “L’esaurimento dell’iniziativa dell’Asse: l’estenzione del conflitto, giugno-
dicembre 1941”, numero monografico in Annuario di politica internazionale 1939-1945, vol. VI, 
tomo II, I.S.P.I, Roma,1967, pp. 341.  
6
 C. M. Woodhouse, “ The Struggle for Greek 1941-49”, ed. Hart-Davis-MacGibbon, London, 
1976, pp. 1-20.  
 8
considerate indispensabili dai tedeschi più che dagli italiani si 
aggiungevano alle altre costose pratiche, svolte dalle autorità di 
occupazione. Queste ultime procedettero, infatti, alla requisizione di 
tutte le materie prime, di solito attraverso l’acquisto a prezzi irrisori 
dei diversi giacimenti minerari del paese, ed a sottoporre al loro 
controllo tutte le attività industriali: ogni stabilimento era acquistato e 
sfruttato dagli occupanti, ed ogni prodotto inviato, per esigenze di 
guerra, in patria. In questa pratica di razionale sfruttamento delle 
risorse, i tedeschi superavano gli italiani, avendo maggiori risorse e 
godendo di un organizzazione più efficiente. Ciano, dopo meno di un 
mese di occupazione, scriveva all’ambasciatore a Berlino, Alfieri, 
lamentandosi dell’intraprendenza tedesca nell’accaparramento delle 
risorse minerarie ed industriali, che rischiava di danneggiare gli 
interessi italiani in Grecia
7
. 
I beni agricoli ed il bestiame, già scarsi a causa della guerra, che aveva 
allontanato i civili da tutte le normali attività, subivano il medesimo 
trattamento dei beni di produzione industriali, tanto che a pochi giorni 
dall’occupazione tutti i granai della Grecia erano stati svuotati, ed era 
impossibile trovare un orto con i propri frutti o una fattoria con il 
proprio bestiame
8
. 
La penuria di cibo, provocata dalla guerra e dalle requisizioni 
arbitrarie delle truppe italo-tedesche, era aggravata dal fatto che il 
mare non poteva più offrire le risorse che, fino al momento 
dell’occupazione, erano state vitali per il paese. L’articolo quattro 
dell’armistizio sanciva, infatti, che il traffico navale doveva essere 
sospeso
9
, e, dunque, le attività commerciali, turistiche e della pesca 
                                                 
7
 Ciano ad Alfieri, 12 maggio 1941, in Documenti Diplomatici Italiani, serie IX, vol. VIII, doc. n. 
92. 
8
 Andrè Kedros, “Storia della resistenza greca”, cit., pp. 77-90; Pietro Pastorelli, “L’esaurimento 
dell’iniziativa dell’Asse: l’estensione del conflitto, giugno-dicembre 1941”, cit, pp. 335-348. 
9
 Convenzione di armistizio tra Germania, Italia e Grecia, in DDI, serie IX, vol. VI, doc. n. 972. 
 9
erano impedite. Il paese, ancora poco industrializzato e con 
un’economia agraria arretrata, era privato di risorse essenziali per la 
sua sopravvivenza. I tedeschi e gli italiani, per motivi di sicurezza, 
non facevano passare alcuna nave o carico, che non fosse appartenuto 
a loro.  Qualora, però, avessero voluto aprire il passaggio al porto del 
Pireo, non avrebbero potuto, perché questo era stato chiuso fin dai 
primi giorni di aprile dagli inglesi, durante la loro ritirata
10
. La 
chiusura del porto rendeva la situazione ancora più grave per i greci, 
privati della loro risorsa di comunicazione più grande. Naturalmente 
anche la pesca, attività assai produttiva per il paese, era impedita dal 
blocco. L’azione inglese costituiva, dunque, un'altra causa di penuria 
alimentare ed economica per il popolo greco. Secondo gli occupanti, 
anzi, il blocco era il principale responsabile dei problemi del paese. 
Quanto ai greci, essi non credevano che revocando il blocco la 
questione della fame si sarebbe risolta totalmente, ma ritenevano che 
una revoca avrebbe potuto risollevare in parte la situazione. 
Le privazioni descritte, sommate una ad una, complicavano lo stato 
d’indigenza in cui versò il paese durante l’occupazione. La Grecia non 
poteva sostentarsi autonomamente senza le risorse del mare, il grano 
della Tracia, le poche industrie e i piccoli giacimenti minerari. 
Durante l’occupazione il paese soffrì la fame, come non era mai 
accaduto. 
Nel periodo del conflitto, gli inglesi avevano assicurato ai greci gli 
approvvigionamenti necessari, ma, una volta che essi furono sconfitti, 
non giunse loro alcun aiuto anglosassone. L’Inghilterra, infatti, 
riteneva che fosse dovere degli occupanti preoccuparsi 
dell’approvvigionamento alimentare delle popolazioni assoggettate. Il 
problema della fame apparve subito con estrema forza, ma, fin dai 
                                                 
10
 Heckstall, Smith, Baille, Grohman, “Greeck tragedy 1941”, New York, 1961, pp. 224-230. 
 10
primi giorni dell’occupazione, si comprese la difficoltà di una sua 
soluzione, perché esso era il risultato di una serie di fattori, come 
l’occupazione stessa e il blocco britannico. La Santa Sede, dunque, 
avrebbe dovuto affrontare un problema molto spinoso dal punto di 
vista politico.                                                      
Già a partire dal primo mese dell’occupazione, il plenipotenziario 
italiano in Grecia, Ghigi, e quello tedesco, Altenburg, testimoniarono 
ai loro governi la difficile situazione alimentare del paese. Nei primi 
giorni di maggio, l’ambasciatore Altenburg scriveva al ministro degli 
esteri tedesco, comunicandogli i propri timori riguardo il pericolo 
costituito dalla carenza di cibo nelle zone occupate dagli italiani. 
Questa penuria di viveri poteva creare problemi di sicurezza, vista la 
debolezza delle truppe italiane. Altenburg  chiese una soluzione della 
questione
11
. Il 16 maggio Ghigi scriveva a Ciano di aver discusso con 
Altenburg e List delle difficoltà alimentari del paese, soprattutto della 
città di Atene, alle quali la Germania stava facendo fronte grazie alla 
requisizione dei viveri inglesi
12
. Una settimana più tardi il 
plenipotenziario  italiano manifestava di nuovo la sua preoccupazione 
per una situazione tale da far temere una crisi imminente, chiedendo 
ancora che venisse presa una decisione e trovata una soluzione al 
problema
13
. 
I plenipotenziari dell’Asse si rendevano conto della gravità del 
problema sia sotto l’aspetto politico sia sotto quello giuridico. Le 
autorità d’occupazione, infatti, avevano dei doveri sanciti dal diritto 
internazionale di guerra, fra i quali provvedere alle necessità primarie 
dei popoli sottoposti ad occupazione. La Convenzione dell’Aja del 
                                                 
11
 Altenburg al Ministro degli esteri tedesco, 11 maggio 1941, in Documents on German Foreign 
Policy, da ora in poi DDT, serie D, vol. XII, doc. 495. 
12
 Ghigi a Ciano, 16 maggio 1941, in DDI, serie IX, vol. VII, doc. 120. 
13
 Ghigi a Ciano, 24 maggio 1941, in DDI, serie IX, vol. VII, doc. 164. 
 11
1907, firmata anche da Italia e Germania, aveva stabilito i diritti e i 
doveri degli occupanti e di coloro i quali subivano l’occupazione. 
L’affermazione di tali regole era scaturita dalla necessità di rendere 
più umana la condotta della guerra, e di affermare la valenza dei diritti 
umani, anche durante i conflitti più duri. Fra i doveri degli occupanti, 
ai quali si contrapponevano sempre i diritti degli occupati, c’era quello 
di garantire il diritto alla vita delle persone
14
. Questo diritto 
comportava il dovere di occuparsi delle necessità primarie di coloro i 
quali erano sottoposti ad occupazione, affinché non venisse messa in 
pericolo la loro vita; a questo proposito erano stati vietati il 
saccheggio
15
, le espropriazioni indebite
16
 e l’imposizione arbitraria di 
tasse e tributi
17
. Le autorità tedesche ed italiane avrebbero dovuto 
rispettare queste norme, ma spesso, per soddisfare le necessità che la 
guerra imponeva loro, infransero le regole imposte dalla Convenzione 
dell’Aja. Essi ricorrevano sia al saccheggio, col fine di reperire cibo e 
materie utili per la patria e le truppe d’occupazione, sia 
all’introduzione misure fiscali estremamente gravose per le possibilità 
del governo greco. Le suddette iniziative erano attuate anche per 
portare a termine tutte le opere, che avrebbero garantito loro maggiore 
sicurezza e agevolazioni. Quest’atteggiamento, apertamente contrario 
al diritto internazionale di guerra, era testimoniato sovente da alcuni 
rappresentanti delle autorità italo-tedesche. Dopo soli venti giorni di 
occupazione giungevano notizie sulle requisizioni italiane di viveri e 
provviste provenienti dalla Germania, destinate alla Grecia. A questi 
atti arbitrari seguirono le denunce dei greci ad Altenburg
18
. Nello 
                                                 
14
 Convenzione dell’Aja 1907, Art. n. 46, in The proceedinge of the Hague Peace Conference, 
traslation of the official texts, vol. III. 
15
 Ivi, art. n. 47. 
16
 Ivi, art. n. 46.  
17
 Ivi, art. n. 48, 49, 50, 51, 52 e 53. 
18
 Fornari a Ciano, 14 maggio 1941, in DDI, serie IX, vol. VII, doc. 105. 
 12
stesso periodo il capo del governo collaborazionista, Tsolakoglu, 
presentò una nota sul cattivo comportamento delle truppe italiane nel 
paese
19
, nota che poi sarà ritirata dallo stesso primo ministro, dietro le 
sollecitazioni di Ghigi
20
. Le denunce di comportamenti iniqui in 
territorio greco non riguardavano solo gli italiani, ma anche i tedeschi. 
Lo stesso ambasciatore italiano a Berlino descrisse a Ciano la povertà 
greca, dovuta alle continue rappresaglie tedesche, che avevano tolto al 
paese ogni sua ricchezza
21
. 
Le risorse prodotte in Grecia, inoltre, non erano sottoposte solo ad uno 
sfruttamento sistematico, ma anche ad una distribuzione 
razionalizzata, che rientrava nella logica dei controlli sulla 
produzione. Le distribuzioni, definite dagli occupanti, avrebbero 
dovuto far fronte sia alle esigenze alimentari del paese, sia ai doveri 
stabiliti nella convenzione dell’Aja. Questa politica alimentare, però, 
non avrebbe dovuto ripercuotersi negativamente sui carichi di materie 
requisite, che partivano per la Germania. In Grecia la 
razionalizzazione interessò prima le città, perché esse  avevano 
maggiori problemi di rifornimento, mentre le aree rurali erano 
autosufficienti nella distribuzione del cibo. Gli occupanti introdussero 
delle quote di derrate da produrre e da consegnare, regolarono le 
semine, fissarono i prezzi e i sussidi. Gli adulti avevano una razione 
giornaliera garantita di base, mentre priorità era data ai lavoratori 
manuali, alle infermiere, alle gestanti e ai ricoverati negli ospedali, cui 
spettava una razione supplementare. Per le categorie suddette il latte 
doveva avere il 2,5% di grassi, mentre agli altri consumatori era 
accessibile solo il latte in polvere. Questi provvedimenti non ebbero 
degli effetti positivi, poiché le razioni di cibo giornaliere restavano 
                                                 
19
 Ghigi a Ciano, 19 maggio 1941, in DDI, serie IX, vol. VII, doc. 139. 
20
 Ghigi a Ciano, 23 maggio 1941, in DDI, serie IX, vol. VII, doc. 157. 
21
 Alfieri a Ciano, 12 giugno 1941, in DDI, serie IX, vol. VII, doc. 249. 
 13
molto ridotte, ed i prezzi di tutti i generi alimentari salivano 
costantemente
22
. 
Per i greci divenne pressoché impossibile reperire il cibo al di fuori 
delle quote stabilite, ma queste erano insufficienti. I canali 
commerciali illegali, attraverso i quali chi possedeva ancora qualcosa 
da scambiare poteva acquistare beni divenuti rarissimi, si sostituirono 
a quelli tradizionali. Il fenomeno del mercato nero divenne una nuova 
piaga sociale, poiché arricchiva solo pochi eletti, spesso legati alle 
stesse autorità italo-tedesche, ed acuiva le privazioni di coloro ai quali 
non era rimasto nulla
23
.  La situazione precipitava ogni giorno di più e 
si era solo a pochi mesi di occupazione. Nel luglio del 1941 Altenburg 
riferiva al Dipartimento di Politica Economica di Berlino la 
“drammatica situazione alimentare”, comunicando le richieste di 
assistenza del governo greco alla Germania. Egli si riferì soprattutto 
alle città di Salonicco ed Atene, costatando l’impossibilità di poter 
dare del pane alla popolazione, e indicando la necessità di dieci o 
quindicimila tonnellate di grano per il mese di settembre. I civili greci 
intanto si erano ribellati a questa situazione, creando dei piccoli 
focolai di protesta ad Argo
24
. Da ciò che riferì Altenburg emersero le 
difficoltà degli occupanti nel reperire il cibo; il blocco navale rendeva 
i rifornimenti più complicati di quanto già lo fossero a causa della 
guerra. Le preoccupazioni crescevano in vista dell’inverno. Anche il 
delegato pontificio in Turchia, Roncalli, che in quel periodo si trovava 
in visita in Grecia, esprimeva i propri timori per la popolazione greca, 
descrivendo l’indigenza in cui era costretta a vivere, perché ogni cosa 
                                                 
22
 Survey of  International Affaire, serie Hitler’s Europe, vol. I, cit., pp. 220 e ss. 
23
 Andrè Kedros, “Storia della resistenza greca”, cit., pp. 77-90. 
24
 Memorandum del Direttore del Dipartimento di Politica economica, in DDT, serie D, vol. XIII, 
doc. n. 155. 
 14
veniva requisita e spedita in Germania
25
. La testimonianza del 
delegato apostolico rendeva nota anche alla Santa Sede la questione 
della fame in Grecia, facendone un problema non più solo interno alle 
potenze d’occupazione, ma allargandolo a sfere d’interessi ben lontani 
dalla guerra. Le autorità governative greche continuavano a rivolgersi 
agli occupanti, sperando in una risoluzione, ma gli intellettuali, i 
professionisti e i politici esclusi dal governo videro  nell’interesse di 
Roncalli una reale possibilità di salvezza. 
                                                 
25
 Roncalli a Maglione, 24 luglio 1941, Atti e Documenti della Santa Sede relativi alla Seconda 
Guerra Mondiale, d’ora in poi ADSS, serie la Santa Sede e la guerra, vol. V, doc. n. 19.