PREFAZIONE
Dalla pedagogia alla medicina Questa tesi è fondata più sull’esperienza che sulla conoscenza. Ma gli è che, in un certo qual
modo, questa tesi parte dal presupposto che “vivere è conoscere” 1
e che, grazie alla rete di peptidi
che collegano e integrano le attività mentali, emozionali e biologiche, “non posso più fare una netta
distinzione fra il cervello e il corpo” e anche il “sentire nelle viscere” 2
merita la nostra attenzione;
così come, d’altra parte, non c’è alcuna distinzione tra “dentro” e “fuori”, tra soggettivo e oggettivo:
“il mondo che percepiamo all’esterno e il mondo che percepiamo all’interno convergono” 3
, dato che
il mondo, secondo la teoria di Santiago, è generato dai nostri processi cognitivi e con le nostre
“scelte” cambiamo e il “dentro” e il “fuori”. Dunque, “il processo della conoscenza è molto più
vasto del concetto di pensiero. Ne fanno parte le percezioni, le emozioni e le azioni, cioè l’intero
processo della vita” 4
. La conoscenza scientifica ci offre perciò soltanto «una finestra limitata
sull’universo»” 5
mentre “la vita dice cose molto importanti sulla Natura” 6
.
D’altra parte, “la mente umana pensa per mezzo di idee, non di informazioni. Come mostra
Theodore Roszak in The Cult of Information , non è l’informazione a creare le idee, ma sono le idee
a creare l’informazione. Le idee sono schemi integranti che non derivano dall’informazione ma
dall’esperienza” 7
.
Sono approdata alla laurea in medicina dopo un ventennale percorso di tipo pedagogico -
educativo come animatrice. Questa scelta, che desta stupore in molti, deriva da una osservazione
esperienziale del fenomeno giovanile così come si sta presentando: l’aumento degli atteggiamenti
devianti come forma espressiva e scelta di vita. Un esempio per tutti: “L’uso di tabacco e marijuana
tra gli adolescenti, e soprattutto nelle scuole, sembra essere epidemico e le conseguenze dannose
dell’uso/abuso di tabacco, alcol e altre droghe sono divenute un problema socialmente rilevante” 8
.
Di fronte a tali fenomeni, le agenzie di controllo del comportamento (la famiglia, la scuola, la
Chiesa, le associazioni, ecc.), avvertono un grande senso di disorientamento, se non di impotenza.
L’inutilità dei tradizionali percorsi educativi di animazione, ma soprattutto la consapevolezza di
trovarsi di fronte ad una generazione che parla un’altra lingua con potenzialità a noi prima
sconosciute (capacità di fare più cose contemporaneamente, visione spontanea dell’insieme con
intuizioni immediate delle soluzioni, intelligenza che aumenta in modo esponenziale quando si è in
relazione - i politologi parlano infatti di intelligenza connettiva - …), mi hanno spinta negli anni ad
1
Maturana e Varela (1987), p. 174 trad. it., p.148 in F. Capra La rete della vita , Bur, 2001, p. 295 nota 13.
2
Cfr. F. Capra, La rete della vita , Bur, 2008, Una rete psicosomatica pag. 310 e ss. e nota 42: Pert (1992), Pert (1995).
3
Prigogine (1989) in F. Capra op. cit. , Un nuovo dialogo con la Natura, pag. 214, nota 26.
4
F. Capra, op. cit. , Cognizione – Il processo della vita, p. 196.
5
Prigogine (1989) in F. Capra op. cit. , Non equilibrio e non-linearità , p. 204, nota 10.
6
cfr. Prigogine, citato in Paslack (1991) in F. Capra op. cit. , Comparsa del concetto di auto-organizzazione , p. 101, nota
22.
7
F. Capra, op. cit. , Impatto sulla società , nota 39, p. 85.
8
G. Ragni, A. Juraga, A. Lambiasi, Adolescentologia , in Manuel A. Castello, Manuale di pediatria , Piccin, Padova, 2007,
p. 891.
4
allontanarmi da me stessa , cioè dai miei criteri e dalle mie metodologie, per comprendere meglio
loro 9
.
Vale a dire, ho iniziato a considerare il fenomeno giovanile suddetto come un sistema il cui
input è il processo educativo, il black box l’interazione tra l’input che noi educatori stavamo dando
e il mondo giovanile, con tutte le sue componenti ed espressioni –una interazione che ormai sfugge
alle agenzie di controllo del comportamento -, e l’output la serie di comportamenti ed atteggiamenti
degli educandi.
Di questo sistema ci sta completamente sfuggendo l’anello di retrazione con cui modificare le
nostre metodologie per incidere in qualche modo sui comportamenti. Ci sta sfuggendo « l’arte di
assicurare l’efficacia dell’azione » 10
.
Ho così pensato che occorresse, e con urgenza, una posizione di osservazione con cui iniziare a
comprendere il feed-back necessario per interagire con un sistema che è completamente cambiato.
Ho chiamato quella posizione di osservazione “luogo previo”, cioè una posizione in cui si sospende
ogni forma di giudizio, si prendono le distanze dalle proprie convinzioni e ci si mette in relazione
con ogni forma di conoscenza e disciplina per cercare di conoscere e comprendere un fenomeno.
Gli studi medici, con il nuovo approccio bio-psico-sociale, mi sono sembrati i più appropriati
per poter osservare i fenomeni da più angolazioni.
Forse il linguaggio di questa tesi, proprio per il suo respiro esperienziale, risulterà più
discorsivo che scientifico, ma la riflessione speculativa aiuta a sistematizzare in modo logico le
eventuali conclusioni di un’esperienza 11
.
In questa sede mi riferirò in particolare al fenomeno alcolico che sta coinvolgendo il mondo
giovanile, ovvero al “brusco incremento registrato negli ultimi anni nel numero di giovani con un
pericoloso consumo di alcol” 12
, quale emblema dell’output comportamentale che sfugge all’anello
di retrazione educativo.
INTRODUZIONE
9
Cfr. A. Reich (1970) in Joël De Rosnay, Il Macroscopio. Verso una visione globale , Dedalo Libri, 1978, p. 335, cap. VI,
nota 5.
10
Definizione che nel 1958 Louis Couffignal ha dato alla cibernetica, la disciplina che studia la regolazione e la
comunicazione negli esseri viventi e nelle macchine costruite dall’uomo. Cfr. Joël De Rosnay, Op. cit. , L’arte di
governare gli uomini , p. 114, nota 10.
11
“Ai giorni nostri, gli scienziati stessi apprezzano sempre di più la necessità di essere aperti alla filosofia per scoprire il
fondamento logico ed epistemologico della loro metodologia e delle loro conclusioni” (dal discorso di Benedetto XVI ai
partecipanti alla Plenaria della Pontificia accademia delle Scienze 28.10.2010 in Fede e scienza. Un dialogo necessario
di Joseph Ratzinger Benedetto XVI, un’antologia a cura di Umberto Casale, Lindau s.r.l., Torino, 2010.
12
Maria Teresa Salerno, Vincenzo Ostilio Palmieri, Giuseppe Palasciano, La sfida della complessità in alcologia , Medici
Oggi, marzo 2009.
5
DAL VECCHIO AL NUOVO PARADIGMA: LA SCIENZA DELLA VITA UN NUOVO LUOGO E UN NUOVO LINGUAGGIO Il “fenomeno alcolico” che sta interessando il mondo giovanile “non interessa il singolo ma
l’intero sistema con il quale l’individuo si trova in relazione” 13
e come tale non è possibile
comprenderlo solo analizzando le singole componenti del fenomeno: i giovani, l’ambiente, la
famiglia, l’alcol, il processo educativo ecc. Piuttosto, “la relazione uomo-alcol-ambiente può
essere studiata alla luce del paradigma della complessità: l’uomo subisce la cultura ambientale del
bere e, a sua volta, con le sue scelte comportamentali condiziona gli stili di vita della comunità e le
relazioni di gruppo … La complessità dei problemi alcol-correlati richiede - perciò - l’utilizzazione
di un metodo capace di integrare l’approccio analitico, che disgiunge e parcellizza, con l’approccio
sistemico, o ecologico-sociale” 14
.
In linea generale, dobbiamo considerare che l’approccio analitico, distintivo del cammino
conoscitivo occidentale e a cui dobbiamo la grande quantità di progressi scientifici del nostro
mondo, deve sempre più essere integrato con l’ approccio sistemico con cui è possibile analizzare la
complessità che caratterizza il mondo globale. Il paradigma cartesiano secondo cui il
comportamento del tutto può essere compreso studiando le proprietà delle singole parti, è stato
profondamente messo in discussione dalla fisica quantistica. Infatti, “da Newton in poi i fisici
avevano creduto che tutti i fenomeni della fisica potessero essere ridotti alle proprietà di particelle
materiali rigide e solide”, mentre “la teoria dei quanti ha ammesso che a livello subatomico gli
oggetti materiali solidi della fisica classica si dissolvono in schemi ondulatori di probabilità. Schemi
che non rappresentano probabilità di cose, ma piuttosto probabilità di interconnessioni”. Vale a dire,
“le particelle subatomiche non hanno alcun significato come entità isolate, non sono « cose », ma
interconnessioni fra cose. Nella teoria dei quanti non giungiamo mai a delle « cose », abbiamo
sempre a che fare con interconnessioni” 15
. In natura, quindi, non esistono “cose” ma “relazioni”, e
per analizzare la natura dei fenomeni non è adeguata un’indagine analitica con cui si smontano le
cose per comprenderle. Risulta più idoneo il pensiero sistemico che contestualizza e stabilisce la
natura delle relazioni.
Nel vecchio paradigma era la fisica, con i suoi modelli statici e contrapposti (per es. :
ordine/equilibrio, disordine/ non-equilibrio) ad offrire concetti e metafore per tutte le altre scienze.
Oggi essa non è più in grado di descrivere la complessità di tutta la realtà 16
, mentre negli ultimi
decenni inizia “a emergere una concezione sistemica della vita, della mente, della coscienza che
supera i confini tra le discipline e che ha in sé la promessa dell’unificazione di diversi campi di
studio che in passato erano separati” 17
. Una nuova scienza, la scienza della complessità, sta
segnando il passo della nostra conoscenza. Essa trae ispirazione dalla trama della vita.
Lo strumento adeguato, per osservare i fenomeni secondo questa nuova impostazione sistemica,
dovrebbe essere quella del « macroscopio », “ divertente invenzione semantica di Joël De Rosnay”,
per indicare un “approccio conoscitivo all’infinitamente complesso, in contrapposizione al
13
Cfr. G. Aquilino, M. A. Papapietro, M. T. Salerno, A lezione da Vladimir Hudolin , Edizioni Erockson, Gardolo (Trento),
2008, La libertà di scegliere se bere, P. 26.
14
M. T. Salerno, V. O. Palmieri, G. Palasciano, La sfida della complessità in alcologia , Medici Oggi, marzo 2009.
15
F. Capra, La rete della vita , Bur,2008, Fisica quantistica , p. 41.
16
Cfr. F. Capra, op. cit. , “ Spostamento dalla fisica alle scienze della vita ”, pp. 23-24 e “ Ordine e disordine ”, p. 221.
17
F. Capra, op. cit. , “ Teoria generale dei sistemi ”, p. 63.
6