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Introduzione
L’amore per la narrazione.
È questo il punto cardine che ha sempre mosso la mia vita e che per sempre la muoverà. È
questo il motivo per la quale amo scandagliarne le peculiarità, i misteri, le bellezze, le novità e le
criticità. È questa la ragione per cui questo lavoro s’incentra con attenzione su una parte di quel
grande universo che costituisce la ramificata e multiforme narrazione umana.
Nel caso specifico l’interesse per il rapporto tra l’audiovisivo (in particolare il cinema e la
televisione) e la disabilità, oggetto primario di questa riflessione, è scaturito anni fa, principalmente
dalla mia più profonda e totale affezione nei confronti del film Forrest Gump (Id., R. Zemeckis,
1994). Ciò mi ha portato, due anni fa, ad esaminare con più attenzione questa pellicola.
I risultati sono stati molto interessanti, nonché la base di partenza per lo sviluppo di
quest’analisi.
Forrest Gump ha avuto la cruciale qualità di aver condizionato una poliedricità di ambiti
culturali, differenti l’uno dall’altro e tutti ugualmente importanti, all’interno di un’industria di alto
livello come quella di Hollywood. Quest’influenza è ancora profondamente significativa per una
pluralità di ragioni. Il film di Robert Zemeckis si è distinto da tante altre pellicole di successo per il
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suo essere stato un prodotto strutturato secondo precise finalità culturali e di mercato, nonché per il
rigore delle sue componenti narrative, tecniche ed economiche, ciascuna delle quali ha beneficiato
delle innovazioni apportate dallo stesso lungometraggio.
In particolare, Forrest Gump ha innanzitutto influito in maniera significativa su una
singolare costruzione del personaggio di finzione diversamente abile: in questo senso, è stato
possibile identificare una precisa e cronologica evoluzione concettuale della disabilità, con tutte le
conseguenze a cui essa ha portato.
In secondo luogo, la pellicola di Zemeckis ha costituito un punto di passaggio necessario e
doveroso nell’evoluzione degli effetti speciali cinematografici, rappresentando un momento chiave
del cinema postmoderno, grazie anche alla forte presenza dell’elemento musicale all’interno della
pellicola stessa.
Infine, a partire da un prodotto audiovisivo e d’intrattenimento quale è Forrest Gump, è
nato, per la prima volta, un business imprenditoriale di grande successo come quello della catena di
ristoranti specializzati in pesce e frutti di mare (ispirata proprio al film) Bubba Gump Shrimp
Company.
L’analisi che nei prossimi capitoli viene affrontata, parte da tutte queste ragioni. Che tipo di
rapporto può esistere tra cinema e disabilità? Che configurazioni può assumere? Come si è evoluta
questa relazione nel corso degli anni?
Nel primo capitolo, attraverso l’opportuna letteratura di riferimento, si potrà osservare come
la disabilità, nel cinema, abbia seguito certe modalità di rappresentazione visiva e socioculturale, al
passo con tempi, luoghi e contesti di riferimento, fin dagli albori della Settima Arte. Con l’uscita del
film Forrest Gump (1994) si è inoltre delineata la cosiddetta Rivoluzione Gumpiana, la quale è
responsabile della costituzione narratologica di un nuovo tipo di personaggio che ha avuto e sta
avendo un ruolo cruciale nella storia del cinema, sia come “evoluzione concettuale” (nel pensare e
rappresentare la disabilità sullo schermo) sia come “modello di successo” (che ha caratterizzato
diversi prodotti audiovisivi ad esso cronologicamente successivi).
Qui si pone anche la più complessiva domanda di ricerca: nel variegato panorama cine-
televisivo che va dal 1995 (anno seguente all’uscita di Forrest Gump) fino ai giorni nostri, in che
misura, con quali modalità e con quali configurazioni la Rivoluzione Gumpiana ha influenzato la
costruzione narrativa del personaggio disabile sul grande e piccolo schermo?
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Nel secondo capitolo si affronterà la ricerca di scenario. Questo perché il tema della
disabilità è fortemente presente nel mondo audiovisivo contemporaneo, in quantità sempre
maggiore rispetto al passato. In tal senso, bisogna verificarlo con opportune fonti, testimonianze e
dati di studiosi che si sono dedicati a questo tema.
Nel terzo capitolo si svilupperà l’analisi estensiva, poiché è necessario definire il campione
per la ricerca empirica. In tal senso, il criterio utilizzato al fine di definire il campione consisterà
anzitutto nella delimitazione del campo d’azione, che sarà composto rispettivamente dal più
importante premio cinematografico al mondo (Academy Award) e dal più importante premio
televisivo al mondo (Emmy Award). Di conseguenza, si prenderanno in analisi tutti i prodotti
audiovisivi candidati e vincitori dei due premi dal 1995 (l’anno seguente all’uscita di Forrest
Gump) fino al 2019 che trattano principalmente del tema della disabilità o presentano, nello
sviluppo narrativo, un personaggio di rilievo diversamente abile. Si otterrà, dunque, un campione di
rappresentatività quantitativa e qualitativa.
Nel quarto capitolo si svilupperà l’analisi intensiva su un doppio binario. Inizialmente, data
la necessità di soffermarsi su alcuni casi rilevati con l’analisi estensiva, ci si concentrerà su due film
e due serie televisive particolarmente significativi. Dopo aver affrontato il tema in tutte le sue
sfaccettature, verrà presentato un cortometraggio scritto e realizzato dal candidato come originale
contributo alla discussione.
Infine, vi sarà una conclusione, con l’interpretazione dei dati empirici ottenuti.
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Capitolo 1
L’evoluzione del diversamente abile sullo schermo:
dagli albori alla “Rivoluzione Gumpiana”
1.1. DISABILITÀ E CINEMA
La disabilità, definita chiaramente dall’Enciclopedia Treccani come la “condizione di coloro
che presentano durature menomazioni fisiche, mentali, intellettive o sensoriali che, in interazione
con barriere di diversa natura, possono ostacolare la loro piena ed effettiva partecipazione nella
società su base di uguaglianza con gli altri”
1
, è una condizione della natura umana tra le più
complesse, ramificate e delicate da affrontare, e questo si spiega con la vasta pluralità di situazioni e
peculiarità che da sempre la caratterizzano. Soprattutto a partire dai primi decenni del secolo scorso,
come hanno spiegato diversi studiosi
2
, è aumentato fortemente il dibattito riguardo le problematiche
e l’inclusione dei diversamente abili, coinvolgendo sempre più ampie fasce della popolazione: al
giorno d’oggi è, di fatto, aumentata notevolmente la sensibilità e l’interesse per l’argomento. Il
cinema, al pari di tanti altri mezzi di comunicazione di massa quali la televisione e la stampa, ha
1
Dizionario di Economia e Finanza, Disabilità, in http://www.treccani.it/enciclopedia/disabilita_(Dizionario-di-
Economia-e-Finanza)/, ultima consultazione il 03 settembre 2020.
2
Soresi S., Santilli S., Ginevra M. C., Nota L., Le parole della disabilità e dell’inclusione, p. 1, disponibile in
https://www.unipd.it/sites/unipd.it/files/2018/Le%20parole%20delle%20disabilita%20e%20inclusione.pdf, ultima
consultazione il 03 settembre 2020. Contenuto del pdf tratto a sua volta da: Soresi, S. (a cura di), Psicologia delle
disabilità e dell’inclusione, Bologna, Il Mulino 2016.
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avuto in tal senso un ruolo determinante - se non fondamentale: il concetto di disabilità ha senso
solamente quando è inserito in un contesto socio-ambientale
3
e il film, assurgendo a specchio della
società, ne permette quindi un’analisi critica ed educativa molto approfondita.
È senza dubbio molto interessante il fatto che, come vedremo in seguito, un tema
particolarmente frammentato e ramificato (e, per questo motivo, estremamente delicato) come la
disabilità sia stato ampiamente descritto, analizzato e declinato nelle sue più variegate sfaccettature
non solo a seconda dei diversi punti di vista di registi, sceneggiatori e delle meravigliose quanto
uniche interpretazioni attoriali, ma anche a seconda dei diversi contesti socioculturali e temporali di
riferimento. In tal senso, un altro aspetto rilevante sul quale riflettere è costituito dai riconoscimenti
in campo cinematografico e televisivo ottenuti, nel corso degli anni, da attori diversamente abili: il
primo Premio Oscar vinto da un attore disabile è stato quello di Harold Russell, vero reduce della
Seconda Guerra Mondiale, nella quale egli aveva perso entrambe le mani, come miglior attore non
protagonista per il film I migliori anni della nostra vita (The Best Years of Our Lives, W. Wyler,
1946)
4
. Da quel momento in poi ci sono stati altri artisti che, in numero sempre maggiore, hanno
raggiunto ottimi risultati nell’industria audiovisiva: tra i tanti esempi troviamo il Premio Oscar vinto
dall’attrice sorda Marlee Matlin come miglior attrice protagonista all’età di ventuno anni per il film
Figli di un dio minore (Children of a Lesser God, T. Haines, 1986)
5
, il Premio al miglior attore alla
49° edizione del Festival del Cinema di Cannes vinto dall’attore belga Pascal Duquenne (nato con
la sindrome di Down) per la sua interpretazione in L’ottavo giorno (L’Huitième Jour, J. Van
Dormael, 1996)
6
, e il più recente esempio di Peter Dinklage, attore statunitense affetto da nanismo
acondroplasico ed interprete del celebre ruolo di Tyrion Lannister nella pluripremiata serie
televisiva Il Trono di Spade (Game of Thrones, D. Benioff, D. B. Weiss, HBO, 2011-2019), ruolo
che gli ha fatto vincere quattro Emmy Awards (2011, 2015, 2018 e 2019) come miglior attore non
protagonista in una serie drammatica, un Golden Globe al miglior attore non protagonista in una
serie (2012) e un Satellite Award al miglior attore non protagonista (2011)
7
.
In ogni contesto la disabilità è stata, e continua ad essere, un indiscutibile fattore di forte
richiamo del pubblico davanti allo schermo. Questo si spiega anzitutto e soprattutto con il fatto che,
3
Wilson S., Burton J., and Howell B., Work and the Disability Transition in 20th Century America, “NBER Working
Paper”, Cambridge (MA), January 2005, p. 5.
4
IMDb, Harold Russell – IMDb, disponibile in https://www.imdb.com/name/nm0751174/, ultima consultazione il 03
settembre 2020.
5
IMDb, Marlee Matlin – IMDb, disponibile in https://www.imdb.com/name/nm0559144/, ultima consultazione il 03
settembre 2020.
6
IMDb, Pascal Duquenne – IMDb, disponibile in https://www.imdb.com/name/nm0243608/, ultima consultazione il
03 settembre 2020.
7
IMDb, Peter Dinklage – IMDb, disponibile in https://www.imdb.com/name/nm0227759/, ultima consultazione il 03
settembre 2020.
7
dietro ogni storia e ogni personaggio che richiami questa condizione, possano celarsi delle forti
componenti socio-emozionali, da quelle più “negative” quali rabbia, vergogna, disprezzo, derisione
e tristezza, a quelle più “positive” quali desiderio di rivalsa, orgoglio, genialità, unicità e gloria:
delle componenti dunque struggenti nel “toccare” la sensibilità di ciascun spettatore ed eccezionali
nella loro indubbia capacità di “catturare” e mantenere viva l’attenzione del pubblico.
Di fatto ad oggi, in oltre un secolo di produzione cinematografica, la disabilità ha assunto
diversi volti, dalle difficoltà fisiche e motorie a quelle mentali e psichiche, evolvendosi al pari dei
cambiamenti socioculturali, riflettendo diversi punti di vista, emozioni e riflessioni e soprattutto, il
più delle volte, denunciando situazioni sociali poco conosciute o ignorate, alla luce di un auspicato
futuro migliore. All’interno di questo scenario oggigiorno più ampio e polimorfo che mai, nel corso
di quest’analisi, ci si focalizzerà su come il film Forrest Gump abbia rappresentato una chiave di
volta nella rappresentazione narrativa e di guadagno tanto unica e cruciale quanto interessante nella
storia del cinema, e come meriti quindi un’attenta analisi sulle novità che il protagonista del film,
Forrest, ha introdotto nell’arte e nel mercato cine-televisivi.
1.2. TRA OTTOCENTO E INIZIO NOVECENTO
Nella cultura occidentale tra Ottocento e inizio Novecento, a causa di superstizione e
ignoranza dilaganti, vi era molta diffidenza, noncuranza e spesso disprezzo verso i diversamente
abili: fin dai primi anni del diciannovesimo secolo le persone con disabilità, fisiche o cognitive,
venivano infatti comunemente mandate in manicomi e strutture “per pazzi”
8
. Addirittura, i
sostenitori più estremi del darwinismo sociale
9
si opponevano perfino agli aiuti statali nei confronti
dei disabili, affermando che il mantenimento di coloro che definivano “non idonei” avrebbe
impedito il processo di selezione naturale, manomettendo la selezione degli elementi “più adatti”
necessari per la progenie
10
.
8
Meldon P., Disability History: Early and Shifting Attitudes of Treatment, Telling All Americans’ Stories (online articles),
disponibile in https://www.nps.gov/articles/disabilityhistoryearlytreatment.htm, ultima consultazione il 24 settembre
2020.
9
Enciclopedia Treccani, Darwinismo sociale, definito come la “applicazione allo studio delle società umane dei principi
darwiniani della lotta per l'esistenza e della selezione naturale, diffusa nella seconda metà dell'Ottocento a opera dei
pensatori positivisti […]”, disponibile in https://www.treccani.it/enciclopedia/darwinismo-
sociale/#:~:text=darwinismo%20sociale%20Applicazione%20allo%20studio,Spencer., ultima consultazione il 24
settembre 2020.
10
Munyi C. W., Past and Present Perceptions Towards Disability: A Historical Perspective, Disability Studies Quarterly,
2012, Kenyatta University, Vol. 32, No. 12, <www.dsq-sds.org>, Copyright 2012 by the Society for Disability Studies.
8
Ciononostante, la disabilità era già da allora uno “strumento d’intrattenimento” molto noto
della cultura popolare: l’esempio più tristemente celebre era costituito dai freak shows, ovvero degli
spettacoli a pagamento consistenti nell’esibizione di persone o animali con rare anomalie o
malformazioni fisiche (i cosiddetti “fenomeni da baraccone”) al fine di impressionare gli spettatori
e attirare visitatori alle fiere
11
.
La letteratura stessa ha avuto, nel corso di tutto il diciannovesimo secolo, tante opere che
presentavano molti personaggi disabili, soprattutto per quanto riguarda la letteratura per ragazzi
12
:
tra i tanti esempi a cui far riferimento, possiamo citare il soldatino di piombo zoppo per un difetto di
fusione (Den standhaftige tinsoldat, H. C. Andersen, 1838) e la piccola Clara Sesemann costretta su
una sedia a rotelle dalla poliomielite (Heidis Lehr - und Wanderjahre, J. Spyri, 1880). Al di fuori
della letteratura per ragazzi vi sono poi tanti altri personaggi, come ad esempio il mostro di
Frankenstein (Frankenstein; or, the Modern Prometheus, M. Shelley, 1818), Tiny Tim (A
Christmas Carol, in Prose. Being a Ghost-Story of Christmas, C. Dickens, 1843), il capitano Achab
(Moby Dick, H. Melville, 1851) e Ranocchio (Rosso Malpelo, G. Verga, 1880).
Considerate queste premesse, l’interesse del cinema verso il mondo dei diversamente abili è
stato inevitabile fin dalla nascita della “Settima Arte”, tanto che la prima disabilità fisica presente in
un film si ha in un cortometraggio del 1898
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, appena tre anni dopo il primo spettacolo pubblico a
pagamento dei fratelli Auguste e Louis Lumière.
Quando sullo schermo vedono la luce i primi personaggi con disabilità, essi vengono subito
presentati come oppressi, perseguitati, perfidi o aspiranti vendicatori per la loro condizione. La
malvagità è dunque sempre presente nelle storie che li rendono protagonisti, come ad esempio in
Dr. Dippy’s Sanitarium (Id., American Mutoscope and Biograph Company, 1906) e in The
Criminal Hypnotist (Id., D. W. Griffith, 1908)
14
. Nella cultura popolare c’è sempre stato un intenso
legame tra criminalità, male e disabilità, poiché la volontà di assegnare la disabilità a personaggi
malvagi permette di riflettere tre luoghi comuni sui diversamente abili esistenti da sempre: la
disabilità è una punizione; i disabili sono amareggiati dal loro destino; i disabili odiano i non-
11
Dizionario Italiano Corriere, Fenomeno, definizione e significato di fenomeno, punto 3 f. da baraccone, disponibile in
https://dizionari.corriere.it/dizionario_italiano/F/fenomeno.shtml?refresh_ce-cp, ultima consultazione il 09 settembre
2020; Cambridge Dictionary, Freak Show – definizione e significato, disponibile in
https://dictionary.cambridge.org/it/dizionario/inglese/freak-show, ultima consultazione il 09 settembre 2020.
12
Dowker A., The Treatment of Disability in 19th and Early 20th Century Children's Literature, Disability Studies
Quarterly, Winter 2004, Volume 24, No. 1, <www.dsq-sds.org>, Copyright 2004 by the Society for Disability Studies.
13
Safran S. P., The First Century of Disability Portrayal in Film: An Analysis of the Literature, “Journal of Special
Education”, SAGE Publishing, Newbury Park, California; Winter 1998; Vol. 31, No. 4; Social Science Premium Collection,
p. 468.
14
Schneider I., The Theory and Practice of Movie Psychiatry, “American Journal of Psychiatry”, American Psychiatric
Association Publishing, Washington, 1987, pp. 996-997.