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Premessa
L‟idea di questa tesi nasce grazie alla mia curiosità riguardo a quanto sta accadendo
attualmente nell‟economia globale. L‟impossibilità di affrontare ed analizzare il tema
della crisi odierna mi ha mandato “indietro nel tempo”, fino alla simile congiuntura
economica degli anni Settanta.
La lettura e l‟analisi di articoli di una rivista economia di quegli anni mi ha dato la
possibilità di interpretare quanto stava accadendo in quel periodo da un punto di
vista realmente molto vicino ai fatti. Tale tipo di studio mi ha permesso, inoltre di
realizzare un lavoro dettagliato di ricerca, anno per anno e di analisi, quindi,
dell‟evoluzione di quella congiuntura economica.
Con questo tipo di approccio, a mio parere molto particolare e interessante, ho avuto
la possibilità di guardare ai fenomeni che stavano colpendo il sistema economico in
generale e in particolare il nostro, con un occhio diverso da quello dei libri di storia.
Infatti la visione critica, ma dettata da esperienza, che emerge dalle pagine de la
«Rivista di politica economica» ha arricchito notevolmente il mio lavoro e, spero, di
aver trasmesso quanto è arrivato a me, anche nelle pagine di questo elaborato.
Ho pensato di sviluppare l‟elaborato partendo da una prospettiva più ampia,
considerando, in primo luogo, i principali avvenimenti dei primi anni Settanta,
facendo riferimento, proprio agli sconvolgimenti globali a cui si stava assistendo.
Nel primo capitolo, una rapida panoramica sulla storia degli accordi di Bretton
Woods, dalla loro nascita alla loro fine, con le conseguenze annesse è seguita da un
“viaggio” in Medio Oriente per una descrizione dell‟antefatto dello shock forse più
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importante dalla crisi del 1929, ovvero la crisi petrolifera del 1973. Infatti viene
dedicata attenzione alla guerra dello Yom Kippur e, in particolare alle conseguenze
politiche economiche e politiche che questa comportò per il mondo occidentale.
Pertanto non avrei non potuto interessarmi della presa di coscienza dei paesi
mediorientali riguardo la loro possibilità di tenere in scacco il mondo intero, grazie
all‟elemento che stava segnando le economie dei paesi più avanzati: il petrolio.
La crisi energetica ebbe ripercussioni gravissime, soprattutto perché si innestò in una
situazione generale già fortemente danneggiata da una congiuntura economica
notevolmente sfavorevole, tanto che molti paesi caddero in una situazione di
recessione affiancata da una forte inflazione.
Il secondo capitolo dell‟elaborato “stringe lo zoom” sulle conseguenze che i grandi
turbamenti sul piano internazionale ebbero nelle diverse zone del pianeta: una prima
analisi è riservata alle reazioni dei governi di vari paesi al crollo del sistema dei cambi
fissi sancito con gli accordi di Bretton Woods; infatti lo sganciamento delle valute dal
dollaro e la successiva fluttuazione di queste, comportò l‟attuazione di numerosi e
differenti provvedimenti di politica economica.
Successivamente si passa all‟analisi degli effetti della crisi petrolifera del 1973 nei
diversi angoli del pianeta; ovunque era possibile riscontrare una forte
preoccupazione, evidenziata dall‟adozione, quasi ovunque, di politiche di austerità;
solo gli USA poterono affrontare la situazione con una maggiore serenità, grazie alla
presenza sul proprio territorio di giacimenti di greggio.
Infine, il terzo capitolo, rappresenta la parte di maggiore rilievo dell‟intero elaborato
e quella che ha necessitato un impegno notevole. L‟analisi della situazione economica
nei primi anni Settanta e del suo sviluppo, affrontata per mezzo della lettura e dello
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studio e di numerosi articoli tratti da numeri di quegli anni de la “Rivista di politica
economica”, viene presentata in questa sezione attraverso l‟interpretazione del
sottoscritto, pur tenendo sempre conto delle convinzioni e delle intuizioni degli autori
degli stessi articoli. Il lavoro esegesi dei testi e di costruzione di una visione sinottica
personale è stata trasferito, quindi, in un attento esame dell‟evoluzione della
congiuntura economica in Italia nel periodo che intercorre tra le agitazioni sindacali
dell‟ “autunno caldo” del 1969, ai primi provvedimenti anti-crisi del tardo 1973.
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1. L‟ECONOMIA GLOBALE NEI PRIMI ANNI „70:
SCONVOLGIMENTI MONETARI, CRISI
ENERGETICA E “STAGFLAZIONE ”
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Il periodo iniziale degli anni Settanta è quello cui solitamente ci si riferisce, per i paesi
più sviluppati, come spartiacque tra l‟ “età dell‟oro” e la fase di crescita più moderata
e instabile nella quale stiamo ancora vivendo. I primi anni „70 videro il crollo degli
accordi di Bretton Woods e molti paesi, tra cui l‟Italia, stavano sperimentando forti
pressioni inflazionistiche. Ma l‟interpretazione prevalente era quella che si trattasse
di un concorso di circostanze eccezionali ( guerra in Vietnam ) e di errori di politica
economica. La stessa interpretazione venne data agli eventi traumatici del 1973-75: la
quadruplicazione del prezzo del greggio e misure restrittive troppo forti.
Data l‟erronea considerazione della congiuntura i governi non trovavano motivi per
cui lo sviluppo non potesse ritornare ai ritmi precedenti, se sollecitato da opportune
misure espansive: nella seconda metà degli anni „70, quindi i paesi più sviluppati
conobbero una nuova fase di espansione, che però si accompagnò ad una ripresa
dell‟inflazione e frenaòdinnanzi al nuovo aumento del prezzo del petrolio nel 1979.
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La fine degli accordi di Bretton Woods
Gli accordi di Bretton Woods furono il primo esempio nella storia del mondo di un
ordine monetario totalmente concordato, pensato per governare i rapporti monetari
fra stati nazionali indipendenti. Il sistema progettato a Bretton Woods era un “gold
exchange standard”, basato su rapporti di cambio fissi tra le valute, tutte agganciate
al dollaro, il quale a sua volta era agganciato all‟oro.
Fino all‟inizio degli anni „70, il sistema fu efficace nel controllare i conflitti economici
e nel realizzare gli obiettivi comuni degli stati, sempre con le stesse immutate
condizioni che l‟avevano generato.
Il meccanismo del gold Exchange standard aveva come importante strumento
d‟appoggio un Fondo monetario, composto di un “pool” di valute nazionali, al quale i
paesi sprovvisti di riserve auree avrebbero potuto attingere i mezzi indispensabili a
onorare gli obblighi assunti sotto forma di prestiti; qualora la somma richiesta avesse
superato la quota immessa dalle singole nazioni, il surplus sarebbe stato restituito in
oro.
Un importante ostacolo al corretto funzionamento del sistema fu che, in realtà, il
meccanismo del Fondo presupponeva che fossero sempre disponibili divise di paesi a
bilancia dei pagamenti in avanzo; purtroppo, della somma di 5,4 miliardi di dollari di
divise disponibili presso il Fondo, 2,9 miliardi circa appartenevano proprio ai paesi in
deficit.
Il motivo fondamentale per cui il sistema di Bretton Woods non fu efficace è, tuttavia,
da ricercare nella condotta dei governi. Essi, discostandosi dallo spirito del Fondo,
non armonizzarono mai le politiche nazionali a un minimo di rispetto delle principali
necessità di funzionamento del sistema dei pagamenti nazionali, d‟altro canto furono
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sempre pronti a pretendere dalla collaborazione internazionale tutti gli aiuti possibili
in momenti di crisi.
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La svalutazione del dollaro nell‟agosto del 1971 aveva messo fine al regime dei cambi
fissi e dato il via ad una fase di grande instabilità ed incertezza; era già da alcuni anni,
però che il sistema di Bretton Woods dava l‟impressione di essere in declino. In
seguito alla guerra in Vietnam, infatti, il deficit degli USA era peggiorato in maniera
davvero preoccupante e questo aveva determinato la creazione di sempre maggior
liquidità: di fronte all‟emissione di dollari e al crescente indebitamento americano,
aumentarono le richieste di conversione delle riserve in oro. Ciò spinse il 15 agosto
1971, a Camp David, il presidente statunitense Richard Nixon, ad annunciare la
sospensione della convertibilità del dollaro in oro. Le riserve americane si stavano
pericolosamente assottigliando: il Tesoro americano aveva già erogato 90.000
tonnellate di oro.
Nel dicembre del 1971 il Gruppo dei Dieci, dieci paesi industrializzati, membri del
FMI, firmò il documento “Smithsonian Agreement”, che mise fine agli accordi di
Bretton Woods, svalutando il dollaro e dando inizio alla fluttuazione dei cambi. Lo
standard aureo fu quindi sostituito da un non sistema di cambi flessibili.
«I cambi fissi celebrati negli accordi di Bretton Woods come la forma migliore per
assicurare la prosperità e lo sviluppo attraverso un intenso interscambio, hanno
ceduto il passo ai cambi flessibili. Qualcuno sostiene che siano i cambi flessibili ad
avere tutti i requisiti che ventisette anni fa si attribuivano ai cambi fissi.»
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Giuseppe Ugo Papi: Diatribe di sempre: la scelta di un metro ecc.,”Rivista di politica economica”,
01/1972
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Caius: Economia e finanza nel mondo, “Rivista di politica Economica “ 09/1971
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La guerra dello Yom Kippur
Nel 1973 in Medio Oriente Israele occupava ancora i territori conquistati e il Canale
di Suez restava bloccato. Re Feisal dell‟Arabia Saudita, nell‟estate 1973, avvertì i capi
delle compagnie petrolifere USA socie nell‟ARAMCO ( Arabian American Oil
Company ) che la situazione stava mutando e che il suo paese non avrebbe permesso
di restare isolato dai “suoi amici arabi” per l‟inerzia americana e minacciò: «Perderete
tutto.»
Intanto, il presidente egiziano Sadat cominciava a parlare di guerra al presidente
siriano Al-Assad.
A Washington regnava l‟apatia, così Texaco, Chevron e Mobil presero pubblicamente
posizione a favore di un cambiamento della politica americana in Medio Oriente,
mentre Kissinger, allora segretario di stato del presidente USA Nixon, si oppose alla
“nazionalizzazione” dell‟OPEC da parte dell‟ Arabia Saudita, generando, così uno
sdoppiamento della posizione americana dei confronti della situazione in Medio
Oriente: la linea ufficiale era filo-israeliana, quella delle grandi compagnie petrolifere,
invece, filo-araba.
Nell‟agosto 1973 Sadat, si recò a Riyad per informare il re Feisal che stava preparando
la guerra contro Israele e per chiedere, quindi, il suo aiuto; il sovrano saudita promise
mezzo miliardo di dollari e l‟uso dell‟arma politica del petrolio.
In realtà, durante tutto il 1973 furono molti i segnali lanciati da Sadat che facevano
capire le sue intenzioni, ma questi furono mal interpretati, così come si evince anche
da una dichiarazione di Kissinger: « Prima dell‟ottobre 1973 concordavano sul fatto