Premessa
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Premessa
I primi anni del nuovo millennio hanno visto l’attualizzarsi di innumerevoli e
rilevanti cambiamenti nel mondo delle Forze Armate, oggi impegnate in vari
fronti nazionali e internazionali. I cambiamenti di cui parliamo hanno infatti
origine dall’entrata in vigore della Legge del 14 Novembre del 2000 (Gazzetta
Ufficiale della Repubblica Italiana, serie generale, 2000) che sancisce la
sostituzione dei militari in servizio obbligatorio di leva con volontari di truppa e
con personale civile del Ministero della Difesa.
Si avvia cioè quel processo di professionalizzazione delle Forze Armate tanto
discusso in Italia già dalla fine degli anni novanta, che impone alla struttura
stessa dell’Esercito di rivedere e riorganizzare la propria immagine, la propria
organizzazione e la qualità del servizio offerto alla Nazione.
Alla luce di questi nuovi scenari appare quindi inevitabile ripensare alla
figura che rappresenta l’Esercito e che ne veicola l’immagine: il Militare.
Appare perciò fondamentale ripercorrere le tappe che hanno storicamente
segnato la funzione dell’Esercito e il ruolo dei suoi rappresentanti, e, in
particolar modo, ci sembra importante analizzare come oggi viene selezionato il
nuovo soldato, quali sono le prove cui viene sottoposto, e soprattutto quali
caratteristiche di personalità sono ritenute necessarie.
Costa (2003), ad esempio, afferma che le persone che intraprendono una
carriera militare tendono ad avere le seguenti caratteristiche di personalità:
patriottismo, tendenza a conformarsi, accettazione dell’autorità, necessità di
riconoscimenti, propensione alla burocraticità, fedeltà e impegno nei confronti
delle istituzioni, mancato bisogno di controllare in prima persona il proprio
destino, basso senso di alienazione nei confronti della società e forte impegno
nella carriera.
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Tuttavia dalla letteratura esistente appare molto complesso tracciare un definito
e ideale profilo di personalità del soldato delle Forze Armate, in quanto varie
sono le sfaccettature che ne vengono date, e diverse le priorità assegnate alle
dimensioni di personalità ritenute essenziali, in relazione anche al ruolo svolto e
alla funzione organizzativa rivestita.
Risulta tuttavia certo e dimostrato che il fattore discriminante il soldato di
successo dal soldato non di successo è la spinta motivazionale alla carriera
militare. La storia ci ha infatti insegnato che un giovane motivato, anche se
intenzionato ad abbandonare la carriera militare perché vede disattese le sue
aspettative, dove viene adeguatamente sostenuto, offre a parità di capacità
intellettuali, e in ogni circostanza, prestazioni spontanee di più alto contenuto
qualitativo (Zavattaro Ardizzi, 1999).
È dunque proprio il coinvolgimento professionale a fare la differenza, l’interesse
e la volontà per la carriera militare e il desiderio di far parte dell’Istituzione
dell’Esercito, nonché il senso di appartenenza sviluppato.
Ciò significa che effettuare un’accurata selezione motivazionale, tesa a rilevare
prevalentemente aspetti motivazionali e aspirazioni professionali e dunque volta
a porre sempre maggiore attenzione all’individuazione e alla valutazione di
fattori individuali e di personalità, diventa il primario obiettivo formativo delle
Forze Armate.
Il presente lavoro si pone quindi l’obbiettivo di conoscere a fondo le
trasformazioni intervenute in questi ultimi cinque – sette anni all’interno delle
Forze Armate, con il fine di far presente al lettore da quale premesse prende
avvio l’attuale selezione dei militari e come si articola, cos’è la vita militare di
oggi, cosa vuol dire essere soldato e quale caratteristiche di personalità
risultano vincenti nell’Esercito odierno. In tutto questo processo, infine, risulta
strategica la figura dello psicologo, che sarà quindi trattata in riferimento alla
selezione dei militari e non solo.
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1.1. Origini ed ambiti della psicologia del Lavoro
La psicologia del lavoro è quella branca della psicologia che si propone di
studiare il comportamento dell'uomo nel suo ambiente lavorativo. Animata agli
esordi dall'interesse verso la selezione del personale (soprattutto la selezione
delle reclute durante la prima guerra mondiale), negli anni trenta espande il suo
campo d'interesse verso lo studio delle condizioni adattive dell'uomo nella
situazione professionale, nonché verso la creazione dei test psicologici destinati
alla selezione.
E’ nel 1870 che Roberto Ardirò scrive “La psicologia come scienza positiva”,
la prima opera teorica italiana, periodo in cui la nascente psicologia si afferma
anche in Inghilterra, Germania e Francia (Avallone, 1999).
Agli inizi del 1900 il pensiero che più influenza la psicologia del lavoro, e che
ancora oggi desta interesse e approfondimento è quello dell’ingegner Frederick
Winslow Taylor, ideatore e propagatore del metodo dello “Scientific
Management” (Depolo, 1998).
Un altro settore di interesse della psicologia del lavoro che si è sviluppato
parallelamente a quello della selezione è l’orientamento professionale; periodo
in cui furono organizzati anche i primi congressi e le prime pubblicazioni relative
al rapporto tra attitudini e riuscita professionale (Pedon, 1995).
La psicologia applicata ha un'enorme evoluzione dalla prima alla seconda
guerra mondiale. A rendere famoso il presidente dell'American Psychological
Association, Robert Yerkes, sono i test motivazionali ed attitudinali messi a
punto per i soldati alfabeti (Army Alpha) e analfabeti (Army Beta), coinvolgendo
un milione e mezzo di individui. Purtroppo l'autorizzazione per la
somministrazione dei test arriva a guerra finita, nel 1918, ma nonostante ciò
viene riconosciuto alla psicologia il merito di essere in grado di contribuire alla
prosperità sia di una nazione intera che di una singola organizzazione destinata
alla produzione.
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Nel 1917 nasce la più antica rivista di psicologia del lavoro e delle
organizzazioni, il "Journal of Applied Psychology", in cui l'argomento del primo
articolo tratta del contributo della psicologia nei diversi campi dell'attività
umana (le organizzazioni economiche, la pubblicità, la selezione del personale in
relazione al compito ed alle competenze personali, l'orientamento professionale
e l'ambito personale) con il risultato di elevare l'efficienza e la felicità dell'uomo.
Ma ciò che caratterizza l'evoluzione della psicologia applicata, tra la prima e la
seconda guerra mondiale, è proprio lo sviluppo di nuove tecniche di selezione
del personale.
Con l'avvento della seconda guerra mondiale vengono di nuovo impiegati gli
psicologi per classificare i soldati in relazione alla loro capacità di apprendere
nuovi compiti, e molti psicologi vengono addestrati allo studio ergonomico delle
apparecchiature di volo.
Negli anni Cinquanta esplode l'interesse per le organizzazioni e si cominciano
ad approfondire tematiche quali "cambiamento" e "sviluppo organizzativo",
continua anche l'interesse per la selezione, e gli studi vengono orientati verso
tematiche innovative quali lo studio delle influenze sociali, la leadership, la
presa di decisione e il problem solving, aree di importanti studi da parte degli
psicologi soprattutto a partire dagli anni ottanta (Stefanucci, 2005).
È importante ricordare anche che il profondo cambiamento sociale degli anni
sessanta incrementa la richiesta della psicologia; si vuole entrare cioè nell’ottica
di comprendere e di spiegare la soggettività di chi lavora (Spaltro, 1982).
Merita inoltre di essere ricordata l’opera svolta da Agostino Gemelli (1878-
1959), grazie alla quale si assiste per la prima volta a una più precisa
suddivisione dei campi di attività della psicologia, e a uno sviluppo delle
applicazioni psicologiche, individuando così per la prima volta precisi piani di
intervento dello psicologo (Avallone, 1999).
Il progressivo benessere economico degli ultimi cinquant'anni, unitamente al
diffondersi delle nuove tecnologie, apre un recente campo d'indagine, come
l'ergonomia, (Brumat, 2005) che rappresenta l'ultima frontiera della psicologia
.1. Introduzione
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del lavoro, ricevendo notevoli contributi dall'ingegneria, dalle scienze cognitive e
dall'intelligenza artificiale, a tal punto che sta diventando a tutti gli effetti una
scienza autonoma, come anche l’area di studi relativa alla sicurezza e agli
infortuni sul lavoro, diventata ben presto oggetto di studio da parte degli
psicologi che, se inizialmente attribuiscono gli infortuni allo strumento o al
materiale usato nell’attività lavorativa, successivamente lo imputano a cause di
predisposizione soggettiva (Pedon, 1995).
Interessante risulta la classificazione effettuata dall’ENOP (European
Network of Organizational Psychologists) nel 1995, che si propone di
differenziare tra loro le diverse branche della psicologia che si occupano di
lavoro e di lavoratori.
In particolare vengono proposte le seguenti definizioni:
- Psicologia del Lavoro (Work Psychology);
i temi di maggiore interesse sono, l’adattamento dei compiti alle
caratteristiche del soggetto, il carico di lavoro, gli atteggiamenti verso
l’attività lavorativa, l’ambiente di lavoro, l’apprendimento della
prestazione, le interazioni tra vita lavorativa ed extralavorativa.
- Psicologia Organizzativa (Organizational Psychology);
i temi trattati sono il funzionamento dei gruppi di lavoro ed i rapporti
intergruppo, le dinamiche di potere e di influenzamento, i processi di
negoziazione, il conflitto e la sua gestione, le decisioni, stabilità e
cambiamento nel funzionamento delle organizzazioni.
- Psicologia delle Risorse Umane (Personnel Psycology);
tematiche principali sono la selezione del personale, l’addestramento, la
valutazione delle prestazioni e i sistemi di remunerazione.
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È evidente che una classificazione di questo tipo sistematizza gli ambiti di
intervento e aiuta a chiarire tematiche e approcci; tuttavia come afferma anche
Depolo (1998) non può non incorrere in forzature ovvie, causate dalla
considerazione separata dei vari settori della psicologia del lavoro, tra loro
peraltro strettamente interdipendenti, e per questo da considerarsi in una
visione integrata (approccio sistemico).
Concludendo appare evidente che l’orientamento professionale e la
selezione, l’organizzazione del lavoro, l’ambiente di lavoro e i reattivi psicologici
rappresentano ancora oggi i temi principali della ricerca attuale; ciò che
caratterizza il periodo odierno è tuttavia l’elevato grado di raffinatezza delle
tecniche e le dimensioni rilevanti assunte dagli studi in questo campo (Pedon,
1995).