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L�identificazione della �funzionalit� fluviale� pu� utilmente integrare il quadro conoscitivo,
valutativo e propositivo, per il ruolo generale di connessione tra ecosistemi che svolgono i
corridoi fluviali e, in particolare, per le funzioni connesse alla vegetazione riparia.
La tesi, infine, attraverso l�intreccio tra conoscenze storiche, ambientali e insediative, intende
pervenire alla sintesi delle problematiche come snodo per la formulazione di un quadro delle
strategie, da intendersi:
- come esplicitazione di un insieme di dossier da aprire, implementare con soggetti pubblici e
privati ( l�ENEL, ad esempio ) e da tradurre non necessariamente in studi di pianificazione
urbanistica, ma, per le implicazioni di tipo ambientale, in documenti e �raccomandazioni�
programmatiche ( studi di fattibilit�, etc.);
- come supporto ad �indirizzi� per le modifiche e l�integrazione degli strumenti di
pianificazione (provinciale, comprensoriale e locale).
La tesi si propone di sviluppare, infine, con riferimento al quadro delle strategie, proposte
metaprogettuali e progettuali, esemplificative - anche per parti dell�area di studio - degli
aspetti metodologici relativi all�analisi, alla valutazione, alla sintesi.
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1. L�AREA DI STUDIO NEI SUOI PIU� SIGNIFICATIVI CARATTERI
TERRITORIALI, AMBIENTALI ED INSEDIATIVI.
1.1 Geomorfologia e idrografia (vedi Tav.1 ALTIMETRICA - Tav.2 SINTESI
GEOLOGICA - Tav.3 IDROGRAFIA)
L�area di studio, amministrativamente suddivisa in otto comuni, sei dei quali
(Terlago, Vezzano, Padergnone, Calavino, Lasino, Cavedine) sono compresi nel
Comprensorio C5 Valle dell�Adige e due (Drena e Dro) nel comprensorio C9 Alto
Garda e Ledro, � delimitata morfologicamente ad ovest dalla dorsale Paganella-
Monte Gazza-Daino e ad est dal massiccio del Bondone ed � caratterizzata da una
successione di conche di origine glaciale, la prima delle quali (quella di Terlago, a
nord) � tributaria, attraverso cavit� carsiche, del bacino dell�Adige e le altre sono
tributarie del fiume Sarca e, quindi, del lago di Garda.
Si registrano, da nord a sud, nove superfici lacustri, pi� o meno ampie, (laghi di
Lamar, Santo, Terlago, S.Massenza, Toblino Lagolo, Cavedine, Solo, Bagatoi);
rilievi collinari longitudinali separano nettamente la piana del Sarca dalla Valle di
Cavedine.
L�area di studio � caratterizzata da estese aree a rischio geologico, particolarmente in
corrispondenza della dorsale Paganella-Monte Gazza, e da aree a rischio valanghivo.
Estese porzioni dei versanti delle due dorsali sono classificate, inoltre, come �aree di
controllo geologico, idrologico e valanghivo�.
Sono poche e poco estese le aree geologicamente sicure.
Il fiume Sarca, che si immette nell�area di studio alle gole del Limar�, � il corso
d�acqua pi� importante; significativi sono anche la roggia di Calavino e il canale
artificiale del Remone situato nella piana del Sarca.
La Valle di Cavedine, localmente �La Val�, partecipa attivamente al quadro della
�Valle dei Laghi� pur costituendo un ambito a s� stante. Raccolta alle falde
occidentali del massiccio del Bondone, separata dalla Bassa Valle del Sarca dalla
dorsale Monti di Calavino-Monte Gac, essa si stende, pensile, per circa 8 chilometri
in direzione nord-sud. La sua forma disegna sulla carta una linea leggermente
obliqua, in sintonia con la valle maggiore, che a sud, in corrispondenza con
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l�anfiteatro di Drena, valle trasversale sospesa sul piano di Dr�, si produce in una
sorta di uncino dominato dal Monte Campo-Stivo.
La Roggia di Calavino, localmente Rogia de Val, raccoglie le acque della sezione
maggiore, quella sospesa sulla conca di Padergnone, e le convoglia nel lago di
Toblino dopo aver inciso la stretta gola di Canevai tra il Dosfol�n e i Cas�i. Il Rio
Salagon, invece, tributario di sinistra del Sarca, raccoglie le acque della sezione
superiore, al di l� del Passo di S.Uldarico e ha scavato con una profonda forra la
soglia dell�anfiteatro di Drena.
L�alta valle, infatti, sembra sia venuta a trovarsi sospesa su quella di Sarca, verso la
quale invia i suoi deflussi, a seguito di remoti processi di cattura. Si osserva inoltre
nell�alta valle, a iniziare da Stravino, una estesa coltre di terreni morenici che si
spinge fino a quote vicine a 1.500 metri e si fa particolarmente potente sui
terrazzamenti del Luch e del M�chi. Il fondovalle del settore a nord del Passo di
S.Uldarico � caratterizzato da un nastro di alluvioni recenti e da alcune aree gi�
paludose o gi� tali e menzionate dalla toponomastica, relitto di arcaici bacini lacustri
in regione glacializzata.
Il clima del leccio e dell�olivo si affaccia sui due estremi: Calavino a nord, Drena al
sud. La penetrazione profonda di specie termofile � osservabile a Madruzzo, sui
Monti di Calavino, di Lasino, sull�acclivo versante solatio dei Monti di Cavedine.
L�incontro tra il clima submediterraneo e quello prealpino di transizione induce in
vari luoghi della valle a situazioni proprie, tanto che si pu� parlare di paesaggio
vegetale della Valle di Cavedine. La gradazione dei climi, e quindi dei paesaggi �
contraddistinta da una serie di �gradini climatici� in breve territorio, tipici di questa
valle.
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1.2 Uso agro-forestale del suolo. (vedi Tav. 4 USO DEL SUOLO AGRO-FORESTALE �
Tav. 5 CLIVOMETRICA)
I terreni agricoli compresi tra lo 0 ed il 3 % di pendenza si collocano principalmente
nella piana del Sarca, lungo la strada che attraversa tutta la Valle di Cavedine, nella
piana del Comune di Terlago e nella zona di Narano, tra i comuni di Terlago e
Vezzano. Nella piana di Terlago rispetto alla piana di Narano troviamo una
prevalenza di seminativo misto a piantagioni di melo ed a terreni lasciati a prato,
mentre nella piana di Narano lo sfruttamento a seminativo � quasi inesistente.
Nella piana di Narano troviamo principalmente meli e prati da foraggio, mentre nella
piana del Sarca troviamo terreni pianeggianti, in cui, sono presenti meli e vigneti;
inesistente � lo sfruttamento a seminativo.
Nella Valle di Cavedine troviamo principalmente terreni tra il 3.1 ed il 21 % sfruttati
prevalentemente a prato, seminativo e melo. I terreni pi� pendenti li troviamo nel
comune di Ranzo, di Margone e nella localit� Monte Terlago (Comune di Terlago),
tutti lasciati a prato da fieno.
Il prato � la cultura pi� diffusa su tutto il territorio, anche se scarseggia nella parte
centrale dell�area di studio, cio� nei comuni di Vezzano, Padergnone e Calavino:
anche nella piana del Sarca non si trovano, se non sporadicamente, terreni lasciati a
prato.
Esso � presente soprattutto nelle zone nord ed a sud dell�area di studio; nei comuni
di Terlago e le frazioni (Monte Terlago, Covelo) e nei comuni di Lasino fino ad
arrivare a quelli di Drena.
Le frazioni del comune di Vezzano (Margone e Ranzo) vedono la presenza solo di
questo tipo di coltura, con pochissimi terreni sfruttati a seminativo.
I vigneti si concentrano soprattutto nelle zone centrali dell�area di studio; sono
infatti scarsamente presenti a nord (comune di Terlago) ed a sud (comune di Dro e
Drena); la maggiore concentrazione si ha nei comuni di Calavino e Lasino.
I terreni destinati a seminativo (frumento, grano turco, patate,) si concentrano
principalmente nella Valle di Cavedine, specialmente nella parte superiore della
Valle.
Le coltivazioni di mele si estendono sulla maggior parte di superficie della piana del
Sarca e della Valle di Cavedine.
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1.3 Il sistema insediativo e i collegamenti viari. (vedi Tav. 6 USO DEL SUOLO REALE)
Il sistema insediativo � costituito da centri di antica origine, collocati nella Valle di
Cavedine, e da insediamenti pi� recenti nella piana del Sarca, in relazione alle
principali bonifiche settecentesche.
La strada statale. n. 45 �Gardesana Occidentale�, che attraverso l�area di studio
collega Trento a Riva del Garda � la principale infrastruttura viaria; altre importanti
strade di collegamento interno tra centri sono la strada provinciale n.84 (da Vezzano
a Dro, dove si ricollega alla s.s. n.. 45) e la strada provinciale n.85 che collega
Lasino a Lagolo e al monte Bondone. Le strade dell�area di studio si possono
classificare in quattro classi: quelle di prima categoria hanno una larghezza che varia
da 10.50 m. fino a 18.60 m., mentre quelle di seconda categoria vanno da 9.50 m.
fino a 10.50 m., le strade di terza categoria vanno da 7.00 m. a 9.50 m., ed infine
quelle di quarta vanno da 4.50 m. fino a 7.00 m.
Nell�area di studio, oltre a strade di prima categoria, si riscontrano strade di terza e
quarta categoria. La zona di Terlago, Covelo, Ciago, Fraveggio, Lon, Margone,
Ranzo, fino a S. Massenza � servita da una viabilit� di terza categoria. Sono
classificate come strada di seconda categoria il tratto Sarche � Pietramurata e le
strade di attraversamento longitudinale della Valle di Cavedine.
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1.4 Uso del suolo urbano. (vedi Tav7. USO DEL SUOLO URBANO 1-2)
Per la rappresentazione dell�uso del suolo urbano si fa riferimento ai seguenti
ambiti: centri abitati al 1860, edifici di interesse storico�artistico e ambientale,
espansioni residenziali, insediamento produttivo, istruzione e cultura, altre
attrezzature collettive, assistenza sanitaria, attivit� di trasformazione di prodotti
agricoli, aree ed edifici destinati ad attrezzature sportive, aree a verde pubblico,
parco o giardino privato o storico con vincolo diretto o indiretto, biotopo, area di
interesse archeologico, sistema della viabilit�, attrezzature tecnologiche, elettrodotti,
aree agricole, pascolo, aree forestali, cave (esistenti o dismesse), discariche e parco
balneare.
Gli edifici di interesse storico-artistico e ambientale sono rappresentati
principalmente dai castelli o chiese, ma anche da qualche palazzo di pregio, che
troviamo a Terlago, Calavino, Lasino e Cavedine. Limitate aree di espansione
residenziale sono individuate in tutti i Comuni principali eccetto le piccole frazioni
come Ciago, Lon, Fraveggio o Margone. Gli insediamenti produttivi sono anch�essi
presenti in tutti i comuni, su superfici pi� o meno estese e sempre in ambiti periferici
o lungo le strade di accesso agli abitati.
Le attivit� di trasformazione dei prodotti agricoli si trovano nella periferia dei centri
abitati e occupano quasi tutte un�area piuttosto cospicua. Tali aree sono presenti a
nord del Comune di Vezzano, in prossimit� del lago di Toblino, a ovest dell�abitato
di Madruzzo, a nord di Stravino (frazione di Cavedine), nelle vicinanze di Vigo
Cavedine (altra frazione del Comune di Cavedine) e a sud dell�abitato di
Pietramurata.
Aree ed edifici destinati ad attrezzature sportive si trovano a nord, (a ridosso del
confine comunale di Terlago), in prossimit� dell�abitato di Calavino, (tra l�antico
nucleo e l�area di nuova espansione residenziale a formare un cuscinetto-filtro), a
nord di Lasino. Un area � quasi completamente circondata dalla campagna, a est del
Comune di Cavedine, oltre la strada principale che separa in maniera netta i due
luoghi della residenza e dello sport. Altre aree sono localizzate a ridosso del parco
del castello di Drena ed a sud-ovest di Pietramurata, (una vasta area dove � stato
ricavato un crossodromo).
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E� possibile verificare una diffusa presenza di aree a verde pubblico: nella maggior
parte dei casi esse sono situate a ridosso dei luoghi destinati ad attrezzature sportive
o a parco balneare.
I parchi balneari si trovano in adiacenza al lago di Terlago, S. Massenza, Lagolo,
Lamar e Cavedine (che ha l�area pi� estesa). Essi riguardano principalmente il
tempo libero. L�area pi� frequentata � quella di Terlago, anche per la sua vicinanza a
Trento; l�area di Cavedine � frequentata soprattutto nei fine settimana, mentre quella
di Lagolo, ad un�altitudine elevata, � frequentata solo nel periodo estivo.
Il parco o giardino privato o storico con vincolo diretto o indiretto
1
riguarda quei
terreni attigui ai castelli od ai palazzi antichi, come nel comune di Lasino.
I due Biotopi dell�area di studio riguardano, il primo, una parte del lago di Toblino,
e, l�altro, l�area delle Marocche.
Aree di interesse archeologico si trovano sparse su quasi tutti i comuni dell�area di
studio analizzati: una sola (con reperti preistorici) ha dimensioni piuttosto cospicue e
si trova tra i comuni di Cavedine e Lasino.
1.5 Morfologia dell�edificato. (Tav. 8 MORFOLOGIA DELL�EDIFICATO)
La morfologia dell�edificato distingue:
1) Nucleo d�origine rilevato nella carta austriaca del 1860
2) Case sparse rilevate nella carta austriaca del 1860
3) Espansione compatta a bassa densit�
4) Espansione non compatta a bassa densit�
5) Case sparse
6) Edificazione filiforme
7) Impianti produttivi isolati
8) Direttrice di espansione di centri e nuclei edificati
9) Margine dell�edificato continuo
10) Margine dell�edificato discontinuo
1
Il vincolo indiretto dal punto di vista legislativo ha questo significato: si tratta di immobili che per la viginanza
o per l�uso che si trovano ad avere o per il rapporto che hanno con edifici tutelati dalla legge n� 1089 del 1939
ne �subiscono� a loro volta il vincolo anche se attenuato rispetto all�edificio principale.
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I nuclei d�origine sono stati rilevati da mappe catastali austriache, (in scala 1:1440 e
1:2880) che si trovano all�Ufficio del Catasto di Trento.
Le case sparse sono state ricavate sempre dalle mappe catastali di epoca austriaca.
L�espansione compatta a bassa densit� �riguarda ambiti caratterizzati da una
�edificazione di tipo intensivo caratterizzato da un tessuto urbano in cui gli spazi
inedificati si limitano alle semplici distanze di rispetto tra gli edifici�.
L�espansione non compatta a bassa densit� riguarda ambiti caratterizzati da
�...un�edificazione estensiva periferica, con indici di fabbricabilit� relativamente
bassi che determinano un tessuto urbano complessivamente edificato ma fortemente
diradato
2
...; l�esempio pi� evidente � rappresentato dall�edificato intorno al Lago di
Lagolo.
Le case sparse di pi� o meno recente edificazione: sono edifici diffusi nella
campagna, in prossimit� dei centri abitati, ampiamente distanziati l�uno dall�altro.
L�edificazione filiforme � una: ... edificazione tipica dei fronti stradali lungo le
arterie di accesso urbano, caratterizzata da una profondit� limitata al singolo
edificio ....
3
�.
Gli impianti produttivi isolati sono impianti artigianali e industriali, presenti
principalmente in zone limitrofe all�abitato (in tutti comuni ad esclusione del
comune di Drena).
2
Comprensorio Valle dell�Adige, Per il piano comprensoriale, Schema Strutturale. Volume primo, Trento, 1983,
p.56.
3
Comprensorio Valle dell�Adige, Per il piano comprensoriale, ..., 1983, cit., p.56.
15
1.6 Sistemi fognari ed impianti di depurazione. (Tav. 9 dei SISTEMI FOGNARI)
I depuratori delle acque nere sono collocati a Terlago, Calavino, Pietramurata e
Drena, su essi confluisce, proporzionalmente alla loro dimensione, le acque reflue
degli insediamenti civili ed artigianali.
Tutti i comuni sono dotati di un sistema fognario efficiente, che attraverso il
collettore provinciale, come avviene per tutta la valle di Cavedine, o indirettamente
con le condotte fognarie comunali, trasportano le acque nere in ben cinque distinti
depuratori.
Solo alcune zone non sono allacciate ad un depuratore e quindi i loro liquami sono
smaltiti direttamente attraverso il terreno (fosse Imofh): queste localit� sono Ranzo,
Margone e Pergolese.
Per le prime due localit� � in atto la realizzazione di una condotta fognaria, che,
scendendo dalle due frazioni, si allaccer� alla condotta di Vezzano.
Dal depuratore di Pietramurata vengono prelevati in via sperimentale i fanghi di
risulta del trattamento della depurazione delle acque. Essi vengono successivamente
inviati a Rovereto, dove vengono trasformati in concime biologico utilizzato per i
terreni agricoli. I fanghi degli altri depuratori vengono invece smaltiti in appositi
discariche autorizzate.
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1.7 Cave e discariche.
Cave esistenti e dismesse pi� o meno ampie, si possono riscontrare in tutta la valle
da nord a sud; in particolare, si rileva una cava dismessa di una certa dimensione a
Terlago, a nord del lago omonimo. E� ormai inutilizzata anche la cava tra Lasino e
Stravino in Val di Cavedine. Un�altra cava dismessa si colloca nel Comune di
Lasino, mentre la pi� vasta cava ancora utilizzata si trova alle pendici del monte che
separa la Valle dei Laghi e di Cavedine. L�altra cava ancora utilizzata si trova in
prossimit� dell�abitato di Pietramurata, alle pendici dei ripidi monti che sovrastano
l�abitato.
Sono esistite nell�area di studio diverse discariche: solo una attualmente viene
utilizzata come discarica di rifiuti solidi urbani ed inerti ed � collocata in prossimit�
della frazione di Ciago, nella parte a nord della Valle dei Laghi.
1.8 Impianti di produzione di energia elettrica e gli elettrodotti.
Due sono le centrali elettriche, quella dismessa di Fies e quella di S. Massenza.
La centrale di Fies fu tra le prime in Trentino; infatti, � nel 1908 che essa venne
realizzata lungo il fiume Sarca. Questa centrale era in grado di produrre 4500 kwh,
che venivano utilizzati, una parte, per il funzionamento della Ferrovia Trento-Mal� e
l�altra per l�illuminazione della citt� di Trento. In seguito, nel 1913, la produzione
venne aumentata fino a 10000 kw.
Molto importante � la centrale di S. Massenza che produce parecchia energia
elettrica dai primi anni cinquanta sfruttando le acque del lago di Molveno e di Ponte
Pi�, attraverso notevoli salti di quota.
Il lago di Molveno, viene utilizzato come grosso bacino: da qui vengono captate le
acque che, attraverso una condotta forzata in galleria, arrivano alla centrale di S.
Massenza, dopo un salto di circa 600 metri.
L�acqua sfruttata ai fini di produzione di energia idroelettrica viene rilasciata nel
lago di S. Massenza; da qui si immette nel lago di Toblino e poi, attraverso il canale
Rimone nel lago di Cavedine e successivamente nel fiume Sarca. La produzione
annua di energia elettrica � pari a 637 milioni di kwh.
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2. LA STORIA, LE PERMANENZE E LE TRASFORMAZIONI.
Il presente capitolo ricostruisce la storia dell�evoluzione dei caratteri ambientali ed insediativi
dell�area di studio, con cenni sulle epoche storiche antiche, particolarmente riferiti alla Valle
di Cavedine (per la sua caratteristica di importante valle di transito�), ed una successiva
descrizione delle trasformazioni connesse alla moderna industria idroelettrica (causa delle
alterazioni pi� significative degli aspetti ambientali dell�area di studio).
Successivamente, attraverso il confronto storico-cartografico si evidenziano le permanenze e
trasformazioni e si identificano le invarianti ambientali e storico-insediative.
2.1 LA STORIA
2.1.1 Valle dei Laghi e la Valle di Cavedine dal Paleolitico alla conquista Romana.
La Valle dei Laghi e la Valle di Cavedine sono state abitate fin dall�antichit� pi� remota.
Presenze dell�uomo in et� paleolitica sono collegate alle evoluzioni climatiche tardoglaciali
che, portando alla riduzione di ambienti a praterie padani e perialpini per l�invasione delle
foreste spingono le popolazioni di zone come la Lessinia a intraprendere battute di caccia
stagionale nella fascia delle praterie a medie quote (1.000-1.500 metri di altitudine).
Verso la fine del Paleolitico, si formano a quote basse, nel fondovalle, in corrispondenza dei
bacini lacustri e delle praterie, insediamenti stanziali, favoriti dal miglioramento delle
condizioni climatiche (fine del Tardo-glaciale, 8.200 a.C.; inizio del Post-glaciale con il Pre-
boreale, 8.200-6.800 a.C.).
Testimonianze significative di tali eventi sono costituite da accampamenti estivi individuati
alle Viotte del Bondone, sulle sponde di un antico specchio d�acqua (oggi ridotto a torbiera).
Altri siti sono stati individuati in varie localit� in quota (1.000-1.500 m. s.l.m.) tra lo Stivo ed
il Monte Bondone.
Sono stati effettuati rinvenimenti significativi anche a quote pi� basse attorno al lago di
Terlago, a monte del lago di Lamar (in localit� Pr� Bedola, a circa 800 m. di quota sulla
direttrice che scende verso Zambana).
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Con l�inizio del Mesolitico (8.000 a.C.) si verificano insediamenti a ridosso di ripari
sottoroccia, ai bordi del fondovalle. Contemporaneamente si diffondono insediamenti legati
alla caccia estiva , nella forma di bivacchi e accampamenti estivi, nelle praterie ad alta quota.
Nell�area di studio non si sono ancora rinvenute testimonianze particolarmente significative
di tale periodo, eccetto un riparo sottoroccia , in corrispondenza di un piccolo lago ora non
pi� esistente, a Moletta Patone, a nord di Arco.
Nel Mesolotico recente (tra il 5.800 e il 4.500 a.C.) si accentua la presenza antropica nelle
sedi stabili del fondovalle (fenomeno, questo, da mettere in relazione all�aumento dei prodotti
vegetali da raccogliere per la grande diffusione dei boschi a latifoglie nel fondovalle),
contemporaneamente all�abbandono dei bivacchi e degli accampamenti estivi ad alta quota.
Tra il 4.500 e il 4.000 a.C. nell�area, come in tutta l�Italia settentrionale, si diffondono
l�agricoltura e l�allevamento.
Mentre nella Valle di Cavedine sono assenti rinvenimenti relativi a tale periodo (anche se,
data la sua conformazione, sicuramente la Valle � stata interessata dal fenomeno), nella Valle
dei Laghi-Basso Sarca testimonianze si sono rivenute nel riparo di Moletta Patone, a nord di
Arco, gi� oggetto di insediamento mesolitico.
Nel 4.000 a.C. l�area viene colonizzata da popolazioni padane (agricoltori, della �Cultura dei
vasi a bocca quadrata�), che si diffondono dal Lago di Garda fino all�Adige, Isarco ed allo
spartiacque alpino. Gli insediamenti, con la costruzione di villaggi sui conoidi torrentizi e sui
terrazzi delle pendici montane, interessano i principali fondi vallivi. Testimonianze
significative di tali apporti si hanno a Moletta Patone, citata precedentemente.
Negli ultimi secoli del terzo millennio comincia a manifestarsi nell�area la metallurgia del
rame. Tracce di insediamenti di tale periodo sono stati rinvenuti a Monte Mezzana, nella
conca di Terlago (�Vaso Campaniforme�). Testimonianze dell�uso sepolcrale (che continuer�
fino all�Et� del Bronzo) di piccole grotte e ripari sottoroccia sono state rinvenute a Moletta
Patone, alla Cosina di Stravino (Val di Cavedine ) ed al Bus dei Poietti, uno dei pozzi
glaciali del sentiero Stoppani presso Vezzano.
Tra il 1.900 e il 1.800 a.C., all�inizio dell�Et� del Bronzo, si sviluppa nell� area del Garda e in
tutta l�Italia settentrionale la �Cultura di Polada�, con insediamenti su palafitte che sorgono
sulle sponde dei laghi e dei fiumi.
Con il sistematico disboscamento dei versanti si ricavano ampi territori per le colture e il
pascolo; la montagna viene riconquistata per l�alpeggio delle mandrie e delle greggi e alla
ricerca di affioramenti di filoni metalliferi.
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Si moltiplicano, nel Basso Sarca e nella Valle dei Laghi, insediamenti collinari definiti
�castellieri�: testimonianze significative sono state rinvenute sui monti di Lasino, nella zona
del Santuario in �Val Cornelio�, ed inoltre sul castelliere di Cod� e al Doss di Fabian. Altre
tracce insediative della tarda Et� del Bronzo si sono rinvenute sul Doss Dosilla tra Lasino e
Calavino e sul Doss di Frassin� di Calavino. Ancora, presso Monte Terlago, sulla direttrice di
transito tra la conca di Terlago e le Valli Giudicarie, si erge il Doss de La Camociara, in cui
sono state rinvenute presenze dell�Et� del Bronzo e dell�Et� del Ferro.
Nel sesto secolo si delinea la fase propriamente retica, definita come �Cultura di Sanzeno�,
della Civilt� Centroalpina (iniziata nella tarda Et� del Bronzo con la �Cultura di Luco�). I
Reti, in particolare nel quinto secolo, raccordano l�espansione commerciale etrusca ai mercati
hallstattiani e celtici a nord delle Alpi.
Nell�area di studio, a sud di Vezzano, si � rinvenuto l�abitato retico di Doss de La Bastia, che
ha restituito oggetti di manifattura etrusca, e a nord si sono individuati i castellieri retici di La
Groa e del Dos de La Camociara.
Nel quarto secolo si verifica l�espansione dei Galli: vari rinvenimenti di oggetti di
manifattura gallica si sono rinvenuti al Dos de La Bastia e in altri siti della Valle di Cavedine.
A partire dal secondo secolo si espande la colonizzazione romana, che si imporr� con la
conquista militare negli ultimi decenni del primo secolo. Inizia, qui, un processo di
trasformazioni agricole pianificate, di impianto del sistema insediativo e dei collegamenti
stradali, la cui rilevanza � destinata a perdurare nel tempo.