8
La prima parte è dedicata al mercato. Più precisamente sono
esaminate tutte quelle dinamiche che hanno portato al fondamentale
passaggio dal mercato del venditore a quello del consumatore.
Verrà, perciò, fatto riferimento a quello che viene considerato lo
spartiacque tra due epoche e tra due modi completamente opposti di
concepire l’auto: il periodo delle crisi petrolifere del ’73 e del ‘79.
Questo momento cruciale segna anche il momento in cui i grandi
costruttori di automobili vengono messi di fronte ai cambiamenti
quantitativi e qualitativi che ha subito la domanda di automobili.
Dal punto di vista quantitativo, i costruttori realizzano di trovarsi di
fronte ad una domanda che va verso la saturazione, poiché, almeno
nelle aree più sviluppate, la domanda di prima motorizzazione è
stata completamente soddisfatta.
Dal punto di vista qualitativo, ci si accorge della crescente presa di
coscienza del consumatore che diventa il vero protagonista del
mercato. Il risultato è un’accelerata segmentazione della domanda a
cui i costruttori devono rispondere con un’offerta più variegata di
modelli e versioni di auto, incalzati dalla forte concorrenza dei
Giapponesi, che cominciano a conquistare posizioni di rilievo,
proprio perché basano la loro strategia sulla varietà di modelli e sulla
customer satisfaction, focalizzando l’attenzione sulla qualità.
Nella seconda parte vediamo, quindi, come i costruttori occidentali
si concentrino su un profondo ripensamento del processo produttivo
sulla base del modello giapponese.
9
Dalla metà degli anni ’80, termini come lean production, jidoka e
just in time diventano comuni tra i costruttori europei e americani: è
il fondamentale passaggio dalla produzione di massa di derivazione
fordista, alla produzione snella.
L’assorbimento della lean production fornisce anche l’architettura su
cui si basano, oggi, le maggiori novità in materia di produzione: la
produzione modulare. Alla base di questa c’è il fondamentale
cambiamento del rapporto tra costruttori (OEM) e fornitori (OES),
che smettono di essere avversari e si incamminano verso una più
proficua collaborazione.
Le Case, infatti, si trovano a dover perseguire due obiettivi
fondamentali: il contenimento dei costi e la globalizzazione.
A proposito di quest’ultima avremo modo di vedere come negli
ultimi anni la febbre ha colpito un po’ tutte le Case, che hanno scelto
la via della concentrazione, dando vita a pochi grandi gruppi.
In quest’ambito è interessante analizzare la strategia di Fiat Auto,
che ci permette anche di tastare il polso alla situazione italiana.
La terza e ultima parte, si concentra sul ruolo del Marketing. Questa
funzione messa un po’ in secondo piano in passato, si sta rivelando
di fondamentale importanza, poiché costituisce il punto di contatto
tra la Casa e il mercato. Sta, infatti, agli uomini della funzione
Marketing il compito di saper cogliere tutte le possibilità che
arrivano dal mercato e, in questo senso, orientare la fase produttiva.
10
Nell’ambito del Marketing, poi, rilevanza centrale è affidata al ruolo
della distribuzione e alla possibile riorganizzazione della stessa.
Infatti, la distribuzione è quanto mai al centro dell’attenzione, vista
la nuova normativa varata dalla Commissione Europea, riguardante
gli accordi verticali nel settore.
Saranno valutati, quindi, i limiti ed i possibili sviluppi legati alla
riorganizzazione della rete distributiva. Vedremo poi come l’unica
molla non sia la novità normativa, ma che ci sono in ballo anche e
soprattutto interessi economici. Si calcola, infatti, che la
distribuzione incida per il 30% sul costo finale dell’auto, per questo
è auspicabile la riorganizzazione della stessa nell’ottica dello
snellimento: la lean distribution.
11
1. Il mercato dell’auto e le dinamiche evolutive
1.1 La domanda nel settore Automotive
1.1.1 Il prodotto automobile
Il mercato dell’auto è dominato da un numero molto elevato di
variabili, dovute alla complessità del prodotto auto: l’automobile
non è solo il mezzo più comune con cui soddisfare il bisogno di
trasporto, essa è qualcosa di più. L’auto può essere uno status
symbol, può rappresentare il segno di appartenenza ad un gruppo
sociale, oppure deve, nelle intenzioni di chi l’acquista, trasmettere
delle caratteristiche della personalità. Ancora, per molti è un ufficio,
per altri è il mezzo per spostarsi con tutta la famiglia e/o per
divertirsi. Può rappresentare l’oggetto del desiderio per il diciottenne
o per il manager, ecc.
Spesso, rappresenta l’investimento più serio che una famiglia
affronta, secondo solo alla casa di proprietà. Certo è che l’auto ai
nostri giorni è un bene pressoché indispensabile, che concentra su di
sé le ansie dei consumatori, tutti con esigenze diverse: sicurezza,
comodità, consumi ridotti, grinta, “freschezza” estetica e così via.
Esigenze diverse, quindi, ma un’unica convinzione, ovvero che
12
dell’auto non si può fare a meno e lo confermano i dati secondo cui
in Europa Occidentale c’è un’automobile ogni due persone
2
.
Dalla quantità di auto presenti in un paese, poi, è facile farsi un’idea
della situazione economica. In primo luogo perché le vendite di auto
risentono molto della condizione economica di ogni paese e poi
perché, quasi sempre, industrializzazione coincide con industria
automobilistica. Non a caso i paesi europei più industrializzati come
Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia, devono molto alle
industrie nazionali di auto e anche più recentemente, in quello che è
definito il “miracolo economico” spagnolo, il settore automotive
c’entra molto. Governi e Case automobilistiche sono legati da una
elevata interdipendenza, talmente elevata che ogni crisi, anche
piccola, nel settore, si ripercuote immediatamente sull’intera
economia del paese e dell’Unione; in maniera analoga, le iniziative
della Commissione Europea e/o dei singoli governi finalizzate
all’armonizzazione tra i paesi, incidono in misura determinante
sulle strategie dei produttori di auto (si pensi alle nuove norme in
tema di distribuzione che saranno analizzate in seguito). E a maggior
ragione in un periodo come quello attuale, in cui la strategia di base
di molti costruttori è la globalizzazione volta alla conquista di nuovi
mercati.
2
Secondo i dati EUROSTAT in Europa Occidentale il tasso di motorizzazione è poco
sotto i 500 veicoli ogni 1000 abitanti. L’Italia è di gran lunga sopra la media europea
con più di 600 veicoli.
13
Conseguentemente, anche la domanda di auto è estremamente
complessa, con continui alti e bassi e soggetta a cambiamenti
qualitativi e quantitativi.
Inoltre, la complessità è accentuata molto dalla natura “derivata”
3
della stessa. Nel caso dell’auto, la domanda generica è data dal
trasporto autonomo e personale, quella derivata è collegata invece al
progresso tecnologico ed ai mezzi che vengono utilizzati per
soddisfare questo bisogno.
Questa distinzione è utile per analizzare il ciclo di vita del prodotto
automobile. In quasi 100 anni di storia, il processo di
motorizzazione ha attraversato varie fasi caratterizzate prima da
fortissimi tassi di crescita, per arrivare poi, intorno agli anni ’70, ad
una saturazione della domanda (questo in Europa, giacché in
America il fenomeno si era già verificato)
4
.
In realtà, questa saturazione deve essere vista alla luce della
distinzione fatta in precedenza tra domanda generica e domanda
derivata. La saturazione riguarda esclusivamente la seconda, in
quanto il bisogno generico del trasporto autonomo resta. A saturarsi
è, in altre parole, il bisogno di un certo tipo di auto, con un certo tipo
di caratteristiche, basata su un certo tipo di tecnologia. E’ facile
comprendere, allora, come una continua ricerca della qualità e
3
La distinzione tra domanda generica e derivata si deve a J.J. Lambin.
4
Volpato G. (1983), L'industria automobilistica internazionale - espansione, crisi e
riorganizzazione; Cedam, Padova.
14
l’applicazione di tecnologie sempre nuove, portino ad un
allungamento della vita del prodotto auto e questo perché le
innovazioni tecnologiche danno origine a bisogni derivati di livello
sempre superiore. In questo modo, la domanda generica può essere
soddisfatta, secondo livelli sempre più elevati, da prodotti nuovi o
migliorati.
Allungamento, quindi, che ottimisticamente potremmo protrarre
all’infinito, essendo difficile ipotizzare dei limiti al progresso
tecnologico ed alle innovazioni in generale.
15
1.1.2 Le crisi petrolifere
L’esempio più evidente di ripensamento e “ringiovanimento” del
prodotto auto, o meglio dell’intero settore, si è avuto in
concomitanza alle crisi petrolifere del 1973 e del 1979. E’ giusto
parlare di concomitanza e non di causa, perché, sebbene l’aumento
del prezzo del greggio abbia inciso in misura determinante al brusco
abbassamento della domanda, le crisi non furono l’unico vero
motivo della contrazione, piuttosto costituirono la classica goccia
che fa traboccare il vaso. Esse portarono alla luce un evento già
scritto, forse accelerando un po’ i tempi. Ma, che il prodotto auto
fosse maturo e che i mercati fossero saturi, molti lo avevano già
capito.
Per fronteggiare la brusca contrazione della domanda, che vide i suoi
picchi negativi negli anni 1974-1975 e 1981, i costruttori reagirono
con una profonda ristrutturazione. Fino a quel momento il prodotto
offerto era piuttosto standardizzato e povero sotto l’aspetto
qualitativo. Inoltre, essi realizzarono di non poter più contare sul
contenimento dei costi reso possibile dalle economie di scala proprie
della produzione di massa, per questo dovettero attuare una radicale
revisione delle tecniche produttive per ottenere sia il contenimento
dei costi che il raggiungimento di sempre più alti livelli di qualità.
La domanda, però, non mutò solo relativamente alla quantità, essa
mutò anche sotto il profilo della qualità. Il consumatore da quel
momento diventa più smaliziato e più esigente e acquista l’auto solo
16
se in grado di soddisfare precisi bisogni. Innanzitutto, il
consumatore, in quel periodo, aveva bisogno di auto più piccole e
con ridotti consumi per contrastare il rincaro dell’oro nero.
Questa nuova era è definita dagli studiosi come De maturity (la
definizione si deve ad Abernathy) o neo-infant industry (secondo
Volpato)
5
.
Ma le rivoluzioni, perché di rivoluzione si tratta, non si fanno da un
giorno all’altro, anzi.
L’onda del cambiamento colse impreparate le Case automobilistiche
abituate a ragionare sulla base di un mercato del venditore in cui,
essendoci una domanda elevata, i consumatori acquistavano quello
che offriva loro il mercato senza particolari pretese.
Si pensi all’esempio americano. Qui, la crisi del greggio favorì la
massiccia penetrazione dei modelli europei e nipponici più piccoli e
dai consumi ridotti, rispetto ai modelli americani caratterizzati dalle
grosse dimensioni e cilindrate.
5
Scott W. G., (1991), Fiat Uno. Innovazione e mercato nell’industria automobilistica,
ISEDI, Torino.
17
1.1.3 Dal mercato del venditore al mercato del consumatore
Le crisi del ’73 e del ’79, come già detto, hanno accelerato e portato
alla luce un evento che era già iscritto nelle previsioni di medio-
lungo periodo del settore: saturazione e cambiamenti della domanda.
Perché parliamo di evento già iscritto? Perché era facile prevedere
che ad un certo momento sarebbe terminata la domanda di prima
motorizzazione. Dopo decenni di crescita esponenziale delle
immatricolazioni, si arriva ad un punto in cui l’esigenza di prima
motorizzazione risulta soddisfatta. In molti paesi nel decennio ’70 –
‘80, si viaggia verso i 400 veicoli ogni 1000 persone, segnale questo
che è finita la motorizzazione di massa e si va verso la fase di
motorizzazione matura
6
(Fig. 1).
Figura 1
Tasso di motorizzazione nell'Europa dei 15
(vetture circolanti ogni 1000 abitanti, periodo 1970-2000)
0
100
200
300
400
500
1970 1980 1990 2000
Fonte: Ns. elaborazione su dati EUROSTAT
6
Volpato G. (1983), op. citata.
18
Il bisogno da soddisfare, allora, cambia e cambia la domanda. Da
quel momento la domanda diventa di “sostituzione” e di
“plurimotorizzazione”. Com’è facilmente intuibile, la prima
concerne l’acquisto di una nuova auto che andrà a sostituire la
precedente; la seconda andrà a soddisfare l’esigenza di avere più
mezzi a disposizione.
Per entrambi i tipi di domanda, la cosa certa è che la scelta dell’auto
da acquistare diventa molto più difficile, in quanto deve soddisfare
nuovi e precisi bisogni. Una caratteristica peculiare dell’auto, che la
distingue nettamente da altri prodotti industriali, è che è depositaria
di esigenze e aspettative al contempo precise e numerose, che
variano da consumatore a consumatore. Per cui se con la
motorizzazione di massa, i costruttori non si preoccupavano della
quantità da produrre e della varietà dei modelli proposti (alcune
Case sopravvivevano anche producendo un unico modello), poiché
praticamente certi di piazzare il loro prodotto, visto che la domanda
era nettamente superiore all’offerta, dopo le crisi e al mutamento del
mercato, sono costretti ad un brusco risveglio, reso ancora più amaro
dall’aver sottovalutato un temibile concorrente come il Giappone
che, grazie ad un nuovo modo di intendere e produrre l’auto (come
sarà illustrato in seguito) e grazie alla vasta offerta di modelli,
conquisterà tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 il suo
posto al sole, rompendo il duopolio Europa-Nord America e
19
imponendosi con forza in quella che, da quel momento in poi, sarà
una Triade.
I produttori prendono coscienza che la produzione di massa non è
più fattibile, anche perché la domanda oltre ad essere contratta
(diventa inferiore all’offerta), assume una natura molto instabile,
fortemente legata all’andamento dell’economia.
Per soddisfare la “nuova” domanda, le Case furono protagoniste di
una rivitalizzazione del settore, la cui caratteristica dominante può
essere individuata nel generalizzato orientamento al mercato e più
specificatamente al cliente. C’è, quindi, il determinante passaggio
dal mercato del venditore al mercato del consumatore. Per le Case
questo volle dire rimboccarsi le maniche e sviluppare la capacità di
cogliere i nuovi stimoli, i vincoli e le opportunità che offriva il
mercato e modificare nel minor tempo possibile strategie e tattiche
per perseguire dei nuovi obiettivi. Bisognava, in pratica, puntare non
sulla quantità, ma sulla flessibilità per cercare di produrre il prodotto
giusto nella quantità e al momento giusto.
Conseguenza di ciò, fu l’introduzione di nuove tecniche produttive,
di nuovi standard di qualità e la rivalutazione di funzioni aziendali
fino a quel momento ritenute di secondo piano
7
.
7
Prima tra tutte il Marketing.
20
1.2 La segmentazione del mercato
1.2.1 Verso la personalizzazione di massa
Il fatto che il mercato sia orientato verso un’ottica di “customer
satisfaction” ha come conseguenza una accentuata segmentazione
del mercato (e necessariamente dell’offerta). L’auto ha perso sempre
più la connotazione di semplice mezzo di trasporto, per diventare
qualcosa di molto più complesso, perché più complessi sono i
bisogni. Essa è espressione del ceto sociale (l’auto come status
symbol), ma è spesso un prolungamento del proprio ego, quindi si
cerca un’auto che rispecchi la propria personalità. L’auto è anche
uno strumento per distinguersi e il consumatore pretende allora un
prodotto unico. Siamo all’antitesi della produzione di massa,
parliamo ora di personalizzazione di massa: il fine ultimo di tutti i
costruttori di automobili. Essi, infatti, forniscono oggi, accanto ad un
numero elevatissimo di modelli, un numero altrettanto elevato di
versioni. Se poi si prendono in considerazione tutte le possibili
combinazioni e la possibilità di scelta tra colori, tessuti e accessori
vari, in effetti ci si avvicina molto al concetto di personal car.
L’auto, per assurdo, diventa un abito da indossare e il paragone non
è azzardato se si pensa che per rifinire gli interni ed i particolari,
alcune Case fanno ricorso a stilisti di alta moda, come nel caso di
21
Citroën, che per curare il look della C3 Pluriel si è affidata a Dolce e
Gabbana
8
.
1.2.2 L’auto come commodity
Il passaggio dalla mass production alla mass customization non è
stato assolutamente immediato ed indolore.
Le crisi energetiche e la saturazione del mercato avevano generato in
alcuni l’idea che l’auto fosse, ormai, diventata un prodotto talmente
maturo da non poter fare nulla per rivitalizzarne il mercato.
Addirittura si pensava che, ormai, non si potesse chiedere di più
all’industria automobilistica e che l’auto da lì in poi avrebbe avuto
una semplice natura di commodity, un prodotto banale che non
avrebbe attirato più l’attenzione del consumatore.
Nasce in questo contesto il concetto di “world car”. L’idea di fondo
era quella di offrire un prodotto in grado di assolvere le funzioni
d’uso fondamentali, con il massimo di efficienza e al minimo costo.
I produttori si orientarono verso pochi modelli standardizzati che
potessero rispondere alle nuove esigenze, prima tra tutte il caro del
greggio. In quest’ottica le Big Three d’oltreoceano cominciarono a
ridurre le dimensioni e i consumi delle nuove auto. In sostanza, si
stava ritornando alle origini, al modello “T” di Henry Ford.
8
Per maggiori approfondimenti sulla nuova concezione del prodotto auto, vd. capitolo
2.