INTRODUZIONE
Il Signore disse: "Ecco, essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è
l'inizio della loro opera e ora quanto avranno in progetto di fare non sarà loro impossibile.
Scendiamo dunque e confondiamo la loro lingua, perché non comprendano più l'uno la lingua
dell'altro". Il Signore li disperse di là su tutta la terra ed essi cessarono di costruire la città.
Per questo la si chiamò Babele, perché là il Signore confuse la lingua di tutta la terra e di là il
Signore li disperse su tutta la terra.
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Uno degli episodi più emozionanti che si narrano nella Bibbia è quello in cui
l'umanità, un'umanità straordinariamente unita dalla stessa lingua, erige uno
strumento che la innalzi all'inarrivabile e “onniassente” Dio, il quale, forse annoiato
dalla sua vita claustrale, decide di stravolgere i piani di ricongiungimento con
l'uomo per colpire la superbia della sua azione. Come? Federalizza il mondo, alza
le barriere del linguaggio in modo tale che la gente improvvisamente non riesca
più a comunicare, distanziando persone vicine e impedendo che la Torre si
costruisca per le incomprensioni che inevitabilmente sorgono. Il genere umano si
disperde e i popoli nascono, e con loro germogliano culture e idiomi popolari che
sfoceranno in lingue nazionali, segni identificativi di uno Stato.
La paresse est rien de plus que l'habitude de se reposer avant d'être fatigué.
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Cosa sarebbe successo, invece, se l'uomo avesse accettato la sfida divina,
riunendo ogni lingua diversa in un assolo del pensiero umano, senza rifugiarsi
nell'accidia che provoca arretratezza mentale e diaspore di genti simili portatrici di
idee originali? Scommetto che queste persone non tentarono nemmeno di restare
fratelli tra loro, riponendo la figura di Dio dove piace a tutti, su quell'inavvicinabile
altare che libera l'uomo dal confronto con la sua creazione, o viceversa,
allontanandosi sempre di più dalla verità.
Nonostante ciò, la mente umana ha continuato a distendere le sue
potenzialità tramite diverse arti che hanno elevato l'intelletto a una posizione
sublime bardata di tecnica e passione, recepita dal sentimento e dall'istinto di ogni
individuo libero di pensare. L'importanza dell'arte ha innescato, dunque, la
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Bibbia, Genesi 11: 1-9
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Jules Renard, “Journal 1887-1910”, Gallimard, Parigi, 1960 (p.1053)
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necessità di rendere comprensibili queste opere fabbricate dal braccio e dal
pensiero dell'artista a tutti coloro che aprono la propria sensibilità. Al fine di
concretare questa possibilità si è pensato di trasmettere il significato del
messaggio dell'autore mediante segni diversi e accessibili a culture distanti,
attuando quel processo integrante che oggi chiameremmo globalizzazione.
Il primo capitolo di questo documento affronta il lavoro di traduzione di
un'opera, il quale comprende un universo vasto di operazioni legate insieme in
maniera coerente e coesa in modo tale da dare luogo a un risultato che soddisfi il
lettore o come dice Umberto Eco una “strategia che mira a produrre, in lingua
diversa, lo stesso effetto del discorso fonte”
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. Questa attività ha acceso importanti
discussioni da parte di scrittori, filosofi e critici preoccupati che la trasposizione
semantica non fosse abbastanza vicina alle intenzioni dell'autore. Con l'evoluzione
dell'ingegno umano, l'arte ha assunto forme di rappresentazione differenti, il
connubio con la scienza ha portato nuove invenzioni atte a esprimere il proprio
pensiero e linguaggio.
Il secondo capitolo approfondisce l’argomento della traduzione analizzandolo
nel cinema, dal momento in cui i film assunsero una propria voce nel 1927,
trentadue anni dopo il suo concepimento. Questo momento trovò impreparati molti
professionisti del settore, tuttavia dopo alcuni anni di assestamento diversi Paesi
trovarono rimedi a questo sconvolgimento socio-culturale; oltre al sottotitolaggio,
che sarà affrontato più avanti, uno dei sistemi adottati dalle Majors americane fu il
processo di sincronizzazione sonoro, altrimenti chiamato doppiaggio in Europa.
Ancora oggi i registi si dividono sulla questione del doppiaggio, chi lo considera
come
una mostruosità, una specie di sfida alle leggi umane e divine. Com'è possibile ammettere
che un uomo, che possiede una sola anima e un solo corpo, faccia sua la voce di un altro
uomo, possessore a sua volta di un'anima e di un corpo del tutto diversi? E' una sfida
sacrilega alla personalità umana. Io sono assolutamente convinto che nelle epoche di grande
fede religiosa sarebbero stati mandati al rogo gli inventori di una simile idiozia.
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1
Umberto Eco, “Dire quasi la stessa cosa”, Bompiani, Milano, 2003 (p. 292)
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Jean Renoir, “ Contro il doppiaggio” testo di una conferenza tenuta in Inghilterra nel gennaio 1939,
in “La vita in cinema. Tutti gli scritti 1926-1971”, Longanesi, Milano 1978 ora in Giacomo Manzoli,
“Voce e silenzio nel cinema di Pier Paolo Pasolini”, Edizioni Pendragon, Bologna 2001, (p. 99)
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chi invece pensa che sia
la proiezione fantastica del proprio doppio. I corpi sono al mondo (al cinema), hanno già fatto
il loro lavoro, fissato in pellicola: una voce viene ad interpretarli di nuovo, a “suonarli” come
uno spartito. E la voce si riverbera intorno nel mondo, unico corpo intatto, unica fisicità reale
e continua, di cui i diversi corpi attori finiscono per essere transeunti epifanie.
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Questo dibattito esaltato da espressioni colorite, come quelle sopraccitate,
rappresenta come sia filantropica l'importanza di tale argomento, portandoci a
constatare oggi, dopo quasi ottant'anni dall’introduzione del sonoro, i benefici o gli
svantaggi che ha addotto alle culture a cui è stato sottoposto, confrontando vari
Paesi che hanno adottato differenti tipi di Screen Translation, traduzione sullo
schermo appunto. Questo dilemma nasce da una curiosità scaturita dalla mia
esperienza personale nello scoprire significati, dalle versioni originali dei film,
diversi da quelli che avevo assimilato in precedenza, nella versione doppiata in
italiano.
Il terzo capitolo, analizzerà infine, in base ai dati forniti, la condizione
dell’uomo che considera le imposizioni istituzionali come se esse siano
inappellabili e ineludibili. Attraverso saggi filosofici, studi antropologici ed estratti di
film inerenti al discorso, si delineerà un pensiero critico che porterà a decifrare i
rimedi che l’uomo deve apportare per una società migliore e unita. C’è chi la
chiamerà utopia, chi un’illusione, tuttavia avanzerò ipotesi concrete sulla posizione
umana di fronte alla natura del linguaggio, cercando di considerare questa come
un’importante risorsa, anziché uno scomodo problema.
Se consideriamo che Dio non riunisca le lingue del mondo in un prossimo
futuro, a meno che non si faccia comandare da ulteriori manie di protagonismo o
da acuti momenti di noia, sarebbe ancora attuabile un tentativo di costruire quella
Torre di Babele lasciata in sospeso quando l'uomo diffidò dei suoi “simili perché
diversi”? Personalmente, penso che il cinema sia un catalizzatore di civiltà a
confronto: quindi, se non la soluzione, potrebbe almeno essere una concreta
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Enrico Ghezzi, “La voce e il suo doppio”, in AA.VV. “Il Patalogo tre: annuario 1981 dello
spettacolo. Cinema e televisione.”, Ubulibri, Milano 1981 ora in Giacomo Manzoli, (Ibidem, pp.99-
100)
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possibilità di riunire il pubblico alle sue origini, ovvero l'uomo alla verità. Non tanto
quella rivelata da miti e leggende, quanto piuttosto basata sulla storia, autentica
progenitrice mistificata dell’umanità. In realtà, sebbene il titolo si aggrappi a un
pretesto biblico, io affido all’icona della città di Babele, non un punto di partenza
da dove tutto si è generato, bensì una meta d’arrivo per l’umanità, ovvero il
momento in cui gli uomini e le donne non avranno problemi nel comunicare tra
loro: questo non dovuto ad una sola lingua vigente, ma a una comprensione
reciproca delle proprie diversità. Un’unica “Nazione Babele” che racchiuda tutti gli
individui padroni della propria originalità i quali, partecipando in maniera attiva
all’evoluzione della propria esistenza, contribuiscano a quella dell’intera collettività.
LA RINASCITA DI BABELE
CAPITOLO I
LE FONDAMENTA:
OVVERO CAPIRE LE MOTIVAZIONI
Errori e confusioni del traduttore arricchiscono talvolta il testo originario proprio col renderlo
parzialmente indecifrabile. Non poi tanto: ”È più facile che un cammello passi nella cruna di
un ago, piuttosto che un ricco entri nel Regno dei Cieli.” Il fatto che forse al posto di cammello
si doveva leggere gomena, oppure che forse la Cruna dell'Ago altro non era che un'angusta
porta delle mura di Gerusalemme dalla quale i cammelli con le loro gobbacce stentavano a
passare, si è perduto nella notte dei tempi. Rendendo fortunatamente assai più faziosa la
frase del Vangelo, e togliendo probabilmente il sonno al cavalier Silvio Berlusconi.
1
1.1 L'importanza di tradurre
La traduzione è stato un elemento importante nello sviluppo delle culture
mondiali. Al di là di ogni interpretazione di qualsiasi leggenda, da quella cristiana o
greca, a quella vichinga o indiana, il dato di fatto è che nel mondo ci sono circa
200 Stati (di cui solo 192 riconosciuti dall'Onu e pochi altri riconosciuti solo da
alcuni membri dell'Organizzazione delle Nazioni Unite).
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Nel 2005, secondo la
pubblicazione di Ethnologue: languages of the world del SIL International
(precedentemente conosciuto come Summer Institute of Linguistics) al mondo
esistono 6912 lingue. Di questo elenco fanno parte anche i dialetti: a ciò si devono
opinioni discordanti sull'attendibilità di questa fonte, discussa anche perché il SIL
rappresenta un'organizzazione cristiana intenta a divulgare il testo della Bibbia al
numero maggiore possibile di lettori nella loro lingua madre.
1
Aldo Zargani, “Mi hanno tradotto” in AA.VV. “Il doppiaggio: profilo storia e analisi di un'arte
negata”, Aidac, Roma, 2000, (p.126)
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Dati forniti dall'Onu nell'agosto 2009