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INTRODUZIONE
L’arcipelago Torcellano si trova nella Laguna Nord di Venezia e comprende tutte le isole
che ruotano attorno alla realtà di Torcello: un tempo grande emporio lagunare, centro
politico, civile e religioso.
Il seguente lavoro si pone come obiettivo principale lo studio delle dinamiche socio-
economiche che contraddistinguono l’arcipelago, in particolare le tre isole maggiori, ossia
Burano, Mazzorbo e Torcello, evidenziando il ruolo del turismo e gli scenari di
valorizzazione territoriale.
L’elaborato nasce dalla combinazione di due elementi: l’interesse personale e la rilevanza
scientifica del fenomeno oggetto di studio.
Per quanto riguarda il primo aspetto, ho la fortuna di essere nato nell’isola più colorata di
sempre, Burano; per generazioni e generazioni la mia famiglia ha vissuto in questa parte di
Laguna; poi tutto cambiò: dagli anni ʼ70-ʼ80 del ʼ900 iniziò una vera e propria migrazione
di massa verso la terraferma veneziana; tra le tante famiglie che decisero di spostarsi c’era
pure la mia.
Il lavoro che si intende affrontare risulta rilevante, secondo il parere di chi scrive, per una
pluralità di fattori: tra questi l’attualità del tema, l’analisi delle problematiche che affliggono
il territorio, il crescente interesse per l’arcipelago Torcellano da parte di istituzioni
pubbliche e di privati, ma soprattutto lo studio e l’analisi dei cambiamenti socio-economici
che si sono verificati nel corso degli ultimi anni e che hanno visto nel turismo un ruolo
sempre maggiore.
Numerose sono quindi le domande a cui si cercherà di rispondere nel corso dell’elaborato.
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Nel primo capitolo, che ha carattere introduttivo, si introdurranno i caratteri salienti del
turismo veneziano: come e quando è nato, se si tratta di una risorsa piuttosto che di un
problema, se il turismo sia il vero responsabile dell’esodo dei residenti verso la terraferma.
Infine, saranno prese in esame le vie possibili per un turismo “migliore”, capace di
arricchire il territorio veneziano ed arricchire culturalmente il visitatore che non si
accontenta più della caotica passeggiata in Piazza San Marco.
Con il secondo capitolo si cercherà di svelare il ricco passato dell’arcipelago Torcellano e le
attività economiche tradizionali che per secoli sono state tramandate fino ai giorni nostri; tra
queste l’attività agricola, la pesca e le attività artigianali come il merletto. All’interno di
questa sezione si inserisce poi lo studio della dinamica e struttura della popolazione.
Nel terzo capitolo si affronterà l’analisi dell’offerta e della domanda turistica che insiste
nell’arcipelago.
Infine con il quarto ed ultimo capitolo, si vogliono individuare le strategie e gli scenari di
valorizzazione territoriale, insomma, le politiche intraprese o auspicabili per una “rinascita
dell’arcipelago Torcellano”.
Per sviluppare la prima e seconda sezione si intende rifarsi ad un’amplia bibliografia; molto
è stato scritto sul turismo a Venezia, sulle ricchezze storico-ambientali del territorio
Torcellano e sui mestieri tradizionali della Laguna.
Per quanto riguarda invece la terza e quarta sezione, pochi si sono avventurati nello studio
del fenomeno turistico limitato alla Laguna Nord di Venezia. Ciò per due motivi tra loro
correlati: da un lato, il mancato interesse (anche politico) per quest’area fino a pochi anni fa,
dall’altro i considerevoli cambiamenti socio-economici registrati solo negli ultimi anni.
Per far fronte a queste difficoltà, si cercherà di sfruttare al meglio le conoscenze del
territorio, l’esperienza svolta grazie allo stage presso la Tenuta Venissa di Mazzorbo e la
collaborazione che si è venuta a creare in seguito con il Consorzio Venezia Nativa.
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Capitolo I
PROBLEMATICHE DEL TURISMO VENEZIANO
I.1 Da turismo d’élite a turismo di massa
Venezia è senza dubbio una tra le destinazioni turistiche più desiderate ed ambite al mondo.
Nel corso del tempo è passata da tappa obbligatoria del Grand Tour a vero e proprio
bestseller del turismo mondiale, a certificare tutto ciò sono le cifre stesse: Venezia viene
visitata da oltre 20 milioni di persone all’anno
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.
Iniziamo col dire che il turismo a Venezia non è certo un fenomeno recente. Dal Medioevo
ad oggi, Venezia, è stata al centro di importanti flussi di visitatori, richiamati da una
pluralità di motivazioni e cause.
Notevole è la tipologia di “viaggiatori” che giungono nel territorio lagunare nel corso della
storia, in un primo momento i pellegrini che intendono raggiungere i luoghi santi del vicino
Oriente e gli ospiti illustri con seguiti più o meno numerosi.
In un secondo momento giungono in città estimatori della fama di libertà e del buon
governo di cui gode la Serenissima mentre in tempi a noi più recenti ci si avvicina
maggiormente alla figura dei moderni turisti. Dalla fine del Settecento, Venezia diventa una
delle mete privilegiate del Grand Tour
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.
Da questo momento crescono sempre più gli ammiratori dei monumenti più insigni, coloro
che studiano gli archivi pubblici e privati, quanti intendono assistere agli spettacoli di
grande richiamo pianificati per attrarre un pubblico anche di terraferma. La città storica è
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COSES, Venezia-Porte di accesso, Documento 1104.0, ottobre 2009.
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Il lungo viaggio compiuto dai giovani dell’aristocrazia europea e destinato a perfezionare il loro sapere con partenza
ed arrivo in una medesima città.
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meta incessante di turisti che giungono per ammirare le sue bellezze, i suoi tesori, le sue
pietre e l’ambiente lagunare che la circonda.
Con la caduta della Serenissima nel 1797 e con la conseguente crisi dei settori tradizionali si
acquisisce consapevolezza delle potenzialità economiche del settore turistico, un’occasione
da non perdere, dalla quale ricavare lavoro e reddito per una parte significativa della
popolazione. Convinzione che si rafforza dopo l’Unità, in un contesto euforico che colpisce
pure la classe dirigente veneziana negli anni ’30 dell’Ottocento.
Per trasformare Venezia in una delle grandi città moderne si avviano molteplici interventi
strutturali e cambiamenti urbani sia centrali che periferici, il più importante è la costruzione
del ponte ferroviario nel 1846 in piena dominazione austriaca, che ha collegato Venezia alla
terraferma.
In questo contesto, nascono o si adeguano nuove strutture ricettive che affiancano o
sostituiscono quelle esistenti, iniziano pure ad entrare nel mercato le prime “catene”
alberghiere, si consolida così una vera e propria industria alberghiera capace di richiamare
ed ospitare moltissimi turisti. Un settore produttivo in grado di contribuire notevolmente
all’economia veneziana.
Nell’Ottocento, in particolare dalla sua seconda metà, inizia a prevalere il climatismo con
una valenza terapeutica e dunque il soggiorno alle acque, al mare o in montagna. La
scoperta dello iodio nell’acqua del mare e delle sue proprietà nella prevenzione di specifiche
forme tubercolari, muove la popolazione lungo le coste ed i lidi, si sviluppano così molti
centri curativi (Bacino San Marco, Canal Grande e Lido) e prende avvio una delle prime
pratiche turistiche legate non solo alla cura ma anche allo svago.
Nel 1895 ci sarà la prima edizione dell’Esposizione internazionale d’arte moderna; evento
che poi si trasformerà nella Biennale con le sue differenti sezioni, tra le quali emergerà la
Mostra del cinema, nata negli anni Trenta del secolo da poco concluso.
Venezia nel periodo fascista rimane ancora al centro dell’attenzione internazionale ma con
l’avvento della Seconda Guerra Mondiale le cose cambiano radicalmente.
La ripresa è immediata, già dal 1946 il turismo riparte; il turismo americano, francese ed
austriaco torna ad interessare città come Firenze, Roma e Venezia. Con il boom economico
degli anni ’60, gli italiani grazie al miglioramento delle condizioni lavorative, economiche e
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sociali, grazie alla rete autostradale che velocizza i collegamenti automobilistici scoprono il
piacere di trascorrere le ferie in estate al mare, in montagna o in città d’arte.
Sviluppo turistico che subisce un rallentamento negli anni ʼ70 a causa della recessione
economica che colpisce i paesi industrializzati dopo le limitazioni nella fornitura di greggio
da parte dei paesi arabi, (crisi che viene superata negli anni ’80).
A partire da allora, veneziani assistono passivamente allo sviluppo inarrestabile del turismo
di massa, che ai più appare, come successivamente, l’unica via di salvataggio dalla
decadenza economica industriale.
In questo contesto diverse personalità della società veneziana lanciano un allarme: la
necessità di differenziare la base economica del centro storico veneziano, ritenuta ormai
eccessivamente in favore del turismo.
Si inizia così a parlare di “città degli studi” e con il progresso tecnologico della società post-
industriale pure di “città dell’innovazione”.
Nascono così due atteggiamenti di fronte allo sviluppo turistico: chi difende con
convinzione le masse turistiche sempre più incombenti e chi ha una vera e propria
avversione preconcetta, così che ciascuno chiudeva gli occhi ad un aspetto importante della
realtà. I primi non tengono in considerazione l’impatto negativo sociale ed ambientale di
uno sviluppo incontrollato mentre i secondi non comprendono le potenzialità del settore.
I.2 Il turismo: risorsa o problema?
I benefici economici portati dall’avvento del turismo ad una città come Venezia sono chiari:
un’elevata ricchezza e prosperità per i residenti, retribuzioni maggiori, aumento
dell’occupazione e la nascita di nuove imprese.
Ciò nonostante, questi benefici possono essere vanificati nel momento in cui il turismo non
venga regolamentato tenendo conto dell’ambiente naturale, della popolazione locale e delle
attività economiche presenti nel territorio, costi che il più delle volte vanno a colpire coloro
i quali con il turismo non hanno nulla a che fare. Questo è quello che è avvenuto in molte
località soggette al turismo di massa negli ultimi anni. Venezia non fa eccezione.
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Il rispetto della capacità di carico
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è quindi indispensabile per assicurare la sostenibilità di
una meta turistica nel momento in cui le risorse limitate sono sotto pressione.
La capacità portante dell’ambiente veneziano è da molto tempo largamente superata.
Secondo gli studi degli anni ’90 di Paolo Costa e Jan Van der Borg, doveva aggirarsi attorno
ai 22.000 visitatori giornalieri
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.
Oggi si arriva invece ad una media di 60.000 turisti al giorno con punte di 100.000 visitatori
anche se dobbiamo registrare il fatto che negli ultimi vent’anni si è allargata notevolmente
la capacità ricettiva così come gli investimenti in strutture ed infrastrutture turistiche,
tuttavia, il numero di turisti, in particolare di escursionisti rimane troppo elevato nella città
storica e non più sopportabile.
Per comprendere appieno tutto ciò, è necessario far uso di alcuni indicatori della pressione
turistica (anno 2011): l’indice di funzione turistica e l’indice di densità turistica-territoriale
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Il primo è dato dal rapporto tra presenze turistiche e residenti del comune in un determinato
anno. Se facciamo riferimento al solo centro storico si son registrati mediamente 288 turisti
ogni 1000 residenti, risultato che sottolinea l’alta concentrazione di turisti nell’area del
centro storico.
Il secondo rileva il numero di arrivi per kilometro quadrato di territorio comunale, se ci
riferiamo al solo centro storico è pari a 313.786 arrivi per kmq, dato che evidenzia un forte
congestionamento.
Per rispondere alla crescente domanda turistica, numerosi palazzi storici sono ora diventati
alberghi mentre molte unità abitative sono entrate nel mercato turistico extra-alberghiero.
Il turismo di massa non governato e lasciato a sé stesso ha ridotto notevolmente la qualità
della vita dei residenti nel corso degli ultimi anni, rendendo conflittuale il rapporto
residenti-turisti.
Un possibile indicatore della sostenibilità economica e sociale del turismo è l’osservazione
dell’andamento dei prezzi.
3
L’Organizzazione Mondiale del Turismo (WTO) definisce la capacità di carico come “il numero massimo di persone
che può visitare una località, nello stesso periodo, senza compromettere le caratteristiche fisiche, ambientali,
economiche e socioculturali e senza ridurre la soddisfazione dei turisti” (www.difesambiente.it).
4
Costa P., Van der Borg J., “Un modello lineare per la programmazione del turismo. Sulla capacità massima di
accoglienza turistica del Centro Storico di Venezia”, Coses informazioni, n.32-33, 1988, Venezia, pp. 49.
5
Ferri A., Guarnaroli E., Politiche per il turismo e sostenibilità: il caso Venezia, Note turismo n. 6 RTBicocca,
Università degli studi di Milano Bicocca, 2012, (file:///C:/Users/Win8/Downloads/Ferri%20Elena%20(2).pdf).