5
maggiormente centralizzato, con un intervento di tipo
monopolistico da parte dello Stato.
In Francia, ad esempio, l’industria energetica è stata
monopolizzata dopo la seconda guerra mondiale al fine di
promuoverne la modernizzazione, la razionalizzazione e la
tecnologizzazione e tutto il programma di sfruttamento delle
risorse idriche, termiche e - dopo la crisi energetica -nucleari, è
stato gestito direttamente dal monopolio statale1.
Indubbiamente le diversità strutturali dell’industria
energetica nei singoli Stati dipendono anche dalle diverse
possibilità di sfruttamento e di approvvigionamento delle risorse
energetiche primarie. Infatti, la disponibilità diretta di risorse –
come, ad esempio, di carbone, per la Germania e la Spagna –
ha favorito lo sviluppo di un’industria locale indipendente dal
monopolio statale, mentre la mancanza di risorse domestiche e
la conseguente necessità di dipendere dalle importazioni o di
individuare fonti energetiche alternative anche ad alto costo
d’impianto e ad alto rischio come quelle nucleari2, ha spinto a
1
Attualmente questa scelta viene messa in discussione sulla base della considerazione
degli alti costi, soprattutto in termini di personale impiegato, che il monopolio statale
comporta. Sul punto si veda J.M.CHEVALIER, The Deregulation of Natural Gas and
Power Industries in Europe, relazione presentata al FORUM DELL’ENERGIA, La
liberalizzazione del mercato elettrico e del gas in Italia e in Europa, IEFE, Università
Bocconi, Milano 16 giugno 2000.
2
L’80% della produzione energetica per consumi domestici di Francia e Belgio è prodotta
dal nucleare. Così J.M.CHEVALIER, cit., p.2.
6
un intervento diretto dello Stato nella gestione della fornitura
energetica.
In questo quadro assume un’importanza considerevole lo
sfruttamento intensivo del gas naturale3, come fonte energetica
d’uso industriale e domestico che, pur essendo già impiegato
fra la fine del Settecento e gli inizi dell’Ottocento4, solamente
nell’ultimo trentennio ha visto uno sviluppo tale da costituire
un’alternativa in grado di modificare, anche a livello strutturale,
il panorama dell’industria energetica a livello europeo.
Le ragioni dell’impiego crescente del gas naturale,
soprattutto del metano, vanno ricercate sia nella maggior
disponibilità di questa risorsa energetica - a seguito della
scoperta di grandi giacimenti e dello sviluppo di una rete
internazionale di gasdotti – sia nelle caratteristiche intrinseche
del gas naturale in grado di offrire alte prestazioni con un
impatto ambientale ridotto.
Il primo sviluppo massiccio dell’impiego del gas naturale
in Europa risale al secondo dopoguerra e deriva dalla scoperta
3
I gas combustibili naturali, dei quali fa parte il metano, derivano dalla distillazione di
carbon fossile, legna o biomasse carboniose in genere.
4
La tecnica dell’impiego pratico del gas per l’illuminazione è stata messa a punto in
Francia e in Inghilterra a cavallo del XVIII e XIX secolo. La prima società, la Chanktered
Gas Light, fu fondata a Londra nel 1812 e già nel 1816 le principali vie di Londra erano
illuminate con gas prodotto dalla distillazione di carbon fossile. Successive installazioni
vi furono a Parigi (1819), a Dresda (1825) e a Torino (1838). Per una ricostruzione storica si
veda R.CAPRA, Il gas combustibile nei servizi pubblici, 1999, p.3 e ss. Dalla prima
installazione torinese prese il via, nel 1863, la società che divenne poi l’attuale ITALGAS.
Così in V.CASTRONOVO (a cura di), Storia dell’ITALGAS, Bari, Laterza 1987.
7
di giacimenti locali in Italia (nella valle del Po e sulla costa
Adriatica), in Francia (a Lacq) e in Olanda (a Groningen).
Nacque così la prima rete di gasdotti per integrare la fornitura
energetica per l’uso industriale e domestico. Una rete che, a
quei tempi, era ancora limitata ai confini nazionali, senza un
sistema di connessioni a livello internazionale che si è venuto via
via realizzando nei trent’anni successivi, sulla spinta di una
domanda crescente.
La crescita della domanda di gas naturale è legata ad
alcuni fattori: in primo luogo, al basso tasso di inquinamento
che produce; in secondo luogo, alla maggiore economicità a
livello produttivo e, quindi, di costi di fornitura; in terzo luogo,
alla relativamente agevole possibilità di estendere la rete di
consumo; in quarto luogo, alla possibilità di decentralizzare gli
investimenti per la fornitura energetica; infine, al basso impatto
ambientale che comporta la collocazione delle strutture
necessarie allo sfruttamento e alla trasmissione della risorsa
energetica.
Dal punto di vista strutturale, l’industria europea del gas
naturale presenta un panorama fortemente diversificato a livello
delle singole nazioni, con stati in cui poche compagnie private si
spartiscono la fornitura, la trasmissione e la vendita del metano
a centinaia di imprese locali di distribuzione (come nel caso
della Germania), e altri in cui è ancora prevalente una struttura
8
monopolistica con una forte integrazione verticale che
comprende la produzione, trasmissione e la vendita (come nel
caso della Gran Bretagna prima della privatizzazione del British
Gas). Inoltre, alcuni Stati europei possono essere considerati
ancora emergenti nell’ambito dell’impiego di questa fonte
energetica (Spagna, Grecia, Portogallo), mentre altri hanno
ormai raggiunto la maturità (Germania, Olanda, Italia). La
maggior parte dei paesi europei dipende dalle importazioni5 per
la fornitura di gas (in particolare Belgio, Francia, Italia,
Germania, Spagna), mentre solo Inghilterra e Olanda esportano
gas naturale. Fra paesi importatori ed esportatori vengono
stipulati contratti a lungo termine, basati sulla formula “take-or-
pay”, che vengono negoziati in concerto con l’European Gas
Club, un ente che raccoglie i maggiori importatori europei fra i
quali Ruhrgaz, Gaz de France, Snam e Distrigaz.
Teoricamente, l’attuale struttura della rete delle imprese
del gas naturale europeo è tale da consentire la competizione fra
i diversi fornitori internazionali.
Per oltre quarant’anni il mercato del gas naturale è stato
regolato attraverso l’accordo fra i governi e le compagnie
fornitrici, con la mediazione dell’Unione europea e dell’OECD
(Organization for Economic Cooperation and Development).
5
Grandi quantitativi di gas naturale vengono importati dalla Norvegia, dall’Algeria, dalla
Russia e dalla Nigeria. Fra gli Stati che solo di recente sono diventati fornitori di gas
9
Un accordo fondato sulla percezione del limite e degli alti costi
delle risorse energetiche presenti in Europa e sulla conseguente
necessità di significativi volumi d’importazione. Questo
costante stato di dipendenza dalle importazioni ha favorito lo
svilupparsi di un sistema di rapporti privilegiati con alcune
compagnie di fornitori che sono divenuti dominanti sul mercato
dell’energia, ostacolando di fatto lo sviluppo della ricerca e
dello sfruttamento del gas naturale a livello locale.
Tuttavia, all’inizio degli anni Novanta l’accordo fra
fornitori ed acquirenti di energia ha iniziato a incrinarsi
soprattutto a causa di un progressivo mutamento delle politiche
nazionali ed internazionali conseguenti ad alcuni fattori.
- la crescita dell’attenzione per la competitività
industriale, sia a livello nazionale, che europeo, che ha
comportato l’esigenza di ridurre significativamente i
costi dell’energia per il settore industriale:
- la risistemazione del panorama europeo dopo la
Guerra fredda, che si è concentrata sullo sviluppo
della cooperazione e della definizione di rapporti
anche a livello economico con gli Stati che facevano
precedentemente parte del blocco orientale e dell’ex
Unione Sovietica; inoltre, la perdita di controllo sui
paesi precedentemente facenti parte del Comecon ha
naturale vi sono la Libia, Trinidad e il Middle Est.
10
comportato un mutamento sostanziale del mercato del
gas naturale a causa della volontà dei nuovi governi di
aprire e diversificare la fornitura energetica
precedentemente monopolizzata dalla Russia,
favorendo conseguentemente lo sviluppo della
concorrenza e della competitività sui prezzi in questa
parte dell’Europa;
- il maggior rilievo assunto dalle emergenze ambientali a
livello locale, regionale e globale che ha portato a
considerare preferibile il gas naturale rispetto ad altre
fonti energetiche maggiormente inquinanti.
Inoltre, sul sistema di accordo precedente agli anni
Novanta ha pesato anche lo sviluppo parallelo del settore
del gas naturale e anche dell’elettricità e, in particolare:
- la scoperta che le risorse di gas naturale sono
maggiori di quanto previsto anche nell’area europea e
che è possibile ridurre i costi per il loro sfruttamento
rendendole maggiormente accessibili ai mercati di
destinazione;
- la crescita dell’interesse sia a livello commerciale che
di politiche ambientali per il ciclo tecnologico sul
quale si basa lo sfruttamento del gas naturale;
11
- la privatizzazione delle compagnie del gas e
dell’elettricità in tutta Europa, che ha portato alla
vendita delle azioni ad investitori esterni;
- la liberalizzazione dei mercati del gas nel Nord
America e la privatizzazione e liberalizzazione delle
industrie inglesi del gas e dell’elettricità, che hanno
introdotto la competizione per l’accesso alla rete di
fornitura in questi settori.
L’effetto principale dell’insieme di tutti questi fattori è
stato la crescita della competitività nel mercato del gas naturale,
particolarmente evidente nei paesi dell’Europa occidentale. Si
calcola che per il 2000, con l’espansione della rete di gasdotti, i
maggiori fornitori (fra cui l’olandese Gasunie, il GFU
norvegese, il russo Gazprom e l’algerina Sonatrach), assieme ai
venditori riuniti nell’inglese Interconnector, raggiungeranno una
capacità aggiuntiva di fornitura di gas naturale pari a 50 bilioni
di metri cubi che rappresenta circa il 10% della domanda
europea di gas naturale6.
L’aspetto più interessante per i consumatori finali di
energia, derivante da questa situazione di maggior competitività
e di liberalizzazione dei mercati, è il fatto che l’abbandono dei
tradizionali contratti a lungo termine a vantaggio di quelli a breve
6
Così J.P.STERN, Competition and Liberalization in European Gas Markets. A
diversity of Models, The Royal Institute of International Affairs, 2000, p.XVI.
12
termine favorisce la contrattazione sui prezzi dell’energia e,
progressivamente, un loro abbassamento.
Del resto, fin dal 1988 l’Unione Europea si è mossa nella
direzione di favorire l’accesso alla rete di gasdotti e ad una seria
concorrenza all’interno del mercato del gas naturale, anche per
le compagnie europee, attraverso una direttiva, la n.76/1988 del
Consiglio Europeo, che rappresenta un passo significativo in
questa direzione7.
Anche i singoli Stati europei hanno assunto iniziative
autonome nell’ambito della fornitura energetica. In particolare:
- in Germania la concorrenza in questo settore è stata
favorita dal confronto fra la Ruhrgas e i suoi partners
e la Wingas, una joint venture fra la Wintershall e la
Gazprom. Inoltre, l’abolizione degli accordi sulle
concessioni introdotta dalla nuova legge ha favorito il
superamento del monopolio dell’energia a livello
locale e regionale. Tuttavia, questa stessa legge non
contiene ancora previsioni tali da far prefigurare un
rapido sviluppo dell’accesso al mercato tedesco da
parte dei fornitori concorrenti;
- in Olanda la Ducth Energy White Paper del 1995 ha
evidenziato l’intenzione del governo di introdurre
7
Sui contenuti e sul senso di questa direttiva come sulle successive si rimanda ai
paragrafi successivi.
13
misure di liberalizzazione per le industrie del gas e
dell’elettricità. Dal canto suo, Gasunie, la compagnia
olandese di trasmissione dell’energia, ha già
provveduto autonomamente a cedere il 15% del
proprio mercato alla inglese Interconnector;
- in Spagna il governo ha manifestato l’intenzione di
ridurre il prezzo dell’elettricità e del gas per le
industrie, come prodotto di un progressivo processo
di privatizzazione della fornitura di energia e si pensa
che la struttura della domanda di gas industriale in
questo paese sia tale da favorire l’apertura piena di
questo mercato alla concorrenza8.
Già da questi pochi esempi risulta evidente come si sia in
presenza di un processo che sembra irreversibile e del quale, in
molti casi, sono protagonisti gli stessi governi che introducono
misure atte a favorire un graduale processo di liberalizzazione
del mercato del gas naturale. Persino paesi tradizionalmente
poco propensi ad aperture di questo tipo, come la Francia e
l’Austria, hanno dovuto fare i conti con i mutamenti in atto,
come dimostra, ad esempio la stipulazione di un’alleanza
strategica fra Total e Gaz de France, per consentire a entrambe
le compagnie di agire in diversi settori della catena energetica.
8
Così J.P.STERN, cit., p.XX.
14
Si tratta di un processo che è solo agli inizi e che,
verosimilmente, vedrà il suo completamento solo attorno
all’anno 2005, quando sarà introdotto l’accesso liberalizzato
alla fornitura energetica da parte dei piccoli acquirenti.
Parallelamente si stanno progressivamente verificando
significativi cambiamenti anche nella struttura dell’industria della
fornitura di gas naturale. L’integrazione verticale delle diverse
fasi produttive è stata scelta dagli attori principali, preoccupati
di vedere ridotti i propri margini di guadagno a causa
dell’aumentata concorrenza, nella convinzione che il
mantenimento dell’integrazione delle diverse fasi della catena
produttiva avrebbe potuto ridurre rischi di questo tipo in
presenza di mercati altamente concorrenziali. E’ questa la
ragione che ha spinto, ad esempio Gazprom a creare una joint
venture con le maggiori compagnie di trasmissione dell’energia,
estesa a tutta Europa. Un ulteriore esempio di questo tipo,
anche se su scala minore, è rappresentato dai tentativi di
accordo fra Statoil e Sonatrach al fine di contrastare la
concorrenza, sul mercato tedesco, delle compagnie russe.
Parallelamente prosegue anche l’integrazione orizzontale,
attraverso alleanze e fusioni, al fine di garantire ai compratori
posizioni di contrattazione più forti e di creare piattaforme in
grado di creare maggiori opportunità in questo nuovo mercato.
15
I tipi di mercato che sembrano emergere tendono a
favorire le imprese in grado di prendere decisioni rapide a livello
commerciale e di riconvertire la propria struttura in tempi brevi,
per cogliere le nuove opportunità emergenti e per prevenire
eventuali perdite di quote di mercato.
In definitiva, i grandi mutamenti che sono in atto nel
settore della fornitura del gas naturale a livello europeo,
costituiscono un’occasione importante, ma, parallelamente,
introducono elementi di debolezza e di incertezza che
suggeriscono l’importanza di introdurre fattori di regolazione
delle dinamiche in atto da parte delle agenzie a livello europeo e
dei singoli Stati. Da questo punto di vista sembra corretto
sostenere che, nel contesto europeo, la liberalizzazione del
mercato dell’energia non si è tradotto in un momento di
deregulation generalizzata, quanto piuttosto in un processo di
graduale apertura alla concorrenza guidata e controllata dalle
stesse agenzie nazionali ed europee, le cui tappe saranno
analizzate nel prossimo paragrafo.
16
1.2 La specificità italiana
In Italia il settore del gas naturale sta vivendo una fase di
grande dinamicità, testimoniata sia dall’aumento dei consumi di
questa fonte energetica a livello nazionale9 sia dalle
trasformazioni e dal riassetto organizzativo in atto nell’intero
comparto. Fenomeno tanto più significativo se paragonato alla
parallela stagnazione della situazione delle altre fonti
energetiche.
Questa crescita riguarda tutti i settori di consumo: da
quelli privati a quelli commerciali e industriali e si stima che
l’incremento proseguirà in termini costanti nei prossimi anni10.
Alla base di questo successo vi è la solidità di un settore
che si è costruito nel tempo, attraverso una articolazione
territoriale che spesso è riuscita a superare difficoltà logistiche e
tecniche, estendendo una rete che è stata in grado di adeguarsi
alla crescita qualitativa e quantitativa della domanda, attraverso
9
Nel nostro Paese, nel 1996 i consumi di gas naturale hanno coperto il 27,0% della
domanda complessiva di energia con una progressione costante a partire dal 1990, anno
in cui i consumi di questa fonte energetica hanno coperto il 24,9% della domanda. Si
calcola che nel 2010 i consumi raggiungeranno il 38% del totale della domanda energetica.
Fonte: D.LANE, Natural Gas in Italy, London, Financial Times Energy 1997, p.1.
10
Si calcola che si passerà, per i consumi nei settori commerciale e residenziale, da circa
24 bilioni di metri cubi nel 1996 a 29 bilioni nel 2010, e per il settore industriale, da 19
bilioni di metri cubi per il 1996 a 23 bilioni di metri cubi per il 2010. Fonte: Id., p.1.
17
la creazione di officine di produzione, gasometri per lo
stoccaggio e reti per la distribuzione11.
Già nel 1930 in Italia operavano 170 aziende, di cui 63
municipalizzate, che produssero 525.748 metri cubi di gas
destinati a 1.123.347 utenti, il che equivaleva a un consumo
medio di 459 metri cubi per utente12.
Dopo gli anni Cinquanta, la progressiva sostituzione della
distillazione del carbon fossile con la produzione di gas
naturale, soprattutto di metano, costituì un fattore di grande
progresso tecnologico, sia dal punto di vista della produzione
sia da quello della distribuzione canalizzata. In particolare, si
dovette provvedere alla costruzione di canalizzazioni di
diametro sempre maggiore, utilizzando materiali in grado di
resistere a sollecitazioni più intense e si dovettero,
conseguentemente, adeguare man mano le tecnologie13.
E’ interessante sottolineare che la progressiva
distribuzione degli esercizi avvenne con un passaggio dalla
gestione privata alla municipalizzazione: nel 1951 l’Italgas
distribuiva 400 milioni di mc con 42 esercizi che però, nel 1960,
erano scesi a 38 e altri ne vennero municipalizzati nel decennio
11
Per una ricostruzione storica delle vicende del settore si veda R.CAPRA, Il gas
combustibile nei servizi pubblici, cit., p.3 e ss.
12
Fonte: Ibid., p.5.
13
Ad esempio, venne introdotta la fasciatura con canapa o lana di vetro catramata e,
soprattutto, la protezione catodica, per evitare la corrosione delle tubazioni.
18
successivo. In effetti, il costituirsi di amministrazioni comunali
di centro sinistra già alla fine degli anni Cinquanta, favorì la
scelta da parte di molti Comuni, di municipalizzare questo
servizio. Scrive in proposito Penati: <<Vi era in Italia, in
quegli anni, una tendenza sempre più netta alla
pubblicizzazione del servizio, che minacciava di ridurre
seriamente il campo d’azione delle società private produttrici
e distributrici>>
14
.
L’emergere, agli inizi degli anni Cinquanta, dell’estrazione
del gas naturale metano, gestita dalla SNAM di Enrico Mattei
con spregiudicatezza verso la conquista del mercato a partire
dagli usi industriali e energetici, comportò un ulteriore
rimescolamento gestionale nel settore. In effetti, il metano si
impose con una prepotenza e una rapidità sconosciute grazie a
una serie di fattori: il maggior potere calorifico (più che doppio
rispetto al gas di distillazione: 9.100 kcal/mc contro le
3.500/4.500 kcal/mc), la purezza, l’assenza di ossido di
carbonio e, soprattutto, i bassi costi.
14
E.PENATI, Luce e Gas: una storia che comincia a Torino, Bari, Laterza 1972, p.24.