3
libertà di riesportare i capitali secondo la loro convenienza e alle
condizioni alle quali esso desidera utilizzarli per accrescere gli
investimenti civili e le spese di consumo.[R.Triffin, 1989]
4
1.2 VERSO UN NUOVO STANDARD MONETARIO
INTERNAZIONALE
Durante gli ultimi qundici anni il comportamento erratico dei tassi
di cambio e dei saggi di interesse a lungo termine nei più importanti
paesi industrializzati illustrano la situazione di squilibrio globale
dell’economia mondiale.
Dopo il crollo del sistema a cambi fissi stabilito a Bretton Woods,
agli inizi degli anni ‘70, la violenza delle oscillazioni nei tassi di
cambio sorprese quasi tutti; anche se attualmente tali oscillazioni
rappresentano una caratteristica di vita quotidiana.
La volatilità dei tassi di cambio flessibili è stata segnata nel breve
periodo dove il breve periodo è misurato in settimane o addirittura in
giorni.
Caratteristica ancora più impressionante è l’entità della divergenza
nei livelli dei prezzi tra i diversi paesi, persistente per lunghi periodi.
5
Infatti, è possibile confrontare le variazioni nei tassi di cambio
effettivi yen-dollaro e marco tedesco-dollaro con le stime degli
andamenti di quei tassi che avrebbero garantito le rispettive parità
dei poteri d’acquisto (Ppp), ossia che avrebbero allineato o gli indici dei
prezzi alla produzione (Ppi) o i costi unitari del lavoro (Ulc), tra Stati
Uniti e Giappone da un lato e tra Stati Uniti e Germania dall’altro.
Si sono manifestati scostamenti dalle Ppi dell’ordine del 20% in
entrambe le direzioni, con singole punte fino al 40%.
Le figure che seguono (in cui si comparano separatamente
yen/dollaro e marco/dollaro) evidenziano anche da un punto di vista
grafico quanto detto sopra.
6
Figura n.1
1
- Tassi di cambio Ppp ed effettvi yen/dollaro
__
Fonte: Ohno K., 1989
______
Legenda:
Ppp: parità dei poteri d’acquisto
Ppi: indice dei prezzi alla produzione
Ulc: costi unitari del lavoro
1
Quale sia il modo migliore di stimare i tassi di cambio (assoluti) corrispondernti alla parità
dei poteri d’acquisto rimane controversa, ma tecniche statistiche alternative conducono a
stime simili a quelle presentate nelle figure 1 e 2. Anche sostituendo medie mobili con
molti ritardi dei tassi di cambio yen-dollaro e marco-dollaro ai tassi corrispondenti alle Ppp
nelle figure 1 e 2, si otterrebbero deviazioni di dimensione equivalente dei tassi di cambio
correnti da questi trend di lungo periodo.
310
300
290
280
270
260
250
240
230
220
210
200
190
180
170
160
150
140
130
120
1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988
7
Figura n.2
2
- Tassi di cambio Ppp ed effettivi marco/dollaro
Fonte: Ohno K. 1989
_________
Legenda :
Vedi figura n.1
2
Nota: vedi nota n°1
3,3
3,2
3,1
3
2,9
2,8
2,7
2,6
2,5
2,4
2,3
2,2
2,1
2
1,9
1,8
1,7
1,6
1975 1976 1977 1978 1979 1980 1981 1982 1983 1984 1985 1986 1987 1988
8
Variazioni di tal genere, considerando la situazione dei mercati
mondiali dei beni, rappresentano enormi oscillazioni nella competitività
internazionale del commercio e dell’industria. E poiché le imprese
industriali programmano investimenti in macchinari ed impianti in più
di un paese esse non riescono a coprire adeguatamente gran parte di
questi rischi di cambio. [McKinnon, 1988]
Ancora più vulnerabili alle oscillazioni nei tassi di cambio sono i
settori agricoli di tutti i paesi, fatto questo che spinge i governi a
rispondere più direttamente con misure protezionistiche.
Rispetto ad epoche storiche in cui era operativo uno standard
monetario comune su scala mondiale, i tassi di interesse a lungo
termine sono stati estremamente instabili.
9
Figura 3- Tassi di interesse a lungo termine durante il Gold
Standard
Fonte: Journal of Economic Literature, 1981
__________
Legenda: Stati Uniti
Francia
Regno Unito
%
15
14
13
12
11
10
9
8
7
6
5
4
3
2
1
0
1870 1980 1890 1900 1910 1920
10
Figura n.4- Tassi d’interesse a lungo termine periodo 1960-1988
Fonte: Journal of Economic Literature, 1989
___________
Legenda:
Regno Unito
Stati Uniti
Germania
Giappone
%
15
14
13
12
11
10
9
8
7
6
5
4
3
1960 1962 1965 1968 1970 1973 1976 1979 1981 1984 1987
1°sem 3°sem 2°sem 1°sem 4°sem 3°sem 2°sem 1°sem 4°sem 3°sem 2°sem
11
La figura n.3 mostra come i tassi d’interesse nazionali a lungo
termine fossero bassi e vicini tra loro e non abbiano subìto variazioni
significative nel tempo dal 1870 al 1920. La figura n.4 consente di
valutare, anche visivamente, la differenza tramite i tassi a lungo
termine dei titoli di stato giapponesi, statunitensi, tedeschi e del Regno
Unito: dal 1973 al 1988 i livelli dei tassi d’interesse sono stati molto più
elevati, talvolta hanno raggiunto anche il 12-13%.
La differenza tra i diversi tassi di interesse nazionali è stata pure
elevata: un differenziale di 5-6 punti percentuali tra Stati Uniti e Gran
Bretagna da un lato e Giappone e Germania federale dall’altro.
Negli anni ‘60 infatti i tassi di interesse a lungo termine erano più
vicini tra loro e meno variabili almeno fino al periodo 1969-71 (come
mostra chiaramente la figura n.4), quando il sistema a parità fisse fu
posto sotto pressione fino al crollo.
Ancora, attraverso la tabella 1 è possibile confrontare in maniera
abbastanza precisa la variabilità dei tassi d’interesse a lungo termine
sotto tre diversi regimi di cambio: il gold standard, Bretton Woods e il
regime senza parità centrali.
12
Tabella n.1 – La volatilità dei tassi di interesse
3
varaiazioni
nella media
deviazione
standard
tassi a breve termine
gold standard……..(1879-1913) 0,90 0,91
Bretton Woods……(1950-1970) 0,69 0,77
floating system……(1973-1989) 1,72 2,03
tassi a lungo termine
gold standard……..(1879-1913) 0,12 0,11
Bretton Woods……(1950-1970) 0,29 0,30
floating system…….(1973-1989) 1,25 1,51
La variazione media percentuale dei tassi di interesse sulle
obbligazioni statunitensi sono circa dieci volte maggiori nel regime a cambi
flessibili che nel regime del gold standard e circa quattrovolte maggiori
rispetto al sistema di Bretton Woods
4
Due sono i fatti da considerare in relazione al Gold Standard.
Il primo è che esso fu un sistema veramente internazionale in
quanto includeva tutte le nazioni finanziariamente importanti. Non
esisteva alcuna attività finanziaria liquida con caratteristiche monetarie
sostanzialmente diverse, che potesse rappresentare un’alternativa per gli
investitori internazionali, su cui spostarsi con convenienza e continuità.
3
Le misure della volatilità sono basate su cambiamenti annuali in punti percentuali.
Fonte: Alternative International Monetary Sistem, Economic’s Departement, Stanford
University, 1989
4
Ladifferenza nella variabilità dei tassi a breve è stata molto meno pronunciata: essa fu
bassa durante il periodo del Bretton Woods e maggiore in assoluto nel periodo di
fluttuazione.
13
Il secondo fatto è che gli stati avevano assunto impegni a lunga
data per riportare le loro valute alle vecchie parità con l’oro qualora
fossero stati costretti ad abbandonare temporaneamente la convertibilità
in seguito a fenomeni di panico. Pertanto gli investitori nutrivano
sicurezze di lungo periodo; anche se, talvolta, dovevano fare i conti con
elementi di incertezza per l’immediato futuro (ad es. la probabilità che
il tasso di cambio rimanesse all’interno dei punti oro nel mese o nella
settimana successivi).
A causa dell’assenza di rischi di cambio nel lungo periodo tra
valuta di paesi politicamente ed economicamente diversi, i tassi di
interesse a lungo termine rimasero bassi.
Al contrario, con cambi flessibili, senza alcun impegno a
mantenere parità ufficiali, notizie sulla probabile evoluzione dei tassi di
cambio in futuro vengono immediatamente riflesse sulle scelte di
portafoglio. Il tasso di cambio a pronti e i tassi di interesse a lungo
risultano più variabili. Non appena il mercato giudica che alcune valute
hanno qualche probabilità di svalutarsi rispetto ad altre e che su di loro
incombe una generale incertezza riguardo alle politiche monetarie che
intenderanno adottare i relativi governi nel lungo periodo, i tassi
d’interesse sui titoli denominati in tali valute deboli saranno più elevati.
14
La crisi del ’29 e gli avvenimenti degli anni ’30 avevano
dimostrato l’incapacità dei mercati di autoregolarsi, e, quindi, si rese
necessaria la costituzione di un sistema di regole che tutelasse la libertà
degli scambi e che prevedesse dei correttivi alle distorsioni e alle
situazioni critiche.
Gli accordi di Bretton Woods del 1944 si incentravano
principalmente sull’esigenza di creare un sistema di regole giuridiche
che garantisse l’equilibrio dei mercati internazionali ed evitasse le
degenerazioni protezionistiche e l’instabilità valutaria che avevano
dominato il commercio internazionale negli anni precedenti alla
seconda guerra mondiale. La causa principale del suo fallimento fu
l’incompatibilità fra le variazioni nel discreto dei tassi di cambio e la
grande mobilità del capitale privato, che era diventato la norma verso la
fine degli anni ’60; ogni variazione dei tassi di cambio ufficiale che
fosse anticipata richiamava enormi movimenti speculativi di capitale,
che disturbavano la politica monetaria nazionale.
15
1.3 LA COSTRUZIONE DI UNO STANDARD MONETARIO
INTERNAZIONALE ATTRAVERSO LA REGOLAZIONE DEI
TASSI DI CAMBIO
A partire dal dato di fatto che le economie industriali occidentali
sono sufficientemente aperte; in particolare, gli Stati Uniti, la Germania
(come rappresentante del blocco europeo) ed il Giappone potrebbero
cooperare alla costruzione di un nuovo standard monetario
internazionale comune che fissi i tassi di cambio yen-dollaro e marco-
dollaro all’interno di una ristretta banda di oscillazione.
I tre paesi hanno un forte interesse reciproco a coordinare le loro
politiche monetarie per approssimare le condizioni che prevederebbero
in un’unica area valutaria: tassi di cambio fissi che portino ad un livello
dei prezzi omogeneo (per i beni oggetto di scambi internazionali).
Ci si può a questo punto chiedere quale insieme di regole sarebbe
sufficiente a costruire tale standard monetario.