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tra il proprio ruolo di liberatori e l’aggressione del
nazifascismo. All’indomani della seconda guerra mondiale il
mondo sentiva particolarmente forte l’esigenza di dotarsi di
un’organizzazione che fosse in grado di istituzionalizzare
eventuali tensioni e conflitti, in modo da disinnescarli.
Un’organizzazione che portasse tutte le nazioni della terra
intorno ad un tavolo, e tutti i conflitti su quel tavolo affinché
venissero discussi prima che fosse troppo tardi.
L’ONU è naturalmente figlia di quel periodo storico, un
periodo, quello del ’45, in cui la supremazia degli Stati Uniti
era duramente messa in discussione dall’ascesa dell’Unione
Sovietica, mentre la posizione dei Paesi europei era stata
sostanzialmente indebolita dalla guerra. Subito dopo la fine
della Guerra Fredda, di cui l’ONU fu un semplice spettatore, le
potenzialità dell’Organizzazione sembravano infinite, tanto da
spingere il presidente americano G. Bush padre a proclamare
che l’umanità stava osservando l’alba di un “nuovo ordine
mondiale”. I decenni bui della rivalità tra Stati Uniti e Unione
Sovietica erano finiti, e molti credevano che le Nazioni Unite
potessero finalmente promuovere quei cambiamenti cruciali
annunciati dai loro fondatori mezzo secolo prima, al momento
della nascita dell’Organizzazione a San Francisco nel 1945.
Speranze poi andate in pezzi di fronte alle gravi insufficienze
dell’azione dell’ONU che in più occasioni non ha saputo
dimostrare di essere all’ altezza dei compiti assegnatole dallo
Statuto che ne rappresenta il fondamento. Gli anni novanta del
secolo scorso sono segnati da un crescendo di guerre,
5
genocidi, pulizie etniche, stupri etnici, terrorismi e violenza
diffusa. Nonostante la disponibilità di un idoneo paradigma
morale e legale per l’agenda della global goverance
2
,
esplicitamente e ripetutamente richiamato nei documenti
ufficiali – diritti umani, principi dello Stato di diritto,
sussidiarietà, democrazia partecipativa -, la Guerra del Golfo
nel ’91, le atrocità nei Balcani tra il 1992 e il 1995 e nel
Rwanda nel 1994
3
, la guerra in Kosovo nel 1999, i massacri nel
Darfur (Sudan)
4
, forniscono la tragica evidenza empirica dei
fallimenti istituzionali sul piano mondiale. Numerosi poi sono
gli scandali che hanno minato la stessa credibilità delle Nazioni
Unite. Dall’equazione tra sionismo e razzismo formulata
dall’Assemblea Generale nel 1975
5
con l’ approvazione
dell’allora Segretario Generale, Kurt Waldheim, ex
simpatizzante nazista, alle recenti rivelazioni sugli ultimi casi
di abusi sessuali in Congo, di cui si sono macchiati i Caschi
Blu, per finire al clamoroso caso di corruzione relativo al
2
Formula sempre più frequentemente utilizzata per definire quel modo di gestire la globalizzazione
basato sul ricorso all’organizzazione e cooperazione internazionale quale espressione dell’esigenza dei
governi di cercare una soluzione a problemi che non riescono più a risolvere da soli.
3
Nel 1995, a Srebenica, una città bosniaca che era “zona protetta” della Nazioni Unite, vennero trucidati
7 mila civili bosniaci musulmani per mano delle milizie serbe comandate dal generale Mladic. Un anno
prima in Rwanda, la decisione dell’allora capo del Dipartimento delle operazioni di peacekeeping, Kofi
Annan, di ritirare le truppe ONU da Kigali per non “compromettere l’imparzialità” delle Nazioni Unite di
fronte a conflitti etnici, facilitò il genocidio più veloce della storia umana. Secondo le stime ufficiali, più
di 900 mila tutsi furono massacrati in cento giorni dagli hutu e tutto questo nonostante il generale
canadese a capo del contingente ONU in Rwanda avesse avvertito il vice di Annan dell’imminente
probabile genocidio. Annan ammise in seguito la responsabilità propria e dell’Organizzazione.
4
A fine gennaio 2005, una commissione ONU ha stabilito che lo sterminio della popolazione sudanese
del Darfur non è da qualificarsi come genocidio, nonostante 70 mila morti, 1 milione e 800 mila profughi
e le denunce delle organizzazioni umanitarie.
5
La risoluzione venne revocata nel dicembre 1991.
6
programma “petrolio in cambio di cibo”, noto come Oil for
Food, in cui si è trovato invischiato lo stesso figlio dell’attuale
Segretario Generale, accanto ad altri funzionari dell’ONU
6
.
La lista degli insuccessi è lunga eppure nonostante i
numerosi casi di corruzione, nepotismo, violenze e molestie
sessuali, malagestione, sprechi, incapacità politiche, questa
istituzione continua ad essere ritenuta necessaria poiché
rimettere in discussione la ragion d’essere delle Nazioni Unite
comporterebbe la messa a rischio dell’intero “nuovo” diritto
internazionale quale generato e sviluppato proprio dalle Nazioni
Unite, primariamente mediante il riconoscimento giuridico
internazionale dei diritti umani. Principi quali quelli relativi al
ripudio della guerra, al divieto dell’uso della forza per la
risoluzione delle controversie internazionali, allo speculare
obbligo di risoluzione pacifica delle medesime, al divieto
imperativo della discriminazione e dell’apartheid, agli eguali
diritti dell’uomo e della donna, alla responsabilità penale
personale in materia di crimini contro l’umanità e crimini di
guerra direttamente perseguibili in sede internazionale, al
diritto allo sviluppo, alla pace e all’ambiente costituiscono una
conquista assolutamente irrinunciabile, il cui destino è
strettamente legato a quello della istituzione deputata a
garantirli
7
. Motivo per cui continua a rimanere forte la fiducia
6
Il programma, introdotto alla fine del 1996, prevedeva la possibilità per il governo iracheno di vendere
precisi quantitativi di petrolio in cambio di cibo per la popolazione. In realtà si è scoperto che il
programma è stato utilizzato per raggirare l’embargo internazionale, arricchire Saddam Hussein,
consentirgli di aumentare le spese militari e finanziare il terrorismo, il tutto a spese della popolazione che
è stata tenuta alla fame, e con la complicità di numerosi funzionari dell’ONU. Rivelazioni contenute nel
c.d. “Rapporto Volcker”, dal nome del presidente della commissione d’inchiesta indipendente nominata
dall’ONU.
7
nelle potenzialità delle Nazioni Unite, nella convinzione, in
primo luogo, che i suoi fallimenti siano imputabili
principalmente alle grandi Potenze, noncuranti di distorcere la
dottrina per il perseguimento dei propri interessi, e,
secondariamente, che solo l’ONU possa garantire ai Paesi del
mondo la legittimità necessaria per agire di comune accordo a
vantaggio dell’umanità. Del resto, in un mondo globalizzato in
cui i problemi più urgenti- dal degrado ambientale al traffico di
droga, dalle migrazioni alle emergenze sanitarie- non rispettano
le frontiere nazionali, è difficile trovare un’alternativa alle
Nazioni Unite. Rimane, tuttavia, l’esigenza di apportare
sostanziali cambiamenti al sistema onusiano in modo da
risolvere i problemi finanziari, organizzativi e soprattutto di
funzionamento, rappresentanza e votazione all’interno dei suoi
principali organi, Consiglio di Sicurezza in particolare, che
rappresenta il vero “motore” del sistema delle Nazioni Unite;
occorre perseguire il duplice obiettivo del potenziamento e della
democratizzazione di questa massima organizzazione mondiale.
Il fatto è che nel corso dei sessanta anni trascorsi le
Nazioni Unite si sono evolute pochissimo, mentre il mondo è
notevolmente cambiato; da qui l’esigenza di adattare la struttura
, nel suo insieme, alle nuove necessità prodotte dalle mutazioni
in campo sociale, politico ed economico di una società
internazionale sempre più interdipendente e globalizzata.
7
A.Papisca, M.Mascia, La società civile globale per la riforma e la democratizzazione delle Nazioni
Unite, intervento al Seminario nazionale della Tavola della Pace “La pace progetto politico”,Perugia,
Villa Umbra, 17-19 settembre 2004
8
Fattori sia esterni come la decolonizzazione e la
conseguente nascita di nuove entità statuali, il mutamento degli
scenari internazionali e degli equilibri geopolitici conseguenti
alla fine della Guerra Fredda, il manifestarsi di nuove minacce
alla sicurezza riconducibili a soggetti non statuali – in primis
reti criminali e terroristiche – spesso liberi di operare in
territori sottratti al controllo di governi in progressivo
disfacimento, sia interni all’Organizzazione stessa richiedono
alcuni interventi opportuni in grado di migliorare ciò che appare
ormai inadeguato, obsoleto, insoddisfacente in una continua
dialettica tra l’esigenza della sopravvivenza e quella del
divenire.
9
Finalmente, conosciutesi tra loro le città
per comuni affari di guerre, alleanze, commerci,
i diritti naturali civili siensi ravvisati,
in più ampia distesa di tutte le altre innanzi,
in un diritto naturale delle genti seconde, o sia
delle nazioni unite insieme
come in una gran città del mondo
G.B. Vico
Capitolo I
LE NAZIONI UNITE
1.1 Dalla Dichiarazione interalleata alla ratifica della Carta
delle Nazioni Unite – Cenni storici
Fu il primo ministro britannico Winston Churchill ad
usare per la prima volta la definizione “ Nazioni Unite ” citando
una frase di Byron contenuta nel “ Pellegrinaggio del Cavaliere
Aroldo ” che utilizzava il termine riferendolo agli alleati nella
battaglia di Waterloo.
Ma il primo utilizzo ufficiale del nome si ebbe, su
suggerimento del presidente degli Stati Uniti Franklin Delano
Roosevelt, il primo gennaio del 1942, un mese dopo l’attacco
giapponese di Pearl Harbor, quando i rappresentanti di 26
governi nazionali
8
, molti dei quali in esilio, tutti accomunati dal
8
Stati Uniti, Gran Bretagna, U.R.S.S., Cina, Australia, Belgio, Canada, Costa Rica, Cuba,
Cecoslovacchia, Repubblica Domenicana, El Salvador, Grecia, Guatemala, Haiti, Honduras, India,
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riconoscere nelle Potenze del Patto Tripartito il proprio nemico,
firmarono a Washington la “Dichiarazione delle Nazioni Unite”.
Con questo accordo gli Alleati, oltre ad assumersi l’impegno di
destinare ogni risorsa possibile alla sconfitta del nemico e di
non negoziare armistizi o paci separate con la Germania nazista,
l’Italia fascista e l’Impero giapponese (come stabilito dalla
Triplice Intesa contro gli Imperi Centrali durante la prima
guerra mondiale attraverso il Patto d’Unità), proclamarono la
loro adesione a quanto stabilito nella Carta Atlantica.
La prima tappa del processo che condusse alla
costituzione delle Nazioni Unite può essere considerata la
sottoscrizione della Dichiarazione interalleata il 12 giugno 1941
a termine di un incontro, a Londra, tra i leaders dei Paesi
coinvolti nelle mire espansionistiche del terzo Raich e le
delegazioni del governo britannico e dei Paesi del
Commonwealth : i Paesi firmatari si impegnavano a “lavorare
insieme, con gli altri popoli liberi, sia in tempo di guerra che di
pace ”. Due mesi dopo, il presidente Roosevelt ed il primo
ministro Churchill, a bordo della nave da guerra britannica
Prince of Wales “da qualche parte in mare”, firmarono un
documento, conosciuto col nome “Carta Atlantica”, nel quale
stabilirono quelli che poi diventeranno gli scopi fondamentali
dell’Organizzazione delle Nazioni Unite : la necessità di creare
dopo la guerra un sistema di sicurezza collettiva in grado di
Lussemburgo,Paesi Bassi, Nuova Zelanda, Nicaragua, Norvegia, Panama, Polonia, Sud Africa, e
Yugoslavia. Altre nazioni, successivamente, firmarono la dichiarazione : Messico, Filippine, Etiopia nel
1942; Iraq, Brasile, Bolivia, Iran, Colombia nel 1943; Liberia, Francia nel 1944; Perù, Cile, Paraguay,
Venezuela, Uruguay, Turchia Egitto, Arabia Saudita, Libano, Siria, Ecuador nel 1945.