1
Introduzione
La Historia como disciplina avanza a través de verdades parciales y cambiantes, que se van
enriqueciendo con nuevas explicaciones y conclusiones verificadas por los testimonios de la
realidad. Esto no significa relativismo histórico, para el cual lo verdadero y lo falso siempre
son subjetivos, negando el proceso de acumulación de conocimientos y cayendo en el
agnosticismo filosófico. El camino de aproximaciones a la verdad no tiene fin porque no hay
verdad eterna a la cual arribar, a menos que se quiera proclamar el fin de la Historia o la
culminación de ella en un Estado de tipo hegeliano en un sistema neoliberal.
Luis Vitale
Sono passati ormai oltre quarant'anni dal colpo di stato che portò
all'instaurazione del governo militare capeggiato da Juan Velasco Alvarado in
Perú. Fu un golpe ben diverso da quelli cui siamo abituati ad andare con la
mente quando pensiamo al continente latinoamericano: non si trattò infatti
dell'instaurazione di un governo di “gorilla” al servizio dell'imperialismo
statunitense e dell'oligarchia locale. L'autoproclamatosi “Gobierno
Revolucionario de las Fuerzas Armadas” fu un governo capace di mettere in
campo numerose riforme che contribuirono a consegnare alla storia il regime
oligarchico che fino ad allora aveva retto le sorti del paese andino. Dalle
2
nazionalizzazioni alle riforme della proprietà industriale e della gestione della
produzione, furono numerosi i provvedimenti che sembravano far avanzare il
Perú verso un orizzonte diverso, verso la liberazione dai vincoli che legavano il
paese alle metropoli imperialiste, verso il passaggio del potere anche nelle mani
di operai e contadini.
Quarant'anni dopo non si è però giunti ad un verdetto unanime sul regime
militare, sulla sua natura, sui suoi obiettivi e sui risultati raggiunti. Il dibattito
politico e storiografico è ancora di là dall'essere chiuso e si riapre ogni anno in
occasione dell'anniversario di quella che forse fu la più importante delle riforme
della giunta militare: la riforma agraria. Il 24 giugno del 1969 veniva approvata
la “Ley 17716” che secondo molti segnava un punto di non ritorno in merito alla
cosiddetta “risorsa terra”, fonte e simbolo, fino ad allora, del potere
dell'oligarchia.
I giudizi su motivazioni di fondo, modalità di esecuzione ed esiti della riforma
non sono assolutamente univoci: si va da quanti considerano il provvedimento
semplicemente come un mezzo per mettere a tacere il dissenso che negli anni
Sessanta aveva percorso le campagne del paese, a quelli che lo ritengono
portatore di un rivoluzionamento dei rapporti di potere non solo nelle campagne
ma nella società andina più in generale. Ancora, c'è chi afferma che la riforma
servì a modernizzare almeno alcuni comparti del settore, gettando le basi per un
3
importante sviluppo agricolo
1
e chi, al contrario, sostiene che essa fu un totale
fallimento
2
.
In questo lavoro la riforma agraria sarà al centro dell'attenzione. Non tanto
perché può essere considerato il punto di vista privilegiato per formulare una
definizione che possa descrivere il governo militare. Nel corso degli anni non
sono mancate le etichette per descriverne natura e funzioni: nasseriano
3
,
populista
4
o populista militare
5
, bonapartista
6
, autoritario burocratico
7
, neo-
bismarckiano
8
. Definizioni e categorizzazioni sono certamente utili per offrire
fin da subito, fin dal primo sguardo, una lettura di un esperimento tanto
complesso quanto quello peruviano. Ma proprio per la complessità del
fenomeno in questione, definizioni e categorizzazioni eccessivamente rigide
corrono il rischio di contingentare quest’esperienza entro confini fin troppo
angusti. A nostro parere indagare in termini dinamici le trasformazioni che in
1
Vedi l’editoriale, La reforma agraria: una realidad insospechada, in “La Revista Agraria”,
giugno 2010, Lima, http://www.larevistaagraria.info/sites/default/files/revista/r-agra119/LRA-
119-2.pdf.
2
Il quotidiano peruviano “La Industria” parla ad esempio di un processo che “condujo al
sector agropecuario y al país en general a una inmensa pobreza y a los campesinos
finalmente los hizo más pobres y a muchos hacendados también.” La Industria, 40 años de
una Reforma que empobreció al Perú, Lima, 25 giugno 2009. Vedi anche il giudizio di Linda
Seligmann, Between reform & revolution. Political struggles in the Peruvian Andes, 1969-
1991, Stanford University Press, Stanford, California, 1995, p. 10.
3
Miguel Santiago Guzmán, Introduzione a Hugo Neira, Il Perú può divenire una nuova
Cuba?, Samonà e Savelli, Roma, 1969, p. 9; Howard J. Wiarda, The Latin American
development process and the new developmental alternatives: military “nasserism” and
“dictatorship with popular support, “The Western Political Quarterly”, Vol.25, No. 3,
September 1972, pp. 464-490.
4
Marcel Niedergang, La sfida dei militari peruviani, Samonà e Savelli, Roma, 1969, p. 123.
5
Juan Aguilar Derpich, L’esperimento militare in Perú, Jaca Book, Milano, 1971, p. 62.
6
Carlos Rossi (pseudonimo), La revolución permanente en América Latina, 1972; Hugo
Blanco, Land or death. The peasant struggle in Perú, Pathfinder, New York, 1972, p. 205.
7
Guillermo O’Donnell, cit. in Military Reform from above, 1968-1980.
8
James Petras & Robert LaPorte, Jr., Cultivating revolution. The United States and agrarian
reform in Latin America, Vintage Books Edition, New York, 1973, p. 285.
4
quegli anni interessarono la società peruviana, partendo dalla campagna, può
risultare utile per aprire squarci sulle nuove strutture di potere che andarono a
configurarsi.
La scelta di utilizzare la riforma agraria come “focus” non è naturalmente
casuale. A prescindere dal valore simbolico che le riforme agrarie in America
Latina hanno sempre avuto e che continuano tuttora ad avere, riteniamo che il
settore primario fosse un settore strategico, nel senso che, come evidenziato da
James Petras e Robert LaPorte Jr., “[impiegava] la maggioranza della
popolazione economicamente attiva, la terra [era] un'importante risorsa
economica, […] le prestazioni del settore agricolo [avevano] un impatto
decisivo sulle capacità e sugli output di altri settori”
9
.
Inoltre, le esperienze continentali hanno più volte dimostrato come le riforme
agrarie abbiano sempre suscitato importanti reazioni tanto sul fronte interno
quanto su quello internazionale. Dal tentativo abortito sotto il governo di Jacobo
Arbenz in Guatemala
10
alla riforma nella Cuba castrista
11
, per arrivare appunto
9
James Petras & Robert LaPorte, Jr., op. cit., p. 4.
10
Il progetto di riforma agraria del governo di Jacobo Arbenz incontrò la durissima
opposizione delle imprese del settore, in particolare della multinazionale statunitense United
Fruit Company: proprio per difendere gli interessi di questa compagnia, come delle altre
battenti bandiera a stelle e strisce, gli Stati Uniti organizzarono il golpe che portò alla
deposizione del presidente Arbenz e, naturalmente, alla restituzione delle terre espropriate
dalla riforma agraria.
11
Il 17 maggio 1959, a pochissimi mesi dalla deposizione di Fulgencio Batista per mano della
guerriglia castrista, fu varata una prima riforma agraria incentrata sul consolidamento della
piccola proprietà, sull'esproprio con indennizzo (il pagamento veniva effettuato però sulla
base delle denunce fiscali dei proprietari terrieri, il che comportava prelievi non onerosi dalle
finanze dello stato). Successivamente, nell'agosto 1960, in seguito all'inasprirsi dei rapporti
col vicino statunitense, fu decisa la nazionalizzazione delle imprese straniere e la confisca di
quelle statunitensi, che giocavano un ruolo di primissimo ordine nell'economia delle
piantagioni di zucchero dell'isola: furono confiscati ben 61 zuccherifici statunitensi sui 165
5
al caso peruviano, i tentativi di cambiare il quadro esistente nelle campagne
hanno sempre condotto a duri scontri tra contadini e proprietari terrieri, tra
governi riformisti e interessi delle multinazionali, soprattutto statunitensi: in
breve, sono stati occasione di significativi episodi di lotta di classe che spesso
travalicavano i confini rurali per toccare le città, nonché le metropoli
imperialiste.
Di qui l'utilità di porre al centro dell'attenzione la riforma del 1969 per
comprendere anche le relazioni sociali esistenti nonché i rapporti di potere che
contraddistinguevano il Perú.
Non analizzeremo soltanto la riforma agraria del regime militare ma anche la
situazione precedente con particolare riguardo per i movimenti contadini che
percorsero le campagne peruviane soprattutto a partire dalla fine degli anni
Cinquanta del XX secolo. Solo tracciando un quadro più complessivo
riusciremo infatti a comprendere moventi ed obiettivi che animarono il governo
militare. Inoltre, dare attenzione alle mobilitazioni, alle ribellioni, ai contrasti
che animarono le masse contadine nel Perú di quegli anni, ci permette di restituir
loro una cittadinanza troppo spesso negata.
Ma il dibattito sulla riforma agraria non riveste importanza solo in sede di
ricostruzione storiografica. Entrati ormai da un decennio nel XXI secolo, la
“questione contadina” continua ad essere di centrale importanza nel panorama
presenti sull'isola. A partire da quel periodo il processo andò radicalizzandosi, fu dato slancio
alla proprietà statale e alla costituzione di cooperative di produzione, nonché alla creazione di
complessi integrati, che permettevano di mantenere stretti collegamenti tra i diversi stadi di
elaborazione di un prodotto.
6
politico peruviano, così come di tanti altri paesi latinoamericani. In Perú,
l’attuale Presidente della Repubblica, Alan García Pérez
12
, e le forze sociali ed
economiche che lo sostengono stanno dando vita ad un progetto volto ad attrarre
nel paese gli investimenti dei grandi gruppi transnazionali insieme ad una
riattivazione di quelli del settore privato nazionale. Nell’agricoltura questo
significa l’affermazione del neo-latifondismo, espressione con cui si indica il
ritorno in auge del grande latifondo. Siamo al punto di arrivo di quella che è
stata definita come una vera e propria “controriforma agraria”
13
. Iniziata già
all’indomani della deposizione del generale Juan Velasco Alvarado,
presentandosi sotto la forma di un deciso rallentamento del processo di riforma
inaugurato nel 1969, essa è poi proseguita negli anni ’80 fino ad arrivare ad un
primo importante punto di svolta all’epoca della presidenza Fujimori. La nuova
costituzione del 1993 prevedeva infatti l’eliminazione delle restrizioni
precedentemente previste per la proprietà privata e minori tutele per le comunità
contadine. I contadini inoltre non potevano più accedere al Banco Agrario
ottenendo prestiti senza interessi; il personale amministrativo nel settore
agricolo conobbe una riduzione dell’organico del 57%; infine, si avviò un
processo di privatizzazione delle risorse naturali, rivolto in particolare alle
12
Alan García Pérez è alla presidenza della Repubblica peruviana dal 2006. Aveva già
rivestito quest’incarico tra il 1985 ed il 1990. È membro dell’APRA ed è l’unico candidato di
questo partito ad essere mai riuscito a raggiungere la carica presidenziale.
13
Quest’espressione è ad esempio utilizzata da Fernando Eguren, presidente del Centro
Peruano de Estudios Sociales (CEPES) in Perú: Reforma y contrarreforma agraria, 41 años
después, 23 giugno 2010, http://cendoc.cepes.org.pe/beatriz/node/1778.
7
foreste della selva.
14
Con Alan García il governo peruviano ha proseguito in
quest’opera: si è impegnato ad appoggiare apertamente la ricostituzione dei
latifondi. La retorica utilizzata insiste sulla necessità di un aumento della
produzione e della produttività agricola. Secondo quanto affermava nel 2007 lo
stesso Presidente della Repubblica: “Este es un caso que se encuentra en todo el
Perú, tierras ociosas porque el dueño no tiene formación ni recursos
económicos, por tanto su propiedad es aparente. Esa misma tierra vendida en
grandes lotes traería tecnología de la que se beneficiaría también el comunero.
[…] Si son improductivas para ellos (per le comunità contadine), sí serían
productivas con un alto nivel de inversión o de conocimientos que traiga un
nuevo comprador.”
15
Ignoranza e mancanza di mezzi sono usati una volta di più
come giustificazioni per l’oppressione dei contadini. Da questo punto di vista
non sembra essere cambiato molto da quarant’anni a questa parte, visto che il
presidente García ha impiegato le stesse motivazioni di cui si servivano i
proprietari terrieri per legittimare lo sfruttamento cui costringevano i contadini.
Basta leggere questo testo del settembre 1963 della Sociedad Nacional Agraria
(SNA), potente associazione dei grandi proprietari terrieri, scritto in occasione
della discussione del progetto di legge di riforma agraria del governo riformista
di Belaúnde Terry:
14
Vedi Linda J. Seligmann, op. cit., p. 73 e Fernando Eguren, op. cit..
15
La strategia del governo aprista di apertura al capitale privato, in primis straniero, non si
limita al settore agricolo. Come emerge chiaramente dalla lettura di Alan García Pérez, El
síndrome del perro del hortelano, “El Comercio”, Lima, 28 ottobre 2007, da cui sono tratte
anche le precedenti citazioni, si estende fino a toccare tutte le risorse naturali che possiede il
Perú.
8
“La sostituzione di un’economia dell’impresa privata con una
economia contadina è ancora inesplicabile […], con il risultato
di moltiplicare i suoi (del contadino, NdR) problemi attuali sulle
aree espropriate che non potrà lavorare senza educazione, aiuti
tecnici, crediti e premi di produttività”
16
Il risultato di questo lungo processo di controriforma agraria è che già oggi
esistono latifondi più estesi di quelli esistenti prima della riforma del 1969.
17
Indagare il processo che ebbe luogo a partire dagli anni Sessanta, le sue
radici, le sue realizzazioni ed i suoi fallimenti, i conflitti che permise di superare
e quelli che invece scatenò, permette di gettare uno sguardo più consapevole
anche sul processo attuale.
16
ONRA, Riforma agraria, settembre 1963, cit. in Hugo Neira, op. cit., p. 120.
17
Il più grande latifondista è al momento il gruppo Gloria che controlla ben sessantamila
ettari sulla costa di Áncash e La Libertad. Seguono poi il gruppo Romero con ventimila ettari
tra Piura, Huaral e San Martín; il gruppo Dyer (Camposol) con circa ventiquattromila ettari in
varie valli della costa; l’impresa Maple con dodicimila ettari nella valle del Chira. Dati tratti
da Fernando Eguren, presidente del Centro Peruano de Estudios Sociales (CEPES) in Perú:
Reforma y contrarreforma agraria, 41 años después, 23 giugno 2010.
9
Capitolo 1
La struttura economica ed agraria del Perú
Maestro: Rifletti, bambino, da dove vengono questi doni? Tu non puoi aver niente da te
stesso.
Bambino: Ho tutto da papà.
Maestro: E lui, dove li prende lui?
Bambino: Da nonno.
Maestro: Ma no! E da chi li ha avuti il nonno?
Bambino: Li ha presi.
Johann Wolfgang von Goethe
10
1.1 Un paese frammentato
Il Perú che si affaccia agli anni Sessanta è un paese dalle mille contraddizioni,
frutto di una storia in cui trovano cittadinanza gli incas e le popolazioni andine
prima, i conquistadores ed i colonizzatori poi, infine gli “eroi” dell'indipendenza
del 1821. Il passato sembra avere un peso determinante: le tare dei secoli
trascorsi non sono affatto superate e si ripropongono di continuo. Sembra che il
futuro peruviano vada elaborato sulla base di nuove risposte a quesiti invece
vecchissimi. Se possibile, l'instaurazione della repubblica portò con sé nuovi
problemi senza essere riuscita a trovare una soluzione per quelli già esistenti.
E così il Perù, ancora nel XX secolo, si presenta fortemente frammentato, in
termini tanto economici quanto sociali. Il paese si ritrova diviso sostanzialmente
in tre zone: la costa, la sierra e la selva. Non si tratta, come si potrebbe esser
portati a pensare, semplicemente di zone differenti geograficamente: siamo
dinanzi a mondi diversi, con attività economiche, usi, costumi e persino lingue
che spesso ben poco hanno in comune. Una differenziazione già esistente ai
tempi dell'impero incaico
18
, ma che andò approfondendosi in seguito alla
conquista e che non accennò a venir meno nemmeno con l'indipendenza dalla
corona spagnola. Anzi, ancora negli anni Venti del XX secolo, José Carlos
Mariátegui, in relazione all'economia peruviana, scriveva:
18
“Questa frammentazione si esprime anche nella coscienza sociale dei protagonisti. Sulla
sierra peruviana, ad esempio, i contadini a tutt'oggi non si definiscono andini o indios –
nonostante il passato in comune – ma ricorrono abitualmente al nome del luogo di nascita, la
montagna tale o il villaggio tal'altro...”, Alberto Flores Galindo, Perú: identità e utopia,
Ponte alle Grazie, Firenze, 1991, p. 22.
11
“nel Perù di oggi coesistono elementi di tre economie diverse.
Nelle Ande vige la struttura economica feudale nata dalla
Conquista in cui ancora sussistono forme concrete dell'economia
comunista indigena. Sulla costa, su un terreno feudale, cresce
un'economia borghese [...]”
19
E non dobbiamo pensare che da allora in poi intervennero trasformazioni in
grado di rivoluzionare questa struttura.
La sierra, che era stato il cuore non solo geografico dell'impero incaico, perse
la sua centralità
20
a partire dall'epoca della colonia. I conquistadores, interessati
alle enormi ricchezze minerarie della zona, fino ad allora sfruttate solo in
minima parte, sovvertirono le priorità della vita economica della regione. Oro,
argento ed altri metalli preziosi, cominciarono ben presto ad affluire in quantità
ingenti ai porti della madrepatria. Tutto ciò comportò la creazione di un sistema
di sfruttamento sulle Ande che avrebbe portato gli indios, principale oggetto di
questo sfruttamento, ad elaborare una visione mitica del passato incaico, epoca
in cui si sarebbe vissuti nell'abbondanza e nell'armonia. Insomma, come spiega
Alberto Flores Galindo
21
, il passato come rovesciamento del presente. Un
presente fatto di miseria e fame ma anche di un vero e proprio sterminio delle
popolazioni indigene, avvenuto per mezzo delle armi e delle malattie che i
19
José Carlos Mariátegui, Sette saggi sulla realtà peruviana, Einaudi, Torino, 1972, p. 57.
20
È bene chiarire fin da subito che questo fenomeno va inteso nel senso esposto da Julio
Cotler quando afferma che “La sierra, in toto, no es que se encuentre al margen de la
sociedad, sino marginada por un sector de ella.” Julio Cotler, La mecánica de la dominación
interna y del cambio social en el Perú, in AA. VV., Perú problema, Moncloa-Campodonico,
Lima, 1969, p. 140.
21
Vedi Alberto Flores Galindo, op. cit..