Introduzione
Il variegato panorama della psicoanalisi contemporanea rappresenta lo
sviluppo di un sapere che alle soglie del novecento si presentava “unitario” e
prerogativa di pochi studiosi che, essendo considerati perlopiù sovvertitori
dell’ordine sociale, per difendersi dagli attacchi provenienti da più parti,
formarono, in un primo momento, un gruppo abbastanza compatto.
Questo lavoro propone una parziale ricostruzione (crono) -logica della
produzione delle idee e dei modelli psicoanalitici a partire da quella fase iniziale
dominata in maniera incontrastata dalla figura di Freud, fino a giungere alla
“ardua” proposta concernente un’integrazione tra la psicoanalisi e il paradigma
scientifico del cognitivismo e della psicologia sperimentale in genere. A tal fine
abbiamo operato una selezione del materiale che pur obbedendo a criteri
inevitabilmente personali, mira tuttavia ad individuare una linea di sviluppo dotata
di una sua logica e consequenzialità interna. L’evoluzione che qui presentiamo è
tutta interna alla psicoanalisi freudiana, intesa come la disciplina tramandata e
praticata all’interno delle società psicoanalitiche freudiane. Pur rimanendo nel
solco freudiano, e dunque sempre rompere con alcuni capisaldi della tecnica e del
metodo terapeutico, diversi sono gli autori che hanno apportato significative e
sostanziali modifiche a quello che comunemente viene definito il “modello
pulsionale” freudiano. Come vedremo, il percorso evolutivo suggerito permette di
accogliere una serie di importanti e a nostro avviso necessarie revisioni del dettato
del fondatore della psicoanalisi, senza con ciò mai inclinare verso concezioni
latentemente spiritualistiche e disincantate della soggettività umana, e senza
dunque mai prescindere dal suo legame con il corpo, che nel concetto di pulsione,
per quanto aggiornato e modificato continua a trovare il suo fondamento.
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Come ci proponiamo infine di mostrare, l’esito ultimo dell’evoluzione che
illustreremo, richiede quasi come suo materiale completamento l’interpretazione
della psicoanalisi con i più recenti sviluppi della psicologia cognitiva, lasciando
intravedere i vantaggi e la prospettiva della cooperazione in vista della crescita
della conoscenza, e mostrando per contrasto tutti i limiti e gli svantaggi epistemici
della chiusura disciplinare.
Sintetizziamo le tappe fondamentali attraverso le quali si articola il nostro
discorso:
1) La nascita della psicoanalisi, la formulazione del modello pulsionale e le
modifiche apportate da Freud nella sua teoria dello sviluppo psico-sessuale.
2 ) Il pensiero di Melanie Klein (1882-1960) e di Wilfred Bion (1897-1979).
3) La proposta teorica di Antonio Imbasciati, autore italiano il cui pensiero è
strettamente connesso alle prospettive kleiniana e bioniana.
Per quanto concerne la nascita della teoria psicoanalitica si mostrerà come, in
un breve lasso di tempo, l’approccio teorico usato nella spiegazione e nella cura
dell’isteria muta velocemente: questo cambiamento riguarda l’abbandono da parte
di Freud del metodo catartico, elaborato insieme a Breuer, secondo il quale la
patologia isterica veniva ricondotta alla presenza di un trauma (rimosso)
riguardante un episodio di seduzione vissuto (o subìto) dalla paziente, in età
infantile; cambiamento prodotto dal seguente dubbio: che le storie di seduzione
raccontate in seduta dalle pazienti isteriche non appartenessero alla realtà ma al
loro mondo fantastico; dubbio che presto porterà Freud alle scoperte della
sessualità infantile e delle sue vicissitudini.
Introdurremo il modello pulsionale freudiano e daremo sinteticamente conto
delle successive modifiche ad esso apportate dal fondatore della psicoanalisi
attraverso l’analisi delle seguenti e capitali opere: Tre saggi sulla teoria sessuale
(1905), Introduzione al narcisismo (1914 ), Pulsioni e loro destini (1915), Al di là
del principio del piacere (1920). Ad ognuno di questi testi, tranne che nel terzo,
esaminato per fornire le coordinate essenziali inerenti al concetto di
“pulsione”(meta, fonte, oggetto), corrisponde un preciso cambiamento del
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modello inizialmente proposto ovvero: dal dualismo pulsioni sessuali/pulsioni di
autoconservazione del 1905 alla modifica sulla articolazione delle pulsioni
sessuali, divise successivamente in libido (o energia) oggettuale e libido
narcisistica; per approdare infine alla nuova classificazione del 1920, dove il
dualismo pulsioni sessuali/pulsioni di autoconservazione si è tradotto nella
contrapposizione tra il gruppo delle pulsioni di vita, o Eros (di cui fanno parte
adesso sia le pulsioni sessuali sia le pulsioni di autoconservazione), e il gruppo
delle pulsioni di morte o Thanathos.
Il mutamento che avviene dal 1905 al 1914 è segnato dalla diversità
dell’oggetto di indagine, che prima era costituito dalle nevrosi e in questa nuova
fase viene sostituito dalle psicosi: Freud interpreta il ritiro dalla realtà e il delirio
di grandezza, sintomi tipici dei pazienti psicotici, all’interno del quadro teorico
pulsionale, come se le pulsioni sessuali che prima erano rivolte verso l’esterno
venissero ritirate e indirizzate all’interno del soggetto stesso. La libido sessuale,
nel nuovo quadro teorico, viene differenziata in libido oggettuale e libido
narcisistica.
Con una prima approssimazione, è ragionevole affermare che una nuova
classificazione corrisponde alla necessità di dover spiegare fenomeni che alla luce
delle precedenti teorie restano non spiegati. E visto che con la prima
modificazione non era stato possibile sciogliere ogni dubbio, Freud nel 1920
pensa di modificare nuovamente la sua teoria delle pulsioni, in quanto teoria di
forze che operano ai confini tra il somatico e lo psichico, scrivendo Al di là del
principio del piacere, unanimemente considerata una tra le sue opere più
speculative e creative.
Ed è proprio a questa opera che si collega la teoria di M. Klein,
approfondendo e al tempo stesso apportando importanti modifiche al pensiero
freudiano; queste modifiche riguardano essenzialmente i seguenti aspetti:
centralità della pulsione di morte, l’instaurarsi di una relazione oggettuale sin dal
primo mese di vita, il concetto di rimozione centrale in Freud viene “sostituito”
con quelli di scissione e proiezione, l’esistenza di un complesso edipico precoce
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intorno al primo anno di vita, la vita psichica del bimbo si svolge secondo due
meccanismi chiamati dalla Klein posizione schizo-paranoide (durante i primi
cinque mesi) e posizione depressiva (dal quinto mese in poi).
Dal lavoro compiuto dalla Klein si è sviluppata la cosiddetta scuola inglese,
che ha fortemente influenzato teorici quali W.Bion, D. Meltzer, D. Winnicott, H.
Rosenfeld, ed è in particolare con il contributo del pensiero bioniano che ci
allontaneremo ulteriormente dalla teoria freudiana delle pulsioni di natura
endogena: l’asse del discorso, prima inerente allo sviluppo psico-sessuale, si
sposta verso una teoria dove il momento relazionale diviene centrale: insomma, se
nel pensiero kleiniano troviamo ancora molti riferimenti al concetto di pulsione e
alla centralità della pulsione di morte nello sviluppo della psicopatologia, nel
pensiero di Bion la malattia mentale (più precisamente le patologie psicotiche)
viene ricondotta ad una funzione, la rêverie materna, non sufficientemente attiva
per quanto riguarda la bonifica dei “mostri” che affollano la mente in formazione
del neonato.
Ed è alla teoria bioniana, oltre che al lavoro della Klein, che Antonio
Imbasciati si ricollega, attraverso una teorizzazione che sostituisce all’approccio
biologico-innatista centrale nella teoria freudiana dello sviluppo psico-sessuale,
ancora fortemente presente, per certi aspetti nella Klein, la nozione di
“apprendimento precoce latente” del bimbo dalla primaria relazione con la madre.
Per meglio dire, secondo questo autore, lo sviluppo del bambino non avviene
per spinte endogene ma per risposta a stimoli interattivi di natura relazionale,
esterna dunque. Non solo.
L’obiettivo che si propone Imbasciati è quello dell’integrazione tra psicologia
scientifica e psicoanalisi, mediante il superamento della teoria pulsionale;
superamento che viene proposto alla luce delle considerazioni di altri autori quali:
Greeenberg J., Mitchell K., (1982) e Eagle M., (1984), che affermano come la
Klein abbia spesso mascherato la sua posizione di “apostata”. Nonostante la
volontà di alcuni autori di tenere nascosta, per così dire, la pars destruens delle
loro teorie rispetto al modello pulsionale classico dando al concetto di pulsione un
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significato particolare, altri recentemente hanno rifiutato il concetto di pulsione
anche nel suo valore metaforico ed euristico fino a giungere all’affermazione di
Fairbain W. (1952) che la libido è ricerca d’oggetto (tra questi troviamo anche
Holt R.,1976 e Klein G., 1976).
E, pur essendo nota la volontà anticlassificatoria e sovversiva che ha
caratterizzato e fatto crescere la teoria psicoanalitica in quanto disvelatrice della
(falsa) coscienza borghese, non va dimenticato che il fondatore stesso della
psicoanalisi fu un neurofisiologo, e che il tentativo fatto all’interno del freudiano
Progetto di una psicologia (scritto nel 1895 e pubblicato postumo nel 1950) era
essenzialmente rivolto alla descrizione del funzionamento dell’apparato psichico
da un punto di vista strettamente fisiologico ed anatomico; ricerca questa
abbandonata da Freud probabilmente, secondo la versione comunemente
accettata, perché si rese conto che le conoscenze e gli strumenti dell’epoca non
potevano essere sufficienti per carpire i processi psichici nella loro complessità,
anche da questo tipo di considerazioni discenderà l’approccio metapsicologico
scelto in seguito e la conseguente produzione, appunto, della teoria pulsionale.
Insomma, nell’ottica di Imbasciati, se oggigiorno disponiamo di conoscenze
scientifiche che possono essere utilizzate dagli psicoanalisti per condurre il
trattamento analitico in una maniera più “certa” relativamente ad alcuni punti
(punti incerti che, ad esempio, possono essere ricordi risalenti ad un periodo
“preistorico” del vissuto del paziente), perché rifiutare questa integrazione che
vede psicologia scientifica e psicoanalisi come teorie protagoniste di un reciproco
scambio e arricchimento, nella consapevolezza che trattando un oggetto così vasto
e complesso come la psiche dell’uomo, non risulta più possibile rinchiudersi in
una formazione “unilaterale” o “unidirezionale”, che potrebbe significare
approssimarsi ad un riduzionismo poco confacente all’orizzonte culturale
occidentale ormai impregnato di scienza (senza, a causa dell’integrazione
proposta, sconfinare in un “gretto” sciovinismo scientifico). Imbasciati è inoltre
convinto che per far questo, occorre anche mutare un punto di vista classico
all’interno della psicologia cognitivista: l’artificiosa separazione tra processi
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cognitivi e processi affettivi, nello studio dell’apparato psichico, studio che ha
privilegiato finora la sfera dei processi cognitivi a scapito di quelli affettivi,
considerati anzi (erroneamente) di impedimento ai fini dell’acquisizione della
conoscenza per un’efficace interazione con il mondo.
Avvertenza: Le note a piè pagina sono state limitate: relativamente a personaggi storici citati che
pur non essendo psicoanalisti di professione hanno tuttavia contribuito in qualche maniera al
dibattito oggetto di questo lavoro; per fornire delle brevi coordinate su Freud A. e Klein M.; per
dare delle definizioni e infine per offrire chiarimenti sul percorso bibliografico che di volta in
volta si è scelto di seguire.
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I - Il modello pulsionale freudiano
Il concetto di pulsione è introdotto da Freud nei Tre saggi sulla teoria
sessuale (1905) in cui viene affermata la centralità della sessualità infantile per lo
sviluppo psichico normale e patologico:
Per << pulsione >>, noi innanzitutto non possiamo intendere nient’altro che la rappresentanza
psichica di una fonte di stimolo in continuo flusso, endosomatica... La pulsione è così uno dei
concetti che stanno al limite tra lo psichico e il corporeo... (Le pulsioni vanno) prese in
considerazione, per la vita psichica, solo come misure della richiesta di lavoro.
Ciò che distingue le pulsioni l’una dall’altra e le fornisce di qualità specifiche è la relazione
che esse hanno con le loro fonti somatiche e le loro mete. La fonte della pulsione è un processo
eccitante in un organo, e la meta prossima della pulsione risiede nell’abolizione di questo stimolo
organico.
(p. 50)
La pulsione, che rivolge una richiesta di lavoro alla mente in maniera
meccanicistica, non proviene dal mondo esterno ma dall’organismo stesso. <<
Pulsione è uno stimolo applicato alla mente >> (Pulsioni e loro destino, 1915).
Per capire l’importanza del concetto di pulsione si deve tenere presente che
nella visione freudiana l’attività psichica non coincide con la coscienza, che
viceversa ne rappresenta solo una piccola parte: << la distinzione dello psichico in
cosciente e inconscio è il presupposto fondamentale della psicoanalisi >> (L’Io e
l’Es, 1922). Riassumiamo brevemente le tre differenti prospettive in cui Freud
analizza i processi psichici e cioè il punto di vista dinamico, topico ed economico
(le tre prospettive che fondendosi costituiscono la metapsicologia). Nel primo
sono considerate, per analogia, forze (fisiche) che lottano e si scontrano, alcune
legate a desideri sessuali rimossi o mai divenuti coscienti (fantasie sado-
masochistiche dello scenario edipico) e altre dipendenti dall’educazione e
dall’esame di realtà.
Come conseguenza del conflitto, la forza psichica può mutare in qualcosa di
eminentemente somatico, creando una situazione di compromesso nei sintomi
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dell’isteria di conversione. Nel senso topico (dal greco “topos” ovvero luogo)
Freud propone di localizzare, cioè individuare secondo analogie spaziali i
“luoghi” delle forze agenti. Questi sono nella “prima topica”, ovvero nel primo
modello freudiano dell’”apparato psichico”, inconscio, preconscio e coscienza.
L’inconscio contiene ciò che è stato rimosso e possiede le seguenti
caratteristiche: << Assenza di reciproca contraddizione, processo primario
* ,
mobilità degli investimenti, atemporalità e sostituzione della realtà esterna con la
realtà psichica >> (Metapsicologia, 1915 Opere vol.VIII, p. 71). Le forze presenti
obbediscono esclusivamente al principio del piacere, sono “cieche” non
considerando la realtà, spingono per un soddisfacimento immediato (processo
primario). Nel preconscio si trovano contenuti non rimossi, che possono
diventare coscienti; la coscienza tenta di conciliare le esigenze soggettive con la
realtà, accettando la temporanea rinuncia al soddisfacimento dei bisogni (processo
secondario
**
). Con l’Io e l’Es (1922), viene elaborata la “seconda topica” dove
vengono impiegati i concetti metaforici di Es (centro delle pulsioni), Super-Io
(l’istanza morale o ideale dell’Io) e Io (che media tra mondo esterno e pulsioni
dell’Es).
Freud è indotto a questa modifica da decenni di esperienza clinica, durante i
quali constata che i meccanismi di difesa dell’Io contro il rimosso, che si
manifestano durante il processo analitico sotto forma di resistenze spesso non
sono coscienti, e che i sensi di colpa, i quali svolgono un ruolo fondamentale nella
genesi delle nevrosi ossessive, sono anch’essi inconsci. Essendo queste operazioni
effettuate dall’Io, l’inconscio risulta più vasto di quanto non era contemplato nella
prima delle topiche, comprendendo anche una parte dell’Io e non limitandosi più
al “semplice” rimosso.
*
Processo primario: indica le modalità di funzionamento delle attività psichiche che si svolgono
nell’inconscio. Nel processo primario l’energia è libera e l’attività psichica si svolge unicamente in
base al principio del piacere.
** Processo secondario: indica le modalità di funzionamento delle attività psichiche che si
svolgono nei sistemi del preconscio e della coscienza. Nel processo secondario l’energia è legata e
la vita psichica è regolata dal principio di realtà.
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Nel punto di vista economico Freud prende in considerazione le quantità di
energia in flusso all’interno del corpo che vengono a “sovraccaricare” il sistema
nervoso e che chiedono di essere scaricate. Da qui il concetto di pulsione: quando
una pulsione con il contenuto rappresentativo che l’accompagna risulta
inaccettabile, viene respinta nell’inconscio. L’energia dell’inconscio è libera,
spinge verso la scarica; quella del sistema preconscio-coscienza è legata,
attraverso l’esame della realtà può imporre un differimento della scarica. La
quantità d’energia gioca una funzione importante nella formazione dei sintomi
nevrotici, potendo essa essere convertita nella formazione dei sintomi stessi, come
avviene nelle manifestazioni somatiche dell’isteria, o anche ritirata da un oggetto
per essere reinvestita. L’energia della vita psichica nasce da stati di eccitazione del
corpo ed è il punto d’incontro tra psiche e soma; si articola in diverse pulsioni
parziali che differiscono fra loro per la fonte e per la meta a cui tendono (lo
vedremo più avanti).
1.1 - Tre saggi sulla teoria sessuale (1905)
Quest’opera, che insieme all’ Interpretazione dei sogni (1899) costituisce le
fondamenta della psicoanalisi, segna il superamento della teoria alla base del
metodo catartico elaborata con Breuer
* negli Studi sull’isteria (tra il 1892 e il
1895) secondo la quale radice dell’isteria è un episodio di seduzione (rimosso)
avvenuto nell’infanzia. L’ affermazione di Freud: << le isteriche soffrono di
ricordi >>, sintetizza come in questo momento (le negli studi sull’ipnosi che
vedono Bernheim
* *
protagonista) di nascita della psicoanalisi l’attenzione dei
medici che intendono curare l’isteria sia soprattutto focalizzata nella sintesi del
rapporto costante tra attualità del sintomo e ripresentazione del passato.
*
J. Breuer (1842-1925), medico viennese all’interno della comunità ebraica: è proprio dalla
narrazione che questi fece a Freud circa la terapia alla quale stava sottoponendo una giovane
paziente, Anna O. che si fa discendere la psicoanalisi.
** H. Bernheim (1840-1919), professore alla facoltà medica di Nancy, introdusse il metodo
dell’ipnosi nella sua pratica ospedaliera di medico internista.
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