40
2.2. Restrizione della broad immunity
L’interpretazione della §230 ha subito un’evoluzione: nonostante resti in ogni
caso una norma di fondamentale importanza per le piattaforme, non vi è più la
garanzia di totale immunità che il leading case Zeran aveva originato
185
.
Nel presente paragrafo si osserveranno, partendo dal primo caso “Fair Housing
Council v. Roommates”, alcuni casi nei quali i giudici forniscono una diversa,
più restrittiva, lettura della norma.
2.2.1. Fair Housing Council v. Roommates.com, LLC
Il caso Fair Housing Council v. Roommates.com, LLC (Fair Hous. Council of
San Fernando Valley v. Roommates.com, LLC, 521 F.3d 1157 (9th Cir.
2008)) costituisce la prima eccezione all’interpretazione estremamente estensiva
fornita dalle Corti post-§230, a partire da Zeran
186
.
Parte in causa era Roommates.com, un sito che incrociava persone che
offrivano camere in affitto con coloro che erano alla ricerca di un posto in cui
vivere
187
. Prima di ricercare o postare offerte, gli utenti dovevano creare dei
profili e rispondere ad una serie di domande
188
. Roommates chiedeva loro
per esempio il sesso, orientamento sessuale e se convivevano con bambini;
dovevano poi descrivere le proprie preferenze per quanto concerne possibili
compagni di stanza in relazione ai medesimi criteri
189
. Gli utenti erano infine
incoraggiati ad aggiungere “additional comments”, descrivendo sé stessi e
proprie preferenze “in an open-endend essay”
190
. Una volta che un nuovo
utente aveva completato queste operazioni, il sito assemblava tutte le risposte su
una “profile page”
191
.
184
Ibidem
185
J. KOSSEFF, The gradual erosion, cit., p.22
186
J. KOSSEFF, The gradual erosion, cit., p.16.
187
KOZINSKI, Chief Judge Opinion in Fair Hous. Council of San Fernando Valley v.
Roommates.com, LLC, 521 F.3d 1157 (9th Cir. 2008).
188
Ibidem
189
Ibidem
190
Ibidem
191
Ibidem
41
Il “Fair Housing Council of the San Fernando Valley and San Diego”
192
presentò
un’azione nei confronti del sito per violazione del Fair Housing Act
193
e le
“California Housing Discrimination Laws”
194
. La district court accordò l’immunità
a Roommates sulla base della §230 e la parte attrice presentò appello al Ninth
Circuit, che ribaltò la sentenza di primo grado
195
.
Anzitutto, la Corte ha interpretato l’ampiezza dell’immunità di cui alla §230
196
. Per
i giudici l’operatore di un sito può essere contemporaneamente sia service provider
che content provider, qualora non si limiti a mostrare contenuti prodotti da terze
parti, ma ne produca anche autonomamente: in questo caso l’immunità si applicherà
solo per quelli prodotti da terzi
197
. Ha inoltre sottolineato come l’overruling
compiuto dal Congresso con la §230 ha fatto sì che i providers non possano
considerarsi publishers ogni qual volta compiano azioni di rimozione dei contenuti,
ma che ciò non valga per la loro creazione
198
.
Fatta questa premessa, i giudici si sono pronunciati su tre specifiche funzioni di
Roommates che l’accusa riteneva violassero il Fair Housing Act e la California
Law
199
.
In primis, il fatto che il sito richiedeva ai propri iscritti di fornire informazioni
personali indicava un intento di discriminare su queste basi e doveva dunque
considerarsi contrario alle due leggi in questione
200
. A tal proposito, i giudici hanno
evidenziato che Roommates aveva creato le domande e le differenti opzioni di
risposta: in relazione a queste azioni era senza dubbio un information content
192
Come riporta sul proprio sito fhcsfv.com: “The Fair Housing Council of the San Fernando Valley
(FHCSFV) is a private, non-profit, civil rights advocacy organization founded in 1958, whose
mission is to eliminate housing discrimination”.
193
“The Fair Housing act prohibits certain forms of discrimination on the basis of ‘race, color,
religion, sex, familial status or national origin’. 42 U.S.C. §3604 (c)” (KOZINKI, Chief Judge
Opinion in Fair Hous. Council, cit., p.3452, nota 4).
194
“The California fair housing law prohibits discrimination on the basis of ‘sexual orientation,
marital status, ..., ancestry, ... source of income or disability’, in addiction to reiterating the federally
protected classifications. Cal. Gov. Code §12955” (Ibidem).
195
KOZINSKI, Chief Judge Opinion, cit., pp.3452-3475; Section 230: An Overview, pp.15-16; J.
KOSSEFF, The gradual erosion, cit., pp.16-22.
196
Ex §230(f)(3), riguarda gli interactive computer services che non siano anche “information
content providers”, da intendersi come providers “responsible, in whole or in part, for the creation
or the development” del contenuto.
197
KOZINSKI, Chief Judge Opinion, cit., pp.3452-3475.
198
Ibidem
199
Ibidem
200
Ibidem
42
provider
201
. In aggiunta, rispondere a tali domande era condizione necessaria per
l’utilizzo del sito e, come afferma nella sua opinione il giudice Kozinski: “The CDA
does not grant immunity for inducing third parties to express illegal
preferences”
202
. Viene quindi dedotto che si tratta di azioni compiute da
Roommates in modo autonomo e l’immunità di cui alla §230 non è applicabile
203
.
Seconda azione contestata, nonché punto centrale della causa
204
, era quella di
“development and display of subscribers’ discriminatory preferences”
205
. La Corte
anzitutto ha osservato che i contenuti ritenuti discriminatori sono stati prodotti dagli
iscritti in risposta alle domande di Roommates, che diveniva a tutti gli effetti
developer del contenuto: “By requiring subsicribers to provide the information as
a condition of accessing its service, and by providing a limited set of pre-populated
answers, Roommate becomes much more than a passive transmitter of information
provided by others; it becomes the developer, at least in part, of that information.
And section 230 provides immunity only if the interactive computer service does not
‘create or develop’ the information ‘in whole or in part’”
206
.
Lo stesso criterio è stato applicato al sistema di filtraggio che il sito offriva agli
utenti al momento della ricerca: “If Roommate has no immunity for asking the
discriminatory questions […], it certainly have no immunity for using the answers
to the unlawful questions to limit who has access to housing”
207
.
È stato poi evidenziato che il termine “develop” debba essere interpretato non solo
con riferimento ad un’introduzione di nuovi contenuti, ma anche come una
contribuzione materiale alla loro illiceità (“to materially contribuiting to its alleged
unlawfulness”)
208
. La Corte ha sottolineato che la §230(c) utilizza i termini “create”
e “develop”: un’interpretazione più estensiva della norma sarebbe contraria al suo
dato letterale, in quanto l’utilizzazione di termini diversi implica la volontà del
legislatore di riferirsi a due diverse azioni
209
.
201
Ibidem
202
Ibidem
203
Ibidem
204
J. KOSSEFF, The gradual erosion, cit., p.17.
205
KOZINSKI, Chief Judge Opinion, cit., pp.3452-3475.
206
Ibidem
207
Ibidem
208
Ibidem
209
Ibidem
43
È anche stata evidenziata la differenza con alcune cause precedenti, tra le quali si
può riportare la già citata Stratton Oakmont (v.supra, par.2.1.3.)
210
. Prodigy, ha
affermato la Corte, era stato dichiarato (illegittimamente) responsabile per il
messaggio di un utente poiché aveva cercato di rimuovere contenuti problematici
dal proprio sito e non vi era riuscito; al contrario, Roommates è stato accusato, nelle
parole del giudice Kozinski, “for the predictable consequences of creating a
website designed to solicit and enforce housing preferences that are alleged to be
illegal”
211
.
In relazione alla terza azione, quella di incitare gli iscritti a lasciare “additional
comments”, la §230 è invece ritenuta pienamente applicabile, in quanto secondo i
giudici il semplice incoraggiamento “to provide something”, senza alcun
comportamento attivo, non è sufficiente per far divenire il sito “developer” di
quanto scritto all’interno dei commenti.
2.2.2. Una nuova interpretazione
La sentenza Roommates ha rappresentato un cambio di rotta per l’interpretazione
della §230, nella prospettiva della “material contribution”. L’immunità resta
comunque ampia, in quanto i providers saranno responsabili soltanto quando
contribuiscono materialmente alla creazione del contenuto
212
: nella propria opinion
il giudice Kozinski ha sottolineato che nei casi limite la norma deve essere
interpretata favorevolmente alla difesa
213
. L’orientamento può essere riassunto
nella frase: “If you don’t encourage illegal content, or design your website to
require users to input illegal content, you will be immune”
214
.
E questa distinzione, afferma sempre Kozinski, non è in contrasto con la lettera
della §230 e con l’intento del Congresso di preservare Internet quale spazio di
libertà: scopo di questa legge non era quello di escludere in toto qualsiasi
responsabilità per i contenuti prodotti online, ma incoraggiare i providers neutri a
vigilare sul comportamento degli utenti
215
.
210
Ibidem
211
Ibidem
212
Section 230: An Overview, cit.p. 16.
213
KOZINSKI, Chief Judge Opinion, cit., pp.3474-3475.
214
Ibidem
215
“We believe that this distinction is consistent with the intent of Congress to preserve the free-
flowing nature of Internet speech and commerce without unduly prejudicing the enforcement of
other important state and federal laws. When Congress passed section 230 it didn’t intend to prevent
44
Tra i tanti, a titolo esemplificativo, per comprendere al meglio il nuovo
orientamento, si può far riferimento a due casi nei quali questa interpretazione è
stata utilizzata, uno in sede civile ed uno in sede penale.
a. Doe v. Internet Brands
Una delle cause che ricevettero maggiore pubblicità fu quella di Doe v. Internet
Brands (Doe v. Internet Brands, Inc., 824 F.3d 846, 848 (9th Cir. 2016)), nella quale
il Ninth Circuit ha rifiutato di applicare la §230 ad un sito di modeling riguardo ad
accuse collegate ad uno stupro subito dall’attrice ad opera di due soggetti che
conobbe tramite il sito stesso
216
.
La vittima accusava Internet Brands di non aver avvertito che terze parti “targeted
and lured victims”
217
attraverso il sito (interno allo stesso Internet Brands)
modelmayhem.com, che offriva servizi a chi voleva lavorare come modella
218
. Essa
sosteneva che Internet Brands era a conoscenza delle attività illecite compiute su
modelmayhem
219
.
In primo grado, i giudici hanno applicato la §230 e dunque l’immunità a Internet
Brands; l’attrice propose appello
220
. In secondo grado la Corte ha individuato, quale
questione fondamentale, quella di delineare se attraverso la propria accusa l’attrice
imponeva alla Corte di considerare il provider alla stregua di un “publisher or
the enforcement of all laws online; rather, it sought to encourage interactive computer services that
provide users neutral tools to post content online to police that content without fear that through
their “good samaritan . . . screening of offensive material,” 47 U.S.C. § 230(c), they would become
liable for every single message posted by third parties on their website” (Ibidem).
216
J. KOSSEFF, The gradual erosion, cit., p.23.
217
Come riportato nell’ opinion di CLIFTON, p.8: “California law imposes a duty to warn a potential
victim of third-party harm when a person has a ‘special relationship to either the person whose
conduct needs to be controlled or . . . to the foreseeable victim of that conduct.’ Tarasoff v. Regents
of Univ. of California, 17 Cal.3d 425, 435 (1976), superseded by statute, Cal. Civ. Code § 43.92.
218
Doe v. Internet Brands, Inc., 824 F.3d 846, 848 (9th Cir. 2016).
219
CLIFTON, Circuit Judge, opinion in Doe v. Internet Brands, Inc., 824 F.3d 846, 848 (9th Cir.
2016), pp.6-17. In particolare l’accusa è che Internet Brands conosceva: “Lavont Flanders and
Emerson Ca llum would contact female MODELMAYHEM.COM members, using fake identities,
disguised as talent scouts. b. Lavont Flanders and Emerson Callum would lure female
MODELMAYHEM.COM members to South Florida to participate in fake auditions for a fraudulent
modeling contract opportunity. c. Lavont Flanders and Emerson Callum would drug the female
MODELMAYHEM.COM members with a date-rape drug during the fake audition. d. Emerson
Callum would then rape the unknowingly drugged women. e. Lavont Flanders and Emerson Callum
would record the rape on video camera. f. Lavont Flanders and Emerson Callum would produce the
rape videos and distribute the video on the internet, guised as consensual hardcore pornography”.
220
CLIFTON, Circuit Judge, opinion in Doe v. Internet Brands, Inc., 824 F.3d 846, 848 (9th Cir.
2016), pp.6-17.
45
speaker of information provided by another information content provider”
221
. La
risposta è negativa: per l’accusa, Internet Brands non è responsabile strettamente in
relazione a contenuti postati su modelmayhem, bensì per non aver avvertito
tempestivamente i propri utenti del pericolo in cui potevano incorrere
222
. Il dovere
di avvertimento imposto dalla legge californiana non richiede invero al provider di
rimuovere post pubblicati dagli utenti né influisce su come monitora o pubblica i
contenuti: “A post or email warning that Internet Brands generated would involve
only content that Internet Brands itself produced. Therefore, an alleged tort based
on a duty that would require such a self-produced warning falls outside of section
230(c)(1)”.
223
In ultimo, la Corte ha sottolineato che questa interpretazione è in linea con la “core
policy” della §230(c)(1)
224
. Citando il precedente di Roommates (v. supra, par.
2.2.1.), ratio della norma era quella di favorire la possibilità per i “Good
Samaritans” di rimuovere contenuti illeciti, senza essere considerati responsabili
ogniqualvolta non fossero riusciti a farlo; invece in questo caso l’accusa è di non
aver prodotto un proprio avviso (“failing to generate its own warning”) sulla base
della conoscenza che aveva di ciò che stava avvenendo su modelmayhem
225
.
La Corte ha poi affrontato la questione secondo la quale altra finalità della §230 sia
quella di evitare il chilling effect che si creerebbe sulla libertà nell’ambito di Internet
qualora si imponesse alle piattaforme una responsabilità derivante da semplice
intermediazione di contenuti prodotti da terze parti
226
. Secondo i giudici questa
causa non impone “intemediary liability”: l’accusa non è relativa ai messaggi
scambiati o ai contenuti postati dagli accusati di stupro, bensì al mancato
avvertimento da parte di Internet Brands circa l’attività posta in essere dai soggetti
in questione
227
. Garantire l’immunità nel caso di specie andrebbe dunque ad
estenderla oltre la lettera della legge e le intenzioni del Congresso
228
.
221
Ibidem
222
Ibidem
223
Ibidem
224
Ibidem
225
Ibidem
226
Ibidem
227
Ibidem
228
Ibidem. Il giudice Clifton cita anche due passaggi della sentenza Roommates: “’[T]he
Communications Decency Act was not meant to create a lawless no-man’s-land on the Internet’.
46
Questa sentenza propone una lettura molto restrittiva rispetto alle precedenti, che
permette a chiunque voglia agire nei confronti di un provider, di dimostrare che la
domanda non riguarda direttamente un contenuto “user-generated”
229
.
b. People v. Bollaert
Il secondo caso si riferisce ad una causa penale in cui il Quarto Distretto d’Appello
ha riconosciuto l’accusato colpevole dei reati di “unlawful use of personal
identyfing information
230
and extortion
231
” (People v. Bollaert, 248 Cal. App. 4th
699, 705 (Cal. Ct. App. 2016))
232
.
Ad appellare (contro la sentenza di primo grado che lo riconosceva colpevole dei
reati di cui sopra) era Christopher Bollaert, titolare del sito “Ugotposted.com”, nel
quale gli utenti postavano immagini private, finanche intime, di altri, insieme al
nome, residenza e links dei profili dei social media, e “ChangeMyReputation.com”,
che le vittime dovevano utilizzare per pagare somme di denaro al fine di veder
rimossi i contenuti che le rappresentavano
233
.
In primo luogo la Corte ha analizzato la compatibilità delle accuse con la §530.5(f):
“An interactive computer service or access software provider as defined in
subsection (f) of [the CDA] shall not be liable under this section unless the service
or provider acquires, transfers, sells, conveys, or retains possession of personal
information with the intent to defraud”
234
, affermando che Bollaert ha ottenuto
Roommates.Com, 521 F.3d at 1164.”; “’we must be careful not to exceed the scope of the immunity
provided by Congress.’ 521 F.3d at 1164 n.15”.
229
J. KOSSEFF, The gradual erosion, cit., p.24.
230
§530.5, subd. (a) Pen. Code: “ Every person who willfully obtains personal identifying
information, as defined in subdivision (b) of Section 530.55, of another person, and uses that
information for any unlawful purpose, including to obtain, or attempt to obtain, credit, goods,
services, real property, or medical information without the consent of that person, is guilty of a
public offense, and upon conviction therefor, shall be punished by a fine, by imprisonment in a
county jail not to exceed one year, or by both a fine and imprisonment, or by imprisonment pursuant
to subdivision (h) of Section 1170” (People v. Bollaert, 248 Cal. App. 4th 699, 705 (Cal. Ct. App.
2016)).
231
§520, Pen. Code: “Every person who extorts any money or other property from another, under
circumstances not amounting to robbery or carjacking,by means of force, or any threat, such as is
mentioned in Section519, shall be punished by imprisonment in the state prison for two, three or
four years”. (People v. Bollaert, 248 Cal. App. 4th 699, 705 (Cal. Ct. App. 2016)).
232
J. KOSSEFF, The gradual erosion, cit., p.29.
233
O’ROURKE opinion in People v. Bollaert, 248 Cal. App. 4th 699, 705 (Cal. Ct. App. 2016).
234
Ibidem
47
volontariamente i dati personali delle vittime e li ha utilizzati per una finalità
illecita
235
. Due sono gli elementi che i giudici hanno ritenuto sussistenti
236
:
- “Willful conduct”: Bollaert ha sviluppato Ugotposted favorendo
deliberatamente l’upload di immagini private ed ha liberamente accettato di
mantenere queste immagini sul proprio sito, dal quale inoltre guadagnava
grazie ad annunci pubblicitari, nonché grazie al denaro che otteneva in
cambio della rimozione delle immagini private;
- “Unlawful Purpose”: Bollaert ha mantenuto le immagini allo scopo di
violare la privacy delle vittime e di defraudare le stesse, chiedendo
attraverso un altro sito (ChangeMyReputation.com) un compenso in denaro
in cambio della rimozione.
In secondo luogo, è stata analizzata la compatibilità con il Communications
Decency Act
237
.
La Corte ha fatto riferimento, tra gli altri, ai precedenti di Roommates e di Zeran
238
.
In Zeran, America Online non compì alcuna azione attiva per sollecitare gli illeciti;
al contrario, Roommates “does not merely provide a framework”, poiché aveva
direttamente sviluppato le domande discriminatorie, le alternative di risposta
discriminatorie, nonché un meccanismo di ricerca che incoraggiava questi intenti
discriminatori
239
. Ed anche in questa circostanza, Bollaert ha creato e sviluppato
Ugotposted.com per spingere gli utenti, qualora volessero creare un account e
postare fotografie, a rispondere ad una serie di domande, aventi ad oggetto dati
personali delle vittime, quali residenza, profilo personale Facebook, nomi e
cognomi, e via dicendo
240
.
Dunque, come in Roommates, anche il sito di Bollaert era “designed to solicit”
contenuti illegali: le azioni compiute dal provider non erano certo neutrali e vi è
stata una “material contribution” all’illiceità del contenuto ed all’invasione di
235
Ibidem
236
Ibidem
237
Ibidem
238
Ibidem
239
Ibidem
240
Ibidem
48
privacy subita dalle vittime
241
. La Corte conclude: “In that way, he developed in
part the content, taking him outside the scope of CDA immunity”
242
.
2.3. La §230 oggi
In questo paragrafo si vedranno altri casi degni di interesse non solo per il loro
oggetto, ma perché dall’opinione dei giudici che vi hanno partecipato emergono
tutti i dubbi relativi ad un’interpretazione che molti ritengono superata
243
.
2.3.1. Force v. Facebook
La causa ha ad oggetto la responsabilità di Facebook in relazione ad attentati posti
in essere dall’associazione islamista palestinese Hamas in territorio israeliano, con
riferimento a tre norme dell’Anti Terrorism Act (ATA)
244
.
I familiari delle vittime agirono dapprima di fronte alla District Court dello Stato
di New York, la quale escluse la responsabilità del provider ex §230(c)(1)
245
. È di
241
Ibidem
242
Ibidem
243
Possono essere citate ad esempio: CIRCUIT JUDGE BERZON, Concurring Opinion in Gonzalez
v. Google, No 18-16700; CIRCUIT JUDGE GOULD, Concurring in part and dissenting in part
Opinion in Gonzalez v. Google; KATZMANN (Chief Judge), Dissenting Opinion in Force v.
Facebook, No. 16-cv-5158; JUSTICE THOMAS, On Petition For Writ of Certiorari, cit., c.
MalawareBytes Inc. v. Enigma Software Group USA LLC, decided october 13, 2020.
244
A. BACCIN, Responsabilità penale dell’internet service provider, cit., p.79.; Force v. Facebook,
Inc. No. 18-397 (2nd Cir. 2019), p.2.
Si fa riferimento a (Ibidem): §2333(d)(2) (“In an action under subsection (a) for an injury arising
from an act of international terrorism committed, planned, or authorized by an organization that
had been designated as a foreign terrorist organization under section 219 of the Immigration and
Nationality Act (8 U.S.C. 1189), as of the date on which such act of international terrorism was
committed, planned, or authorized, liability may be asserted as to any person who aids and abets,
by knowingly providing substantial assistance, or who conspires with the person who committed
such an act of international terrorism”); §2339A (“Whoever provides material support or resources
or conceals or disguises the nature, location, source, or ownership of material support or resources,
knowing or intending that they are to be used in preparation for, or in carrying out, a violation of
section 32, 37, 81, 175, 229, 351, 831, 842(m) or (n), 844(f) or (i), 930(c), 956, 1091, 1114, 1116,
1203, 1361, 1362, 1363, 1366, 1751, 1992, 2155, 2156, 2280, 2281, 2332, 2332a, 2332b, 2332f,
2340A, or 2442 of this title, section 236 of the Atomic Energy Act of 1954 (42 U.S.C. 2284), section
46502 or 60123(b) of title 49, or any offense listed in section 2332b(g)(5)(B) (except for sections
2339A and 2339B) or in preparation for, or in carrying out, the concealment of an escape from the
commission of any such violation, or attempts or conspires to do such an act, shall be fined under
this title, imprisoned not more than 15 years, or both, and, if the death of any person results, shall
be imprisoned for any term of years or for life. A violation of this section may be prosecuted in any
Federal judicial district in which the underlying offense was committed, or in any other Federal
judicial district as provided by law”); §2339B (“Whoever knowingly provides material support or
resources to a foreign terrorist organization, or attempts or conspires to do so, shall be fined under
this title or imprisoned not more than 20 years, or both, and, if the death of any person results, shall
be imprisoned for any term of years or for life […]”), riportati in uscode.house.gov, visitato in data
04/10/2022.
245
A. BACCIN, Responsabilità penale dell’internet service provider, cit., p.82.
49
conseguenza stato proposto appello alla United States Court of Appeal for the
Second Circuit
246
. Questione principale presentata in questa sede era se la
§230(c)(1) del CDA proteggesse Facebook dalla responsabilità civile derivante dai
reati commessi da Hamas
247
.
Gli attori hanno affermato che Hamas aveva utilizzato Facebook al fine di postare
contenuti che incoraggiavano ad usare violenza in Israele durante il periodo in cui
gli attacchi erano stati perpetrati; post che erano stati visti dagli attentatori ed
utilizzati sia per “celebrare” le violenze portate a termine, che per supportarne
ulteriori
248
. Secondo le famiglie delle vittime, Facebook non solo non è riuscito a
rimuovere queste pagine, ma, attraverso i propri algoritmi, ha diretto questi
contenuti alle bacheche degli utenti che hanno commesso gli atti di violenza
249
.
È stato poi contestato che il giudice di primo grado aveva errato in quanto gli attori
non trattavano Facebook alla stregua di un “publisher or speaker” dei contenuti
degli utenti: secondo l’accusa il provider aveva attivamente contribuito alla
creazione e diffusione dei post violenti attraverso i suoi algoritmi, con attività di
“match-making”
250
.
In risposta al complaint delle parti attrici, le questioni che ha affrontato la Corte per
verificare se la §230(c)(1) tutela la posizione del provider nel caso di specie sono
due: se Facebook viene trattato attraverso questa azione quale “publisher of
information”
251
e se i contenuti sono stati forniti da Hamas o dallo stesso
Facebook
252
.
In relazione al primo punto, la Corte ha sostenuto che l’utilizzo di algoritmi da parte
del provider non è sufficiente per renderlo un “non-publisher”
253
: “[…] we find no
basis in the ordinary meaning of ‘publisher,’ the other text of Section 230, or
decisions interpreting Section 230, for concluding that an interactive computer
service is not the ‘publisher’ of third‐party information when it uses tools such as
246
Ibidem
247
DRONEY, Circuit Judge, opinion in Force v. Facebook, Inc. No. 18-397 (2nd Cir. 2019), p.4.
248
DRONEY, Circuit Judge, opinion, pp.11-21.
249
Ibidem. In particolare gli attori affermano che “Facebook enables Hamas ‘to disseminate its
messages directly to its intended audiences,’ App’x 255, and to ‘carry out the essential
communication components of [its] terror attacks,’ App’x 256” (p.12).
250
DRONEY, Circuit Judge, opinion, pp.21 e ss.
251
DRONEY, Circuit Judge, opinion, pp.29-40.
252
DRONEY, Circuit Judge, opinion, pp.41-50.
253
DRONEY, Circuit Judge, opinion, pp.29-40.
50
algorithms that are designed to match that information with a consumer’s
interests”
254
. In breve, secondo la maggioranza dei giudici, gli algoritmi creano
connessioni tra publishers e users dei social media, diffondendo i contenuti postati
sulle piattaforme; e questa attività è una delle essenziali caratteristiche del
publishing
255
. Accettare l’argomentazione portata dagli attori andrebbe a
distruggere (“eviscerate”) la §230 (c)(1): un provider diverrebbe responsabile
semplicemente per aver organizzato e mostrato determinati contenuti
256
.
A ciò si aggiunge che il “matchmaking argument” andrebbe a negare l’immunità
per azioni che i providers hanno sempre compiuto (la corte porta l’esempio della
rappresentazione di un contenuto sulla homepage di un sito, che attribuisce ad esso
maggiore visibilità rispetto ad altri)
257
.
Per quanto concerne la seconda questione, gli attori avevano affermato che gli
algoritmi di Facebook avevano compiuto un “development” del contenuto di Hamas
in quanto attraverso il proprio funzionamento avevano individuato altri soggetti che
visionavano contenuti simili e li avevano loro consigliati, senza che gli interessati
dovessero impegnarsi a cercarli autonomamente
258
.
I giudici, per determinare l’attiva partecipazione ai contenuti pubblicati, hanno
applicato il “material contribution test” di cui alla sentenza Roommates (v. supra,
par.2.2.1.), verificando se Facebook avesse contribuito attivamente e materialmente
alla creazione dei post incriminati
259
. E hanno stabilito che in questo caso ciò non è
accaduto, poiché anzitutto il provider “does not edit (or suggest edits) for the
content that its users—including Hamas—publish”
260
.
254
Ibidem, p.33.
255
Ibidem. La Corte fa anche riferimento ad alcune nozioni di publisher (p.30): “one that makes
public,” Klayman v. Zuckerberg, 753 F.3d 1354, 1359 (D.C. Cir. 4 2014); “the reproducer of a work
intended for public consumption,” LeadClick, 838 F.3d at 175; “one whose business is publication,”
id.; “[e]ven distributors are considered to be publishers,” including “[t]hose who are in the
business of making their facilities available to disseminate . . . the information gathered by others.”
(Zeran v. America Online, 129 F.3d at 332).
256
DRONEY, Circuit Judge, opinion, pp.41-50.
257
Ibidem
258
DRONEY, Circuit Judge, opinion, pp.41-50.
259
Ibidem
260
Ibidem