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mi risulta sempre molto caustica (difficoltà che nascono, a mio parere, anche da uno
scarso e criticabile sistema informativo che vede in primis i media televisivi); ma dico
anche importanza, perché riconosco il rilievo di quell’atto: il mio voto, insieme a quello
di altri milioni di persone, volenti o nolenti, costruisce dei “pezzetti di Storia”. Lo Stato
italiano chiama ogni cittadino ad esprimere la propria opinione e noi siamo tenuti a
rispondergli assumendoci questa responsabilità.
Nel corso di questo terzo anno universitario, ho avuto la fortuna di svolgere tirocinio
pratico e di effettuarlo in una buona equipe
1
: è stata per me la prima esperienza concreta
di lavoro educativo, anche se solo da “apprendista”, e devo dire che qui ho
sperimentato, una volta di più, la necessità di svolgere la propria professione con
coscienza e responsabilità, prima di tutto da parte di noi educatori nella relazione
formativa e, in seconda battuta, da parte dei soggetti con cui operavamo e delle
istituzioni/servizi con cui eravamo in contatto
2
.
Un’altra motivazione a sostegno della scelta di questo argomento per la tesi è sorta
dalle letture di due libri che, indubbiamente, fra i loro concetti-cardine hanno quello
della responsabilità: i testi in questione sono “L’obbedienza non è più una virtù” di Don
Lorenzo Milani e “Teoria e pratica della non-violenza” di M. K. Gandhi; sono state
letture molte suggestive e mi hanno portato, insieme agli altri libri in bibliografia, a
decidere di approfondire questa tematica ed altre strettamente annesse in questo
elaborato finale.
La mia intenzione pertanto è quella di analizzare da svariate prospettive il concetto
di responsabilità, cercando di carpirne le caratteristiche essenziali e i meccanismi ad
essa sottesi. C’è l’interesse di scoprire quali responsabilità una persona debba assumersi
per dirsi matura, adulta.
C’è inoltre il desiderio di rispondere alla domanda prettamente pedagogica di come
nasca e/o si costruisca il senso di responsabilità all’interno del singolo individuo, come
la società tenti di formare persone responsabili e perché sia interessata a questo
obiettivo (o al suo opposto, ovvero l’indifferenza) e in che modo ogni uomo debba
partecipare alla società per cercare il bene comune, realizzabile nel “hic et nunc”.
1
Equipe Rom di Caritas Ambrosiana, per il Campo Nomadi di Via Novara 523, Progetto Lacê.
2
La frequenza scolastica dei minori Rom è relativamente buona, ma non è totale. C’è da chiedersi di chi
sia la responsabilità: della scuola? Dei ragazzi? Della famiglia?
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1. OBIETTIVI DELLA RELAZIONE
1.1 PREMESSA
Dalle letture che ho compiuto per stendere questa trattazione, posso affermare di
essermi costruito tre considerazioni generali, unite fra loro da legami biunivoci,
ricorsivi: la volontà è quella di argomentare queste tesi mettendole anche in discussione,
in dialogo con talune posizioni ad esse antitetiche, con l’interesse di una maggior
aderenza al vero e di una rigorosa completezza scientifica dell’elaborato.
1.2 RESPONSABILITÀ COME STRUMENTO DELLA REALIZZAZIONE
DELL’ESISTENZA
Il fine di ogni uomo è la sua realizzazione esistenziale
1
.
Da un punto di vista meramente logico-filosofico, questa asserzione è
indimostrabile, perché non è possibile affermare con certezza che la vita abbia una
finalità e perché non è possibile definire una volta per tutte cosa significhi
“realizzazione esistenziale”. Ma ragionando con il “buon senso dei poveri”
2
, delle
persone comuni, essa appare addirittura ovvia: nel caso in cui la vita un fine non lo
abbia, è l’uomo stesso che se lo crea ed è quello di essere felice, soddisfatto della
propria esistenza in ogni momento, nonostante le difficoltà, le preoccupazioni e gli
errori quotidiani (anzi, a volte proprio in loro virtù). Secondo gli schemi logici, una
persona potrebbe avere per fine qualcos’altro come, per esempio, l’essere responsabile,
l’essere intelligente o l’essere autonomo, ma non le gioverebbe granché se in realtà non
fosse felice.
L’esistenza, volenti o nolenti, impone a tutti gli individui alcune richieste, chiede ad
ognuno di assumersi le proprie responsabilità: rispondere esaustivamente ad esse rende
1
-“Considerato che il disconoscimento e il disprezzo dei diritti dell’uomo hanno portato ad atti di
barbarie che offendono la coscienza dell'umanità, e che l'avvento di un mondo in cui gli esseri umani
godono della libertà di parola e di credo e della libertà dal timore e dal bisogno è stato proclamato come
la più alta aspirazione dell'uomo…” Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo; Preambolo, Parigi,
1948.
-“.. in quanto nasciamo uomini ci è assegnato come fine la realizzazione del Dio che è in noi…Ma
realizzare Dio significa vederlo in tutto ciò che vive , vale a dire realizzare la nostra unità con il resto del
mondo”. M. K. Gandhi, Teoria e pratica della non-violenza, Einaudi, Torino, 1996.
2
L. Milani, L’obbedienza non è più una virtù, p. 49, Stampa Alternativa, Roma, 2003.
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la vita completa, piena, realizzata appunto, perché non si scansa nessuna prova o
ostacolo. In caso contrario, non adempiendo tali richieste, si può reagire in due modi: o
chiudendosi nel rimpianto o ingannando se stessi eludendo queste assunzioni di
responsabilità. Entrambe queste opzioni non consentono la realizzazione dell’esistenza
e, pertanto, non rendono la persona realmente felice e soddisfatta.
La responsabilità è quindi funzionale alla felicità.
1.3 RESPONSABILITÀ, CONSAPEVOLEZZA E AUTONOMIA: UN CIRCOLO
VIRTUOSO PER LA MATURITÀ
La maturità di una persona è certamente una delle caratteristiche fondamentali della
realizzazione esistenziale e ritengo che essa nasca da una particolare dinamica innescata
dal circolo virtuoso fra responsabilità, consapevolezza e autonomia.
Responsabilità perché, come ho già detto precedentemente, per poter affermare di
avere una vita soddisfatta, completa, è necessario assumersi la coscienza di rispondere
in prima persona alle molteplici richieste che l’esistenza stessa ci pone.
Ho espresso “in prima persona” perché la responsabilità non può che basarsi
sull’autonomia dell’individuo: anche quando le questioni sono rivolte ad un gruppo
intero, come una famiglia, un ufficio di colleghi o uno Stato, le risposte ad esse
scaturiscono sempre dalle azione dei singoli, dalle motivazioni che ogni persona dà a se
stessa e dalle decisioni che opera, indipendentemente dalle possibili costrizioni che, a
volte, investono il soggetto.
Naturalmente, per agire con responsabilità e autonomia è indispensabile rendersi
consapevoli fino in fondo delle esperienze che si stanno vivendo: è opportuno analizzare
la realtà in profondità, interrogarla ed interrogarsi con rigore per poter assicurare a se
stessi e agli altri che le scelte e i comportamenti adottati sono stati compiuti secondo
coscienza. È doveroso ricercare e ascoltare i segnali e le informazioni che provengono
dalla nostra interiorità e dal nostro contesto di vita: non farlo o eseguirlo in maniera
superficiale equivale ad ingannare se stessi chiudendo gli occhi di fronte alla realtà.
La maturità cresce a partire da queste tre caratteristiche.
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1.4 RESPONSABILITÀ SOVRANA
1
: DAL LOCALE AL GLOBALE
Il sovrano è colui che è al di sopra di tutto. È colui al quale tutto appartiene, tutto
interessa, tutto gli sta a cuore
2
; si preoccupa di tutto perché sa che da esso provengono
grandi gioie e/o grandi problemi.
Lo Stato Italiano conferisce ad ogni suo cittadino, e quindi al popolo intero, questo
grande privilegio, costato molti secoli di lotte sociali (Art. 1). Non possiamo far finta di
nulla: siamo responsabili di tutto quello che avviene nella e per la nostra Nazione.
Dobbiamo assumere questo onere, che è anche un onore, ed, oggigiorno, questo fatto ha
una rilevanza ancora più massiccia perché non possiamo più ragionare meramente a
livello nazionale, ma dobbiamo pensare spessissimo a livello globale.
Il fenomeno della globalizzazione, infatti, ha azzerato molti vincoli, specie quelli
territoriali e quelli temporali
3
, e ha fatto sì che il pianeta sia diventato un unico grande
sistema di relazioni
4
: ciò che accade a Tokio, può avere ripercussioni a Reykjavík ( e
viceversa). È quello che alcuni studiosi hanno chiamato “effetto farfalla”: l'idea è che
piccole variazioni nelle condizioni iniziali producano grandi variazioni nel
comportamento a lungo termine di un sistema.
Non è detto che tutti i nostri gesti possano avere questo tipo di effetti, ma
sicuramente, ragionando a livello sistemico e pragmatico, hanno delle conseguenze
sull’umanità intera: basti pensare all’uso dell’automobile anche per brevi tragitti,
moltiplicato per molti milioni di veicoli, si ottiene il problema dell’inquinamento della
Terra; o l’attenzione ad evitare gli sprechi di ogni genere, per esempio quello
dell’acqua, che può portare ad avere effetti largamente benefici, specie nelle zone con
tendenza alla siccità.
Ognuno di noi deve riconoscersi membro di questo grande sistema che è l’umanità
e l’ecosfera: bisogna accorgersi che il locale è parte integrante del globale, che il
1
- Il termine è “rubato” da Don Milani che lo utilizza spesso nel libro L’obbedienza non è più una
virtù. Ecco un frammento di brano da cui è stato preso: “Avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono
tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è ormai più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni,..”.
- Anche la Costituzione la adotta: “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La
sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.” Art. 1.
2
“I care”, L. Milani, L’obbedienza non è più una virtù, Stampa Alternativa, Roma, 2003.
3
“Nei fatti, la globalizzazione è una trasformazione permanente che non si struttura in uno stato
raggiunto e stabile e non opera in tutti i campi dell’agire umano allo stesso modo, trasformazione che è
stata resa possibile dall’abolizione degli ostacoli tecnici più che economici, cioè dall’abolizione delle
distanze e del tempo.” S. Tramma, Educazione e modernità, p 72, Carocci, Roma, 2005.
4
Un esempio lampante è la “Grande Ragnatela Mondiale” delle informazioni (World Wide Web).
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privato è in simbiosi con il pubblico, che l’inconscio esercita le sue influenze sul
conscio e che tutte le nostre azioni, specialmente quelle più piccole e quotidiane,
modificano le relazioni all’interno di questo insieme. Dobbiamo pertanto munirci di un
forte senso di responsabilità critica.