Introduzione
"Ci si serva del giornale per isolarsi in
un mezzo di trasporto pubblico o per
coinvolgersi nella vita della comunità
mentre si gode del proprio isolamento, il
mosaico giornalistico riesce [comunque l a
svolgere una funzione comp lessa e a
molteplici livelli di consapevolezza e di
partecipazione di gruppo alla quale il
libro non è stato mai in grado di
adempiere. "
M .Mc. Luban, Gli strumenti del
comunicare, Milano, TI Saggiatore, 1963,
p.230
La mia tesi prende aVVIO con questa citazione di Marshall Mc.
Luhan in quanto oggetto di questo studio vuole essere il gusto
letterario degli anni '90 così come esso si configura e viene trasmesso
attraverso le pagine culturali di un quotidiano molto diffuso in Italia,
"La Repubblica".
La decisione di basare questa ricerca su di un prodotto giornalistico
e di procedere dunque attraverso l'analisi delle pagine culturali del
quotidiano romano degli anni 1991-1992, è stata determinata da
diversi motivi, il primo fra i quali è, parafrasando Mc. Luhan, la
socialità, elemento secondo me fondamentale per quanto riguarda il
fenomeno della trasmissione culturale.
Il giornale è infatti il risultato di una serie di operazioni collettive
che si rivolge alla comunità tutta, la quale a sua volta cerca in esso una
conferma del proprio modo di concepire il mondo, delle proprie idee
ed una risposta dunque ai propri interessi l
l Su questo argomento vedi R. GUBERN, Immagine e messaggio nella cultura di massa,
(1974), Napoli, Liguori, 1976, pp. 173-237.
"Le prime notizie che cerchiamo sul giornale sono quelle
che conosciamo già. [ ... ]. La stampa ripete l'eccitazione
che abbiamo provato nel servirei della nostra intelligenza,
ed è servendoci della nostra intelligenza che possiamo
trasformare il mondo esterno nel tessuto della nostra
persona . ,.2
Specchio di quanto accade nel mondo ed interprete del proprio
tempo, grazie all' affinità ideologica ed al rapporto fiduciario che
instaura con i propri lettori, il giornale ha però anche una funzione
fonnativa ed il potere di condizionare le idee e le scelte del proprio
pubblico.
Esso si rivela dunque un efficacissimo mezzo di pubblicizzazione,
di "immissione dell'opera in un circuito di distribuzione [che l può
condizionare o determinare il consumo, o i tipi di consumo,
dell' opera".
3
La scelta di assumere quale oggetto di ricerca e di analisi un
prodotto giornalistico, e per di più quotidiano, pone ovviamente dei
limiti a questo studio.
La stretta periodicità che in esso scandisce i tempi della critica e la
sua stessa organizzazione comportano infatti un innegabile rischio di
approssimazione e di poco approfondimento dei testi di volta in volta
recensiti. La contemporaneità degli stessi implica inoltre, e per l
recenson e per chi sulle recensioni fonda la propria ncerca,
un 'inevitabile rinuncia "alla prospettiva dell'opera completa e delle
spiegazioni che le opere posteriori possono dare alle implicanze di
quelle precedenti,~4
2M. MC.LUHAN, Gli strulI/enti del cOlI/ unicare (1967), Milano, Il Saggialore, 1971, pp.
225-2 26 .
' E. GUAGNINI, Letteralura e giornale, Palermo, Palumbo, 1979, p. 62.
'R. WELLEK - A. WARREN, Teoria della letteratura (1942), Bologna, Il Mulino, 1985,
p. 57.
Il
A fronte di tale svantaggio, che costringe la critica militante ad un
giudizio autonomo, privo del conforto che deriva da un utile confronto
con altri studi, credo tuttavia che, proprio per i medesimi motivi, il
giornale possa offrire nel contempo degli innegabili .vantaggi, i primi
fra i quali consistono nella possibilità, per i critici che su di esso
scrivono, "di conoscere l'ambiente ed il tempo" al quale le opere
appartengono e nelI' occasione, per gli stessi, "di entrare in personale
familiarità e corrispondenza con gli autori e di porre ad essi delle
domande~,5
Resta da chiarire perché, tra i molti quotidiani italiani, la scelta sia
caduta proprio su "La Repubblica".
Anche in questo caso sono molteplici i motivi che hanno orientato
in tal senso la mia attenzione.
Prima di specificarli è necessaria però una premessa: il quotidiano
creato da Scalfari non è, ai fini di questo studio, da considerarsi
semplicemente come un contenitore, o un mero strumento di analisi; è
esso stesso oggetto di ricerca e al medesimo sono interamente dedicati
i primi capitoli di questa tesi.
Perché dunque "La Repubblica"?
Innanzitutto perché si tratta di un giornale nuovo (e tale sotto molti
aspetti), che ha un pubblico piuttosto giovane (l'età media è poco oltre
i 30 anni), elemento quest'ultimo che mi sembra poter garantire una
buona base per l'individuazione della nascita di un certo gusto
letterario rispettivamente alle ultime generazioni.
Inoltre, benché sia nato come "giornale che ha assunto
l'impossibilità di fare in Italia un organo per le grandi masse, [ ... ]
5lbidelll.
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rivolto ad un'élite in crescita, ai settOli del paese che contano,,6, e
politicamente molto caratterizzati, in realtà esso ha via via allargato i
propri contenuti e intensificato la sua vicinanza, anche dal punto di
vista del linguaggio, ai settimanali.
Pm non essendo diventato un giornale "omnibus ", che va bene cioè
per tutti, "La Repubblica" ha conquistato negli anni una sempre più
ampia fascia di pubblico, magari meno élitario e forse anche meno
colto, di SICurO meno caratterizzato politicamente, ma ancora
"giovane, molto attento, esigente, non conformista. [Un pubblico]
poco disposto ad accettare passivamente quello che gli si propina,,7
"La Repubblica" è diventata dunque un "giornale popolare m
temlÌni di diffusione"
8
Il quotidiano romano è poi l'unico giornale in Italia fondato e
diretto per vent'anni dalla stessa persona: Eugenio Scalfari
9
La mia tesi punta infme la sua attenzione, tra i vari quotidiani ID
circolazione, proprio su "La Repubblica" anche perché, nonostante
molti sostengano che un grave condizionamento cui è sottoposto oggi
il critico lnilitante consista nella mancanza di appropliati spazi di
sviluppo sulle pagine dei quotidiani, nlÌ sembra di poter affelmare che
il quotidiano di Piazza Indipendenza 11011 è avaro di spazio per quanto
6 A. ASOR ROSA, Il giornalista: appunti sulla fisiologia di un mestiere difficile, in AA.
VV" Storia d 'Italia, Annali, voI. IV, Torino, Einaudi, 1981, p. 1252.
7 REDAZIONALE, Viva lo Repubblica, in "Panorama", 1976, n, 523,
'N, AJELLO, Lezioni di giornalismo, COlli 'è cambiata in 30 anni lo stampa italiana,
Milano, Garzanti, 1985, p,168.
9 Eugenio Scalfari, all'età di 72 anni, ha lasciato la direzione del quotidiano da lui creato il
5 Maggio 1996 adducendo tre motivi che lo avrebbero indotto a questa decisione: "II
primo motivo è che sento di essere diventato ripetitivo, a volte stanco me stesso, il secondo
è che desidero vedere se questa barchetta è diventata una nave, in grado di navigare senza
di me, Infine l'ultimo è più personale: voglio verificare se posso avere un ruolo senza più
la corazza del direttore" (S, M" Scalfari, addio e lacrime, in "La Nuova Venezia", 3
Maggio 1996).
A Scalfari, che comunque ne "La Repubblica" continua a svolgere mansioni editoriali, è
succeduto, a partire dal 6 Maggio 1996, Ezio Mauro, già direttore de "La Stampa" dal
Settembre 1992 e giornalista da sempre fra i più stimati dal fondatore del quotidiano di
Piazza Indipendenza che nel 1988 lo aveva chiamato a svolgere per "La Repubblica" il
ruolo di corrispondente da Mosca,
IV
liguarda la cultura lettenuia la quale è, tra l'altro, per lo più affidata a
fl1llle molto autorevoli.
Per quanto riguarda la periodizzazione, questo studio prende in
considerazione un arco di tempo limitato, il 1991-1992, con ampi
riferimenti al 1976, anno di nascita de "La Repubblica".
Si tratta di periodi entrambi caratterizzati da una grave cnsl
fmanziaria per i quotidiani ed economica e politica per il Paese intero.
In questi anni così travagliati e difficili, ogni giornale ha esercitato
un molo primario nell'orientamento dell'opinione pubblica.
Partecipando infatti totalmente al processo collettivo, essendo fatti
da uomini che quotidianamente vivono, riportano ed elaborano un loro
pensiero su una storia che è anche di altri, i giornali non si limitano a
fornire un resoconto degli avvenimenti: li interpretano e a volte li
determinano.
I giornali sono dunque strumenti retorici
1o
che, attraverso la loro
forma a mosaico, il loro linguaggio e la loro autorità, cercano di
ottenere il consenso del pubblico.
In un giornale come "La Repubblica" l'elemento retorico è un
principio costitutivo rintracciabile a tutti i livelli, e questo in particolar
modo negli anni analizzati, proprio perché densi di problemi e di
necessarie valutazioni.
Chiave di lettura de "La Repubblica" dei primissimi anni Novanta
sono evidentemente gli editoriali di Eugenio Scalfari, ma l'intero
giornale concorre a rendere UIÙversale (nei limiti ovviamente della sua
diffusione e della sua carica di persuasività) la propria posizione
inerentemente alla realtà politica, economica e culturale del Paese.
IO Uso d'ora in poi il concetto di retorica nel senso chiarito da C. PERELMAN, Il dominio
retorico. Retorica e argomentazione (1977), Torino, Einaudi, 1981 , cioè come pratica che
s'interessa di discorsi probabili e verosimili (idee) sottratti aU'assolutezza della verità e il
cui fine consiste nell'ottenere l'adesione dei destinatari.
v
I titoli, fOlti, toccanti, m quanto fmalizzati ad agrre
psicologicamente sul lettore, obbediscono al processo retorico della
commozione.
La parte più argomentata del giornale, gli ruticoli "dettagliati", più
ragionati e soprattutto affidati a personaggi-giornalisti in vista,
contribuiscono a rafforzare la convinzione.
Le inchieste, così presenti per la prima volta propno ne "La
Repubblica", diventano prove e testimonianze del messaggio che il
giornale intende trasmettere.
Infme, fmalizzata alla persuasione, è la dispositio, l'ordine, la
divisione in cui è organizzato il giornale ed il rapporto tra le sue parti.
L'ultimo atto è l'elocutio, il linguaggio, la scrittura.
VI
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Tra innovazione e tradizione
Quotidiano nazionale d'infonnazione fondato a Roma da Eugenio
Scalfari e Carlo Caracciolo, edito da una società per azioni il cui
capitale è stato sottoscritto per il 50% dalla Casa editrice Mondadori
e l'altTa metà dall"'Espresso" , "La Repubblica" esce per la prima
volta il 14 Gennaio 1976.
Fin dall'esordio si presenta come una grande novità nel panorama
del giornalismo italiano, in quanto tentativo di rispondere
contemporaneamente a due obiettivi distinti ma strettamente interrelati
fra loro, l'uno di carattere editoriale e l'altro di carattere politico.
Dal punto di vista editoriale, "La Repubblica" rappresenta una vera
e propria scommessa: il fonnato tabloid, la sua impaginazione
"topicalizzata"l , la scelta dei contenuti, l'ampio spazio dedicato alle
inchieste e alle interviste, l'abolizione della tradizionale terza pagina e
la sostituzione della stessa con due pagine (centrali) dedicate agli
avvenimenti culturali, spesso affidate a grandi critici, nonché la
presenza di pagine di economia, conferiscono al giornale un taglio del
tutto inedito per un quotidiano e molto simile invece a quello dei
settimanali.
l n tennine è stato usato da M. LIVOLSI, lA fabbn " ca delle notizie Una ricerca sul "Corriere della
Sera " e "lA Repubblica", Milano, Angeli, 1984, per indicare l'omogeneità delle notizie presente
nelle pagine de "La Repubblica". Tale omogeneità può essere inunediatamente evidente oppure può
essere ottenuta attraverso particolari espedienti grafici (quale ad esempio la. filettatura). In entrambi
i casi essa è rivolta a defin ire un percorso di lettura che inevitabilmente suggerisce anche una
precisa interpretazione dei fatti.
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