4
particolari che si differenziano tra loro per livello di rendimento, opportunità di
crescita e grado di rischio.
In tale contesto, il processo di comunicazione non può limitarsi alla sola informativa
finanziaria globale, in quanto non sufficiente per comprendere tutti gli aspetti della
gestione aziendale. Diviene, pertanto, inevitabile procedere ad una scorporazione
dell’attività d’impresa nelle varie unità di business che la caratterizzano, al fine di
procedere ad un’accurata analisi dell’andamento passato e della presumibile
evoluzione futura della gestione.
L’esigenza avvertita dai vari interlocutori, in particolare investitori, consiste nella
necessità di conoscere con chiarezza il rapporto beneficio/rischio correlato ad ogni
singola area strategica d’affari, così da poter assumere in maniera più consapevole le
proprie decisioni d’investimento. Infatti, per poter capire in che direzione si sta
muovendo l’attività di impresa è necessario sia conoscere la sua situazione a livello
aggregato, sia studiare la stessa analiticamente sotto il profilo dei suoi diversi settori
di attività. Da queste brevi considerazioni si può evincere la rilevanza della
reportistica settoriale, la quale permette di integrare le informazioni contenute nel
bilancio.
Nel contesto italiano, i primi accenni ad un’informativa di settore si hanno con in
seguito all’applicazione del D.Lgs. 127/91. Tale decreto, pur non richiedendo la
5
predisposizione di un’articolata informativa, laddove significativa, prevedeva di
menzionare, all’interno della Nota Integrativa, i ricavi di vendita divisi per categorie
di attività o aree geografiche, e di evidenziare, nella Relazione sulla Gestione, ogni
altra notizia o dato a livello di settore.
I primi, più consistenti, accenni alla normativa in tema di reportistica settoriale si
hanno negli Stati Uniti e risalgono al 1976, in seguito all’emanazione da parte del
Financial Accounting Standard Board (FASB) dello SFAS 14 “Financial Reporting
for Segment of a Business Enterprise”. A livello europeo, invece, la prima
regolamentazione si ha nel 1981 con la pubblicazione dell’International Accounting
Standard 14, denominato “Reporting Financial Information by Segment” da parte
dell’International Accounting Standard Commitee (IASC).
Nel corso degli anni, le versioni originali dei due principi hanno iniziato a mostrare i
numerosi limiti e le diverse lacune che li caratterizzavano. Per questo motivo, gli
organismi di contabilità, sia a livello europeo che statunitense, sono giunti ad una
revisione degli stessi e nel 1997 hanno redatto, rispettivamente, il nuovo IAS 14
“Segment Reporting” e lo SFAS 131 “Disclosure about Segments of an Enterprise
and Related Information”.
In questi ultimi anni, la discussione circa la problematica dell’informativa
economico-finanziaria a livello disaggregato è stata riaffrontata all’interno del
6
Memorandum d’intesa siglato dallo IASB e dal FASB, e precisamente,
contestualmente alla stesura del “Piano di convergenza a breve termine”.
Il “convergence project”, in materia settoriale, è stato avviato dallo IASB nel 2003 ed
ha condotto all’approvazione e pubblicazione di un nuovo standard contabile,
l’International Financial Standard Reporting 8 “Operating Segments”, che a partire
dal 01 gennaio 2009 sostituirà lo IAS 14.
Il presente lavoro affronta il tema della reportistica di settore, analizzandola nella sua
evoluzione storica, sia sul piano dei principi contabili internazionali che sul fronte
statunitense degli US GAAP.
Il primo capitolo offre una panoramica del contesto in cui si inserisce, ovvero quello
relativo alla comunicazione aziendale, e analizza il processo di evoluzione
dell’informativa di bilancio, ripercorrendo le tappe più importanti del processo di
armonizzazione contabile e, in particolare, l’attenzione si concentra sugli eventi più
recenti di convergenza fra Europa e Stati Uniti.
Nel secondo capitolo, invece, viene esposta e spiegata la tematica della reportistica di
settore, nonché le modalità con cui la stessa è stata normata a livello italiano, europeo
e statunitense.
Il lavoro prosegue parlando, nel terzo capitolo, del nuovo principio contabile
internazionale emanato dallo IASB in attuazione, appunto, del progetto comune
7
avviato dai due più autorevoli organismi contabili. In particolare, vengono descritte le
“novità” dell’IFRS 8 rispetto al suo precedente IAS 14, e analizzata la filosofia del
“management approach”.
Infine, nel quarto capitolo, la tematica viene ricondotta alla realtà pratica di
un’importante azienda, la “Indesit Company S.p.A.”, e si vedrà il rilievo che il
Gruppo ha dato alla comunicazione ed all’informativa di settore. Si porrà attenzione,
in particolare, alle modifiche, nel corso degli anni, questa ha avuto. Infine,
esamineremo le modalità con cui l’azienda si sta preparando al fine di rispondere al
meglio all’entrata in vigore del nuovo principio contabile internazionale, nonché i
presumibili principali cambiamenti che interverranno all’interno dell’informativa
economico-finanziaria offerta al pubblico a partire dall’esercizio 2009.
8
9
CAPITOLO I
LO STRUMENTO PRIMARIO DELLA COMUNICAZIONE:IL BILANCIO
I. 1 IL RUOLO DELLA COMUNICAZIONE NELL’IMPRESA
“L’azienda è un sistema di forze economiche che sviluppa, nell’ambiente di cui è
parte complementare, un processo di produzione o di consumo…” 1.
L’azienda è un organismo che si pone in stretto contatto con l’ambiente esterno e
proprio per questo motivo viene definita come “sistema aperto”.
Lavorando in simbiosi con l’esterno, l’azienda entra in contatto con numerosi soggetti
che si qualificano come “portatori di interessi”, in quanto partecipi delle sorti della
stessa. Quindi, un’azienda, privata o pubblica che sia, profit o non profit, per
raggiungere i suoi scopi deve costantemente confrontarsi con il mondo esterno e
divenire, perciò, soggetto di comunicazione.
Con il termine comunicazione s’intende “…tutto ciò che, esplicitamente o
implicitamente, incide (modificandoli o rafforzandoli) sugli atteggiamenti e sui
comportamenti delle persone” 2.
Occorre precisare che non bisogna confondere la comunicazione aziendale con il
1
Amaduzzi A., “L’azienda nel suo sistema e nell’ordine delle sue rilevazioni”, citato in Marchi L.,
“Introduzione all’economia aziendale”, Giappichelli Editore, Torino, 2001, pag. 10.
2
Corvi E., “La comunicazione aziendale. Obiettivi, tecniche, strumenti.”, Egea, Milano, 2007, pag.5.
10
concetto d’informazione: infatti, mentre nel processo d’informazione ci si limita alla
semplice elaborazione e trasmissione dei dati, nell’ambito della comunicazione tale
processo si estende anche a monte e a valle, ovvero, la comunicazione annovera tra le
sue attività anche un’analisi ex-ante dei bisogni su cui basare i flussi informativi e
una considerazione ex-post degli effetti che essa ha prodotto nei suoi destinatari.
Il termine comunicazione deriva dal latino “communis” che significa comune;
l’elemento caratterizzante ogni forma di comunicazione è da ricercarsi nel fatto che
essa si svolge a livello interpersonale e quindi permette di mettere in comune tra due
o più soggetti informazioni, sensazioni e pensieri.
La comunicazione aziendale può essere svolta sia internamente ad essa, con
l’obiettivo di orientare e condizionare i comportamenti dei soggetti operanti
nell’impresa, oppure essere diretta all’esterno e finalizzata a creare una sorta di
avvicinamento tra l’azienda ed il suo ambiente di riferimento.
L’obiettivo della comunicazione esterna d’impresa è quello di esprimere ed
esplicitare le capacità della stessa (competenze distintive, valori e spirito di fondo,
mission…), in modo da rendere visibile e condivisibile tutto ciò che essa rappresenta,
le sue attitudini e i suoi punti di forza, al fine di mobilitare ed attrarre le risorse
tangibili ed intangibili disponibili nell’ambiente esterno e necessarie per il suo
sviluppo: la comunicazione d’impresa risulta essere un’importante mezzo per
11
ottenere credibilità, fiducia e legittimazione dall’ambiente circostante (Figura. I.1).
Figura I.1 “Ruolo della comunicazione nel sistema gestionale d’impresa”
Fonte: Corvi E., Comunicazione di impresa e investitor relation, Egea, Milano, 2000, pag 17.
AMBIENTE /
MERCATO
CULTURA
RISORSE COMUNICAZIONE MECCANISMI
OPERATIVI
STRUTTURA
ATTIVITA’ OPERATIVA STRATEGICA
COSA SA
FARE
IMMAGINE
COM
UN
IC
A
Z
IO
N
E
IM
PR
E
SA
SAPER
FARE
FARLO
SAPERE
FARE
12
Il ruolo della comunicazione d’impresa ha registrato un crescendo d’importanza
notevole nel corso degli anni, dietro la scia dell’ampliamento del numero di
interlocutori coinvolti nella dinamica aziendale e dell’accresciuta interazione ed
interdipendenza degli attori economici e sociali. Il moltiplicarsi di aspettative ed
interessi differenti che ruotano attorno all’impresa ha obbligato la stessa a rispondere
ai vari fornitori di risorse in maniera efficace ed efficiente al fine di ottenerne un
elevato livello di credibilità ed instaurare in essi una sorta di adesione emozionale ed
apprezzamento affettivo: “…la comunicazione deve accrescere la trasparenza, non
deve diminuirla…” 3.
L’immagine che un individuo ha di un’azienda influenza in modo significativo le
decisioni inerenti la stessa. Sviluppare negli stakeholders un’idea di serietà,
affidabilità e fiducia è un obiettivo che l’azienda può perseguire soltanto tramite una
buona comunicazione d’impresa. Possiamo asserire che l’azienda comunica per
migliorare la propria identità ed immagine al fine di creare un vantaggio competitivo
ed avere un successo duraturo nel tempo. Infatti, l’obiettivo dominante nello
svolgimento dell’attività di comunicazione è quello di creare e diffondere il valore
dell’impresa.
3
Corvi E., Comunicazione di impresa e investitor relation, Egea, Milano, 2000, pag. 11.
13
Come già affermato in precedenza, l’impresa è un sistema aperto verso il quale
convergono un insieme di interessi e scopi tra loro differenti e spesso incompatibili:
la comunicazione è l’elemento in grado di creare compattezza ed unicità nell’impresa,
ovvero possiamo affermare che “…la comunicazione è il legame che consente
comportamenti coordinati dei suoi elementi verso il raggiungimento di fini
comuni…” 4.
Seppure con pesi ed articolazioni diversi, in tutte le imprese si possono individuare
quattro aree di comunicazione:
− comunicazione commerciale, destinata al mercato dei clienti finali e/o
intermedi;
− comunicazione istituzionale, volta a migliorare le relazioni con i vari soggetti
pubblici ed istituzionali;
− comunicazione gestionale, volta a soddisfare le necessità informative dei
soggetti coinvolti nella gestione aziendale;
− comunicazione economico-finanziaria, indirizzata ai vari portatori di risorse.
Il sistema informativo di bilancio5 è il principale mezzo di trasmissione delle
4
Amigoni F., “La comunicazione interna come strumento di management”, 1991, in Corvi E.,
“Comunicazione di impresa e investor relation”, Egea, Milano, 2000.
5
Il bilancio può essere inteso come quello strumento tecnico-contabile ideato per rappresentare, con
riferimento ad un dato lasso di tempo, l’attività svolta dall’impresa, ovvero l’economia della stessa
durante il suo divenire.
14
informazioni economico-aziendali all’ambiente in cui l’impresa si trova ad operare.
Nell’ambito del presente lavoro si ritiene opportuno analizzare, nei paragrafi a
seguire, soltanto il tema relativo alla comunicazione di tipo economico-finanziaria, in
quanto rappresenta l’ambito in cui si inserisce la questione della reportistica di
settore, argomento principale della nostra discussione.
I. 2 L’INFORMATIVA ECONOMICO-FINANZIARIA
L’informativa economico-finanziaria è una delle forme in cui si manifesta l’attività di
comunicazione d’impresa. Essa racchiude un insieme di dati e notizie volti a
migliorare la qualità delle relazioni con l’esterno ed in particolare con i vari portatori
di risorse.
L’informativa economico-finanziaria deve esplicitare tutti gli elementi in grado di
esprimere la dimensione economica dell’impresa, evidenziare gli eventuali incrementi
di valore del capitale economico e quindi, in sostanza, rendere percepibile a tutti i
soggetti interessati il suo essere un operatore economico volto a conseguire “…un
equilibrio economico a valere nel tempo…” 6.
“…La comunicazione economico-finanziaria deve essere considerata come il
complesso delle comunicazioni effettuate attraverso qualsiasi canale di diffusione
6
Giannessi E., “Considerazioni critiche intorno al concetto di azienda”, 1960, citato in Marchi L.,
“Introduzione all’economia aziendale”, Giappichelli Editore, Torino, 2001, pag. 11.
15
dalla direzione aziendale alle varie classi di interesse in essa convergenti
sull’evoluzione dell’aspetto reddituale, finanziario e patrimoniale dell’impresa…” 7.
Fino agli inizi degli anni Settanta la comunicazione economico-finanziaria era
considerata solo come un mero processo di divulgazione di dati e notizie che, alla
maggior parte delle imprese, appariva come una violazione del principio della
“riservatezza aziendale”. La successiva e rapida evoluzione del sistema ambientale ed
economico ha “obbligato” le aziende ha rivalutarne l’importanza tanto da arrivare a
considerare l’informativa societaria fondamentale per la sopravvivenza della stessa
impresa: una corretta ed articolata informativa, sui contenuti e sui risultati dell’attività
svolta, è oggi considerata necessaria per ottenere fiducia dai vari portatori di risorse.
Il valore creato da tale forma di comunicazione può essere sintetizzato in credibilità
reddituale, patrimoniale e finanziaria. Un’impresa capace di rafforzare tali aspetti,
riesce a crearsi attorno un clima di sicurezza e legittimazione tale da ridurre il rischio
specifico percepito dagli interlocutori, e, di conseguenza, ciò potrebbe comportare in
capo all’impresa stessa, la possibilità di ottenere i fattori produttivi, necessari per il
normale svolgimento dell’attività, a condizioni più vantaggiose rispetto ai propri
competitors.
7
Corvi E., “Economia e gestione della comunicazione economica-finanziaria d’impresa”, Egea, 1997,
pag. 19.
16
Gli obiettivi perseguiti dall’informativa economico-finanziaria sono innumerevoli e
variano a seconda del ciclo di vita dell’impresa e del momento particolare che questa
sta attraversando8.
Per perseguire tali obiettivi è necessario che ogni azienda si doti di un “progetto
comunicativo” che sappia tarare le strategie di comunicazione sulla base dei soggetti
a cui è indirizzata. Tale progetto parte dal presupposto che l’azienda sia giunta a
considerare la comunicazione alla pari di un investimento volto ad acquisire un bene
intangibile che, se correttamente gestito, è in grado di produrre notevoli effetti in
termini di diffusione e creazione di valore d’impresa nonché diventare un’importante
fonte di vantaggio competitivo. La sua realizzazione non può prescindere
dall’attuazione di una preventiva analisi dei bisogni informativi avvertiti dai
destinatari (Figura. I.2) e da una successiva fase di feed-back volta a comprendere le
modalità di interpretazione del messaggio da parte dei riceventi, a studiare i
cambiamenti che la comunicazione ha prodotto nei loro comportamenti e, infine,
qualora necessario, a rivedere le scelte future alla luce dei risultati ottenuti.
8
A titolo esemplificativo possiamo elencare alcuni dei principali obiettivi della comunicazione
economico-finanziaria: ottenere capitali necessari all’espansione aziendale, massimizzare il prezzo del
collocamento e sostenere la quotazione in Borsa, supportare le operazioni finanziarie, aumentare la
credibilità e l’immagine dell’impresa, ecc.