3
Introduzione.
L’espansione della frontiera agricola atta all’esportazione, in primis della soia, è un fenomeno
che negli ultimi trent’anni ha coinvolto, in modo diverso e con distinte implicazioni, gran parte
dei territori mondiali.
Questo fenomeno ha avuto conseguenze negative in termini ambientali, economici e sociali che
si sono riversate in particolare sui territori più fragili e sugli Stati che fanno della propria eco-
nomia agraria orientata all’esportazione la chiave del loro sviluppo economico.
La soia è diventata negli ultimi decenni una coltivazione essenziale, poiché essendo alla base
dell’alimentazione zootecnica, l’espansione degli allevamenti intensivi ha portato ad una do-
manda sempre crescente di tale prodotto.
Il caso di studio preso in considerazione in questo lavoro è l’Argentina, territorio in cui l’espan-
sione della frontiera agricola per la coltivazione atta all’export ha prodotto la deforestazione di
aree ecologiche fragili e danni ambientali inenarrabili e ha portato allo sfratto di comunità in-
digene che da secoli abitavano questi spazi e che sono alla base delle loro strutture sociali.
Il contesto argentino in particolare, con le sue contraddizioni e le sue complessità, ha creato
negli ultimi decenni uno scenario politico che ha favorito il fenomeno in questione e ha reso
più gravi i danni appena descritti.
Nel primo capitolo di questo lavoro, si andranno ad analizzare le politiche economiche agrarie
e il contesto storico che nell’ultimo secolo hanno favorito ed esacerbato l’apertura sempre più
evidente alle multinazionali straniere dell’agro-business. Da questa analisi apparirà subito evi-
dente come tutti i governi che si sono succeduti, a prescindere dallo schieramento politico, ab-
biano in modi diversi accentuato il fenomeno e le sue conseguenze.
Infatti se i governi neoliberisti, da Menem negli anni ’90 a Macri fino al 2019, hanno espresso
senza filtri la loro apertura nei confronti delle multinazionali di agro-business, allo stesso modo
i governi Peronisti, in particolare le amministrazioni Kirchner, hanno protratto questa apertura,
spesso celandola dietro il progetto nazional-popolare inclusivo nei confronti delle classi rurali
della popolazione e con l’introduzione in posizioni politiche governative di leaders di movi-
menti contadini popolari.
Le citate multinazionali straniere, sono argomento centrale del secondo capitolo, nel quale viene
trattato il caso di studio di un’azienda, Monsanto, che ha giocato un ruolo da protagonista in
Argentina, a partire dall’introduzione nel paese nel ’96, della prima soia OGM approvata nel
paese, la Roundup Ready.
4
L’introduzione di questo prodotto ha dato il via al processo che ha portato alla situazione attuale
nel paese. Un processo costellato di accordi col governo, contraddizioni politiche e l’insinua-
zione sempre più profonda dell’azienda nel tessuto socio-economico Argentino.
Le conseguenze ambientali e sociali in particolare sulle popolazioni indigene locali sono alla
base del terzo capitolo. Nella parte dedicata alla questione ambientale i temi di studio principali
sono la deforestazione, la desertificazione dei suoli, la perdita di servizi ecosistemici e di bio-
diversità, con un focus sul glifosato, una sostanza alla base degli erbicidi e pesticidi più utilizzati
e che, secondo numerosi studi ha provocato in Argentina conseguenze disastrose sull’ambiente
e sulle popolazioni autoctone.
Le comunità indigene e contadine che abitano questi spazi, sono il tema fondante della seconda
parte di questo capitolo che si incentrerà sul ruolo dei governi nel processo di abbandono delle
campagne e sulla risposta delle comunità, esemplificate in questo lavoro attraverso il caso della
comunità Chaqueña Qom Potae Napocna Navogoh nel suo travagliato processo di militanza e
di lotta sociale e politica contro i danni subiti dall’espansione della frontiera agricola della soia.
Data l’attuale interdipendenza economica nel contesto mondiale, è necessario nell’ambito di
qualsiasi ricerca, coinvolgere questa dimensione d’analisi. Il quarto capitolo andrà ad analizzare
dunque il ruolo dell’Unione Europea nel processo di espansione della frontiera agricola e dei
danni correlati. L’UE, a causa del bisogno sempre crescente di soia e di prodotti basati su di
essa, è costretta annualmente ad importarne ingenti quantità, soprattutto di varietà OGM.
La dipendenza dall’import di soia OGM condurrà nel quarto capitolo all’analisi della regola-
mentazione nella PAC degli OGM e del glifosato. Si andranno inoltre ad esaminare le contrad-
dizioni sottese ai piani europei in termini ambientali, soffermandosi sull’esternalizzazione dei
danni ambientali perpetrata dall’Unione Europea, che si esplica nel gap tra le ingenti importa-
zioni di soia e le politiche di protezione del territorio domestico.
L’analisi critica è costruita in questo lavoro attraverso lo studio e la consultazione di saggi
scientifici, documenti della Commissione Europea e del Governo Argentino, al fine di attuare
un esame fondato e solido sulle contraddizioni del modello di produzione agricola vigente.
5
Capitolo 1. Cronologia storica della politica dell’agro-export in Argentina, dalle origini
a Macri
1.1 La politica economica dell’agro-export argentino, dalla costruzione dello Stato-Nazione al
governo di Menem
La storia argentina è strettamente intrecciata con l'agro-export delle materie prime, prodotte in
particolare nella regione della Pampa, che abbraccia le fertili pianure al centro del paese che
furono sin dalla fine dell’800 la culla di questo tipo di economia agraria orientata all’esporta-
zione. Dopo la costruzione dello Stato-Nazione gli immigrati europei popolarono la Pampa tra
la fine del XIX e l'inizio del XX secolo ma già nella seconda metà dell'Ottocento l'Argentina
conobbe un rilevante sviluppo economico, che tuttavia non intaccò il predominio delle tradi-
zionali élite agrarie, composte principalmente da famiglie di proprietari terrieri che esportavano
grano e bestiame e avevano stretti legami con il settore finanziario.
1
Uno dei compiti fondamentali svolti dallo Stato nazionale consolidato a partire dall’ultimo ven-
tennio dell’800 fu quello di attuare una politica sistematica di trasferimento di terre pubbliche
in mani private attraverso la donazione, la vendita o la ricompensa per servizi resi alla Nazione.
La concentrazione di terra nelle mani di pochi e l'espansione di grandi latifondi furono le più
importanti conseguenze note di questo tipo di politica.
2
Il nord argentino, a differenza della Pampa, è stato storicamente abitato dai discendenti di po-
polazioni autoctone e la sua produzione agraria regionale era orientata al mercato interno piut-
tosto che al commercio globale. Nel nord dell'Argentina, le piantagioni di zucchero, la produ-
zione di cotone e lo sfruttamento delle foreste native hanno storicamente modellato l'accumu-
lazione di capitale.
Alla fine del XIX e per tutto il XX secolo, lo Stato ha promosso l’agro-industrializzazione at-
traverso la produzione di zucchero nelle province di Tucumán e Salta, cotone a Chaco e For-
mosa, tabacco a Misiones, Salta e Jujuy, yerba mate e tè a Misiones. Queste agro-industrie erano
controllate da élite regionali, ma impiegavano anche lavoratori rurali e acquistavano i raccolti
coltivati da piccoli agricoltori e contadini. Attraverso questo processo, le popolazioni indigene
e i lavoratori subirono un processo di meticciato e campesinización
3
, fenomeni che hanno con-
tribuito alla omogeneizzazione delle diverse identità etniche rurali.
1
P. Lapegna (2019) The political economy of the agro ‐export boom under the Kirchners: Hegemony and passive
revolution in Argentina. Journal of Agrarian Change. Pag. 315
2
S. Bandieri (2005). Del discurso poblador a la praxis latifundista. Mundo Agrario, vol. 6, nº 11.
Universidad Nacional de La Plata. Facultad de Humanidades y Ciencias de la Educación. Pag. 1
3
Si tratta di un insieme di processi che promuovono l'omogeneizzazione delle diverse identità etniche, culturali,
economiche e sociali delle popolazioni rurali, sotto la categoria "contadina".
6
Durante il periodo nazionalista dell’industrializzazione, la citata èlite agraria dominante diventò
il target prediletto del progetto popolare guidato da Juan Domingo Peròn, il quale prese il potere
nel 1946, dopo aver prestato servizio come Segretario del lavoro per un governo che migliorò
i contratti di affitto per gli inquilini, ridusse i prezzi di affitto dei terreni e vietò gli sfratti di
terra. Il ruolo di Perón è stato inoltre determinante nella creazione di leggi per proteggere i
lavoratori rurali nel 1944 e nel 1946. A seguito della sua ascesa al potere, l’amministrazione
Peròn ha istituito un monopolio sull’agro-esportazione e ha fondato la IAPI (Istituto Argentino
per la Promozione degli scambi), che acquistava la produzione agraria del paese e la vendeva
sui mercati internazionali, utilizzando il surplus per fornire crediti all'industria interna. Queste
politiche hanno ottenuto il sostegno dei braccianti rurali e degli operai dell’industria agricola,
molti dei quali, emigrati dalle campagne, hanno nutrito le fila dei diversi sindacati riuniti nella
Confederazione Nazionale dei Lavoratori (CGT), storica alleata dei peronisti. Peròn, tuttavia,
non ha mai portato a termine le politiche mirate a favorire il lavoro rurale e i contadini. Infatti,
in un contesto internazionale post-guerra di diminuzione dei prezzi e di maggiore concorrenza
(e dunque nell’ambito di uno scenario complesso per le esportazioni argentine), l'amministra-
zione Perón divenne conciliante nei confronti delle classi agrarie dominanti; i crediti pubblici
erano chiaramente molto più orientati verso l'agro- l'industria e il governo non è intervenuto in
nessuna maniera per migliorare il reddito stagnante dei lavoratori rurali. Inoltre non ha attuato
alcuna opera di redistribuzione della terra, progetto da lui stesso preannunciato negli anni della
sua ascesa. Mario Lattuada (La politica Peronista, 2002) distingue due periodi marcati della
politica agraria peronista (1946-1948 e 1949-1955), segnata dalla necessità di prendere il potere
e poi mantenerlo. Un primo periodo delineato dalla volontà di creare un legame fiduciario con
il ceto rurale e un secondo periodo nel quale questo rinnovato legame di fiducia era semplice-
mente strumentale a Peròn per assicurarsi l’appoggio politico dell'Organizzazione collettiva dei
Lavoratori Rurali, un attore chiave per mantenere alto il consenso.
4
Per quanto concerne la soia, i primi riferimenti alla coltivazione di questa pianta in Argentina
risalgono all'inizio del XX secolo, e la prima menzione nei registri statistici nazionali si trova
già all'inizio degli anni ´40, momento in cui non occupava più di 1000 ha a livello nazionale.
Infatti il suo utilizzo è stato in realtà puramente sperimentale, senza alcun peso significativo
nella produzione agricola, fino ai primi anni '70 quando iniziò ad espandersi occupando 79.800
ha durante la campagna 1971/72 (+7880%).
5
4
P. Lapegna (2019) The political economy of the agro ‐export boom under the Kirchners: Hegemony and passive
revolution in Argentina. Journal of Agrarian Change. Pag 314
5
G. Cadenazzi (2009). La historia de la soja en Argentina. De los inicios al boom de los ´90. XXVII Congreso de
la Asociación Latinoamericana de Sociología. VIII Jornadas de Sociología de la Universidad de Buenos Aires.