1. INTRODUZIONE
“La terra è la nostra casa, l’unica che abbiamo a disposizione”.
Questo è lo slogan della Giornata Mondiale dell’ambiente, istituita nel 1972 du-
rante la Conferenza di Stoccolma delle Nazioni Unite sull’ambiente umano e cele-
brata ogni anno il 5 giugno. In quell’occasione si riunirono a Stoccolma oltre cento
delegazioni provenienti da tutto il mondo, per partecipare alla Conferenza
dell’ONU sull’ambiente, durante la quale nacque il Programma per l’Ambiente
delle Nazioni Unite UNEP e venne firmata una Dichiarazione di 26 principi am-
bientali da seguire in futuro . Venne inoltre introdotto il concetto di “Sostenibilità
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ambientale”, fino a quel momento quasi sconosciuto, stabilendo quindi un punto di
svolta nella storia dell’uomo per ciò che riguarda l’atteggiamento nei confronti
dell’ambiente.
L’insufficienza di risultati pratici ottenuti nei dieci anni dopo la prima Conferenza
delle Nazioni Unite sull’ambiente di Stoccolma portò a indire nel 1983 una Com-
missione Mondiale sull’ambiente e sullo sviluppo (CSD - Commission on Sustain-
able Development) presidiata da Madame Gro Harlem Brundtland, primo ministro
norvegese, a cui dobbiamo la più celebre e condivisa definizione di sviluppo
sostenibile.
E’ infatti al 1987, e al famoso rapporto Brundtland intitolato “Our common future”,
che si fa unanimemente risalire l’introduzione del termine “sviluppo sostenibile”,
definito come “lo sviluppo che soddisfa i bisogni del presente senza compromet-
tere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”.
Qualche anno dopo, la necessità di individuare un percorso universale per costru-
ire uno sviluppo sostenibile, portò la comunità internazionale a riunirsi nel 1992 a
Rio de Janeiro, per una conferenza ONU sul tema ambiente e sviluppo (UNCED,
United Nations Conference on Environment and Development), evento noto anche
come Earth Summit. I rappresentanti dei governi di oltre 150 Paesi e oltre 1000
Organizzazioni Non Governative, riconobbero che le problematiche ambientali de-
vono essere affrontate in maniera universale e che le soluzioni devono coinvol-
gere tutti gli Stati. In tale occasione vennero negoziate e approvate tre
dichiarazioni di principi: la Dichiarazione di Rio, costituita da 27 principi sull’inte-
Conferenza di Stoccolma, documenti consultabili sul sito http://www.isoambiente.it/public/documenti/.
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grazione tra ambiente e sviluppo ; i Principi sulle Foreste per un consenso globale
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sulla gestione, conservazione e sviluppo sostenibile delle foreste; l’Agenda 21, un
ampio programma che identifica un vero e proprio piano d’azione per lo sviluppo
sostenibile , definendo obiettivi e modalità attuative. Vennero inoltre firmate due
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convenzioni globali, giuridicamente vincolanti, sul cambiamento climatico e sulle
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biodiversità .
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In seguito a Rio si sono succedute numerose Convenzioni internazionali, la più
importante delle quali fu il Protocollo di Kyoto . Si trattò di un accordo inter
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nazionale sui cambiamenti climatici, che stabilì precisi obiettivi per i tagli delle
emissioni di gas responsabili dell'effetto serra e del riscaldamento del pianeta, da
parte dei Paesi industrializzati (tagli dell’8% rispetto alle emissioni registrate nel
1990), stabilendo tempi e procedure per realizzare gli obiettivi prefissati dal tratta-
to, ma anche sanzioni per chi non rispettava gli obblighi. Firmato nel 1997 nella
città giapponese entrò in vigore solo nel 2005, dopo la ratifica della Russia, grazie
alla quale si raggiunse il target prefissato di Paesi aderenti emananti oltre il 55%
dell’inquinamento totale globale.
Da ricordare che gli Stati Uniti non ratificarono mai il documento, creando grandi
difficoltà per la sua entrata in vigore, essendo essi da soli responsabili de 36.2%
del totale delle emissioni di biossido di carbonio nel 2001; mentre India e Cina,
ratificarono il protocollo, ma senza prevedere tagli immediati alle loro emissioni di
anidride carbonica poiché Paesi in via di sviluppo e quindi con obiettivi di riduzione
delle emissioni più a lungo termine.
Il protocollo inizialmente fissato con scadenza nel 2012, venne prolungato fino al
2020 alla conferenza delle Nazioni Unite di Doha; purtroppo però Canada, Russia
e Giappone non confermarono la loro adesione al protocollo. Il nuovo obiettivo è
Vedi Rio Declaration on Environment and Development, Report of the United Nations Conference on
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the Human Environment, Stoccolma, 5-16 giugno 1972, consultabile al link: http://www.unep.org
Agenda 21 è un documento suddiviso in quattro sezioni che riguardano: dimensioni economiche e
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sociali, conservazione e gestione delle risorse per lo sviluppo, rafforzamento del ruolo delle forze so-
ciali e strumenti di attuazione. Il testo è consultabile al link: http://sustainabledevelopment.un.org
La Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), entrata in vigore nel 1994, ha avvia 4 -
to un processo per la riduzione delle emissioni dei gas serra con impegni vincolanti per i Paesi Indus-
trializzati, implementando degli strumenti di mercato per la riduzione delle emissioni basati su criteri di
efficienza.
La Convenzione per la Biodiversità (UNCBD), entrata in vigore nel 1993, è nata con il duplice obietti
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vo di preservare la diversità biologica sul nostro pianeta, attraverso la protezione delle specie e degli
ecosistemi e di stabilire le condizioni per gli usi delle risorse e delle tecnologie associate alla biodiver-
sità.
Il testo del Protocollo di Kyoto, firmato l’11 dicembre 1997, da più di 160 Paesi è disponibile all’indi
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rizzo: http://unfccc.int/essential_background/kyoto_protocol/items/6034.php.
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mantenere il riscaldamento globale sotto i 2 gradi e le emissioni dei vari gas serra
al di sotto dei 44 miliardi di tonnellate entro il 2020 (ora siamo a 50 miliardi e, sen-
za interventi nel 2020 arriveremo a 58 ).
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La notizia più recente che fa ben sperare è invece un accordo tra Cina e USA per
il taglio dei gas serra (nel 2014 sono i due più grandi produttori di gas serra, rispet-
tivamente 25% e 16%, contro l’11% dell’Unione Europea ). Gli Stati Uniti si im
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pegnano a ridurre entro il 2025 le emissioni di biossido di carbonio del 26-28%
rispetto al 2005, mentre la Cina si impegna a raggiungere il picco di inquinamento
da CO2 il prima possibile ed entro il 2030, da quel momento in poi inizierà a
ridurre le proprie emissioni. Nel presente la Cina si sta inoltre impegnando con la
costruzione di impianti nucleari, eolici, idroelettrici e solari, sperando di ottenere
1000 gigawatt da queste fonti sempre entro il 2030 .
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La maggior parte delle speranze future sono riposte nella ventunesima Conferen-
za delle Parti che si terrà a Parigi nel dicembre 2015. Entro questa data infatti i
195 Paesi che siedono al tavolo della Convenzione quadro sui cambiamenti cli-
matici (Unfcc) si sono impegnati a trovare un nuovo accordo internazionale dotato
di forza legale per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Un patto al quale
questa volta devono aderire anche i Paesi in via di sviluppo (esclusi dal protocollo
di Kyoto), e ovviamente gli Stati Uniti.
1.1. Le cause alla base
Ma perché si è arrivati ad istituire una Giornata Mondiale dell’ambiente e a questo
insieme di conferenze e trattati ambientali di rilevanza sempre maggiore?
Perché negli ultimi secoli l’azione dell’uomo è stata estremamente nociva per
l’ambiente, portando alla luce una gran vastità di problemi ambientali, di alcuni dei
quali non si conoscono ancora le possibili conseguenze future.
Fonte: Repubblica. Articolo di Antonio Cianciullo, pubblicato l’8/12/12, disponibile al link:
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http://www.repubblica.it/ambiente/2012/12/08/news/doha_raggiunto_accordo_kyoto_prolungato_fi-
no_al_2020-48349609
Fonte: Il sole 24 Ore. Articolo di Gabriele Meoni del 6 Maggio 2013, disponibile al link http://www.il
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sole24ore.com/art/impresa-e-territori/2014-05-06/accordo-globale-clima-mani-usa-e-
cina-110426.shtml?uuid=
Fonte: Repubblica. Articolo di David Biello, pubblicato su “Le Scienze” rivista di Repubblica, pubbli
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cato il 17 Novembre 2014, disponibile al link http://www.lescienze.it/news/2014/11/17/news/accordo_s-
tati_uniti_cina_taglio_emissioni_anidride_carbonica-2378260/
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Alla base del problema c’è la tendenza dell’uomo di plasmare l’ambiente esterno a
propria immagine e somiglianza; ciò induce le società industrializzate ad affrontare
la natura come “sfida” ambientale, e non come dimensione a cui adattarsi.
Altro motivo risiede nel fatto che il sistema economico dell’uomo tende a tradurre
le proprie azioni in rendimenti a breve scadenza, della durata di pochi anni o al
massimo di lustri, finalizzati ad ottenere la massima produttività nel minor tempo
possibile, mentre l’ecosistema terrestre per svilupparsi fino ai livelli conosciuti ha
impiegato oltre 4 miliardi di anni.
L’insieme di questi due fattori comporta vari squilibri ambientali su diversa scala, la
cui manifestazioni principale è rappresentata dagli Inquinamenti.
Col termine inquinamento intendiamo l’insieme delle alterazioni provocate nel-
l’ambiente in seguito all’immissione nell’atmosfera, nelle acque e nel suolo di
sostanze contaminanti, nocive sia per la loro intrinseca tossicità sia perché im-
messe in quantità eccedenti la naturale capacità di auto depurazione degli ecosis-
temi. Come risultato le caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche dell'ambiente
vengono modificate in senso sfavorevole alla vita degli organismi vegetali e ani-
mali, uomo compreso.
Esistono vari tipi di inquinamento: aria, acqua, suolo, chimico, nucleare, elettro-
magnetico, luminoso, termico, genetico, acustico. Anche se esistono cause natu-
rali che possono provocare alterazioni ambientali negative, il termine inquinamen-
to si riferisce in particolare alle attività antropiche, cioè provocate dall’uomo.
Le sostanze inquinanti sono costituite da residui o sottoprodotti dell'attività indus-
triale (produzione di energia e di beni di consumo), agricola (uso di fertilizzanti e
pesticidi, deiezioni animali) e da rifiuti biologici civili.
All'inquinamento concorre una serie di cause di fondo tra loro variamente intrec-
ciate, come la crescita demografica, la progressiva ed esasperata concentrazione
urbana della popolazione e il corrispondente aumento dei bisogni cui fa riscontro
un aumento esplosivo della produzione di beni di consumo. Le sostanze inquinanti
introdotte nell'ambiente in modo continuativo e incontrollato agiscono negativa-
mente sul ritmo di crescita e sullo stato di salute delle specie viventi e inter-
feriscono con le catene alimentari. Questi effetti, sommandosi alla distruzione
degli habitat naturali operata dall'uomo attraverso la deforestazione, l'alterazione
idrogeologica del territorio, l'espansione di insediamenti urbani e industriali, hanno
finito per intaccare l'integrità della biosfera in numerosi punti, compromettendo la
qualità dell'esistenza dell'uomo stesso.
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Nel corso degli ultimi anni sono stati raccolti moltissimi dati e le conclusioni sono
sempre più preoccupanti. A titolo di esempio, ecco alcuni dati raccolti dall’AEA
(Agenzia Europea per l’Ambiente) e pubblicati tramite la relazione “Climate
Change, Impacts and Vulnerability in Europe 2012” :
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• Aumento della temperatura: L’ultimo decennio (2002-2011) è stato il più caldo
registrato in Europa con una temperatura della superficie terrestre più alta di
1.3° C rispetto alla temperatura media in epoca preindustriale. La temperatura in
Europa potrebbe alzarsi di 2.5 - 4° C verso la fine del XXI secolo rispetto alla
media del 1961-1990.
• Precipitazioni e inondazioni: Le precipitazioni stanno diminuendo nelle regioni
meridionali ma sono in aumento nell'Europa settentrionale. Tali tendenze si
prevede continueranno e il cambiamento climatico causerà un aumento delle
inondazioni, in particolare nell'Europa settentrionale.
• Siccità: La siccità dei fiumi sembra essere diventata più grave e frequente in
Europa meridionale. Secondo le proiezioni, in estate, il livello minimo dei fiumi
diminuirà significativamente in Europa meridionale nonché in numerose altre
parti d'Europa in varia misura.
• Scioglimento dei ghiacci: Nel 2007, 2011 e 2012 è stato osservato nell'Artico
un livello della banchisa al minimo storico; esso è sceso a circa la metà dell’es-
tensione minima registrata negli anni '80. Lo scioglimento della crosta ghiacciata
della Groenlandia è raddoppiato dagli anni '90, perdendo, tra il 2005 e il 2009, in
media 250 miliardi di tonnellate di massa ogni anno. I ghiacciai nelle Alpi hanno
perso circa due terzi del proprio volume dal 1850 e le proiezioni dicono che tali
tendenze continueranno.
• Innalzamento del livello del mare: Il livello medio globale del mare è aumenta-
to di 1.7 mm l'anno nel XX secolo e di 3 mm l'anno negli ultimi decenni. Le
proiezioni future stimano un innalzamento ancora maggiore nel XXI secolo, il
che porterà ad un probabile incremento del numero di inondazioni costiere.
• Trasmissione malattie: Il cambiamento climatico ha un ruolo importante nella
trasmissione di determinate malattie. Ad esempio permette alle specie di zecche
Ixodes ricinus di prolificare più a nord; rende inoltre alcune parti d'Europa più
adatte ad accogliere flebotomi e zanzare portatrici di malattie. La stagione dei
Dati reperibili al link: http://www.eea.europa.eu/it/pressroom/newsreleases/evidenza-del-cambia
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mento-climatico-in
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pollini è più lunga e inizia 10 giorni prima rispetto a 50 anni fa, con effetti signi-
ficativi anche sulla salute umana.
• Biodiversità ed estinzioni: Molti studi hanno misurato cambiamenti diffusi nelle
caratteristiche di piante e animali. Ad esempio, sono in anticipo le fioriture delle
piante, del fitoplancton e del zooplancton d'acqua dolce; altri animali e piante si
stanno spostando verso nord o verso zone più elevate. In futuro, molte specie le
cui migrazioni non riusciranno a tenere il passo con la velocità dei cambiamenti
climatici, potrebbero andare incontro all’estinzione.
1.2. Introduzione ai dati
Dopo aver chiarito come si è evoluto nel tempo il concetto di “sostenibilità ambien-
tale”, aver osservato le cause che hanno portato all’insorgere di questo vasto in-
sieme di problemi ambientali e aver visto in che direzione si sono mossi l’ONU e la
maggior parte degli stati presenti sul nostro pianeta negli ultimi decenni, risulta
fondamentale valutare come questi problemi siano percepiti dall’uomo stesso.
Affinché le decisioni prese durante questi convegni vengano poi rispettate dai sin-
goli stati, è necessaria una gran disponibilità a collaborare ed uno sforzo condiviso
da parte di tutti i cittadini appartenenti ad ogni Nazione; solo in questo modo ogni
Paese potrà muoversi congiuntamente verso la stessa direzione al fine di rag-
giungere gli importanti obiettivi prefissati.
A tal proposito risultano molto utili i dati raccolti da vari istituti di ricerca, come il
“Health of the Planet Survey” (HOP), il “World Values Survey” (WVS) e il “In-
ternational Social Survey Program” (ISSP). Nello svolgimento di questa tesi l’atte-
nzione sarà focalizzata sul ISSP analizzando principalmente i dati forniti da esso.
L’ISSP è un programma lanciato nel 1984 da Istituti di ricerca presenti in 4 Paesi
(Germania, USA, Regno Unito, Australia) i quali decisero di collaborare conducen-
do sondaggi su vari argomenti relativi alle scienze sociali. Questi sondaggi ven-
gono effettuati annualmente toccando di volta in volta questioni diverse, quali ad
esempio la salute, la famiglia, lo sport, la religione, l’identità nazionale, i social
network e appunto l’ambiente.
I questionari sono strutturati in modo tale che le domande al loro interno siano rile-
vanti in ogni Paese nel quale vengono somministrati e abbiano lo stesso significa-
to nelle diverse lingue.
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