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CAPITOLO I
LA RELAZIONE TRA MODULAZIONE DELLA PROSSIMITA’
SPAZIALE E ATTACCAMENTO
1. Prossemica. 1.1 Studi. 1.2 Territorialità. 1.3 Altri fattori che
influenzano lo spazio interpersonale: genere, età e caratteristiche
culturali. 1.4 Cosa accade quando siamo costretti ad utilizzare
nell’interazione uno spazio con l’altro che ci appare inappropriato?
1.5 Metodi di misurazione classici. 1.6 Metodi innovativi: RVI. 1.7
Sintesi.
Abstract
Nel capitolo verrà data una definizione di prossemica e ne saranno esplicitati gli
studi più importanti, fra cui quello di Hall (1968) sui vari tipi di distanze:
intima, personale, sociale e pubblica. Verranno trattati i fattori che influenzano
la prossimità spaziale, ovvero il genere, cultura ed età. Successivamente, sarà
introdotto il concetto di territorialità, distanziamento e body buffer zone, e verrà
spiegato, attraverso uno studio citato da Hall (2001) nel libro “La dimensione
nascosta”, cosa accade quando il proprio territorio diventa sovraffollato.
Seguiranno i metodi per lo studio delle distanze interpersonali, sia classici che
innovativi. Questi ultimi in particolare, consistono nel nuovo metodo RVI,
ovvero della Realtà Virtuale Immersiva, in cui ci si serve di robot umanoidi
come rappresentazione dell’individuo che interagisce nello spazio.
Nel momento in cui incontriamo delle persone che non conosciamo, in base a
come ci sentiamo e le percepiamo, interponiamo una certa distanza. Esistono
vari fattori che influenzano i comportamenti di allontanamento o di
avvicinamento da e verso gli altri: la relazione che si instaura, le caratteristiche
di personalità, il genere, la posizione sociale e il grado di disagio percepito.
Questi fattori generano, inevitabilmente, in un modo che sfugge quasi al nostro
controllo, la modulazione della distanza dall’altro. Tali distanze non ci
permettono solo di proteggerci da eventuali aggressioni, ma anche di
comunicare in modo verbale o non verbale con gli altri.
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1.PROSSEMICA
1.1 Studi
La disciplina che studia, all’interno delle relazioni sociali, questi comportamenti
e atteggiamenti di modulazione è la prossemica (Hall, 1963, Fig. 1). Hall,
teorico e antropologo che si è interessato a tale tematica, definisce con chiarezza
in cosa consista il suo lavoro: “Io studio di come l’uomo struttura
inconsciamente i microspazi – le distanze tra gli uomini mentre conducono le
transazioni quotidiane – l’organizzazione dello spazio nella propria casa e negli
altri edifici, e infine la struttura delle sue città (Hall, 1968, p.7).
Fig.1 “ La dimensione nascosta” E.T. Hall (1968)
Una delle prime ricerche sulla prossemica venne iniziata da E. T. Hall al
termine della seconda guerra mondiale, quando lo stesso venne incaricato di
studiare come riavvicinare le culture "nemiche" tedesca e giapponese a quella
degli Stati Uniti, così che la successiva cooperazione per la ricostruzione
procedesse con maggiore collaborazione e senza incomprensioni.
Terminato il conflitto in Iraq, gli Stati Uniti hanno dovuto affrontare un
problema analogo, quello di farsi accettare da una cultura, quella arabo-
musulmana, che è molto diversa dalla cultura americana, anche in termini di
prossemica. Questo è stato uno dei più importanti lavori dell’antropologo anche
perché, come fu successivamente rilevato, il far parte di culture diverse ha un
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peso sulle distanze all’interno delle relazioni. Hall distingue tre tipi di spazio
che una persona può instaurare mentre comunica con un altro/i: lo spazio della
prossimità, della lontananza e quello che si esperisce sulla nostra pelle.
Lo spazio della prossimità è quello che si percepisce direttamente vicino a sé, è
quello che si trova intorno alla persona, diversamente lo spazio della lontananza
in cui si percepisce il divario fra sé e l’altro.
Secondo l’autore esistono quattro tipi di distanze fra le persone: quella intima,
personale, sociale e pubblica. La zona intima si colloca fra 0 e 45 cm di distanza
(Fig. 2). I contatti che vengono rappresentati in questo range sono di tipo intimo
come quelli che prevedono carezze, conforto, ecc. Spesso tali distanze vengono
mantenute negli sport come il pugilato o la lotta. Gli input previsti da questo
tipo di contatto sono il calore e l’odore della persona vicina. La distanza
personale, invece, oscilla fra i 45 e i 120 cm. I contatti mantenuti sono quelli fra
amici e fra persone con cui s’interagisce quotidianamente e con cui si ha un
certo livello di familiarità. Gli input previsti in questi tipi di relazione sono la
vista e la parola, dato che il canale utilizzato è per lo più quello verbale. La
distanza sociale oscilla fra 1,2 e 3,5 metri, le relazioni che rispettano tali
distanze sono quelle impersonali che si instaurano fra persone che non si
conoscono o con cui si interagisce per finalità lavorative. In tal caso si
percepiscono molto poco il calore o l’odore dell’altra persona, e risulta
impossibile toccarsi. L’altro viene visto ed è possibile interagire attraverso il
canale verbale con un normale livello di voce. L’ultimo tipo di distanza è quella
pubblica, che va dai 3,5 metri in poi. Le relazioni possibili a tale distanza sono
quelle instaurate fra l’individuo, come un attore o un politico, ed il suo
pubblico. Sono previsti comportamenti non verbali e l’utilizzo di una
comunicazione di tipo verbale. Gli input del canale sensoriale, come l’odore e il
calore, non sono percepibili, così come quelli visivi. Queste distanze e le
relative relazioni sono in stretto legame in quanto le modulazioni garantiscono
la sensazione o meno di sentirsi a proprio agio. Ad esempio, se con una persona
houn tipo di rapporto stabile e consolidato, come con un familiare, e costui si
pone ad una distanza superiore al metro e mezzo, comprenderò che
probabilmente ci potrebbero essere delle modifiche delle definizioni del tipo di
rapporto precedentemente instaurato.
Lambert (2004), sulla scia del lavoro di Hall (1968), propone delle nuove
categorie di distanza:
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Zona personale
spaziale
Distanza Situazione
Molto vicina ed intima Da 0 a 15 cm Contatto tipico di persone
che si amano o di amici
intimi
Zona intima Da 0,15 cm a 0,45 cm Per persone che si amano
e amici intimi
Zona personale Da 0,45 cm a 1,2 m Conversazione fra amici
Zona sociale Da 1,2 m a 3,6 m Conversazione per i non
amici
Zona pubblica Più di 3,6 m Discorso pubblico
La distanza interpersonale regola, inoltre, il modo in cui interagiamo: ad
esempio, se a più di tre metri vediamo una persona comune non la notiamo, ma
se, diversamente, incontriamo un personaggio famoso, o lo guardiamo da
lontano, o se abbiamo voglia di interagire, cerchiamo di avvicinarci per
intraprendere una comunicazione.
Fig. 2 “ Le 4 distanze interpersonali di E. T. Hall” 1968
Se dovessimo dare una definizione di distanza interpersonale, potremmo dire
che essa è la distanza fra due individui che interagiscono. L’individuo altro, in
questo caso, è molto vicino ed è possibile osservarne una serie di caratteristiche.
In tale spazio la distanza è così ravvicinata che, ove mai ci interessasse
raggiungere un target, una persona o un oggetto che si trova in tale spazio,
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basterebbe solo allungare un braccio per poterlo toccare. Altro concetto
fondamentale nell’ambito degli studi sulla prossemica è quello di spazio
personale. Quest’ultimo è uno spazio invisibile, segnato immaginariamente
come da una linea, ed è tutto intorno a noi. Difficilmente permettiamo ad
un’altra persona di oltrepassarlo, in quanto percepiamo come aggressivo o
pericoloso questa intromissione. Il termine “spazio personale” fu coniato da
Katz (1937) che lo paragona a un guscio di lumaca e poi ripreso per primo da
Hediger (1950). Tale termine ha delle radici e dei significati non solo all’interno
dell’ambito psicologico, ma abbraccia anche più settori disciplinari: l’etologia,
la zoologia, la biologia, l’antropologia e l’architettura. Particolare importanza ha
l’ambito dell’etologia, in quanto è l’insieme di teorie in cui di preciso nasce tale
concetto. In generale lo spazio personale viene modulato da tutti gli esseri
umani in base al tipo di relazione che ciascuno ha con la persona con cui
interagisce: le diverse distanze interpersonali saranno modulate se le persone
intrattengono rapporti di simpatia o ostilità (Hall, 1963), o se le persone
percepiscono la possibilità di essere accolti o attaccati dall’altro.
Quando una persona o un animale è in una situazione di pericolo reale o
percepito, inizialmente non assume degli atteggiamenti di attacco, ma si limita
solo ad osservare la persona o l’animale che reca fastidio. L’azione scaturisce
solo quando l’altro oltrepassa la distanza critica che, appunto, quando viene
raggiunta dal predatore o dalla persona che ci reca fastidio, fa scattare la
reazione di fuga. Quando vi è una violazione dello spazio interpersonale spesso
la reazione umana è contenuta e non da luogo a reazioni. Questo dipende da
variabili individuali come la personalità o il genere, o da variabili fisiche, come
le dimensioni di chi si avvicina e oltrepassa la distanza di sicurezza. La distanza
che viene modulata in modo automatico nei rapporti interpersonali è chiamata
Spazio vitale o Spazio Prossemico. Possiamo immaginarla come una bolla di
sapone avvolgente che si estende per circa 70/100 cm. Ogni sua violazione
genera una tensione o una pressione avvertita come sgradevole o fastidiosa. Ad
esempio, quando siamo in ambienti densamente popolati, lo spazio prossemico
è ridotto così tanto da raggiungere il contatto fisico, e ciò crea purtroppo
sensazioni spesso spiacevoli. Se entriamo in un treno, cerchiamo di trovare un
posto in un vagone libero o, nel caso in cui non riuscissimo a trovarlo,
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“allontaniamo” l’altro estraneo seduto vicino a noi disseminando nello spazio
intorno borse, zaini o oggetti.
La body buffer zone, precedentemente citata, è un termine coniato da Horowitz
in collaborazione con altri due teorici studiosi di prossemica, Duff e Stratton
(1964). Questo concetto, avendo un significato molto simile a quello di spazio
personale, viene usato spesso come sinonimo. La quantità di spazio
interpersonale che viene preso nella relazione con un’altra persona dipende
anche dal sesso di chi partecipa all’interazione: molto spesso osserviamo nei
gruppi di adolescenti che essi modulano la loro distanza interpersonale in base
al fatto di essere maschi o femmine (Fig. 3). Ad esempio, in un gruppo di tre
ragazzi di due femmine ed un ragazzo, molto difficilmente troveremmo che
quest’ultimo si sieda esattamente al centro delle due amiche, anzi, spesso si
siede al lato, a sinistra o a destra (Argyle,1988). Questo accade perché il
ragazzo, inconsapevolmente, vuole sottolineare la sua mascolinità. Inoltre, vi è
una distanza maggiore fra il ragazzo e le due ragazze, rispetto alla distanza che
queste ultime hanno fra di loro. Spesso accade che il ragazzo sia seduto al
fianco delle ragazze con un angolo di 45 gradi. Questi elementi che si evincono
dall’interazione permettono di scomporre a livello teorico il piccolo gruppo in
ulteriori sottogruppi in base a specifiche caratteristiche (Costa, 2009). Quando,
invece, la triade è composta da due maschi ed una femmina, quest’ultima viene
messa al centro, e la distanza fra tutti è più ampia rispetto al primo esempio
(dove le ragazze erano più vicine). Lo spazio interpersonale viene modulato in
base anche al livello di amicizia fra le persone (Fig. 4) amici intimi tendono a
sedersi vicini, mentre chi ha una minore confidenza tende a sedersi in modo da
formare uno spazio ad angolo retto (Hall, 1968). Questi atteggiamenti di
distanza interpersonale, secondo Hall, rientrano nel campo della comunicazione
non verbale, in quanto sono comportamenti che, senza l’uso del linguaggio,
riescono a fornire utili informazioni fra le persone che interagiscono.
Fig. 3 “ Triadi 2 maschi -1 femmina , 2 femmine - 1 maschio”