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ABSTRACT
This study was carried out with the aim of testing the hypothesis that there is a significant
difference between auto and hetero emotion regulation strategies adopted by children with
different attachment pattern during the second year of life.
The subjects who took part were 37 children betwe en 12 and 18 months old: 20 with
secure attachment, 5 with insecure resistant attachment and 12 with insecure avoidant
attachment. The emotion regulation strategies were observed in the Strange Situation and
evaluated accordance with the Sistema di codifica della regolazione e autoregolazione
emotiva - (Codification of emotion regulation and a uto regulation system).
The results show that insecure resistant children use mainly negative ways to involve the
adults in the interaction. This included recurring crying especially when the mother was
absent. When strategies of positive social involvement were used in interaction with their
mother or stranger the observed behaviours was one of seeking physical contact. Secure
children use positive interactions through a kind of distant communication and social
reference. Instead, avoidant children seem to show a minimization of emotional expression,
both positive and negative towards adults, and apply mostly a object oriented regulation.
KEYWORDS: Emotion regulation, Attachment, The second year of life
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INTRODUZIONE
La maggior parte degli studi, che riguardano il bambino nella prima infanzia, oggi
concorda sul fatto che il bambino, sin dalle fasi precoci dello sviluppo, Ł un essere attivo,
emotivamente coerente e competente, ed Ł in grado gi durante i primi mesi di vita di
partecipare attivamente alla comuncazione con altre persone orientate in modo emotivamente
appropriato verso di lui. Fin dai primi giorni di vita, infatti, le emozioni costituiscono sia gli
strumenti, sia i contenuti delle comunicazioni che si stabiliscono fra genitore e figlio. Queste
forme precoci di comunicazione consentono al bambino di sviluppare "l’idea" che la sua vita
emozionale pu essere condivisa con gli altri, nell ’ambito di relazioni che possono essere
fonte di sicurezza e conforto. Il bambino possiede, gi dalla nascita, orientamenti innati che
sembrano attestare una predisposizione naturale a ricevere regolazioni e sostegno alle
emozioni espresse attraverso le cure materne, consentendo di impostare quella che viene
definita comunicazione diadica, alla base dello sviluppo emotivo (Barone, 2007).
Le ricerche di questi ultimi anni hanno focalizzato il loro interesse sull evoluzione della
competenza comunicativa e di regolazione emotiva del bambino, vista nella sua interazione
con i caregiver, considerando tali competenze come preziosi indicatori dello sviluppo
successivo sia a livello socioemotivo sia della personalit complessiva. Le competenze socio-
interattive e quelle comunicative e di regolazione emotiva presenti nel bambino dai primi
mesi di vita appaiono strettamente legate; infatti, le prime interazioni che il bambino
intrattiene con i suoi partner si delineano come veicoli privilegiati delle emozioni che egli
esprime verso di loro, anche con lo scopo di coinvolgerli ad aiutarlo a modulare e regolare
l intensit delle emozioni sia positive che negativ e che sperimenta (Riva Crugnola, 2007).
Il mio lavoro di tesi si inserisce in questa cornice teorica e di ricerca, volta a sottolineare
come la regolazione emotiva rappresenta un importante obiettivo evolutivo nell infanzia.
Nel primo capitolo ho trattato innanzitutto le principali teorie di riferimento sullo sviluppo
emotivo, cioŁ la teoria differenziale e la teoria della differenziazione; in seguito ho definito il
concetto di regolazione emotiva per poter poi analizzare il ruolo svolto da quest ultima nella
comunicazione tra il bambino e i suoi caregiver e nella nascita dei primi nuclei della
personalit infantile.
Ho preso anche in esame le ricerche, riguardanti il bambino nella prima infanzia, che
sottolineano l importanza delle interazioni diadiche con la madre per lo sviluppo della
capacit di esprimere e regolare le proprie emozion i, attraverso una sequenza di sviluppo in
cui il bambino all inizio ha capacit autoregolator ie di base, di efficacia variabile e limitata,
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per gestire l emozione, poi Ł impegnato nella relazione diadica inizialmente diretta dal
caregiver e successivamente orientata alla mutua regolazione e infine sviluppa una forma piø
matura di autoregolazione durante gli anni della prima infanzia e prescolari (Cole, Martin,
Dennis, 2004; Barone, 2007).
Nel secondo capitolo ho approfondito la relazione tra la regolazione emotiva e
l attaccamento.
All inizio ho preso in considerazione il ruolo svolto dai caregiver nella relazione con il
bambino e il concetto di responsivit parentale. Al genitore viene attribuita la capacit di
comunicare con il proprio bambino a livello emotivo e quindi di sintonizzarsi e interpretare i
messaggi che riceve. Inoltre il genitore svolge l importante ruolo di trasformatore di affetti ed
emozioni che aiuta il bambino a consolidare le sue capacit di comunicazione e regolazione
emotiva (Riva Crugnola, 2002).
Successivamente ho analizzato il legame esistente tra il concetto di attaccamento e la
regolazione emotiva. Pattern diversi d attaccamento si associano a un esperienza relazionale
in cui il caregiver comunica specifici messaggi al bambino sulle regole dell espressione
emotiva; in questo modo il bambino, affidandosi alla disponibilit e alle capacit regolatorie
delle figure di riferimento, costruir specifici st ili di espressione e regolazione della emotiva
che saranno poi usati in maniera generalizzata all interno delle relazioni affettivamente
significative (Barone 2007).
A questo proposito ho riportato alcune ricerche, nate nel quadro della teoria
dell attaccamento, che hanno studiato lo sviluppo delle strategie di regolazione emotiva in
relazione alla formazione dei differenti pattern di attaccamento sicuri e insicuri, considerando
gli stessi legami di attaccamento che il bambino costruisce con le figure piø significative
come modalit di regolazione diadica delle emozioni che si stabiliscono tra bambino e
caregiver.
Inoltre mi sono soffermata sulla funzione riflessi va del SØ della madre che svolge un
ruolo importante nel rendere capace il bambino di capace di esplorare senza distorsioni o
restrizioni i propri stati mentali e di regolare adeguatamente le proprie emozioni (Fonagy,
Target, 1997).
Infine, poichØ le strategie di espressione delle emozioni collegate ai diversi modelli di
attaccamento tendono a mantenersi stabili nel corso dello sviluppo, ho analizzato il ruolo che
la regolazione emotiva e l attaccamento svolgono anche nell adolescenza e nell et adulta, in
particolare nelle relazioni che si costruiscono in questi periodi della vita.
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Nel terzo capitolo ho posto l attenzione sul legame tra regolazione emotiva, attaccamento
e psicopatologia. Ho analizzato i fattori di rischio per lo sviluppo di disturbi successivi quali i
fattori genetici e costituzionali; lo stress, il trauma, l abuso e il maltrattamento e il ruolo
dell attaccamento e del caregiving, soffermandomi principalmente sulle difficolt
d interazione con i genitori e sul pattern di attaccamento disorganizzato, che Ł un predittore
abbastanza forte di un disturbo successivo (Sroufe, 2005); successivamente ho preso in
considerazione alcune classi di disturbi in cui la regolazione emotiva Ł compromessa e in cui
anche il legame d attaccamento stabilito nel secondo anno di vita con il caregiver gioca un
ruolo importante come fattore di rischio: i disturbi internalizzati (disturbi d ansia e
dell umore), i disturbi esternalizzati (disturbo oppositivo-provocatorio, disturbo della condotta
e disturbo da deficit dell attenzione e iperattivit ), il disturbo da abuso di sostanze e il
disturbo dell alimentazione.
Infine ho riportato alcune modalit di interventi c linici e di trattamenti psicoterapeutici che
si sono rivelati efficaci nel trattamento dei disturbi spiegati precedentemente, focalizzandosi
sullo sviluppo di nuove modi di regolare l emozione e sul cambiamento dello stile di
attaccamento e sottolineando anche l importanza, per la riuscita di un intervento, del contesto
in cui l individuo vive, costituito dalla famiglia e dalla societ .
All interno di questa cornice teorica e di ricerca nasce lo studio empirico della mia tesi di
laurea, che si inserisce nel progetto di ricerca piø ampio della professoressa Riva Crugnola,
volto a sostenere l ipotesi che esistano differenze nelle strategie di auto ed etero regolazione
emotiva adottate dai bambini con pattern di attaccamento sicuro e insicuro nel secondo anno
di vita, analizzate nella procedura sperimentale della Strange Situation, una situazione
moderatamente stressante che permette di osservare sia l attivazione del modello di
attaccamento sia l emergenza delle strategie di regolazione emotiva.
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1. LO SVILUPPO EMOTIVO E LA REGOLAZIONE EMOTIVA
Cullare un bambino
Ł tenere tra le braccia il domani
e credere che sar migliore.
1. 1. LE TEORIE SULLO SVILUPPO EMOTIVO
Nell area della prima infanzia, Ł accresciuto l interesse per lo studio delle emozioni come
mezzo per analizzare ci che viene comunicato nelle prime relazioni genitore-bambino. Nel
diciannovesimo secolo, Darwin (1872,1877), citato da Battacchi (2004) descrisse le
espressioni facciali, vocali e gestuali prodotte dai bambini, sostenendo che le forme attraverso
quali l uomo manifesta i propri sentimenti sono fondamentalmente innate. Egli rilev nel
bambino la presenza di trasformazioni legate all et nell espressione delle emozioni e queste
osservazioni sono state in seguito confermate da altri ricercatori. I primi studi compiuti da
Darwin costituiscono in questo senso la base sulla quale si fonda la nostra attuale
comprensione delle espressioni emotive (Osofsky, 1992).
Le emozioni del bambino sono costituite da un insieme di eventi di natura cognitiva,
neurofisiologica, sociale e interpersonale. Le teorie che hanno offerto una spiegazione
evolutiva della loro origine e del loro dispiegarsi nello corso dello sviluppo comprendono due
ipotesi teoretiche fondamentali: la teoria differenziale e quella della differenziazione
(Battacchi, 2004).
1. 1. 1. La teoria differenziale
Le teorie psicoevoluzionistiche presuppongono una concezione categoriale delle
emozioni, intese, cioŁ, come categorie distinte e separate. Regolate da precisi programmi
neurali di attivazione e di espressione, le emozioni primarie sono descritte come processi
neurofisiologici unitari e precodificati, geneticamente predeterminati, che non possono essere
scomposti e che non possono essere modificati una volta attivati. Sono totalit ben definite e
chiuse, non ulteriormente analizzabili, fra loro separate (Barone, 2007).
La teoria differenziale si inserisce nella prospettiva categoriale secondo cui esiste un
numero definito e limitato di emozioni innate e universali, differenziate gi nell et neonatale,
con alto valore adattivo e funzionale alla sopravvivenza dell individuo e della specie, rispetto
alle quali si costruisce la competenza emozionale. Queste emozioni, definite di base o
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primarie, presentano una concordanza biunivoca, naturale e innata fra espressione facciale ed
esperienza soggettiva e svolgono una funzione fondamentale nel motivare, organizzare e
regolare il comportamento. Fin dalle piø precoci fasi dello sviluppo, le espressioni del volto
costituiscono manifestazioni valide e attendibili delle corrispondenti eperienze emotive
interne, garantendo cos al bambino in condizione ancora preverbale un efficace strumento
comunicativo. L adulto, in interazione con il bambino, avrebbe a disposizione un codice
condiviso per comprendere gli stati emotivi infantili. In virtø della concordanza biunivoca tra
espressioni del volto ed esperienza soggettiva i canali comunicativi legati al linguaggio
preverbale funzionerebbero dalle primissime fasi dello sviluppo in maniera automatica e
indipendente rispetto al sistema cognitivo, garentendo in tal modo l adattamento del bambino
al suo ambiente (Barone, 2007).
Con livelli piø avanzati dello sviluppo la complessit degli scambi tra emozione e
cognizione rende piø flessibile la risposta emotiva, e grazie all apprendimento, il bambino
acquisisce l abilit di separare l espressione dall esperienza emotiva corrispondente, di
regolare e simulare le proprie espressioni emotive tramite un controllo volontario e attraverso,
la socializzazione, regolare gli stati emotivi utilizzando regole di esibizione, sapendo cosa e
come esprimere emotivamente e in specifiche situazioni relazionali (Barone, 2007).
Il modello teorico differenziale deriva dalla posizione evoluzionistica di Tomkins (1962)
ed Ł stato principalmente sostenuto da Izard (1977, 1978). Le ricerche recenti che si ispirano
alla teoria differenziale dello sviluppo emotivo hanno evidenziato una precoce capacit del
bambino di esprimere emozioni appropriate al suo contesto, competenza che si configura
come risposta su base innata agli stimoli specifici che il neonato percepisce, e affermano che
il bambino dimostra di essere capace di riconoscere precocemente le emozioni della madre e
le loro espressioni, grazie alla capacit di imitaz ione delle espressioni del volto umano che si
sviluppa fin dalle prime settimane di vita (Riva Crugnola, 2002). Izard sostiene che tale
capacit si manifesta nei primi due mesi di vita, i n cui l espressione delle emozioni Ł
fondamentale per la comunicazione dei bisogni e per costruire il legame madre-bambino.
L emozione negativa manifestata principalmente Ł il distress, cioŁ lo sconforto, ad esempio a
causa di bisogni fisici intensi o per la separazione da un genitore, mentre quella positiva Ł
l interesse selettivo verso certi stimoli visivi. Un altra emozione considerata importante in
questo periodo dello sviluppo del bambino Ł il disgusto (Battacchi, 2004).
Questa competenza si sviluppa ulteriormente dalla fine del secondo mese fino ai dodici
mesi con la comparsa delle emozioni primarie, quali la gioia, la sorpresa, la collera e la paura
che il bambino esprime nell interagire con esseri umani (Izard, Malatesta, 1987; Izard, Kobak,
12
1991). Successivamente, nel secondo anno di vita, emergono nuove emozioni, tra le quali la
vergogna, l orgoglio e il senso di colpa. Queste emozioni sono definite «sociali» perchØ il
bambino le apprende principalmente attraverso l interazione con le proprie figure di
attaccamento e i processi di socializzazione del suo contesto socioculturale (Riva Crugnola,
2002).
Izard nel suo modello attribuisce alle emozioni un ruolo importante nel determinare lo
sviluppo cognitivo e della coscienza del bambino, sostenendo che la conoscenza Ł al servizio
della vita affettiva, la quale d significato all e sperienza e al mondo del bambino (Izard,
Buechler, 1979).
1. 1. 2. La teoria della differenziazione
La teoria della differenziazione raccoglie i contributi della prospettiva costruttivista,
secondo cui le emozioni sono dei costrutti psicologici che traggono origine da un iniziale stato
emotivo indifferenziato di eccitazione e sono passibili, per questo, di differenziazioni
qualitative nel corso del tempo.
Il primo importante studio sistematico a favore dell ipotesi della differenziazione Ł stato
condotto da Bridges (1932). Esso ha avuto il merito di aver evidenziato l importanza dei
contesti situazionali per l apprendimento emotivo e la centralit dell interazione tra piano
neurofisiologico, cognitivo e comportamentale per comprendere la vita emotiva (Barone,
2007).
Sroufe (1995) ha ripreso l impostazione di Bridges, integrandola attraverso un importante
studio longitudinale (Sroufe, Egeland, Carlson et al., 2005). Egli propone una visione
integrata dello sviluppo, dove emozione e cognizione sono interdipendenti e gli stadi dello
sviluppo possono essere una propriet di entrambe l e dimensioni, strettamente interconnessi a
loro volta nella dimensione sociale (Barone, 2007).
Il delinearsi delle emozioni primarie avviene intorno ai sei mesi di vita ed il suo
manifestarsi Ł legato a specifiche maturazioni del sistema nervoso ( Battacchi, 2004).
Il punto di vista di Sroufe (1995) Ł organizzazionale, cioŁ le emozioni sono considerate
eventi insieme affettivi, cognitivi, sociali. L autore ritiene che le emozioni negative siano
dovute a un eccitazione troppo intensa e perdurante, mentre le emozioni positive dipendano
dalla fluttuazione moderata del livello di eccitazione attorno a un valore critico. Non Ł
l eccitazione che determina la specificit della ri sposta emotiva, nØ l eccitazione Ł
determinata dalla stimolazione interna o esterna, ma sono i processi cognitivi a guidare
l interpretazione dell eccitazione e l effetto ecci tatorio degli stimoli, quindi Sroufe sostiene
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uno stretto legame tra lo sviluppo emotivo, la maturazione neurologica e lo sviluppo cognitivo
e sociale, articolato secondo momenti critici che riflettono nuovi livelli di organizzazione
(Battacchi, 2004)
Sroufe (1995) sottolinea come lo studio analitico di ciascuna emozione di base rende
possibile lo strutturarsi della regolazione emotiva, potendo studiare cos le differenze
individuali a partire dai processi normativi. Secondo l autore la competenza emotiva, intesa
come la capacit di mantenere l organizzazione comp ortamentale di fronte a elevati stati di
tensione associati a stimoli particolari, viene acquisita in una successione temporale ben
definita, nel corso dei primi anni di vita, in cui svolgono un ruolo fondamentale i caregiver
(Barone, 2007).
Secondo questa teoria dello sviluppo emotivo nelle prime fasi di vita infantile sono
presenti stati di attivazione piø o meno intensi, ma non sono ancora presenti vere e proprie
emozioni distinte. Sroufe (1995) distingue fra prototipi, detti precursori, dell emozione ed
emozione propriamente detta: i primi sono modelli fisiologici di risposta in cui la componente
riflessa gioca un ruolo fondamentale, mentre la seconda comprende una valutazione atta a
specificare il significato. Anche se l espressione pu essere la stessa, il significato soggettivo
associato ad essa non Ł stato ancora pienamente costruito a livello soggettivo e, perci ,
potremo parlare di emozioni solo successivamente, a partire dai 5-6 mesi di vita, quando
attraverso i precursori delle emozioni il bambino comincer ad attribuire significati specifici
al proprio repertorio emotivo e agli eventi. Lo sviluppo implica che un nuovo comportamento
piø complesso origina da ci che era presente in pr ecendenza e le nuove creazioni presentano
propriet emergenti su cui a loro volta si artico leranno nuovi comportamenti (Barone,
2007).
Nello sviluppo assistiamo a una progressione da una risposta basata sulla stimolazione ad
una creazione basata su un elaborazione cognitiva, in cui il bambino Ł progressivamente un
soggetto attivo, con crescente flessibilit , un cre scente controllo e organizzazione che lo
portano a trasformare progressivamente le azioni globali e diffuse in azioni coordinate e
specifiche. Nel corso della prima infanzia si assiste a un incremento della specificit e della
soggettivit del significato, grazie al quale gli s cambi comunicativi diventano il veicolo
principale della capacit di regolazione e organizz azione individuale: gli eventi mutano quindi
il loro significato nel corso dello sviluppo e la risposta emotiva si appoggia sulla capacit di
regolare la tensione e di mantenere un organizzazione comportamentale in presenza di
attivazione emozionale (Barone, 2007).
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Il modello di Sroufe (1979, 1995) sostiene che le emozioni emergono da un iniziale stato
di indifferenziazione- o di eccitazione generalizzata- e si sviluppano grazie a un progressivo
processo di differenziazione che le porter ad assu mere una fisionomia di fenomeni discreti e
discriminabili. In questo processo un ruolo fondamentale Ł svolto dai processi cognitivi, dalle
pratiche legate alla socializzazione e dai valori della cultura di appartenenza (Barone, 2007).
Questo modello, descritto da Battacchi (2004), Ł articolato in vari stadi, in cui emergono e si
differenziano progressivamente nuove emozioni. Nello stadio iniziale il bambino Ł
relativamente invulnerabile agli stimoli esterni, a causa di meccanismi innati di protezione.
Nelle prime settimane di vita esisterebbero precursori, ad esempio il sorriso endogeno, delle
emozioni vere proprie, quali il piacere, che derivano anch essi da particolari modulazioni del
livello di eccitazione ma in assenza di elaborazione cognitiva. Nel II stadio, fino al terzo
mese, il bambino inizia ad aprirsi al mondo esterno, ma ha a disposizione soltanto un
repertorio di meccanismi preprogrammato per elaborare l eccitazione. Il III stadio inizia con
la comparsa del sorriso sociale e in esso si costituiscono i primi schemi e processi cognitivi. Il
bambino acquisisce la capacit di distinguere tra m ondo interno ed esterno, quindi compaiono
le prime vere emozioni, perchØ hanno un contenuto cognitivo: piacere, rabbia, disappunto,
circospezione. Tra i 7 e i 9 mesi il bambino diventa piø consapevole delle proprie emozioni e i
suoi rapporti con il mondo intorno a lui diventano piø significativi. In questo periodo avviene
una maggior differenziazione delle emozioni, quali la gioia, la paura, la rabbia, la sorpresa. Il
V stadio (tra i 9 e i 12 mesi), caratterizzato dalla paura dell estraneo, Ł il periodo
dell attaccamento, in cui tra il bambino e i suoi caregiver si formano stabili e profondi legami
emotivi. Il bambino Ł in grado di esprimere le emozioni in modo ancora piø complesso e
intenzionale.
Il periodo tra i 12 e i 18 mesi Ł considerato il VI stadio, detto della sperimentazione, in cui
il bambino mostra il desiderio di autonomia e di esplorare l ambiente e nello stesso tempo la
necessit delle cure e dell affetto date dal legame di attaccamento. Le esperienze che il
bambino prova nel cercare un equilibrio tra attaccamento e separazione portano alla nascita
della gioia e dall altra parte dell ansia e dell um ore irritato. Si sviluppa la coscienza di sØ con
le corrispondenti emozioni: l affetto per se stessi, la vergogna, l opposizione e l aggressione
intenzionale.
Intorno ai 36 mesi le capacit di gioco, di immagin azione e di identificazione permettono
al bambino di costruire un immagine di sØ ideale rispetto alla quale valuta il proprio
comportamento e di conseguenza si sviluppano l orgoglio, l amore, il senso di colpa
(Battacchi, 2004).
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Una componente assai importante del contributo di Sroufe allo studio dello sviluppo
affettivo Ł rappresentato dal suo interesse per le differenze individuali nella personalit . Tali
variabili di personalit sono strettamente collegat e al concetto di attaccamento e influenzano
gli esiti evolutivi relativi sia al bambino sia alla relazione in termini di competenza e di
adattamento ( Osofsky,1992).
1. 1. 3 La teoria differenziale e la teoria della differenziazione
Cole e al. (Cole, Martin, Dennis, 2004) sostengono che nonostante le sostanziali
differenze, i due modelli di sviluppo emotivo condividono un influenza neo-darwiana,
vedendo le emozioni come capacit biologicamente pr edisposte che evolvono e resistono
negli uomini grazie al loro straordinario valore per la sopravvivenza. Le emozioni sono una
sorta di radar e un sistema di risposta veloce che costruisce e d significato all esperienza;
sono degli strumenti con cui gli individui valutano l esperienza e si preparano ad agire nelle
situazioni. Gli autori definiscono le emozioni come processi biologicamente dotati che
permettono una valutazione estremamente veloce delle situazioni e un altrettanto rapida
preparazione all agire per mantenere le condizioni favorevoli e affrontare quelle sfavorevoli
(Cole, Martin, Dennis, 2004).
Infine, al di l delle differenti posizioni teorich e, un altro elemento accomuna le due
diverse teorie: il riconoscimento che l espressione o manifestazione esterna delle emozioni
costituisce un capitolo fondamentale della comunicazione interpersonale (Barone, 2007)
Nel tentativo di proporre un quadro sinottico, Anolli (2002), citato in Barone (2007), ha
individuato tre momenti che scandiscono lo sviluppo delle emozioni: il primo Ł rappresentato
dalla risposte emotive gi presenti alla nascita, i n cui Ł operante un sistema edonico in grado
di discriminare tra piacevolezza e spiacevolezza, una risposta di trasalimento, di sconforto e di
interesse verso il volto umano. Il secondo periodo copre l arco tra i 2 mesi e un anno ed Ł
caratterizzato dall emergere del sorriso sociale e delle emozioni di rabbia, gioia, tristezza,
collera e paura. Infine, il terzo periodo comprende la comparsa delle emozioni complesse e
sociali quali vergogna, imbarazzo e colpa e, piø tardi, intorno ai 15-18 mesi, la comparsa
dell emozione del disprezzo e delle emozioni miste. Ci attesta che l abilit di comprendere la
differenza sØ-altro compare successivamente rispetto a quella relativa alla dimensione edonica
e costituisce un elemento essenziale per lo sviluppo delle emozioni complesse. ¨ a partire dal
secondo anno di vita circa che la competenza empotiva si arricchir anche della capacit di
comprendere il carattere intenzionale dell emozione dell altro, facendo s che i bambini
mostrino comportamenti tesi a confortare o a ferire deliberatamente l altro (Barone, 2007).
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1. 2. LA REGOLAZIONE DELLE EMOZIONI
Non esiste una definizione consensuale della regolazione emotiva. Nel tempo sono state
date, da differenti autori, varie definizioni riguardo questo concetto.
Per Gross (1999) la regolazione affettiva Ł l’insieme dei processi attraverso i quali
l’individuo influenza le emozioni che prova, quando le prova, in che modo le prova e come
esprime tali emozioni; quindi la regolazione emotiva si riferisce alla eterogenea serie di
processi con cui le emozioni sono regolate. Questi processi sono parte di un continuum che
varia dal grado in cui essi sono controllati, con sforzo e consci, a quello in cui sono
automatici, senza sforzo e inconsci (Gross, 1999).
Il termine regolazione emotiva viene usato dai ricercatori per riferirsi sia a come gli
individui influenzano le proprie emozioni sia a come essi influenzano le emozioni delle altre
persone (Gross, 1999).
Saarni (1999) ha definito la regolazione emotiva (emotion regulation) come l insieme di
processi intrinseci ed estrinseci responsabili del monitoraggio, della valutazione e della
modificazione delle reazioni emotive.
Barone (2007) definisce a regolazione emotiva come quel processo che consente agli
individui di attingere alle loro risorse psicologiche per rispondere in maniera adattiva e
flessibile alle richieste dell ambiente; rappresenta una competenza essenziale per consentire
all emozione di organizzarsi ed esprimersi in risposte psicologiche efficaci e adattive. Il
processo di regolazione coadiuva l organismo nel mobilitare le risorse utili ad attivare risposte
cognitive e comportamentali congruenti con gli eventi da cui sono state elicitate (Barone,
2007).
Thompson (1994), citato in Barone (2007), definisce la regolazione emotiva come i
processi estrinseci e intrinseci che, consciamente o inconsciamente, esercitano un azione di
monitoraggio, valutazione, modificazione delle reazioni emotive, e, in generale, di
mediazione della risposta emotiva, attraverso i quali la persona cerca di raggiungere i propri
scopi.
Thompson (1994) spiega che le componenti implicate nella regolazione emotiva sono:
componenti neurofisiologiche; processi attentivi; codifica dei segnali emotivi esterni; codifica
dei segnali emotivi interni; accesso alle risorse di coping, utilizzando strategie interpersonali e
non; regolazione delle richieste emotive in setting familiari:e infine selezione di risposte
alternative adattive.
Gli effetti della regolazione riguardano sia il tipo di emozione che viene provata, cioŁ
l esperienza emozionale, sia la sua dinamica processuale, cioŁ l intensit con cui essa si
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manifesta, il tempo di latenza, la sua durata e il suo recupero e, infine, il tipo di azione o
comportamento che ne deriva. La regolazione emotiva consente dunque, attraverso la gestione
mirata di alcune componenti emotive, di modulare e organizzare la risposta emotiva in
maniera flessibile. Ci non significa che essa sia un processo necessariamente intenzionale e
consapevole, anche se disfunzionalit nei processi regolatori comportano difficolt sul piano
della consapevolezza dei propri stati emotivi (Barone, 2007).
Durante l infanzia, in particolare nel primo anno di vita, Ł il caregiver a offrire la struttura
esterna perchØ i processi regolatori possano svilupparsi, favorendo il passaggio dalla
regolazione diadica all autoregolazione. La capacit della diade di sperimentare affetti ed
emozioni costituisce perci una sorta di laboratori o precoce per condividere stati di
conoscenza coordinati, costruire aspettative reciproche, conoscere e significare propri e altrui
affetti. Si pu affermare che la relazione precoce Ł un modulatore della regolazione emotiva e
come, a loro volta le emozioni costituiscano esse stesse una forma di regolazione
interpersonale. Preservare il senso della sicurezza emotiva mediante una buona regolazione
rappresenta dunque un importante obiettivo che organizza l esperienza emotiva individuale, le
relative tendenze all azione e la valutazione di sØ e delle relazioni interpersonali (Barone,
2007).
Un altra definizione, di tipo funzionale, di regolazione emotiva Ł stata proposta da Barrett
e Campos (1991). La loro definizione suggerisce che per ogni emozione esistono: specifici
modelli di espressivit , particolari tendenze all a zione comportamentali e scopi cognitivi
associati a esse.
Per gli autori la regolazione delle emozioni rappresenta un fattore importante della
competenza emotiva: le emozioni, sia quelle positive che negative, possono essere fonte di
tensione, poichØ possono risultare al di sopra delle possibilt di regolarle, possono radicarsi
lentamente nella coscienza o addirittura soffocarla. Se questo accade, i processi
comportamentali o di pensiero dei bambini possono disorganizzarsi, suscitando il bisogno di
regolazione delle emozioni (Barrett, Campos, 1991).
Per Denham (2001) le componenti fondamentali della regolazione emotiva comprendono
la dimensione emotiva, cognitiva e comportamentale. La dimensione emotiva Ł caratterizzata
dall eccitazione fisiologica. A livello cognitivo essa comprende la rifocalizzazione
dell attenzione e il ragionamento di problem solving. La dimensione comportamentale
richiede alla persona di modificare le espressioni, i pensieri o i comportamenti connessi con
l esperienza emotiva. Secondo l autrice, ogni singo la fase, dimensione dell esperienza
emotiva, pu necessitare di essere regolata. In gen erale i bambini dai tredici ai ventiquattro
18
mesi per regolare le emozioni hanno spesso bisogno degli adulti e col passare del tempo
diverrano sempre piø abili ad usare strategie di controllo personali e in modo autonomo
(Denham, 2001).
Hyson (1994) sostiene che la regolazione delle emozioni rappresenta il culmine
dell espressivit , della comprensione e della socia lizzazione delle emozioni; aiuta i bambini a
raggiungere gli scopi che desiderano padroneggiando il proprio mondo e a diventare
competenti socialmente e a integrarsi nella propria cultura di appartenenza.
Bridges e Grolnick (1995) hanno inteso la regolazione emotiva come la capacit di
calibrare l intensit delle proprie emozioni, posit ive e negative, mantenendo integrata la
propria organizzazione comportamentale. Per gli autori lo sviluppo emotivo e relazionale del
bambino sembra essere connesso alla progressiva capacit che egli acquisisce gi nel corso
del primo anno di vita relativamente alla regolazione delle proprie emozioni.
Per Cole, Martin e Dennis (Cole, Martin, Dennis, 2004) il costrutto della regolazione
emotiva intende spiegare come e perchØ le emozioni organizzano o facilitano altri processi
psicologici (es. focalizzare l attenzione, promuovere il problem solving, sostenere le
relazioni) e anche perchØ esse possono avere effetti dannosi (es. interrompere l attenzione,
interferire con il problem solving, danneggiare le relazioni). Una spiegazione psicologica
dello sviluppo infantile Ł incompleta senza comprendere l importanza delle emozioni come
motivazioni perchŁ esse danno significato all esperienza (Cole, Martin, Dennis, 2004).
Il termine regolazione emotiva pu denotare due tip i di fenomeni regolatori ( modello a
due fattori della regolazione emotiva): l emozione come regolatoria e l emozione come
regolata. In ogni caso, l aspetto di regolazione deve essere concettualizzato
indipendentemente da quale emozione Ł attivata inizialmente. L emozione come regolatoria si
riferisce ai cambiamenti che sembrano risultare dall emozione attivata. L emozione come
regolata si riferisce ai cambiamenti nell emozione attivata. Questi includono cambiamenti
nella valenza dell emozione, nella sua intensit o nel suo decorso nel tempo (Thompson,
1990, 1994) e pu avvenire nell individuo o tra ind ividui (Cole, Martin, Dennis, 2004).
Campos, Frankel e Camras (2004) propongono un modello unitario di regolazione
emotiva in cui l emozione e la regolazione emotiva non possono essere dissociate una
dall altra, non sono due fenomeni separati ma due differenti facce di un unica serie di
processi. Usano il termine emozione per indicare il significato di una transazione tra una
persona e un evento, incluso ci che una persona pu fare, in generale, riguardo la
transazione; il termine regolazione emotiva per riferirci alle variazioni a cui una persona pu
andare incontro a seconda dei differenti contesti.