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tempi. Mi trovavo in quel momento di fronte al pc di una mia amica che
abita proprio nel quartiere africano, a Roma. Delle diverse sovrane, mi ha
colpito la regina di Saba: è stato un amore a prima vista.
Quel nome aveva un non so che di familiare, ma allo stesso tempo mi
rendevo conto che non sapevo assolutamente nulla su di lei.
Presto ho scoperto che in nessuna delle fonti antiche c’era una sua
descrizione vera e propria, nessun cenno al suo modo di vestire.
L’archeologia in tal senso non mi è stata di grande aiuto, visto che non si
dispone nemmeno di prove scientifiche riguardanti la sua esistenza.
Soltanto il confronto tra i testi antichi e le immagini dei diversi film che ne
rielaborano il mito poteva diventare materiale per la mia tesi. E così, in
accordo con il prof. Saggioro, ho deciso di intitolare il mio lavoro: “La
regina di Saba: rielaborazione cinematografica di un tema mitico” .
Pian piano e con non poche difficoltà iniziali, sono riuscita ad entrare in
possesso di tre film e di reperire materiale fotografico, recensioni e testi vari
sul primo film, del 1921.
Anche il mondo del cinema e le dinamiche secondo le quali veniva plasmato
il personaggio della regina di Saba mi erano oscure. Avevo la necessità di
parlare con una costumista e sono stata così fortunata da riuscire non solo
a contattare Simonetta Leoncini, la costumista del film “Salomone”, ma
anche ad intervistarla. In questo modo tanti enigmi erano risolti.
Il fatto che la protagonista del film si chiamasse Makeda, mi ha dato subito
a pensare che colui che ha scritto la sceneggiatura avesse consultato le fonti
etiopiche, in particolare la bibbia etiope, il Kebra Nagast. Sapere che tale
testo fosse stato per la prima volta tradotto in lingua italiana nel 2007,
dopo 8 secoli dalla sua prima stesura, mi è apparso come un segno.
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Avevo tutte le carte in regola per trattare l’argomento in maniera
completa.
Mentre scrivevo, però, è successo un altro fatto strano: è stato rinvenuto in
Etiopia, dopo nove anni di scavi, quel che è secondo l’archeologo tedesco
Helmut Ziegert (suo scopritore) il palazzo della regina di Saba. Tale
scoperta sta incoraggiando Ziegert a cercare anche altri reperti archeologici
che attestino l’esistenza della misteriosa sovrana e, chissà, che non gli
riesca. Personalmente glielo auguro e spero di poter in futuro vedere un
nuovo film che racconti la sua storia.
Dopo tutte queste chiamiamole coincidenze, ho iniziato a pensare che la
mia tesi era nata sotto una buona stella. Non avrebbe soltanto arricchito il
mio bagaglio culturale e possibilmente quello di altri individui, ma l’avrei
collegata per sempre a qualcosa di magico e di speciale.
6
Introduzione
Il personaggio della regina di Saba è tanto affascinante quanto denso di
mistero. Possiamo affermare che, se la celeberrima Cleopatra è stata una
figura storica che è divenuta un mito, nel caso della regina di Saba, si
tratta di una leggenda entrata pienamente nella cultura di diversi popoli
e che reclama la sua importanza storica.
Chi è la regina di Saba e da dove viene? C’è chi ritiene che sia vissuta nel
1300 a.C. e abbia abitato nel territorio che oggi corrisponde allo Yemen,
altri sostengono sia originaria dell’Etiopia o dell’Eritrea o, addirittura,
della Nigeria. Ralph Ellis, nel libro I sovrani scomparsi dell’antico Egitto
1
, la
identifica con la faraonessa Maaca-Tamar, reclamando le sue origini
egiziane. La verità è che nessuno ad oggi è stato in grado di identificarla
con prove inconfutabili.
Possiamo rintracciare la sua presenza nelle fonti ebraiche, arabo-
islamiche ed etiopiche. Mentre nelle prime e nel Corano il nome della
regina di Saba non compare, secondo la restante tradizione arabo-
islamica il suo nome è Bilqis o Balkis e secondo quella etiope Makeda.
Ogni tradizione racconta il mito della regina di Saba dal proprio punto di
vista, ponendo la sua figura sempre in relazione con quella di Salomone,
il re d’Israele, figlio di Davide, famoso per la sua saggezza e sapienza. La
regina di Saba viene “dalle estremità della terra per ascoltare la sapienza
di Salomone”
2
. Dopo tale incontro la regina di Saba abbandona le
divinità pagane, e ha abbracciato la religione di Salomone. La sua
1
Ralph Ellis, I sovrani scomparsi dell’antico Egitto: la regina di Saba, re Salomone e re Davide,
Newton&Compton, Roma 2004
2
Nuovo Testamento; Luca 11,31-32
7
conversione a una religione monoteistica rappresenta un caso di
acculturazione
3
che, come tutte le acculturazioni, porta con sé un
cambiamento dell’identità culturale dell’individuo. Questo mutamento
verrà in un secondo momento trasmesso a tutto il popolo di Saba,
assumendo i connotati di un processo di acculturazione collettiva.
La Bibbia, la fonte più antica, viene rielaborata dalla tradizione ebraica
posteriore, tanto da ricordare alcuni testi della tradizione arabo islamica.
Nel Libro delle spose di Ta’labi, opera che gode di grande popolarità nel
mondo islamico, figura che la regina di Saba sia figlia di un essere umano
e di una ginnya
4
e che avesse le gambe pelose. Tale caratteristica sembra
essere tipica delle creature in bilico tra due mondi: quello umano e quello
extra-umano, dei ginn.
Nella tradizione etiopica Salomone appare come un astuto seduttore che
con uno stratagemma riesce ad unirsi carnalmente con Makeda. Da tale
unione nascerà Menelik, il capostipite della dinastia reale dell’Etiopia. Ci
sembra di poter condividere le parole di Giovanni Canova: “La leggenda
assume il carattere di un vero e proprio mito di fondazione”.
In nessuna delle fonti troviamo la descrizione delle vesti della regina di
Saba. Ciò nonostante, nessuno la immagina priva di abiti. E dove manca
la descrizione di un abito subentra la volontà, o meglio, la necessità di
immaginarne uno, al fine di vestire il personaggio di una particolare
identità. Qui si colloca la narrazione della misteriosa sovrana attraverso il
medium cinematografico. Il mio lavoro si snoda intorno all’analisi del
mito della regina di Saba, tramandato per mezzo delle fonti antiche,
3
Per un approfondimento sul concetto di acculturazione, si veda: Denys Cuche, La nozione di cultura nelle
scienze sociali, Il Mulino itinerari, Parigi 2004, pp. 76-77
4
si tratta del corrispettivo femminile del ginn, demone minore rappresentato sotto forma di
serpente, cane, scorpione. Per un approfondimento sui demoni nella filosofia occulta, si veda:
www.edicolaweb.net/graal07a.htm
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raffrontata con quattro film, a lei dedicati e realizzati in diversi periodi
storici.
Le quattro pellicole sono: La Regina di Saba (1921) di J. Gordon Edwards,
la Regina di Saba (1952) di Pietro Francisci, Salomone e la Regina di Saba
(1959) di King Vidor e Salomone (1997) di Roger Young.
Nei primi tre film è presente un chiaro riferimento alla misteriosa regina
nel titolo, mentre per quel che concerne il quarto, si tratta di un film sulla
biografia del famoso re Salomone, prodotto per la televisione e reso
pubblico in formato DVD nel 2000, che dedica un ampio spazio
all’incontro tra la regina di Saba e il re Salomone.
Quel che mi è parso maggiormente interessante di questi quattro film,
nonché degno di approfondimento è: ciò che li accomuna, ciò che li rende
molto differenti l’uno dall’altro, le fonti di riferimento per realizzarli, il
ritratto fisico e psicologico del personaggio ed i costumi della regina di
Saba. Analizzando questi quattro punti, spero di riuscire a fornire un
panorama completo sulla rielaborazione cinematografica del mito della
regina del Sud.
Lo spazio dedicato al primo film sarà limitato, poiché si tratta di una
pellicola che risulta dispersa in circostanze ignote.
Vi sarà un ampio spazio alle tematiche dei sopraccitati film, di ognuno
verrà messo in evidenza il carattere particolare di interpretazione
fantastica di una storia altrettanto distante da una realtà scientifica.
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Capitolo 1
Le fonti antiche. Il racconto della regina di Saba in relazione
alle diverse tradizioni
1. La tradizione ebraica
Nella tradizione ebraica troviamo diversi documenti che parlano della
regina di Saba e che la pongono in relazione con il re Salomone.
Possiamo dividere le fonti in quelle bibliche e quelle facenti capo alla
tradizione post-biblica, sviluppatesi nella diaspora. Queste arricchiscono
il racconto biblico di dettagli più o meno coerenti tra loro e focalizzano
l’attenzione su delle caratteristiche particolari della regina di Saba e sugli
enigmi che essa pone al monarca d’Israele.
1.1. La Bibbia
Secondo il libro dei Re (1 Re 10,1-13) e il secondo libro delle Cronache (2
Cronache 9,1-12) dell'Antico Testamento, la regina di Saba sente giungere
fino alle sue terre la fama del mitico re Salomone, conosciuto per la sua
saggezza, la sua arguzia e la sua prosperità. Incredula decide di rendergli
visita e di mettere alla prova le doti del sovrano con delle domande.
Arriva con un corteo di fanciulli e fanciulle, oro, pietre preziose, aromi di
10
ogni genere. Il re risponde correttamente a tutti gli enigmi, confermando
le voci circa le sue virtù. La regina allora manifesta la sua ammirazione,
rivolge una preghiera al Dio d’Israele e gli consegna i doni che ha portato
per lui. Salomone la ricambia con altrettanta generosità.
“Essa diede al re centoventi talenti d’oro, aromi in gran quantità
e pietre preziose. Non ci furono mai tanti aromi come quelli che
la regina di Saba diede al re Salomone.
5
[…]
Il re Salomone diede alla regina di Saba quanto ella aveva
mostrato di gradire, oltre l’equivalente di quanto ella aveva
portato al re.”
6
Dopo questo scambio di regali, la regina di Saba si rimette in cammino
verso il suo paese, accompagnata dalla sua gente.
Non viene svelato né il nome della regina né la durata del suo soggiorno
in Israele. E il rapporto con Salomone sembrerebbe puramente
diplomatico. Si ha l’impressione che la narrazione abbia un carattere di
mera cronaca, ma, a una lettura attenta, possiamo osservare che i doni
che farà la regina a Salomone non hanno soltanto una semplice funzione
decorativa, ma contribuiscono alla strutturazione del tempio.
“Inoltre la flotta di Chiram, che caricava oro in Ofir, portò da
Ofir legname di sandalo in gran quantità e pietre preziose. Con
il legname di sandalo il re fece ringhiere per il tempio e per la
5
I Re, 10.1, cap. 10
6
Le Cronache, 9.1, cap. 9
11
reggia, cetre e arpe per i cantori. Mai più arrivò, né mai più si
vide fino ad oggi tanto legno di sandalo.”
7
Nel saggio “Salomone e Saba: il mito nei processi politici e giuridici” Antonio
Luigi Palmisano, docente di Antropologia culturale, scrive in proposito
che: “Si tratta dunque di una rivendicazione di partecipazione alla
fondazione del più squisito emblema della sacralità, nella simbologia
ebraica.”
8
Cosa rappresenta allora la regina di Saba nel racconto biblico? Salomone
e la regina di Saba si trovano in una situazione paritaria: entrambi
possiedono saggezza, potenza e ricchezza. Delle virtù e dei possedimenti
di Salomone si parla in tutto il mondo di allora. Ma la regina, venendo da
lui con tutto il suo corteo e i suoi doni, dimostra di non essere da meno e,
ponendo dei quesiti, mostra di essere anche lei una persona che ama la
conoscenza. Quel che la regina di Saba ammira di più in lui è la sua
sapienza, conferitagli dal Dio d’Israele.
1.2. Il Vangelo
Nel Nuovo Testamento in Matteo 12,41-42 e Luca 11,31-32 troviamo un
chiaro riferimento alla figura della regina di Saba: Gesù afferma che lei e
gli abitanti di Ninive nel giorno del Giudizio Universale sorgeranno per
condannare gli ebrei che lo hanno rifiutato,
7
I Re, 10.1, cap. 10
8
si tratta di un lavoro presentato al Centro Studi Internazionali del Friuli durante un convegno
“Miti antichi e miti moderni: vitalità del mito a-temporale e sviluppo delle superstizioni”, si
veda: www.centrumlatinitatis.org/atti_convegni/mito/mito.htm