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Il cinema è il luogo dove la
modernità si rappresenta.
Sergio Brancato
Introduzione
Sin dai suoi esordi, il cinema ha sempre saputo catturare l’attenzione del pubblico
grazie al fascino delle immagini in movimento e alla sorprendente tecnologia del
cinematografo, capace di attrarre già di per sØ, indipendentemente dai contenuti
rappresentati.
Il cinema può essere considerato come una delle piø grandi novità verificatasi
negli anni Novanta del diciannovesimo secolo, ma in realtà la sua realizzazione è
da considerarsi come l’esito di un vasto e variegato insieme di forme di
intrattenimento, sviluppatesi in epoca vittoriana.
Inizialmente, il cinema nasce infatti come forma di riproduzione della realtà così
come essa si presenta, una modalità questa, forse dovuta al retaggio della visione
positivista all’epoca dominante, basata sull’abitudine a classificare e ad osservare
ogni cosa.
Ma ben presto il cinema si allontana da questi presupposti iniziali, per dedicarsi a
ciò che effettivamente lo rappresenterà negli anni a venire come il rielaboratore
per eccellenza di realtà, storie e racconti, in cui lo spettatore sarà chiamato in
causa direttamente, sia dal punto di vista fisico relativo al corpo, grazie alla
rappresentazione degli attori e dei divi, e sia dal punto di vista emotivo come un
contenitore di emozioni e desideri.
Non a caso, “la stessa storia del cinema si configura come storia del viaggio
tecnologico verso la possibilità non di riprodurre l’immagine della realtà, ma di
produrre l’immagine del desiderio” scrive Sergio Brancato nel libro La forma
fluida del mondo.
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Brancato S., La forma fluida del mondo. Sociologia delle narrazioni audiovisive tra film e
telefilm, Ipermedium, 2010, pp.138-139
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Il cinema è quindi caratterizzato da una “doppia natura”
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come lo definisce il
sociologo napoletano Adolfo Fattori, presentandosi come una documentazione e
al tempo stesso come una narrazione.
Da molti anni è diventato oggetto di studio di tantissime discipline che se ne sono
occupate a seconda delle proprie metodologie e dei propri interessi di ricerca, tra
cui possiamo annoverare prevalentemente le scienze storiche e sociali, le scienze
delle comunicazione, dell’arte e dell’estetica che hanno finito per approfondire
sotto ogni aspetto la questione cinema.
A tal proposito infatti, il celebre storico italiano Gianni Rondolino, ha affermato
“che il cinema come arte del ventesimo secolo – una volta si diceva decima musa,
ovvero settima arte – sia un fatto del tutto acquisito dalla cultura contemporanea,
anzi ne costituisca uno degli elementi piø significativi e macroscopici, non è piø
argomento di discussione.”
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L’epoca in cui si sviluppa, e cioè il Novecento, è un periodo storico segnato in un
certo senso dalla supremazia delle immagini, grazie alla nascita della fotografia a
seguito dei risultati che si erano ottenuti sia nel campo dell’ottica, con lo sviluppo
della camera oscura, che nel campo della chimica grazie alla messa a punto di
sostanze fotosensibili.
La fotografia rese possibile per la prima volta, lo studio delle immagini in
movimento, al fine di riprodurre la dinamicità mediante scatti consecutivi.
Da allora in tutto il mondo, diversi studiosi si cimentarono nella realizzazione dei
primi rudimentali dispositivi che, attraverso la proiezione in sequenza delle
fotografie, creassero un’illusione di movimento estremamente realistica.
In un certo senso, con il cinema si viene a creare un vero e proprio
sconvolgimento spazio temporale, conferito in maniera estrema dall’effetto ottico
dell’ubiquità realizzabile mediante la macchina da ripresa, “capace di condurre
ovunque lo spettatore”, immobilizzando in quegli attimi il tempo e lo spazio reale,
grazie alle varie inquadrature e ai punti di vista dei vari personaggi in quel
momento rappresentati.
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Fattori A., Memorie dal futuro. Spazio, tempo, identità nella science fiction, Ipermedium, Napoli,
2001
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Rondolino G., Cinema, Jaca Book, Milano, 1992, Introduzione p.9
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Anselmo A., Edgar Morin dalla sociologia all’epistemologia, Guida Editore, Napoli, 2006
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A tal proposito, scrive Annamaria Anselmo, “Il cinema riesce a rendere
perfettamente quel fenomeno di osmosi che coinvolge ricordi, desideri e vissuti,
cioè passato, presente, futuro e che caratterizza il tempo soggettivo ovvero il
tempo dello spirito umano”.
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I primi esperimenti in tal senso, furono condotti alla fine del XIX secolo da
Thomas Edison, il quale realizzò il kinetoscopio, piø conosciuto come
Nickelodeon, nome derivante da “nichelino”, cioè la moneta da cinque centesimi
di dollaro necessaria per pagare l’ingresso.
Si trattava di un sistema che permetteva ad un singolo spettatore per volta di
assistere a brevi filmati di scarsa definizione, poggiando l’occhio su un oculare e
girando la manovella.
Ma tale sistema fu ben presto soppiantato da un’idea molto piø innovativa che
permetteva una fruizione collettiva del filmato e non piø singola, come invece
accadeva in precedenza.
Il cinema infatti nasce ufficialmente nel 1895 in Francia, da un’idea dei fratelli
Lumière che misero a punto il cinematografo, attraverso il quale fu possibile per
la prima volta, registrare la realtà visiva e riprodurla in tutta la sua veridicità.
I primi film realizzati in questo modo, avevano un durata piuttosto breve,
all’incirca di dieci minuti, ma riscossero subito un grande successo per lo stupore
riscontrato tra il pubblico, del tutto incredulo dinanzi ad una novità così
dirompente. A dimostrazione di ciò, uno dei primi corti a cui lavorarono i fratelli
Lumière, produsse sul pubblico un effetto del tutto inaspettato.
Il film in questione rappresentava un treno nell’istante in cui rientrava in stazione,
ma essendo del tutto realistico, gran parte del pubblico si spaventò temendo che il
treno in questione potesse travolgerli realmente.
Fu anche il primo caso di immedesimazione fra l’occhio della cinepresa e quello
umano.
Non a caso Theodor Adorno definì il cinema “la conferma assoluta
dell’alienazione”.
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Ivi, p.32
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Ma questo è soltanto un esempio dei tanti effetti che il cinema determinò sul
pubblico, visto che è da sempre considerato un valido indicatore dei processi
sociali e culturali che si verificano all’interno di una società.
Le prime rappresentazioni dei Fratelli Lumière furono concepite a tutti gli effetti
come veri e propri spettacoli cinematografici, visto che per la prima volta un
pubblico indifferenziato poteva assistere ad immagini inconsuete e che
suscitavano inevitabilmente curiosità per gli effetti di travolgente novità agli occhi
di chi vi assisteva.
In realtà Lumière fu piø che altro l’inventore di una tecnica fotografica avanzata
che in maniera quasi del tutto inaspettata portò alla nascita del cinematografo.
Tra le prime proiezioni, un particolare successo riscosse quella intitolata La sortie
des usines Lumière, ovvero una breve ripresa di circa un minuto che intendeva
rappresentare l’uscita degli operai della Lumière all’uscita dalla fabbrica, al
termine di una comune giornata lavorativa.
Ben presto, nell’arco di poche settimane, il cinematografo finì per diventare
l’attrazione principale della Francia, riuscendo anche a far incassare cifre
considerate esorbitanti per l’epoca, ma in realtà la proiezione che per tanti fu
concepita come il primo documentario della storia, era piø che altro una sorta di
pubblicità volta a promuovere l’efficienza delle fabbriche Lumière.
Con i vari miglioramenti che si susseguirono nel corso degli anni, nacque
effettivamente una nuova forma di intrattenimento per il pubblico che al pari del
teatro e della successiva televisione, seppe catturare la sua attenzione, ottenendo
lauti successi, e trasformandosi a tutti gli effetti anche in una forma di arte.
Gli esiti del cinematografo e del cinema in particolare, sono stati così sorprendenti
da provocare meraviglia e stupore anche negli stessi inventori che si sono occupati
della loro minuziosa realizzazione.
Non a caso il cinema è stato anche definito “il piø grande produttore ed
elaboratore di immaginario mai realizzato”
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dal sociologo Adolfo Fattori, proprio
a causa della sua estrema poliedricità, capace di dar vita a qualsiasi realtà,
emozione, o desiderio.
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Fattori A., Memorie dal futuro. Spazio, tempo, identità nella science fiction, Ipermedium, Napoli,
2001, p.69
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Da un punto di vista sociologico infatti, il cinema può essere considerato come la
rappresentazione della società in tutte le sue sfumature e con tutte le sue
periodiche innovazioni che di tanto in tanto vanno a sconvolgere la normalità,
producendo nuovi effetti e nuove modalità di riproduzione, soprattutto grazie
all’ausilio delle tecnologie che di volta in volta, a seguito di nuove scoperte vanno
a rimpiazzare i vecchi dispositivi.
La storia del cinema è infatti costellata da invenzioni tecniche che nel corso degli
anni hanno permesso una migliore resa sul grande schermo e un maggior
coinvolgimento da parte del pubblico.
Ci sono state delle vere e proprie svolte epocali dagli esordi del cinema, come ad
esempio il passaggio dal muto al sonoro, dalla riproduzione in bianco e in nero a
quella a colori, ed attualmente un’altra grande svolta come quella dall’analogico
al digitale è tuttora in corso, con effetti non del tutto quantificabili.
Lo sviluppo delle tecnologie ha quindi migliorato visibilmente l’impatto
comunicativo del cinema, ma al tempo stesso ha reso sempre piø necessario ed
inevitabile la presenza di un team di esperti, specializzati nei vari settori della
produzione, e che fossero quindi in grado di ottenere risultati sempre piø
sorprendenti ed innovativi mediante l’utilizzo degli ultimi ritrovati tecnologici.
Nel corso degli anni, in tutti i settori tra cui inevitabilmente anche il cinema, le
tecnologie hanno avuto un ruolo sempre piø importante ed invasivo e anche nei
semplici gesti della vita quotidiana si sono conquistate ruoli di primo piano,
diventando addirittura insostituibili.
Alcuni studiosi, tra cui Karl Popper, hanno infatti notato che le tecnologie
diventano realmente parte integrante dell’uomo a seguito di un’assuefazione
nell’utilizzo, assumendo addirittura la funzione di “protesi esosomatiche” che
vanno ad ampliare quelle che sono le nostre abilità di base, permettendoci di
migliorare anche le percezioni che abbiamo del mondo esterno.
A tal proposito infatti, Popper afferma che “L’uomo, cioè, invece di sviluppare
migliori occhi e migliori orecchie, produce occhiali, microscopi, telescopi,
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telefoni, cornette acustiche, etc.…e invece di sviluppare gambe sempre piø veloci,
produce automobili sempre piø rapide”.
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Non a caso, il sociologo canadese Marshall Mc Luhan aveva parlato, a proposito
dell’effetto dirompente delle nuove tecnologie, di determinismo tecnologico
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riferendosi con questo termine al fatto che tali innovazioni avrebbero avuto un
ruolo di primo piano nell’influenzare la vita dell’uomo.
Ed ovviamente il cinema non poteva restarne fuori, in quanto oggetto inquieto e in
continuo dialogo con gli altri media, come è stato definito dal sociologo
napoletano Sergio Brancato.
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Con l’introduzione del 3D e cioè della visione tridimensionale, la proiezione
cinematografica ha fatto enormi passi avanti e i cinema sono stati dotati di
apparecchiature complesse che permettono la visione stereoscopica delle
immagini, conferendo cioè allo spettatore una forte illusione di tridimensionalità,
al punto tale da avere l’impressione che gli oggetti rappresentati facciano
effettivamente parte della sala cinematografica.
Con il passare degli anni, sono state sviluppate tecniche digitali sempre piø
sofisticate e all’avanguardia per la visione delle immagini tridimensionali.
Diversi film sono stati realizzati con questa nuova tecnica, alcuni di grande
successo, altri che invece si sono rivelati meno entusiasmanti e non hanno saputo
attrarre in maniera consistente il grande pubblico, rivelandosi ben presto dei flop.
Tra i film piø importanti che sono stati realizzati recentemente con questo tipo di
tecnica, vi è sicuramente Avatar, un film di fantascienza del 2009, scritto e diretto
da James Cameron che, attualmente si trova al primo posto tra le produzioni che
hanno incassato di piø nella storia del cinema.
Non a caso, Avatar ha ricevuto ben tre premi oscar per la migliore scenografia,
migliori effetti speciali e migliore fotografia, e per questo motivo potrebbe
rappresentare un ottimo esempio di quanto le tecnologie abbiano influito sul
cinema, contribuendo a renderlo sempre piø spettacolare.
7
Pecchinenda G., Epistemologia e sociologia in Karl R. Popper, L’ateneo, Napoli, 1991, pp. 83-84
8
McLuhan M., La Galassia Gutenberg. Nascita dell’uomo tipografico, Armando, Roma, 1976
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Brancato S., La forma fluida del mondo. Sociologia delle narrazioni audiovisive tra film e
telefilm, Ipermedium, 2010