PREMESSA
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Ho utilizzato per la mia ricerca la documentazione conservata nel
fondo Nelson, presso l’Archivio di Stato di Palermo 1
. I
documenti esaminati vanno dal 1820 al 1929 e sono
complessivamente 185, di cui 170 lettere, 9 telegrammi 2
, 4 conti 3
,
un opuscolo illustrativo 4
e un regio decreto 5
.
I documenti sono stati numerati progressivamente. In queste
lettere ho riscontrato una certa difficoltà di comprensione della
scrittura, poco chiara a causa di un linguaggio complesso e di una
sintassi un pò controversa. Inoltre lo stato di conservazione di tali
documenti lascia un pò a desiderare anche a causa della carta
utilizzata, molto sottile e vulnerabile; sennonché, l’uso del
calamaio ha provocato diverse sbavature che hanno reso
ulteriormente complicata l’opera di comprensione offuscando
diverse parole, compromettendone la continuità del periodo,
difficile da leggere e decifrare. Infatti potrete notare che, a posto
delle parole mancanti troverete dei punti di sospensione.
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Archivio di Stato di Palermo, d’ora in poi AsP, fondo archivio Nelson, busta N° 611, da
cui abbiamo tratto il fascicolo “Da Mr Barker Proconsole Britannico…” e busta N° 604
da cui abbiamo tratto i seguenti fascicoli: “La Bella & Barbera Wheat, La Ferrovia
Circumetnea, Il Parafulmine, Etna e Letters from V.N.H. to Duca and from Duca to
V.H.N.”
2
Doc. LXXX, LXXXIV, LXXXV, CIII, CIV, CV, CVIII, CIX, CX
3
Doc. XXXIV, XXXVII, XLVI, LXV
4
Doc. XCIII
5
Doc. CXVIII
5
La lingua inglese ha comportato delle aggravanti maggiori
poiché si tratta di un inglese piuttosto antiquato e perciò difficile
da intendere, evidentemente diverso dall’inglese contemporaneo
che noi tutti conosciamo. Dalla documentazione analizzata
emerge inoltre che, le diverse imprecisioni ortografiche e
grammaticali sono da attribuire allo stile di scrittura dello stesso
autore, che ha la particolarità di comporre di getto, senza riletture
o brutte copie, come ben si evidenzia dalla diverse sbavature e
dall’incerta grafia.
Da un punto di vista linguistico e formale, le lettere sono
caratterizzate da un alternarsi di periodi brevi e concisi ad altri
prolissi ed articolati. La punteggiatura non sempre segue le
regole grammaticali. A volte se ne fa abuso, utilizzando più punti
esclamativi, o punti interrogativi inappropriati. Spesso, anche le
virgole, i punti, sono inesistenti; altre volte invece, presenziano in
modo esagerato. Anche il linguaggio, come ho già detto in
precedenza, risulta poco chiaro; troviamo spesso termini scritti in
maniera differente, quali, Sparshall (anziché Spanshott),
Bentinek (anzichè Bentik), Baily (anziché Bailey), Couston
(anziché Coustom ), Nacarossa (anziché Nascarossa) e tanti altri
ancora. Troviamo anche un uso essenzialmente errato della
lingua italiana, la terza persona del verbo essere “ è” è talvolta
priva di accento; mentre la congiunzione e porta, erroneamente,
l’accento; spesso il verbo “avere” invece di essere scritto in
inglese lo troviamo in italiano: “ abbia, abbiamo ”. Vi si possono
riscontrare anche espressioni a dir poco decadute come per
esempio “ piacciavi” o anche “ piacciasi”, “ rimettovi”, ecc. .Nei
documenti si può anche denotare la presenza di verbi stilizzati,
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quasi poetici come “ tenea” o termini come “farne anco”, “anco
restando”. È’ opportuno dire che tali lettere risentono
dell’influsso dell’inglese, fenomeno che si era già diffuso dal
1794, dopo le alleanze tra inglesi e borboni, creando una specie
di anglomania, un’imitazione dell’accento inglese nella parlata
siciliana 6
.
Si può parlare di un’imitazione a livello grafico di termini tipici
dell’inglese quali ad esempio am e pm; talvolta pom.e per
indicare l’ora; o 19th 1822, per annotare le date.
In molte lettere, scritte in inglese, si può notare la presenza di
termini in italiano come per esempio: perché no, disordine, for
my own parte, Levante, duty a gabella, macina , servi, before
scadenza, as roba di tuo marito, is tutto, also a matita , campieri ,
in present tariffa , selling in porto tranne, to retire the contenuto,
i sent you my bottiglione, for the trasporto in città, in
contravvenzione ecc. Si possono rilevare inoltre vocaboli ove è
ben evidente la mescolanza della lingua italiana con quella
francese, come le espressioni: in pratique, Vice roi, coalice,
algerine, entre, leur e possiamo evidenziare anche una poesia in
francese che Lord Byron ha scritto in onore della morte di
Napoleone 7
.
Nella documentazione si evidenziano per di più
termini in latino come: portum, diem, Sacra Familia, annus,
nolens-volens, opad valorem. Non mancano, inoltre espressioni
dialettali quali: penale di terzu gradu di Pubblico esempio, mal
aguroso, Festa l’Immaculata 8
,
ditto assegno, travo ecc.
6
R. Romeo, Il Risorgimento in Sicilia, Roma-Bari, 1999, pag. 6
7
Doc. XXII Messina 8 Oct. 1821
8
Doc.CLXIX 8th Dec. 1928
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Si possono notare anche termini di derivazione italiana che sono
anglicizzati come: revolters, abicady, palermitans, revolutionizer,
avvocate, Capoluogos. Parole scritte errate come mageneble,
anzichè manageable, salutions, anziché salutations.
Ci sono diverse ripetizioni di alcuni termini p.e. very very, many
many, so so. Molte sono le parole che, seppur indicano lo stesso
significato, sono scritte diversamente: alcuni esempi sono
vintage o vinetage, che traduce indifferentemente vendemmia;
won’t =wont ; ecc.
Caratteristico di questo stile epistolare è l’uso di abbreviazioni di
cui fornisco un breve sommario: c.t = courant; H.M. = Her
Majesty; i.e. that is; P .S. = Post Scriptum; P .T.O. = please turn
over. Il folto lessico desunto dalle attività agricole è apparso un
po’ostico ecco qualche esempio: fumigazione, concimaio
(serbatoio in cui si raccoglie il letame asportato dalla stalla),
sensale (mediatore, spec. di prodotti agricoli e di bestiame)
cafiso ecc. Coloro che lavoravano la terra venivano chiamati
inquilini. Ci sono espressioni come “the facchinaggio, caparro,
seminati, affrancazione, mediatore, che fanno parte invece di un
linguaggio commerciale. Dal contenuto delle lettere si può
evincere che ciò che veniva richiesto era la puntualità nell’invio
delle lettere che dovevano fornire dei rendiconti pertinenti a tutto
ciò che accadeva. Il più delle volte non si riusciva ad essere
puntuali con la posta e allora spesso nascevano delle lamentele e
si sottoscrivevano ulteriori sollecitazioni affinché le lettere
arrivassero al destinatario nel tempo più breve possibile. Tutto
questo perché, nella maggior parte dei casi, nelle lettere vi erano
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delle comunicazioni importanti da far conoscere al destinatario
come per esempio: scadenze, svariati conti ecc.
Alle lettere non sono state apportate correzioni o modifiche, ma
ne è stato trascritto fedelmente il contenuto. È stato un lavoro a
dir poco arduo da affrontare, ma allo stesso tempo affascinante,
perché mi ha permesso di poter comprendere meglio da vicino le
condizioni di vita della Ducea.
Per poter intendere la presenza degli inglesi in Sicilia, nel primo
capitolo è stato effettuato un quadro storico del XIX. Secolo. La
storia dell’Italia dell’Ottocento è strettamente connessa alle mire
espansionistiche di Francia e Inghilterra sull’Italia e, soprattutto,
sulla nostra isola, considerata un vero e proprio avamposto
strategico nel Mediterraneo. Entrambe le potenze volevano
conquistare i più importanti mercati d’Europa. Nella battaglia di
Trafalgar (1805), il grosso delle flotte francesi e spagnole riunite,
venne annientato dall’ammiraglio Nelson, che vi perdette la vita.
Poiché la superiorità navale britannica non poteva più essere
messa in dubbio, negli anni seguenti Napoleone, divenuto il
padrone dell’Europa, ricorse al “blocco continentale”, nel
tentativo di colpire la Gran Bretagna con armi economiche,
cercando di abbatterne la potenza commerciale impedendone i
traffici.
È’ proprio dal “blocco” che l’Inghilterra trarrà la sua fortuna.
Difatti la Sicilia a partire dal 1806, diviene il punto di maggiore
concentrazione militare e mercantile inglese nel Mediterraneo.
Il secondo capitolo è dedicato alla storia della Ducea inglese.
Bisogna dire che l’interesse di Napoleone e la relativa espansione
francese in Italia e nel Mediterraneo, spinsero gli inglesi ad
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interessarsi alla Sicilia, per la sua posizione strategica nei traffici
commerciali, stringendo preventivamente alleanze con i borboni
a partire dal 1794. A causa della nascita della Repubblica
Partenopea ad opera di Championnet, re Ferdinando fu costretto
a fuggire da Napoli e a cercare appoggio in Sicilia, dove si
rassegnò a chiedere aiuto agli inglesi, nella persona
dell’ammiraglio Nelson, reduce di una battaglia combattuta ad
Abukir, dove sconfisse la flotta francese. In seguito Orazio
Nelson, soffocò la Repubblica Partenopea. In segno di
riconoscimento, re Ferdinando concesse allo stesso Nelson,
tramite un Real Diploma, le terre, la città di Bronte, nonché il
titolo di Duca, e la facoltà di poter trasmettere la Ducea non solo
a qualsiasi dei suoi parenti, ma pure ad estranei.
Il terzo capitolo invece, è dedicato all’analisi di 78 documenti, di
cui 74 lettere e 4 conti.
- le 74 lettere hanno come unico destinatario il Procuratore
Generale della Ducea, Filippo Thovez. Sono state tutte inviate
dal Proconsole Britannico di Messina, Mr W.W. Barker, eccetto
quattro, una dal Capitano Bailey, una dai sig. Giuseppe e Sofia,
una dal Sig.Smith e una dal Sig. Gioacchino Salevino, sempre
inviate al Procuratore Generale, Filippo Thovez, negli anni che
vanno dal 1820 al 1827.
Ad un primo esame, è possibile affermare che tali lettere,
contenute nell’appendice documentaria, seguono tutte lo stesso
schema: cominciano con il destinatario My Dear Sir, o Dear Sir, a
volte seguito da un punto esclamativo e si concludono con i
saluti, solitamente Dear Sir yours faithfully, My dear Sir yours
truly, i remain my dear Sir, yours truly, Sir with much esteem
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yours affectionable e molte altre espressioni , seguite dalla firma
del Proconsole W.W. Barker. Attraverso l’analisi e
l’estrapolazione di dati emersi da questa corrispondenza
epistolare tra il Procuratore Generale della Ducea, Filippo
Thovez e il Proconsole Britannico W.W. Barker, è stato possibile
comprendere meglio i rapporti intercorsi tra le due parti. È stato
tracciato un quadro nitido e preciso della situazione
internazionale molto delicata di questi anni, che va dalla
Restaurazione fino allo scoppio delle rivoluzioni liberali e
indipendentiste di Spagna, Grecia e Russia, dando particolare
importanza, anche alla susseguente situazione nazionale, nonché
isolana, vale a dire ai moti che si sono avuti a Palermo, Messina e
Bronte.
Le missive contengono anche notizie riguardanti fatti personali -
sia del Procuratore che del Proconsole - facendo riferimento alle
condizioni fisiche, psicologiche e personali dei protagonisti (i
consigli, le cure i rimedi, e i farmaci utilizzati per far fronte alle
malattie che hanno colpito entrambi, ma anche i loro familiari).
L’agricoltura e gli scambi commerciali stanno alla base del terzo
capitolo, dove si affronta un discorso relativo alle coltivazioni,
allo stato dei fondi e dei giardini e ai prezzi dei prodotti delle
terra. Tale capitolo si articola in più parti: nella prima, si espone
l’importanza della produzione del grano in Sicilia, evidenziando
come questa coltura ha sempre avuto un ruolo determinante per
l’ecomia dell’intera isola; il suolo siciliano si mostrava
particolarmente adatto alla sua coltivazione. La seconda parte del
capitolo analizza la gestione dell’economia durante il periodo
fascista. La situazione economica della Ducea di Bronte, appare
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chiara, precisa e dettagliata dall’analisi dei documenti tra
l’avvocato Ducale, Luigi Saitta e il Duchino Alexander Nelson
Hood. Dalle lettere emerge come l’avvocato parli spesso dello
stato dei giardini e dei frutti che se ne ricavano. Egli riferisce
della produzione, di offerte, di sopralluoghi e vendita degli
agrumi, dell’andamento dei prezzi, spesso sul minimo e massimo
prezzo che i compratori erano disposti ad offrire, riferendo alla
fine il prezzo della vendita. Il Saitta espone inoltre un quadro
abbastanza nitido sulla gestione delle terre date in affitto, nonchè
dei rapporti con i gabelloti assai difficili da gestire. L’avvocato
per di più tiene al corrente il Duca dello stato economico della
Ducea, riferendo di tutte le tasse, dei conti, degli onorari,
aggiornandolo qualunque cosa accada. Se nel quarto capitolo si è
affrontato l’aspetto prettamente economico della Ducea, nel
quinto, invece, focalizziamo la nostra attenzione sull’
innovazione e sul progresso tecnologico che si diffondono a
Bronte, grazie alla realizzazione di una ferrovia denominata
“Circumetnea” e all’introduzione del sistema del parafulmine.
Prima della statizzazione delle ferrovie, avvenuta nel 1905, la
realizzazione e la progettazione delle ferrovie, era affidata alla
gestione di compagnie private che, attraverso delle concessioni,
avviavano alla costruzione di molteplici strade ferrate. Anche
l’idea di realizzare una ferrovia attorno all’Etna, nasce con la
costituzione di un “Consorzio” tra la Provincia e la Camera di
Commercio ed Arti di Catania e i paesi pedemontani. A ideare il
progetto fu l’inglese signor cav. Roberto Trewhella, Procuratore
della Società Siciliana dei Lavori Pubblici in Catania. La
Circumetenea aveva la finalità di collegare Catania con i diversi
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paesi che circondano il vulcano quali: Misterbianco, Belpasso,
Paternò, Santa Maria di Licodia, Biancavilla, Adernò (oggi
Adrano), Randazzo, Castiglione, Mascali, Linguaglossa, Riposto
e Giarre. La ferrovia fu completata intorno al 10 Luglio del 1898
con una lunghezza totale di 114,90 chilometri (all’incirca la
stessa di oggi), ma la sua sicurezza viene messa in dubbio dai
frequenti incidenti, difatti fu molto limitata la velocità di
spostamento. Diverse problematiche si riscontrarono nella
realizzazione di questa ferrovia; vivaci proteste si levarono per la
costruzione della stazione di Bronte, lontano dal paese. Anche
l’Amministratore Beck si rammaricava principalmente per la
mancanza di vagoni o anche per il ritardo dell’arrivo di
quest’ultimi, ma fu lieto allo stesso tempo di poter affermare che
la ferrovia offriva molteplici opportunità, quali l’incremento del
commercio, della vendita dei prodotti brontesi nonchè delle
traversine da binario.
L’Amministratore Beck fu, abbastanza incline all’introduzione di
nuove tecnologie, si interessò a diffondere nel territorio brontese
anche il sistema del parafulmine, principalmente per ovviare ai
danni provocati dai fulmini che causavano diversi incendi. Nel
1905 operava ad Acireale una ditta costituita dai Sig. M.
Trombetta & Gruppillo, che impiantava dei parafulmini con un
sistema denominato LODGE-MELSENS. Questo sistema
innovativo veniva esportato in tutta Europa; proprio per la sua
indiscussa superiorità fu sistemato anche sulla Torre Eiffel.
Anche in molti edifici delle province di Catania e Messina sono
stati impiantati dei parafulmini con lo stesso metodo. Questa
nuova realtà si diffonde anche nel territorio della Ducea di
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Bronte. Dalla corrispondenza emerge che, per fare diversi
impianti di parafulmini a Bronte, l’Ingegnere Dalle Molle
costituiva i relativi progetti e i preventivi di spesa; al termine dei
lavori la ditta consegnava ai suddetti acquirenti la garanzia
dell’impianto. Alla fine si è potuto dedurre che i nuovi
parafulmini non solo costavano assai meno rispetto ai
parafulmini impiantati col vecchio sistema, ma erano anche ben
più funzionali
.
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