2
Inoltre il fumetto è spesso e volentieri deprezzato dagli uomini di
cultura, gli ‘apocalittici’, come direbbe Umberto Eco (1984), i quali lo
accusano di inibire l’immaginazione, di favorire l’economia mentale e
la passività, di disabituare alla lettura e al linguaggio corretto
grammaticale, di turbare l’equilibrio nei più giovani, incitandoli alla
criminalità, alla violenza e alle perversioni sessuali
3
. Soprattutto
quest’ultima critica suscita non poche polemiche, tanto che il fumetto
si trova al centro di dispute addirittura legali. Nel 1951, in Italia, è
varata la proposta di legge Federici – Migliori, finalizzata ad una
censura preventiva contro i fumetti. Nel 1954, Fredric Wertham
pubblica il libro Seduzione degli innocenti che denuncia gli effetti
negativi del fumetto sui giovani e scatena un’accesa rivolta contro il
medium; nello stesso anno è, infatti, imposto al fumetto americano,
dalle stesse case editrici, un rigido codice etico, il Comics Code, che
limita notevolmente la libertà creativa, sia da un punto di vista estetico
sia da un punto di vista contenutistico.
Questa sterilità è alimentata, tra l’altro, dai meccanismi
dell’industria capitalistica del fumetto. Al fine di produrre un oggetto
ad alto consumo, le grandi case editrici avevano, e hanno tuttora, la
tendenza a favorire certi tipi di fumetto molto commerciabili (adatti ai
gusti di un pubblico il più possibile ampio), e ottenibili in breve tempo
e a bassi costi. Tale politica appoggia quindi la divisione dei ruoli
nella creazione, per abbreviare i tempi di produzione, e il trattamento
di contenuti piuttosto banali, d’evasione e stereotipati, con
conseguente abbassamento del valore qualitativo e didattico del
fumetto.
Dopo il 1954, grazie alla rivoluzione del movimento
underground
4
e all’affermazione del fumetto d’autore, questo medium
3
Per una minuziosa panoramica delle critiche rivolte al fumetto da molti intellettuali italiani e
americani, cfr. Imbasciati/Castelli, 1975: 15-61.
4
Il movimento underground, della fine degli anni Sessanta e inizio Settanta, accomuna artisti di
diversi linguaggi, quali il cinema, la musica, il teatro, il fumetto. Gli underground comix si
ribellano ai condizionamenti imposti dal mercato editoriale e dalle ideologie conservatrici della
società, che imponevano, attraverso il Comics Code, delle grosse limitazioni al fumetto, sia nei
riguardi della forma sia nei riguardi dei contenuti. I fumetti underground si distinguono, infatti, per
la loro totale libertà d’espressione che si concretizza nello stile e nelle tematiche affrontate, spesso
forti e sovversive, come la droga, il sesso, la musica e la critica sociale.
3
è oggetto di una riqualificazione intellettuale
5
. Il fumetto, soprattutto
nel formato del romanzo grafico, dimostra che il suo linguaggio può
affrontare, in maniera concreta, diretta e immediata, argomenti,
tutt’altro che frivoli, come l’autobiografia, i fatti storici, le passioni, le
relazioni umane, l’attualità. In questo caso il medium non è il
messaggio, la forma del fumetto può raggiungere differenti livelli di
qualità e di pubblico, tutto dipende dai fini che si propone chi lo
produce. Ciò fa del fumetto un medium che oltre a dilettare, per la sua
forma grafica artistica, ha anche la possibilità di istruire in modo
coerente e approfondito una moltitudine di persone. Il fumetto, come
fa notare Scott McCloud:
“[…] può servire uno scopo sociale e politico in quanto aiuta a
compensare le immagini distorte della società che ci vengono
costantemente fornite dai mass media, specialmente se le vite
rappresentate non sono quelle dei beneficiari dello status quo della
società” (2001: 42).
Ed è in questa direzione che si colloca la mia ricerca, vale a dire
verso la dimostrazione delle potenzialità artistiche, letterarie, sociali e
comunicative del fumetto; competenze queste già dimostrate da illustri
autori ma ancora tutte da scoprire e da sfruttare, soprattutto nel campo
dell’attualità, come valida alternativa al giornalismo tradizionale
Nella prima parte mi soffermo ad analizzare le componenti
formali del linguaggio del fumetto, a prescindere dai contenuti, sia
dalla parte del fumettista (le tecniche per creare una storia
d’immagini), sia dalla parte del lettore (i meccanismi di decodifica).
Il fumetto è un linguaggio che dispone di un proprio codice
comunicativo, basato su un’esperienza visiva comune sia agli autori
sia al loro pubblico. Questo codice è un sistema di regole, che
organizzano la struttura dei significanti, gli aspetti puramente
materiali, mettendoli in relazione ai significati che l’autore vuole
5
Rivalutazione che si è concretizzata sia nella produzione di fumetti ad alto livello qualitativo, per
forma e contenuti; sia nella proliferazione di saggi d’analisi del fumetto d’illustri intellettuali, da
un punto di vista formale, ma anche sociologico, psicologico, narrativo e semiotico; sia nella
nascita di riviste specializzate che presentavano le nuove esperienze fumettistiche, di una certa
levatura formale e contenutistica.
4
evocare. La struttura di base del fumetto possiede un proprio
vocabolario e una propria grammatica, per questo è riconoscibile e
sempre uguale a prescindere dai contenuti affrontati e dagli stili
impiegati. Come fa notare Scott McCloud:
“[…] la forma artistica, il medium, noto come fumetto è un recipiente
che può contenere qualsiasi quantità di idee e figure. Il contenuto di
queste figure ed idee è compito, naturalmente degli autori […], il
trucco è non confondere mai il messaggio con il messaggero” (1999:
14).
L’analisi, che applicherò al linguaggio del fumetto, parte dal
particolare, una singola immagine, per arrivare al generale, la struttura
della storia. Nel primo capitolo sarà quindi indagato il vocabolario di
cui dispone il linguaggio del fumetto: l’iconografia visiva. Vedremo
che attraverso la caricatura, la gestualità espressiva, la linea, la
visualizzazione grafica della metafora, i segni grafici in funzione
sonora e la forma dei balloon e delle vignette, il fumetto ha la capacità
di rappresentare graficamente il mondo astratto delle emozioni, del
tempo, del movimento e dei sensi invisibili.
Nel capitolo successivo sarà studiata l’applicazione
dell’iconografia visiva nella composizione della vignetta, quindi la
relazione tra le immagini e le parole, la selezione dell’oggetto da
raffigurare, la scelta dell’inquadratura e della prospettiva.
Successivamente sarà presa in considerazione la costruzione
della pagina, quindi l’impatto grafico ed emozionale della tavola nel
suo insieme.
Il quarto capitolo si focalizza sul montaggio delle vignette,
finalizzato a creare una continuità percettiva attraverso il susseguirsi
di frammenti discontinui d’immagini statiche e cartacee; quindi i
meccanismi attuati dall’autore per creare graficamente il tempo, il
ritmo e il movimento.
L’ultimo capitolo della prima parte analizzerà l’organizzazione
dell’opera in generale, quindi le strutture del racconto: il rapporto tra
la fabula e l’intreccio, l’istanza e la prospettiva narrativa, i codici che
attraversano un racconto, lo spazio narrativo, i personaggi; infine sarà
5
proposta una scaletta generale che indica le tappe per la creazione di
una storia a fumetti. Come vedremo le strutture del racconto sono
delle macroforme comuni a tutti i linguaggi narrativi di mezzi e
tecniche differenti, come cinema e letteratura.
Questa prima parte dimostrerà quindi i meccanismi e il valore
del linguaggio del fumetto come forma artistica, letteraria e
comunicativa, a prescindere dal genere, dallo stile e dal contenuto.
Nella seconda parte affronterò un’analisi panoramica sui
generi di fumetto esistenti, al fine di delimitare e descrivere a grandi
linee il filone del fumetto di realtà, cui appartiene l’opera di Joe
Sacco.
Nel primo capitolo saranno analizzate le implicazioni tra la
forma e il contenuto in vista di una divisione interna del fumetto in
generi. Infatti, il linguaggio del fumetto, pur lavorando con gli stessi
meccanismi in ogni sua applicazione narrativa, presenta delle
differenze sia per quanto riguarda lo stile di disegno impiegato, sia per
quanto riguarda i contenuti affrontati, sia per quanto riguarda il
formato con cui si presenta.
Successivamente sarà esposta una distinzione tra il fumetto
commerciale e il fumetto d’autore, saranno, di conseguenza, trattati a
grandi linee i meccanismi dell’industria editoriale e la lenta
rivalutazione del fumetto nel campo della cultura e della
comunicazione.
Nel terzo capitolo della seconda parte il campo di ricerca sarà
ulteriormente ristretto all’analisi dei fumetti di realtà bellica. Saranno
riportati due illustri esempi, Maus, di Art Spiegelman,e Persepolis, di
Marjane Satrapi, che dimostrano la capacità del fumetto di affrontare
argomenti seri e di estrema attualità al fine di sensibilizzare l’opinione
pubblica mondiale circa le grandi contraddizioni della realtà odierna.
Nella terza ed ultima parte sarà affrontata l’analisi di Palestina
di Joe Sacco. Questo studio sarà la dimostrazione dei concetti esposti
nella prima e nella seconda parte. Affronterò quindi gli aspetti formali,
6
quelli contenutistici e quelli ideologici, al fine di fornire una visione il
più possibile ampia dell’opera in questione.
Il primo capitolo sarà dedicato alla figura dell’autore, Joe
Sacco. Oltre a comunicare le tappe della sua vita personale e della sua
carriera artistica e giornalistica, affronterà anche le influenze e i
motivi che hanno spinto l’autore all’utilizzo del fumetto per
raccontare la realtà attuale e le sue contraddizioni.
Nel secondo capitolo sarà analizzato il connubio tra il
giornalismo e il fumetto, dapprima da un punto di vista generale,
riportando esempi di questo recente genere di fumetto e inserendolo in
un certo contesto editoriale, e in un secondo momento concentrando la
mia attenzione sul reportage Palestina. Dell’opera saranno evidenziate
le qualità comunicative, rispetto al giornalismo scritto ed audio –
visivo, e le finalità morali, rispetto all’informazione stereotipata dei
mass media ufficiali.
Il terzo capitolo si concentrerà sul contesto storico – politico
dell’opera. Saranno quindi prese in considerazione, a grandi linee, le
tappe storiche che hanno portato alla nascita dello stato d’Israele e
all’occupazione illegale dei territori palestinesi. Questo capitolo offre
un background storico – politico per collocare l’opera e giustificare i
suoi contenuti, e una visione sugli eventi che caratterizzeranno gli
anni successivi a Palestina, fino ai giorni nostri.
Il quarto capitolo riassume i contenuti del reportage di Sacco,
nell’ordine del racconto. I contenuti si riallacciano inevitabilmente al
contesto storico - politico, in quanto l’opera è un reportage dal taglio
prettamente giornalistico e quindi informativo. La prospettiva tuttavia
differisce rispetto a quella dei media ufficiali, in quanto considera il
punto di vista dei palestinesi, vittime di un’occupazione, e la cui voce
difficilmente raggiunge gli ampi strati dell’opinione pubblica.
L’ultimo capitolo s’immergerà direttamente nell’opera da un
punto di vista formale e stilistico, riprendendo e amplificando,
paragrafo per paragrafo, gli elementi del linguaggio del fumetto
descritti nella prima parte di questa tesi: l’iconografia visiva, la
composizione delle vignette, la costruzione della pagina, i meccanismi
7
del montaggio e l’organizzazione strutturale, adattandoli all’opera in
questione.
Nota metodologica e bibliografica
L’analisi della mia tesi, che come ho detto si propone di
valorizzare le potenzialità artistiche, comunicative del fumetto, si è fin
da subito rivelata piuttosto impegnativa per l’ampiezza
dell’argomento trattato
6
.
Nella prima e nella seconda parte mi sono basata su alcuni
testi d’analisi del linguaggio del fumetto degli autori sotto elencati.
Ognuno di loro offre un’analisi peculiare approfondendone alcuni
aspetti specifici.
Imbasciati e Castelli (1975) affrontano il fumetto da un punto di
vista psicologico, indagando le dinamiche psichiche profonde
sollecitate dalla lettura dei fumetti.
Umberto Eco (1984) affronta il fumetto da un’ottica
sociologica, tesa a valutare gli effetti dell’allora nascente cultura di
massa e dei suoi mezzi di comunicazione.
Fresnault-Deruelle, in Il linguaggio dei fumetti (1989), si
concentra prevalentemente sugli aspetti semiotici e strutturali della
narrazione in relazione ad alcuni fumetti in lingua francese; in I
fumetti: libri a strisce (1990) tratta a organizza tutte le componenti del
fumetto (aspetti tecnici, grammaticali, narrativi, commerciali).
Daniele Barbieri (1995) imposta la sua ricerca in una direzione
interlinguistica, comparando gli aspetti formali del fumetto con quelli
di altri linguaggi artistici come il cinema, la letteratura, la pittura, il
teatro e la musica.
Pietro Favari (1996) affronta il fumetto da un’ottica
storiografica, finalizzata alla comprensione delle differenti fasi
attraversate dal medium nei suoi oltre cento anni d’età.
6
A questo proposito è interessante notare che Daniele Barbieri intitola, il suo saggio (1995), I
linguaggi del fumetto e non Il linguaggio del fumetto, chiarendo sin dal titolo la moltitudine dei
codici implicati nella forma del fumetto.
8
L’approccio di Will Eisner (1997 e 2001) è sostanzialmente
personale, essendo lui un grande fumettista, e si concentra sugli
strumenti tecnici, narrativi e percettivi inerenti alla creazione di una
storia per immagini con particolare riferimento ai suoi fumetti.
Scott McCloud (1999 e 2001) propone uno studio piuttosto
vasto ed esauriente del fumetto, che include l’analisi formale,
contenutistica, produttiva, sociale e psicologica soprattutto in
relazione al fumetto americano d’ autore.
Oltre a questi saggi d’argomento specificamente fumettistico,
ho esaminato anche testi più generali sull’arte grafica, l’arte del
racconto e l’arte del comunicare. Comunicare per immagini, di
Manfredo Massironi (1989), si fonda sull’analisi della geometria delle
apparenze e della percezione; L’officina del racconto, di Angelo
Marchese (2000), è focalizzato sull’analisi delle strutture narrative nel
racconto verbale; Gli strumenti del comunicare, di Marshall McLuhan
(2002), valuta il fenomeno del fumetto da un’ampia prospettiva, tesa a
comprendere il funzionamento dei media nell’allora nascente società
di massa.
La mia ricerca formale e contenutistica è stata ulteriormente
arricchita e ispirata dalle nozioni apprese durante il corso di fumetto
dei Giardini Margherita (2004-2005). Il corso prevedeva una serie di
lezioni pratiche intensificate da lezioni puramente teoriche, relative
alla storia e alla tecnica fumettistica.
Di particolare aiuto è stato uno dei miei maestri, Piero Ruggeri,
anch’egli fumettista, che, oltre a fornirmi materiali e consigli, mi ha
anche messo in comunicazione con artisti e editori di fumetto,
permettendomi una ricerca sul campo, cioè dall’interno della
produzione di un fumetto. In particolare sono debitrice a Omar
Martini, direttore co-fondatore della Black Velvet e redattore della
Coconino Press di Bologna, per i suggerimenti e i pareri sulla mia tesi.
Nella composizione della terza parte si passa, dal punto di
vista metodologico, dall’approfondimento di nozioni teoriche, alla
loro applicazione ad uno studio storico, formale, tematico e sociale di
Palestina. L’impostazione è essenzialmente personale, anche se
9
stimolata dalle interviste, dalle pagine web e dagli articoli di giornale
relativi a Joe Sacco e al suo reportage a fumetti. Un particolare
ringraziamento, a questo riguardo, va a Gianluca Costantini,
fumettista e direttore artistico della rivista InguineMah!gazine, che,
oltre ad offrirmi preziosi consigli, mi ha gentilmente ospitato nella
sede dell’Associazione Mirada a Ravenna, dove mi sono stati forniti
materiali riguardanti la rassegna stampa in occasione della mostra Joe
Sacco. Nuvole da oltre frontiera, e altri articoli e interviste pubblicati
in giornali di fumetti americani.