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Volendo ripercorrere un viaggio a ritroso nel tempo e investiti di 
un ruolo quanto mai affascinante, quello di �viaggiatori� attraverso le 
testimonianze iconografiche, si prenderebbe subito coscienza di ci� 
che � stato e di ci� che fu.  
Saranno oggetto di questa nostra indagine vedute generali e 
particolari, con maggior riferimento alla citt� di Torino, sulle quali 
un�attenta lettura visiva fornir� gli elementi necessari per 
concretizzare le considerazioni sopra enunciate. 
 Da un primo approccio a queste testimonianze pittoriche, ci 
siamo resi conto come esse racchiudano in s� una forte presenza 
della memoria e come stia nella coscienza del suo significato la 
durata del loro messaggio.  
Quella che ci viene rappresentata � la citt� come opera d�arte, la 
citt� come monumento, come focolare domestico, come luogo del 
lavoro, come eleganza, come bellezza urbana, la citt� come luogo di 
svago, come luogo di cultura. 
<< [�] Come un�architettura, una citt� � una costruzione nello 
spazio, ma di scala enorme, un artefatto che � possibile percepire 
soltanto nel corso di lunghi periodi di tempo [�] >>. (2) 
Non vorremmo per� che l�arco temporale nei confronti del quale 
la nostra ricerca si indirizza, l�epoca contemporanea, si  delineasse  
come un campo  di indagine limitato  e circoscritto.  
Certamente risultano molto interessanti in questo periodo 
tematiche di ordine culturale, storico e sociale a fronte di un 
fenomeno, quale quello della rivoluzione industriale, che ha sconvolto 
radicalmente la citt� e la sua organizzazione. Ma i presupposti di tali 
cambiamenti vanno comunque ricercati indietro nel tempo e, a nostro 
avviso, in quella  cultura  e  in  quella  societ�  del  cosiddetto �Ancien  
R�gime�. 
 Abbiamo,   quindi,    rivolto   le  nostre   prime   indagini verso il 
�gran secolo� (3), proprio per capire con quali modalit�, nel corso del 
Settecento, la pittura si veste di un nuovo ruolo e attraverso quali 
strumenti e quali tematiche si costituisce come l�anticamera della 
 4
pittura romantica, nel corso dell�Ottocento, e del realismo figurativo, 
che caratterizza il XX secolo. 
Ma  il   nuovo   non   sempre   avviene   per   rottura,                
<< [�] spesso il �nuovo� esce dal vecchio, dalla tradizione  
preesistente [�] >> (4); � quindi fondamentale guardare al passato per 
osservare e comprendere il presente. A tale proposito facciamo nostra 
una frase di Walter Lippmann: << [�] Una societ� pu� essere 
progressiva solo se conserva le tradizioni [�] >> (5), in altre parole, un 
popolo ha diritto al suo avvenire, solo se rispetta il suo passato. 
Vorremmo che tali parole si ponessero non come un vuoto appello 
retorico, ma come richiamo costante a un modo di essere culturale e 
sociale. 
 Le condizioni storiche entro le quali si articolano cambiamenti    
culturali e sociali informano anche sul nuovo modo di vedere 
�l�oggetto-soggetto� della nostra trattazione: la citt� e ci� in cui essa si 
identifica. 
In termini schematici, che nel proseguo del nostro lavoro 
cercheremo di chiarire, � possibile tracciare sommariamente 
�immagini di citt�� evidenziandone gli aspetti pi� significativi e, 
certamente, l�aspetto interessante che scaturisce da una lettura visiva 
delle stesse � evidenziato dal diverso modo di rappresentare le citt� 
nei secoli. 
Nel corso del Cinquecento le vedute sono totalmente fantastiche 
testimonianze di citt� ancora legate alla configurazione di piccoli 
borghi senza carattere, semplici espressioni geografiche. Molto pi� 
tardi in risposta ad un primo sviluppo territoriale, le citt� escono 
dalla fantasia ed entrano nella storia, anche se l�aspetto borghigiano e 
rurale � lento a scomparire. Vedremo quanto ci� sia vero ed evidente 
nel caso della citt� di Torino. 
Nel  corso  del  Seicento  compaiono  le  �nuove�  vedute sintomo 
di rinnovati fervori progettuali e della magnificenza delle opere 
architettoniche ed urbanistiche. Anche in tal caso Torino si 
costituisce come emblematico esempio di una citt� barocca che 
 5
comincia a porsi come la volont� politica di un potere sovrano, il 
potere sabaudo. 
Nel �gran secolo� gli sviluppi urbani ed edilizi si accentuano 
celermente e alle opere che testimoniano la piet� religiosa e il fasto 
cortigiano si affiancano via via quelle che rispondono ad interessi 
culturali e sociali: le citt� cambiano e con esse si complessifica 
l�iconografia che le celebra. 
La cultura   ottocentesca  ci   fornisce  �immagini di citt�� 
fortemente adeguate ai temi della poetica romantica.  
Una prima esigenza fu quella di un ritorno al vero, al reale, e la 
ricerca part� da quella pittura di paesaggio propria dei romantici del 
primo Ottocento << [�] il motivo ricorrente nella pittura della prima 
met� del XIX secolo � la riscoperta del paesaggio. Come respirando, 
dopo gli orrori delle rivoluzioni, pur necessari al cammino 
dell�umanit�, e delle guerre (queste non necessarie), gli uomini si 
rivolgono alla contemplazione della natura, che non � mai nefanda, 
che �non tradisce mai�, che inclina sempre l�anima a quella 
�profondissima quiete� in cui in quegli anni cerca pacificazione 
Giacomo Leopardi [�] >>. (6) Si propongono visioni estremamente 
sincere, distaccate da ogni tipo di idealismo o di trascendenza: la 
realt� cos� come appare � nel modo pi� immediato arricchita di quei 
sentimenti e di quelle percezioni proprie di colui che osserva la citt� e 
la contempla. 
Nel corso del XIX secolo un fenomeno senza precedenti investe la 
citt�: la rivoluzione industriale. Con accenni pi� o meno marcati e 
con una dinamica diversificata, in Europa si concretizza ci� che gi� 
sul finire del Settecento aveva caratterizzato l�Inghilterra. Accanto alle 
citt� auliche e rappresentative del Settecento sorgono le �citt� del 
lavoro�, le �citt� operaie� dell�et� industriale, che si identificano in 
quelle che oggi definiamo �periferie�, alle quali, spesso, guardiamo 
con indifferenza. 
Il Novecento punter� l�occhio vigile e critico proprio su queste   
realt�   urbane,   le   definir�   �barriere operaie�  in risposta ad una 
industrializzazione sempre pi� incalzante.      
 6
Sono gli anni in cui avviene una profonda rivoluzione espressiva 
in campo artistico, sono gli anni delle cosiddette �avanguardie 
artistiche�, del Futurismo in Italia, e di una nuova rappresentazione 
dello spazio e della citt� che in esso si identifica. Si effettua una 
profonda rottura con la visione classica adottata da tutti i pittori 
durante i secoli precedenti. Non solo, ma soprattutto al Futurismo si 
volgeranno le nostre attenzioni per quanto riguarda l�ambito 
novecentesco, proprio perch� questo movimento � stato il contributo 
italiano pi� rilevante nella genesi dell�arte contemporanea. L�intento 
primo del Futurismo � stato quello di creare una nuova estetica che 
rispondesse ai drastici mutamenti del tempo, dello spazio, della realt� 
in genere, che la crescente civilt� industriale stava imponendo alle 
abitudini dell�uomo e della citt�. Non pi� opere ispirate a modelli di 
un passato che non ci appartiene, ma nuove concezioni della forma 
che riflettono i tempi rapidissimi, gli spazi concentrati (specie quelli 
urbani), le immagini e i suoni quotidiani della vita metropolitana.    
<< [�] Tra il passato nostro e il nostro presente non esiste 
incompatibilit�. Noi non vogliamo rompere con la tradizione: � la 
tradizione che si trasforma,  assume  aspetti nuovi, sotto i quali pochi 
la riconoscono. [�] >>. (7)  Il principio  fondamentale della forma 
futurista � il concetto di �simultaneit��: spazio, oggetti, luci e colori 
vanno percepiti in un nuovo insieme dinamico che sconfessa la 
visione prospettica, tipico di un mondo che non conosceva la 
�velocit�� delle macchine. � soprattutto il rapporto con la citt� uno 
dei nodi centrali della poetica futurista. La citt� nella sua crescita 
vorticosa alle soglie del nuovo secolo diviene luogo emblematico di 
una modernit� ormai presente che nel concetto di velocit� trova il suo 
modo stesso di esistere. Cambia la percezione stessa della citt�, non 
pi� scenografica rappresentazione di un�idea di ordine monumentale, 
come era ancora nelle vicine ristrutturazioni ottocentesche.                    
 
                
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CAPITOLO I                                                                  
LA CULTURA PITTORICA  DELL�ANCIEN R�GIME E LA 
CITT� NON AULICA 
    
 
 
• INTRODUZIONE 
 
 
Prima di addentrarci nel vivo delle nostre argomentazioni sulla 
�cultura pittorica dell�Ancien R�gime e la citt� non aulica�, vogliamo 
aprire una breve parentesi per focalizzare l�attenzione del lettore su 
quel concetto che ci riconduce ad un�et� informata  e sostenuta da 
una profonda ideologia politica e culturale, e che personaggi 
altrettanto forti hanno caratterizzato vivacizzandone lo scenario.      
<< [�] Despoti illuminati dell�ancien r�gime - in particolare Federico il 
Grande di Prussia (1740-86) e Giuseppe II d�Austria (1780-90), 
persino, entro certi limiti, Luigi XVI di Francia (1774-93) - si 
sforzarono, insieme ai loro efficienti amministratori, di favorire il 
progresso materiale e di instaurare la giustizia, la tolleranza e 
l�umanitarismo,  scavalcando  spesso  i  privilegi  tradizionali della  
nobilt�,  del  clero  e  delle  corporazioni  di  mestiere. [�] >>. (1)   
Procederemo, inoltre, considerando sommariamente alcune delle 
principali caratteristiche storiche dell�epoca e tentando di evidenziare 
significative connessioni con le arti figurative e con la pittura in 
particolare.  
A cosa ci riferiamo, innanzitutto, quando parliamo di �Antico 
Regime� ?  
<< Di antico regime si dovrebbe parlare a partire dal 1648 e fino 
al 1789. [�] >> (2) 
Se  da  un  lato  �  concetto acquisito che  l�Ancien  R�gime (3) si 
identifichi nelle autorit� regie e in quelle monarchie assolute che nel 
corso del XVII secolo e del XVIII secolo hanno governato gli Stati 
europei, � altrettanto vero che con tale espressione (<< [...] che ricorre 
 8
nella pubblicistica e nella letteratura politica fin dai primi anni della 
rivoluzione francese con riferimento al regime monarchico  assoluto  
fino   allora    dominante    in   Francia [...] >> (4)), possiamo riferirci, 
come molti storici tendono a sottolineare (5) , ad un periodo molto pi� 
ampio. 
Un periodo che volgendo al Rinascimento e alle sue signorie, 
finanche al Medioevo, alterna a battute d�arresto  lunghe parentesi di 
�regale� magnificenza . 
Parlare di Ancien R�gime potrebbe significare, quindi, intendere 
quella struttura tipicamente feudale che vedeva al suo vertice il 
signore o il re da cui tutto e tutti dipendevano, sia politicamente che 
economicamente. 
Nel panorama dell�assolutismo monarchico, dell�assolutismo 
dell�Ancien R�gime, << [...] dall�epoca dell�assolutismo trionfante, sotto 
il regno di Luigi XIV, ai tempi del dispotismo illuminato, sotto il 
governo di Luigi XV  e Luigi XVI [�] >> (6), non si pu�, a nostro 
avviso, non fare un accenno, seppur breve, all�epoca che riteniamo 
pi� emblematica in tal senso: �l�et� di Luigi XIV�. 
Il �Re Sole�, che negli anni della sua reggenza personale      
(1661-1715) incarnava fortemente l�ideologia e i principi dell�Ancien 
R�gime (7), << [�] un regime in cui i poteri del monarca non hanno 
limiti costituzionali [�] >> (8), amava identificare il suo potere e il suo 
essere monarca assoluto, in una frase che possiamo definire storica, 
�Lo Stato sono io�. L� dove la monarchia era concepita come            
<< [�] una vera e propria professione [�] >> (9). 
Parole che riassumono in un certo qual modo l�essenza, s�, 
dell�Antico Regime, ma anche quella di una delle figure pi� 
carismatiche, pi� rappresentative e, forse, pi� forti nel quadro 
dell�assolutismo monarchico.   
Negli anni successivi alla reggenza di Luigi XIV, la frase simbolo, 
�Lo Stato sono io�, quasi un emblema dell�antico regime, verr� sempre 
meno a rispecchiarsi nell�operato di quei sovrani dell�Ancien R�gime, 
che non riusciranno a trovare in se stessi quella �regalit�� e quel forte 
senso del potere assoluto, che tanto avevano caratterizzato il loro 
 9
predecessore. Qui riferendoci a Luigi XV e al suo successore,        
Luigi XVI.    
  Certo non vanno dimenticati tutti quei ministri che accanto ai 
loro sovrani operarono nell�interesse della corte e della monarchia, 
assumendo molto spesso un ruolo di fondamentale importanza. 
Se con Luigi XIV << [�] giunse a piena maturazione il       
processo di consolidamento della monarchia assoluta Ancien                   
r�gime [�] >> (10), sar� sotto Luigi XVI ( re di Francia dal 1774 al 
1791 ) che si consolideranno inevitabilmente le premesse della 
�decadenza dell�Antico Regime� (11), << [�] la sua mentalit� piccolo 
borghese, la sua assoluta mancanza di regalit�, la rudezza dei modi, 
con la quale tentava di celare una quasi totale assenza di volont�, 
contrastavano vivamente con la cornice cinica e raffinata             
della  corte di Versailles,   dove   non   tard�  pertanto a   perder               
prestigio [�] >>. (12) 
Quindi, un antico regime che se da un lato non solo non trova pi� 
in una figura la sua massima espressione, dall�altro risulta minato 
pesantemente da quel << [�] movimento culturale diffusosi in 
Europa nel XVIII secolo e caratterizzato dalla fede nel progresso della 
civilt� e nell�emancipazione dell�uomo sotto la guida dei �lumi� della      
ragione [�] >>. (13) 
Quel movimento noto a tutti con il nome di Illuminismo: la 
nuova ideologia, il nuovo pensiero che, promosso da molteplici 
personalit� intellettuali, informer� tutti i campi del sapere e della 
cultura, non di meno quello della vita. 
<< [�] In effetti, nella seconda met� del secolo il regime era 
giunto a un punto in cui n� il suo stile, n� l�origine della sua autorit�, 
n� il suo modo di esercitarla sembravano pi� in grado di contenere o 
impedire in seno alla societ�, in campo economico, in quello religioso 
e persino nell�ambito dello stato, la proliferazione di interessi contrari 
ai principi stessi sui quali esso si fondava.  Gi� la filosofia dei Lumi, 
che con mordace incisivit� denunciava gli abusi ma sapeva anche 
proporre esempi e immaginare rimedi, trovava, nella corte dei 
profittatori del regime, alleati sedotti dall�immediato vantaggio 
 10
dell�indebolimento di un sistema la cui arbitrariet� poteva prima o poi 
anche appuntarsi contro le �propriet��. Per tale ragione i pi� 
perspicaci dei ministri, che spesso erano anche i pi� umani, a loro 
volta fecero proprie certe affermazioni dei filosofi senza tuttavia mai 
riuscire a tentare molto pi� che riforme parziali o esperimenti, e in 
ogni caso senza mai poter scendere alle radici profonde del male e 
prendersela con l�origine stessa del  potere  assoluto,  in  altre  parole   
con  il  diritto divino [�]. >>. (14) 
Potrebbe apparire come una contraddizione dell�epoca, anzi 
certamente lo �, ma << [�] c�era l�incapacit� dei sovrani a 
comprendere, se non in termini semplicistici, il significato profondo 
del loro mestiere di re. Insediato a Versailles, al centro di un universo 
artificiale che lo isolava dalla realt�, il monarca era prigioniero di uno 
stile di vita e di pensiero arcaico. Difficile credere che la priorit� data, 
nell�impiego del tempo reale, alla caccia, alle cerimonie, agli affari 
esteri - attivit� eminentemente �cavalleresche�- potesse lasciare molto 
spazio  all�approfondimento  dei  problemi  tecnici  del   governo.  N�    
Luigi XV, uomo dallo spirito pi� elastico e dalla personalit� pi� 
complessa malgrado gravi difetti caratteriali, n� Luigi XVI, apatico e 
di straordinaria ingenuit� politica, avevano l�istruzione e le capacit� 
intellettuali necessarie all�esercizio di responsabilit� divenute tanto 
complesse e gravi. Non sedotti e neppure interessati all�esercizio del 
potere, se non in maniera superficiale, e tuttavia con un�alta 
consapevolezza della propria suprema responsabilit� nei confronti 
della corona affidata loro da Dio, essi si ostinarono a mantenere 
intatti i loro diritti: atteggiamento non privo di grandeur ma che, un 
volta ancora era il riflesso di un�eleganza morale �all�antica� pi� che 
di una lezione politica ben assimilata. Non era certo con 
atteggiamenti di fierezza che si poteva arginare la montante marea di 
critiche che da ogni parte piovevano sul regime; ne si poteva farlo con 
la forza. E nel 1789 Luigi XVI scopr� a proprie spese che il lealismo 
cieco non aveva pi� forze neppure   in   seno  all�esercito,  supremo  
argomento  dei    re [�] >>. (15) 
 11
<< [�] Il potere assoluto dei principi e la persistenza del 
feudalesimo [�] >> (16) caratterizzarono con forza tutto il Settecento 
nel corso del quale, peraltro, dalla nuova ideologia                  
illuminista << [�] vennero combattuti [�] con veemenza [�] i                   
privilegi [�] l�arbitrio, e le imperfezioni dell�amministrazione                 
monarchica [�] >>. (17) 
<< [�] Tra il 1670 e il 1770 o il 1780, date approssimative,        
si  afferma  una   realt�   certamente  difficile   da   cogliere,     eppure   
incontestabile:   l�Europa  dei  Lumi [�] >>. (18) 
Ed � proprio in seno a questa  realt�  che  si  gettano  le 
fondamenta del nuovo orientamento politico, sociale, culturale che ci 
introduce a pieno titolo nel mondo contemporaneo che nel secolo 
successivo trover� tutte le sue massime espressioni. 
<< [�] Quando l�Europa dei Lumi ha smesso di crescere, � 
appena scomparsa l�Europa classica; e l�illuminismo non cessa di 
estendersi e di trasformarsi alla fine del XVIII secolo. Esso continua a 
esistere in seno alla rivoluzione industriale, della quale � in larga 
misura responsabile [�] l�Europa dei Lumi � innanzitutto [�] un 
fronte di acculturazione, il moltiplicatore instancabile degli uomini, 
dei mezzi, dei pensieri, la prima delle condizioni certe del take off, un 
tempo si diceva la Rivoluzione industriale [�] lo sviluppo � 
irreversibile. L�Europa dei Lumi ci ha impegnato nella pi� severa delle 
avventure, ci ha condannati allo sviluppo continuo. Ci ha tolto 
l�alternativa delle caverne, l�illusione stessa di un possibile ritorno nel 
grembo materno [�] una realt� profonda dunque, una realt� che 
sconfina ancora ampiamente nella nostra epoca [�] >>. (19)  
<< [�] Pur tenendo presenti tutti i segni del passato che 
continuano a sopravvivere nel divenire e nel variare delle congiunture 
e degli scenari, � dato ritrovare nella cesura che si venne delineando 
fra Sette e Ottocento - la pi� profonda e radicale di tutto il corso 
storico sia in termini strutturali che politico-istituzionali - la massima 
concentrazione e articolazione di certi tratti distintivi dell�Europa, 
l�espressione pi� significativa di quel complesso di affinit� e diversit�, 
 12
di lineamenti comuni e di irriducibili individualit�, che costituisce 
tuttora tanta parte della sua fisionomia. 
<< Solo che si pensi, da un lato, alla forza aggregante 
rappresentata via via dal pensiero illuminista, dalla rivendicazione 
della ragione critica contro l�autorit� e la tradizione, come da un 
progetto di razionalizzazione delle istituzioni politiche e della societ�, 
fondato sul consenso di uomini resi liberi dal sapere e dall�uso sociale 
della scienza; nonch�, nello stesso tempo, dal dispiegarsi con l�ascesa 
della borghesia e le premesse della rivoluzione industriale, del primo 
embrione di un�economia mondiale in cui l�Europa, [�] avrebbe 
esercitato per lungo tempo una funzione preminente e posto le basi 
dello sviluppo contemporaneo. E, dall�altro, all�approfondimento o alla 
diversa configurazione assunti, per via di tali mutamenti o dalla 
resistenza ad essi, di certe differenze preesistenti o latenti fra il nord e 
il sud d�Europa, fra l�est e l�ovest, fra citt� e campagne, fra centro e 
periferia. [�] In questa complessa vicenda, come del resto in ogni 
altra, le onde lunghe della storia s�intrecciano con quelle pi� brevi, i 
movimenti in profondit� con quelli in superficie, e il passato continua 
a esercitare influenze e suggestioni sulla realt� presente. E, tuttavia, 
si pu� pur sempre rintracciare un filo conduttore tanto nel groviglio 
apparentemente inestricabile dei fatti quanto nel contesto 
apparentemente inalterabile delle strutture materiali. [�] >>. (20)     
Il Settecento si presenta sicuramente ricco di eventi � << [�] il 
secolo del movimento, del movimento avvertito, vissuto, cosciente. Il 
secolo del movimento e dunque del progresso [�] >>. (21)    
 << [�] La storia totale del XVIII secolo fa pensare a un fiume nel 
quale scorrono acque troppo inegualmente cariche di detriti diversi 
per potersi mescolare [�] >>. (22) 
Nutrite bibliografie illustrandoci questo secolo lo definiscono il 
�secolo della ragione�, il �secolo dei Lumi�, ma << [�] Il XVIII secolo 
non si identifica totalmente con l�illuminismo. Quest�ultimo travalica 
il secolo, ma una parte di esso gli sfugge. I lumi sono per� l�aspetto 
pi� durevole del XVIII secolo, quello che  fa  parte  del  nostro  
patrimonio [�] >>. (23)                                                                           
 13
Soprattutto a partire dagli Anni Settanta del Settecento, e fino 
alla met� del secolo successivo, si deline� una fase della storia che 
racchiuse una serie di grandi cambiamenti in Europa che si 
ripercossero su ogni aspetto della vita sociale, come gi� abbiamo 
accennato.  
<< [�] Era dal periodo rinascimentale che la storia dell�uomo 
non conosceva una trasformazione tale da indurre spesso gli storici a 
definire questa fase l � �epoca delle rivoluzioni� [�] >>. (24) 
Tutto ci� creer� una profonda spaccatura tra il vecchio regime 
ormai al tramonto, diventato sinonimo di ingiustizia e ineguaglianza, 
e il �nuovo� che accompagner� gli uomini verso quell�et� 
contemporanea figlia di un Ottocento che rappresenta uno dei lasciti 
pi� importanti del nostro retaggio. 
<< [�] Prima di allora, il corso della storia, bench� non sereno, 
non aveva affrontato importanti sconvolgimenti. In seguito tutto 
cambi�. Le societ� si erano organizzate per riprodursi e sopravvivere. 
Bruscamente nel giro di poco pi� di cinquant�anni, il mondo 
conosciuto, il nostro mondo occidentale precipit� in un altro tempo, 
in un�altra civilt�, con altri valori e criteri [�]. All�interno di questo 
processo due sono i paesi che svolgono il ruolo maggiore, principali 
teatri di cambiamenti in corso: la Francia con le sue rivoluzioni 
politiche, l�Inghilterra con la sua Rivoluzione industriale. In questi 
due stati, il trionfo della borghesia e della classe media accompagna 
quello dell�industria e pi� precisamente dell�industria capitalistica. La 
fede del progresso  aiuter� e sosterr� le idee  di libert�  e    
democrazia [�] >>. (25) 
Quella stessa fede che aveva animato e sostenuto i primi fautori 
dell�Illuminismo. 
Si ebbe, proprio in quegli anni, << [�] l�avvio delle grandi 
rivoluzioni, quella dei sanculotti e quella delle macchine [�] >>. (26) 
All�inizio non fu semplice, << [�] la mentalit� degli uomini si 
trasformava pi� lentamente dell�economia e della societ�; per la 
maggioranza di essi, le condizioni di vita non mutavano con un ritmo 
tale da modificare gran che le loro idee. Pure, la mentalit� della 
 14
borghesia, in armonia con l�originale modalit� della sua attivit�, 
differ� sin dal principio da quelle del guerriero e del prete. Via via che 
il capitalismo commerciale, finanziario e industriale accentuava i suoi 
progressi, minando sempre pi� sia l�economia sia la societ� 
medioevali, le ambizioni dei borghesi battevano sempre pi� 
vigorosamente in breccia le idee tradizionali. L�avvento del 
razionalismo  sperimentale, - il quale, dopo aver creato la scienza 
moderna, pretese nel �700, di estendere il suo impero a tutti gli 
aspetti della vita umana - forn� alla borghesia una filosofia che 
contribu�, soprattutto in Francia, a destare in essa la coscienza di 
classe e l�audacia novatrice. Alla vigilia della Rivoluzione, i corifei del 
�secolo dei lumi� erano morti, ma nulla era perduto del loro pensiero. 
La loro eredit� restava straordinariamente complessa e, inoltre, 
l�Antico regime non mancava di difensori. Cos� il pensiero presentava 
in quel tempo un panorama mobile e vario [�] >>. (27) 
<< [�] Nel 1789 i francesi hanno compiuto lo sforzo pi� grande 
che mai altro popolo abbia affrontato per spezzare, per cos� dire, in 
due il loro destino e separare con un abisso ci� che erano stati fino 
allora da ci� che volevano essere da quel momento. Essi presero, a 
tale scopo, ogni sorta di precauzioni per non trasferire, nella loro 
nuova condizione alcunch� del passato; si imposero ogni genere di 
costrizione per foggiarsi diversamente dai loro padri; non 
tralasciarono niente, infine, per rendersi irriconoscibili [�] >>. (28) 
Un pensiero che influenzando le folle non poteva non intaccare 
coloro che idee, parole e sentimenti li trasferivano sulle tele,   
realizzate   per   �raccontare�   un   evento,   per �raccontare� un  eroe 
o per �raccontare� sempre  e comunque l�uomo. E tutto attraverso 
l�immagine. 
Ma nel panorama di trasformazioni, di cambiamenti, di veri e 
propri stravolgimenti della vita umana e delle idee, che per sommi 
capi abbiamo illustrato, come si inserisce e �vive� l�arte ? 
E soprattutto come risponde alle provocazioni del nuovo 
pensiero ? 
 15
Come le assimila e le sviluppa trasferendole nel linguaggio 
pittorico ?  
C�� un solo modo, forse, per rispondere a tante e tali domande. 
Prendere visione delle opere e osservarle tentando di 
evidenziarne i temi e i contenuti che potrebbero presentarsi con 
molteplici sfaccettature in termini di stile e iconografia, ma 
sicuramente informati da quella �cultura neoclassica� tipica di quegli 
anni del tardo Settecento.  
E proprio alla cultura pittorica di fine Settecento intendiamo 
volgere lo sguardo.  
A quel tardo Settecento che se da un lato prende coscienza della 
decadenza dell�Antico Regime, di vicenda lunga e travagliata, 
dall�altro si prepara ad accogliere nuove tematiche e nuovi concetti di 
ordine politico,  intellettuale e culturale. 
Guarderemo a quegli artisti che hanno decretato nell�arte 
profonde trasformazioni leggibili nella cultura d�immagine propria di 
quegli anni, propria di << [�] una fase caratterizzata da un�intensa e 
accelerata trasformazione [�] >>. (29)  
Cercheremo di individuare quei fili conduttori che in un certo 
qual modo ci hanno portato in Francia e, oltre i suoi confini, verso 
altri artisti europei e altre produzioni fortemente influenzate da quella 
che abbiamo voluto definire la �cultura pittorica dell�Ancien R�gime�. 
Quella cultura che, dell�Antico Regime, ne constata la decadenza pi� 
che celebrarne la magnificenza ormai al declino. 
Osservare tali opere, coglierne gli elementi innovativi in termini 
di stile e iconografia � compito arduo ma sicuramente affascinante.  
Qui dovrebbe nascere la capacit� di districare i fenomeni e le 
tendenze, di operare una sorta di approccio libero da una qualunque 
classificazione che spesso sedimenta e imprigiona le opere in campi 
ristretti e riduttivi.  
Un dipinto, un�incisione o una semplice rappresentazione ci 
trasmettono indubbiamente un messaggio, sia esso legato alla storia 
dell�umanit�, sia  esso legato ai sentimenti dell�artista. 
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Messaggi che ognuno di noi � in grado di captare e leggere in 
maniera diversa, ma che rimangono sempre e comunque dei 
messaggi.  
E in questo, secondo noi, risiede la bellezza e l�utilit� dell�arte.  
Riteniamo importante conferire una particolare importanza 
all�apparato illustrativo che va considerato come una fonte di 
conoscenza storica.   
<< [�] Immagine-documento e immagine-messaggio, un dipinto, 
una stampa, una fotografia, un disegno hanno talora la stessa forza 
evocativa di una pagina scritta, possono presentare un�epoca, un 
avvenimento, un personaggio da un altro punto di vista, altrettanto 
rivelatore di quello di un testo, altrettanto immediato, ricco, ambiguo, 
complesso, ma profondamente diverso. [�] L�immagine pu� 
comunicare molte cose, e tra l�altro il ruolo e lo statuto di cui  fruiva 
che pu� essere stato dimenticato, ma che pu� essere strettamente 
rivelatore. [�] >>. (30)    
Il nostro obbiettivo non sar� solo quello di indagare sulla pittura 
dell�Ancien R�gime del tardo Settecento e sui temi che la 
caratterizzarono e che comunque rispecchiano una certa 
committenza e un certo pensiero, parallelamente cercheremo di 
inserire in questo ampio discorso quello che � un po�              
l�oggetto-soggetto della nostra trattazione, la �citt��, in quanto � 
intorno ad essa e con essa che tutto si sviluppa e si concreta.  
Ma quale citt�, ora, se non la �citt� di Antico Regime� ? 
Quali rapporti essa stabilisce con chi la governa, quali con chi la 
abita e vi lavora ? 
Quali e quanti pittori o artisti ne hanno dato un�immagine ora 
fantastica ora reale ? 
E come cambia la citt� al tramonto dell�Ancien R�gime? 
Queste sono solo alcune delle tante domande che ci siamo posti, 
o che eventuali interlocutori ci potrebbero porre, alle quali tenteremo 
di dare una risposta supportati, speriamo, da un�esauriente 
bibliografia e da una soddisfacente iconografia.