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INTRODUZIONE
L’economia moderna è caratterizzata da un crescente interesse da parte delle imprese
verso i soggetti interessati e che interagiscono quotidianamente con essa, ossia gli
stakeholder, con l’obiettivo di coinvolgerli più da vicino nella dinamica aziendale.
La globalizzazione dei mercati ha pian piano indotto le imprese a riguardare la propria
missione e ad inserire tra gli obiettivi principali, dai quali dipende il vantaggio competitivo
che l’azienda può ottenere, le sfide ambientali e la responsabilità sociale in generale.
L’impresa moderna non ha solo obiettivi economici ma anche sociali, in quanto essa
non è più considerata solo un meccanismo di transazioni di mercato finalizzato alla
creazione durevole di valore, in termini di produzione e di distribuzione della ricchezza,
come stabilito nel suo fine istituzionale. Essa è vista come un insieme di relazioni tra
l’organizzazione e gli individui che sono coinvolti in modo diretto o indiretto nella sua
gestione e verso i quali l’azienda deve soddisfare precise aspettative.
Si tratta di una nuova filosofia che guarda al Modello degli Stakeholder e che consente
all’impresa di crescere in competitività solo se collabora con lo sviluppo sociale ed
economico del territorio in cui opera, in quanto l’impresa, se da un lato reagisce agli
stimoli che provengono dall’ambiente esterno, dall’altro agisce in modo attivo su di esso,
determinandone i cambiamenti e le evoluzioni.
Un’impresa che dà importanza agli interlocutori, facendoli diventare soggetti attivi,
suggerisce che essi ricevano una remunerazione congrua da parte della stessa, ragione per
cui non è più sufficiente prendere visione del bilancio tradizionale in quanto carente delle
informazioni che dimostrano il cambiamento sociale, morale ed ambientale realizzato
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dall’impresa come risposta all’assunzione concreta e conscia del suo ruolo sociale.
Pertanto, si sono adottati nuovi strumenti informativi in grado di comunicare agli
interlocutori aziendali gli stadi di avanzamento delle attività d’impresa e il corretto
impiego delle risorse umane e naturali; questo, attraverso la redazione del bilancio sociale,
del bilancio ambientale e del bilancio di sostenibilità.
Possiamo, quindi, guardare ad un’ impresa sostenibile che persegue uno sviluppo che
concilia dimensione economica, sociale ed ambientale, arricchendo il bagaglio cognitivo e
aumentando la fiducia, attraverso la ricerca di performance economiche sostenute da una
ben studiata articolazione delle relazioni e una consapevole tutela dell’ambiente. Questo
perché la sostenibilità è divenuta un obiettivo strategico indispensabile da perseguire per
tutte le imprese che si prefiggono lo scopo di realizzare uno sviluppo economico duraturo,
compatibile sia con l’ambiente che con le esigenze di tutela sociale.
Il concetto di responsabilità sociale d’impresa, diffuso a livello internazionale e, in
particolare, a livello europeo, comporta per l’azienda l’integrazione delle esigenze sociali
ed ecologiche nelle operazioni commerciali e nei rapporti con gli stakeholder, arrivando ad
apportare modifiche interne a livello imprenditoriale per orientare la governance aziendale
su scelte organizzative che si riferiscano ad ulteriori interessi rispetto a quelli meramente
economici.
Il presente lavoro è strutturato in tre capitoli ed ha l’obiettivo di studiare questo
particolare aspetto dell’azienda moderna, la rappresentazione in bilancio dei dati relativi
alla responsabilità sociale.
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Nel primo capitolo si chiarirà il concetto di etica e il modo in cui l’azienda si rapporta
a tale valore, quindi si analizzerà la nozione di responsabilità sociale d’impresa e la sua
evoluzione nel tempo, prendendo in considerazione i costi e i benefici di una governance
incentrata su un simile approccio. All’interno della responsabilità sociale sarà poi trattata
quella socio ambientale, mettendo in evidenza le motivazioni che devono portare le
imprese a considerare, tra i loro costi, quello dello sviluppo sostenibile.
Oggetto del secondo capitolo è l’informativa ambientale nel bilancio d’esercizio.
Saranno analizzati i vari strumenti di rendicontazione sociale e il modo in cui si sono
evoluti i sistemi di reporting di sostenibilità. Si metteranno in evidenza quei costi
ambientali che andranno inseriti in bilancio, dandone una nozione e classificazione, infine
si tratterà delle informazioni ambientali contenute nello Stato Patrimoniale e nel Conto
economico e nella Nota Integrativa, con particolare riferimento ad alcune voci di bilancio
(perdita durevole di valore derivante da una contingenza ambientale negativa,
capitalizzazione dei costi ambientali, accantonamenti per passività ambientali, certe e
potenziali).
L’ultimo capitolo è riferito ad un caso reale, quello del Gruppo Enel S.p.A., una
azienda considerata leader nell’ambito della gestione orientata alla responsabilità sociale
ed ambientale. Sarà presentata la storia dell’azienda, ossia come si è avvicinata ad una
missione etica e ambientale, il rapporto con gli stakeholder, le parole chiave della nuova
Mission, il modo in cui si procede alla pianificazione della Responsabilità sociale e,
soprattutto, i pilastri dell’etica aziendale e gli strumenti di comunicazione. A tal riguardo si
farà riferimento, come fonte, al Bilancio di sostenibilità e al Bilancio d’esercizio del 2014
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oltre che al materiale raccolto attraverso un questionario somministrato direttamente ai
responsabili di Enel S.p.A. da me contattati.
Obiettivo del presente elaborato è quello di individuare la percentuale di governance
dedicata da Enel al rispetto dell’etica e dell’ambiente, valutare gli investimenti nel settore
considerato e la sua coerenza nel tempo perché, purtroppo, spesso le imprese orientate al
perseguimento di obiettivi etici e socio ambientali, imposti anche per legge, di fatto non
rispettano tali obiettivi o tendono ad eluderli, spesso spinte dalle ragioni della concorrenza.
Allora il seguente elaborato mira a valutare la posizione di Enel S.p.A. riguardo tale
obiettivo e capire se la mera logica della massimizzazione del profitto possa inficiare
l’obiettivo della responsabilità sociale.
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CAPITOLO 1
LA RESPONSABILITA’ SOCIO-AMBIENTALE DELL’IMPRESA
Sommario: 1.1 L’etica nel governo dell’azienda – 1.2 La Responsabilità Sociale d’Impresa –
1.2.1 Nascita ed evoluzione del concetto 1.2.2 Costi e benefici della Responsabilità Sociale
d’Impresa – 1.2.3 Il concetto di Sviluppo Sostenibile – 1.2.4 La Responsabilità Socio-
Ambientale
1.1 - L’etica nel governo dell’azienda
Il mondo dell’economia è stato spesso presentato dagli economisti classici e dalla
filosofia moderna come qualcosa che esula dalla morale poiché il manager che agisce e
decide deve farlo in modo autonomo, prescindendo da ogni aspetto etico, dovendo
perseguire lo scopo di massimizzazione del profitto con l’impiego ottimale delle risorse.
Questa impostazione, tuttavia, non deve indurre a pensare che vi sia un totale rifiuto
dell’aspetto etico all’interno del pensiero economico.
Etica ed economia non si sono incontrate di recente, l’interazione è antica ed ha
accompagnato lo sviluppo e l’evoluzione dell’impresa.
In passato economisti e manager hanno studiato la relazione tra etica ed economia,
considerandoli due ambiti complementari o esclusivi a seconda del contesto storico di volta
in volta coinvolto.
Già alla fine del diciottesimo secolo, Adam Smith aveva affrontato il problema della
moralità sostenendo che non era necessario che il management avesse un comportamento
etico nel momento in cui prendeva le decisioni gestionali. L’aspetto etico riguardava la
collettività e dipendeva, secondo l’economista, da una inclinazione personale e non da un
dovere giuridicamente sancito.
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Seguendo il pensiero di Smith, altri studiosi hanno insistito su un concetto di etica più
limitato, che non andasse oltre ai soggetti direttamente interessati, ossia gli azionisti. Ad
esempio, Milton Friedman ha chiaramente affermato che obiettivo del manager è
unicamente quello di impiegare le risorse e aumentare i profitti, andando incontro agli
interessi dei proprietari e degli azionisti, mentre non sono rilevanti gli interessi di altri
soggetti e, quindi, gli aspetti etici
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.
L’eticità, secondo Friedman, è insita nel ruolo del manager, che agisce al servizio del
proprietario e dell’investitore, fermo restando che egli deve muoversi nei limiti della
moralità consentita dall’ordinamento giuridico di un determinato contesto ambientale.
Egli ha infatti affermato che se è vero che il management aziendale ha il dovere sociale
di produrre profitti, lo deve sempre fare senza inganno e senza frode e nel rispetto di alcuni
valori etici come la correttezza, la trasparenza, il tutto allo scopo di garantire la durabilità
dell’azienda nel tempo
2
.
Pertanto, Friedman aveva già individuato gli aspetti etici dell’attività economica, pur
essendo un convinto liberista. Studiosi successivi hanno accentuato questo aspetto facendo
notare come nella gestione d’impresa vi fosse una responsabilità sociale e ambientale.
Alcuni studiosi
3
hanno parlato di una ipotetica “zona Libera” dell’azione economica,
nel senso che vi è un ambito in cui le decisioni sono motivate solo dall’azione del mercato,
tuttavia questo stato ideale che prescinde dalla morale può funzionare solo se ci si accorda
1
FRIEDMAN M. , “The Social Responsibility of Business is to increase its profits” articolo RUSCONI G. –
DORIGATTI M., Etica d’impresa, FrancoAngeli, Milano, 2005
2
Ibidem
3
AMATO MANGIAMELI A., S. AMATO, L. CIAURRO, F. D’AGOSTINO, A. DRAGONE, A.
JELLAMO, V. VITALE, Materiali sul neocontrattualismo, Studi raccolti da Francesco D’Agostino,
Filosofia del diritto, Edizioni Universitarie Jaca, Milano, 1988, p. 32
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(come una sorta di patto sociale) con reciproca convenienza e in modo tale che
l’automatismo del mercato porti implicitamente alla realizzazione delle finalità etiche.
Pertanto, l’etica è caratteristica di ogni momento dell’agire economico, non si tratta di
un aspetto nuovo ma che ha sempre guidato le decisioni degli imprenditori e del
management, nessuna attività, anzi, si può sviluppare a prescindere dagli aspetti morali.
Kant ha illuminato in qualche modo l’agire umano, soprattutto nel momento in cui ha
sottolineato che gli uomini vanno considerati dei fini e non dei mezzi
4
. Questo vuol dire
che il manager non deve considerare solo gli interessi di chi agisce nell’azienda, dei
proprietari e degli azionisti, (i shareholder, che hanno un interesse diretto), deve anche
allargare lo sguardo ad altri soggetti coinvolti, i cosiddetti stakeholder, a cui sono diretti
gli effetti diretti, nel caso di dipendenti, clienti e fornitori, o indiretti, nel caso di coloro che
in genere sono influenzati dall’attività aziendale.
A questi soggetti va aggiunta la società civile dalla quale l’impresa attinge le risorse, i
beni e i servizi e fornisce profitti, salari, patrimonio tecnologico, costi e benefici
economici, sociali e ambientali.
Infine, la Costituzione Italiana parla chiaramente, in tema di etica e responsabilità
sociale quando all’art. 41, dopo aver riconosciuto la libertà di iniziativa economica, pone
un limite ad essa stabilendo che non si può svolgere in contrasto con l’utilità sociale e che
deve essere svolta in modo da non recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità
umana. In questo articolo è contenuto tutto il discorso etico ed è espressamente previsto
che le imprese e i managers devono svolgere la loro attività tenendo conto dell’utilità
4
Ivi, p. 34
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sociale e della sicurezza e libertà umana, quindi rispettando la salute, l’ambiente, i diritti
personali, il diritto al lavoro, e così via dicendo.
Alla base dell’operato di un manager vi sono tre principi importanti:
Essere trasparenti;
Essere responsabili;
Essere corretti;
Tra gli anni Sessanta e Settanta vi è stato un cambiamento nei sistemi economici ed è
variato anche il rapporto tra apparato impresa e collettività in senso ampio. Fattori
responsabili di questo cambiamento sono diversi: il fatto che siano cambiati i bisogni della
collettività, il processo di globalizzazione del mercato, i cambiamenti tecnologici, il
diffondersi di associazioni a tutela di interessi diffusi, come quelle dei consumatori e degli
ambientalisti, ma anche la diffusione dei mass media e della rete
5
.
A partire da questo periodo si è avuta una maggiore presa di coscienza da parte della
collettività dei problemi che lo sviluppo industriale e delle imprese avrebbe potuto causare,
soprattutto in termini di impatto sociale e, quindi, della necessità di considerare strategie
aziendali che potessero tenere conto di tutte le esternalità connesse ad una attività
economica, positive e negative, e di tutti gli interessi coinvolti, nessuno escluso.
Da questo momento inizia ad essere importante non solo la garanzia di un prodotto
qualitativamente ottimo per il cliente, ma anche di una qualità non produttiva, espressa
dalla condotta etica assunta dall’azienda nel suo agire e intervenire nella realtà sociale di
fronte ad interessi di diverso tipo
6
.
5
RUSCONI G. – DORIGATTI M. Etica d’impresa, FrancoAngeli, Milano, 2005, pag. 10-11
6
RICCIO V.A., Qualità ed etica, un binomio inscindibile per le aziende, in De Qualitate, Gennaio 2010, pag.
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