2
L’obiettivo di questo lavoro è, dunque, triplice:
1. obiettivo descrittivo, conseguito nella prima parte generale della tesi, è
rivolto alla ricostruzione delle dinamiche, degli strumenti e dei protagonisti
della comunicazione nel sistema della moda italiano;
2. obiettivo valutativo, conseguito nella seconda parte teorica della tesi, è
rivolto all’ identificazione e valutazione, mediante appositi strumenti
d’analisi, delle modalità e delle strategie comunicative della stampa di
moda;
3. obiettivo analitico e propositivo, conseguito nella terza ed ultima parte
empirica, è rivolto sia ad analizzare, mediante una ricerca condotta su
alcune testate, i limiti della comunicazione di moda a mezzo stampa, sia a
definire alcune linee guida su cui intervenire per superare questi limiti.
3
“La moda, il vestito, la rivista specializzata:
amori che affondavano in feticismi primari d’infanzia,
in storie di sarte che popolavano i miei paraggi…”
Patrizia Calefato, 2001
Introduzione
La moda: un concetto multiforme e interdisciplinare
“Molto è stato detto e scritto sulla moda. Ne hanno dissertato
letterati, poeti, sociologi, psicologi ed economisti. Ne parlano consumatori,
giornalisti, negozianti, creativi, manager e imprenditori. Eppure, come ogni
argomento sfuggente, che tuttavia tocchi la sensibilità e il gusto di ogni
individuo, sembra che tutto e il contrario di tutto si possa ancora dire. Si
afferma che è un argomento futile o serio, che la moda è quella delle
sfilate e delle riviste oppure solo quella dei convegni istituzionali, si dice
che non esiste se non nella fantasia di chi la crea, che chiunque può
costruirsi la propria. “
1
È evidente quanto sia difficile fornire una definizione del concetto di
moda, anche perché non esiste al riguardo un'interpretazione oggettiva e
1
1
TESTA S.-SAVIOLO S., Le imprese del sistema moda. Il management al servizio della creatività,
Etas, Milano 2000, p.3
4
univoca. E’ un oggetto di difficile definizione, sul quale si è da sempre
sviluppato un ampio dibattito.
2
Nel linguaggio comune, un fenomeno o un prodotto, è considerato di
moda “se nell’istante in cui se ne parla ha raggiunto un diffuso
apprezzamento da parte di un certo pubblico, in un determinato
contesto”.
3
Secondo il “Grande Dizionario Garzanti” la moda è "l'usanza
più o meno mutevole che, diventando gusto prevalente, s’impone nelle
abitudini, nei modi di vivere, nelle forme del vestire"
4
, mentre nella
”Enciclopedia Europea Garzanti” viene descritta come “un meccanismo
regolativo di scelte, compiute in base a criteri di gusto o a capricci”
5
.
Anche Devoto, ne “Il dizionario della lingua italiana”, conferma che il
vestire rappresenta solo uno degli ambiti di significatività della moda:
infatti "la moda è un principio universale, uno degli elementi della civiltà e
del costume sociale, che interessa non solo il corpo ma anche tutti i mezzi
di espressione di cui l'uomo dispone"
6
.
Risalendo alla radice etimologica del termine, moda deriverebbe dal latino
aureo mos, nei diversi e correlabili significati di: a) usanza, costume,
abitudine, tradizione; b) legge, regola, norma; c) buoni costumi, moralità.
Un'altra ipotesi farebbe derivare il termine dal latino modus, nel suo
significato più ampio di scelta, o meglio criterio o modalità regolativa di
scelte
7
. Dall'insieme di tali significati si evince che il gusto, benché
2
CODELUPPI V., Cos’è la moda, Carocci, Roma 2002
3
TESTA S.- SAVIOLO S., ibidem, pp. 3-4
4
Il Grande Dizionario Garzanti della lingua italiana, Garzanti, Milano, 1993
5
Enciclopedia Europea, Garzanti, Milano, 1978, p.670
6
DEVOTO G., Il dizionario della lingua italiana, Le Monnier, Firenze, 1995
7
TESTA S.- SAVIOLO S., op. cit.
5
espressione di un orientamento individuale, deve comunque confrontarsi
con un sistema di regolamentazione sociale, che definisce ciò che in ogni
periodo e luogo può essere considerato di moda. Non sembrerebbe quindi
casuale una supposta sovrapposizione etimologica tra moda e moderno, a
sottolineare la dimensione evolutiva e istituzionale del gusto.
La complessità ed il fascino insiti nel fenomeno moda ne hanno,
dunque, consentito lo studio da vari punti di vista. L’espressione Fashion
Theory indica proprio un “ambito di studi interdisciplinare che concepisce
la moda come un sistema di senso entro cui si producono le raffigurazioni
culturali ed estetiche del corpo rivestito. […] La teoria considera il suo
oggetto, in questo caso la moda nella nostra epoca, come sistema entro
cui si producono ruoli, gerarchie sociali, modelli dell’immaginario, figure
del corpo”
8
. E’ evidente la necessità di un approccio teorico trasversale
che, operando entro le scienze umane e sociali, intenda il sistema moda
come una speciale dimensione della cultura materiale, della storia del
corpo, della teoria del sensibile.
La Fashion Theory, detta anche “Teoria di Moda”
9
, ha i suoi
antecedenti e fondamenti in alcune basilari analisi sociologiche del primo
Novecento, che studiano la moda come un fenomeno collettivo, cercando
di rilevare soprattutto i meccanismi e le dinamiche sociali che consentono
l'affermazione e la successiva diffusione delle varie mode.
8
CALEFATO P., voce “Fashion Theory”
in Cometa M. (a cura di), Dizionario on line degli studi culturali, 2003,
http://www.culturalstudies.it/dizionario/dizionario.html
9
ibidem
6
In particolare Simmel
10
, nel suo saggio sulla moda del 1895, definisce
quest’ultima come una modificazione obbligatoria del gusto, ovvero come
un sistema di cui è possibile parlare solo nella modernità, ed in particolare
nella modernità matura della società di massa, in cui la produzione delle
merci è simultaneamente produzione di segni e di significati sociali
riproducibili serialmente. La moda, secondo Simmel, è ritmata dai motivi
dell’ imitazione e della distinzione, che una cerchia sociale trasmette in
maniera verticale alla comunità: “La moda non è altro che una delle forme
di vita con le quali la tendenza all’eguaglianza sociale e quella alla
differenziazione individuale e alla variazione si congiungono in un fare
unitario”.
11
Il meccanismo di diffusione è detto trickle-down, ovvero della
goccia che cade dall’alto verso il basso (dalle classi sociali agiate alle
masse) e che si estende poi orizzontalmente per imitazione, per venire
però subito rimpiazzato, in un nuovo ciclo, da quello della distinzione.
Questo avviene perché l’individuo si sente rassicurato dall’appartenere,
grazie alla moda, ad una collettività sociale ben definita, ma nello stesso
tempo egli è gratificato quando riesce ad esprimere aspetti originali di se
stesso.
12
Le discipline sociologiche si mostrano tuttavia piuttosto carenti nello
spiegare, al di là dei processi di diffusione sociale, significati e contenuti
della moda. Un primo tentativo di spiegare anche i contenuti della moda è
rappresentato dagli studi psicologici, che pongono di norma al centro delle
interpretazioni una prospettiva di tipo personale, soffermandosi sulle
10
SIMMEL G., La moda, Editori Riuniti, Roma, 1985
11
ibidem, p.14
12
CODELUPPI V., op.cit.
7
motivazioni individuali che ci inducono a seguire la moda, come ad
esempio la competizione sessuale.
Flügel approfondisce il tema del conflitto decorazione/pudore:
l’abbigliamento fornisce innanzitutto gratificazioni a tre bisogni
fondamentali dell’uomo: bisogno di decorazione, pudore e protezione. Ma,
è possibile individuare anche un’altra funzione dell’abbigliamento, che
aiuta a strutturare l’immagine di se: vestendoci in un determinato modo
comunichiamo agli altri la nostra identità e otteniamo una prima
impressione dei nostri simili quando li incontriamo. E’ possibile, di
conseguenza, operare una vera e propria classificazione tipologica degli
individui in base al loro atteggiamento nei confronti dell’abbigliamento.
13
Successivamente, nell’ambito della Fashion Theory, sono prevalsi
approcci sempre più interdisciplinari. Tra questi, è da rilevare il contributo
di Konig, che distingue una prima dimensione del fenomeno di tipo
antropologico, in cui evidenzia l'importanza dell'istinto del nuovo e della
curiosità, da un punto di vista sociologico, che invece spiega il
cambiamento e la diffusione attraverso le teorie dell'imitazione e della
differenziazione.
14
Con la produzione industriale di massa e redditi più
elevati anche nelle classi inferiori, lo schema trickle-down perde di validità,
in quanto si determina una diffusione dei fenomeni di moda anche in
maniera orizzontale, o addirittura dal basso verso l'alto (schema bubble-
up).
13
DIODATO L., Il linguaggio della moda, Rubbettino, Soveria Mannelli(CZ) 2000
14
ibidem
8
Anche la semiologia linguistica è stata affascinata dalla moda e dai
fenomeni di costume, proprio perché vi vede all’opera meccanismi di
opposizione interna tra tratti, di variazioni obbligatorie ed al tempo stesso
immotivate, una sistematicità, insomma, che rammenta molto il
funzionamento della lingua concepito sulla base della nozione
saussuriana di segno.
15
Il linguista e antropologo americano Sapir
16
scrive nel 1931 la voce
Fashion della “Encyclopaedia of the Social Sciences”, nella quale
stabilisce le differenze tra i concetti di moda e costume, nella misura in cui
quest’ultimo è un tipo relativamente stabile di comportamento sociale,
mentre la prima è esposta ad un cambiamento incessante. Il costume
evoca infatti il concetto di sacro che implica una ripetizione nel tempo,
mentre la moda evoca quello di profano, che al contrario implica
mondanità e caducità. Quando la moda si ripropone nel tempo diventa
costume.
Il “Sistema della Moda” del 1967 di Barthes
17
costituisce il testo in cui
esemplarmente viene elaborato il passaggio ad una teoria della moda
come discorso sociale. In maniera radicale questo testo non si occupa
della moda reale, bensì della moda descritta nella rivista: l’indumento è
totalmente convertito in linguaggio, ed anche l’immagine non è che in
funzione della sua trasposizione in parola. E’ dunque il giornalismo di
moda a costituire il luogo della messa in discorso della moda, in cui si
15
CALAFATO P., voce “Fashion Theory”
in Cometa M. (a cura di), op.cit.
16
SAPIR E., voce “Fashion”
in Encyclopaedia of the Social Sciences, Macmillan Company, New York, 1930-35, pp.139-144
17
BARTHES R., Sistema della moda, Einaudi, Torino 1970
9
costruiscono sia l’oggetto moda sia la sua destinataria (la lettrice). La
lezione di Barthes è che, specialmente nella società postmoderna, la
moda non esiste se non attraverso gli apparati, le tecnologie, i sistemi
comunicativi che ne costruiscono il senso.
In tempi più recenti, la Teoria di Moda matura proprio sul
ribaltamento, proveniente da ambiti disciplinari diversi, della nozione
stessa di moda come sistema sociale istituzionale.
Secondo Patrizia Calefato
18
la moda, concepita come mass moda, “è oggi
un mezzo di comunicazione di massa che si riproduce e si diffonde
secondo sue proprie modalità, e che al tempo stesso entra in relazione
con altri sistemi massmediatici, primi fra tutti il giornalismo specializzato, la
fotografia, il cinema, il marketing, la pubblicità”
19
. In questa accezione è
centrale il ruolo del corpo rivestito e le modalità del suo essere al mondo,
del suo rappresentarsi, del suo mascherarsi, travestirsi, misurarsi con
stereotipi e mitologie: “il corpo è inteso come performance, cioè come
costruzione sempre aperta dell’identità materiale”
20
.
La moda oggi costituisce, dunque, un dispositivo che organizza nel tempo
e nello spazio i segni del corpo rivestito, in un gioco simbolico attraverso
cui un soggetto esprime se stesso. La moda, o meglio le mode, si
spostano dalla strada alla passerella, essendo determinate dai luoghi della
cultura quotidiana prima ancora che la ricerca stilistica elabori il proprio
artefatto in segno-merce di lusso. Il contesto sociale della postmodernità
18
CALEFATO P., Mass moda. Linguaggio e immaginario del corpo rivestito, Costa & Nolan,
Genova, 1996
19
ibidem, p.7
20
ibidem, p.8
10
definisce chiaramente come, di fronte alla compresenza di tendenze
diverse ed a causa della fine del concetto di gruppo e dell’emergere di
numerose sottoculture, il mondo della moda non è più in grado di imporre
un conformismo sociale. Siamo oggi nel “supermarket dello stile”
21
, dove i
vecchi stili di abbigliamento di gruppo sono messi sugli scaffali, come in
un supermercato, a disposizione degli acquirenti.
Negli ultimi anni la moda è stata inoltre oggetto di attenzione anche
da parte del marketing e della semiotica, che hanno risposto alla necessità
di comprenderne significati e processi che, sul piano dei contenuti, legano
i consumatori ai produttori, ai distributori ed all'editoria.
21
FABBRI R., Giovani e Mode: modalità del Comunicare, Mediateca delle Marche, Ancona 2000