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Introduzione
Nella presente ricerca viene analizzata l’attività di lobby svolta a favore o contro
la costruzione di centrali ed impianti nucleari, il loro smantellamento al termine della
vita operativa e la gestione in sicurezza delle scorie radioattive. L’interesse
dell’oggetto dell’analisi è molteplice. In primo luogo, deriva dal fatto che non si tratta
di un lobbismo nel senso proprio del termine, cioè di un’attività volta ad influenzare
le decisioni dei responsabili politici e amministrativi, a livello nazionale e locale. In-
vece, tende a creare nell’opinione pubblica il consenso o l’opposizione nei riguardi
del nucleare. Come suggerito da chi ha recentemente operato nel settore, si tratta di
advocacy
1
, più che di lobbying. Gli operatori agiscono sulle istituzioni soprattutto in-
direttamente, influenzando l’opinione pubblica.
Una seconda peculiarità che si cercherà di approfondire nell’indagine è che
l’attività, le strategie e le tecniche utilizzate dai favorevoli al nucleare non può essere
disgiunta da quelle delle forze antinucleari. Il contrasto fra i due campi non riguarda
tanto interessi economici degli attori, quanto convincimenti di natura sostanzialmente
ideologica. Sotto questo aspetto, verranno approfonditi, in particolare, la correlazione
esistente del nucleare civile con quello militare e lo sfruttamento fatto della valenza
emotiva, particolarmente elevata in tutti i Paesi, da un lato dell’“olocausto nucleare” e
dall’altro di disastri di Chernobyl e di Fukushima. Entrambi i gruppi “pro” e “contro”
il nucleare hanno poi collegamenti internazionali molto stretti. Le strategie e gli stru-
menti da essi utilizzati nelle loro campagne di advocacynon possono quindi essere
esaminati senza tener conto da tali interazioni. Nella ricerca si è cercato di individuare
i meccanismi che caratterizzano tale specificità, che è all’origine di cicli “pro” e “con-
1
Vds. intervista al dott. Gianluca Comin, Direttore delle Relazioni Esterne, Enel, p. 195, e al dott.
Chicco Testa, ex-Presidente del Forum Nucleare Italiano, p 227.
8
tro” il nucleare, che si verificano pressoché contemporaneamente anche se con inten-
sità diverse, in tutti i Paesi.
Un terzo aspetto che è sembrato meritare uno specifico approfondimento, consi-
ste nell’esaminare le attività di lobbying relative al nucleare pregresso, in particolare
riferimento in Italia. Pur essendo collegato alla costruzione di nuove centrali nucleari,
esso presenta una sua specificità. Nuclearisti e antinuclearisti concordano sul fatto che
una soluzione del problema non sia un’opzione, ma una necessità, per la sicurezza
delle popolazioni e dell’ambiente.
2
Le difficoltà sorgono allorquando dal livello di
principio e generale si passa alle realizzazioni pratiche, in particolare alle scelte della
localizzazione degli impianti nucleari, in particolare dei depositi per i materiali ra-
dioattivi.
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Come per la costruzione di altre grandi opere pubbliche, si verifica siste-
maticamente a livello locale la cosiddetta sindrome NIMBY (Not In My Back Yard),
che i responsabili istituzionali del nucleare pregresso cercano di superare con
un’azione di lobbismo nei confronti delle Autorità locali, coinvolte nelle scelte e di
informazione e sensibilizzazione delle opinioni pubbliche.
٭٭٭
Per quanto riguarda la metodologia seguita nella ricerca, si è fatto ricorso non so-
lo alla dottrina e a fonti scritte, ma anche a numerose interviste a personalità signifi-
cative sia del campo “pro” che di quello “antinucleare”, sia delle istituzioni responsa-
bili del settore del nucleare pregresso. Di esse si desidera ringraziare caldamente gli
autori.
Nella sostanziale carenza di fonti ufficiali che illustrino nei dettagli le attività di
lobby condotte in Italia sulla gestione del nucleare residuo, la redazione della presente
ricerca si è avvalsa anche di informazioni fornite sia verbalmente, sia dei documenti
per uso interno delle Società interessate.
2
Vds. interviste al Sen. Roberto Della Seta, Legambiente, p. 199; Angelo Bonelli, Presidente Verdi, p.
192; Giuseppe Onufrio, Direttore Esecutivo di Greenpeace Italia, p. 216, Giancarlo Aragona, Presi-
dente SOGIN, p. 189.
3
Vds. intervista a Carlo Jean, ex-Commissario Delegato alla sicurezza nucleare, p. 207.
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E’ subito emersa la necessità di contestualizzazione di vari contributi, tendendo a
collegarli con il “clima psicologico” e con quello politico esistente – in altre parole
dei cicli “pro” e “contro” il nucleare - nonché con le posizioni preconcette dei vari au-
tori, naturalmente portati ad influenzare la pubblica opinione a favore delle proprie
tesi. L’ampio ricorso ad interviste e a contatti diretti con i responsabili del settore,
sembra presentare il vantaggio di attribuire alla ricerca, sia nella sua analisi che nelle
sue considerazioni sintetiche, una maggiore freschezza ed attualità, e un esame più
approfondito delle logiche e dei meccanismi attivati nel particolare settore.
٭٭٭
La ricerca è articolata in quattro parti.
Il primo capitolo, di carattere introduttivo, dopo alcuni cenni alla dottrina del
lobbismo, esamina la natura generale del problema, le specificità proprie dei lobbismi
pro e anti-nucleari, a cui si è prima rapidamente accennato e l’evoluzione nel tempo
dei principali temi utilizzati da entrambi.
Il secondo capitolo riguarda le logiche, le strategie e le tecniche utilizzate dalle
principali organizzazioni internazionali pro e anti-nucleari. Approfondisce, poi, più
nel dettaglio, la loro organizzazione e iniziative nei principali Paesi democratici e
l’impatto che esse hanno avuto sulle opinioni pubbliche e le decisioni politiche e
amministrative nei Paesi che dispongono di una consistente industria nucleare. Parti-
colare interesse è stato dedicato alle reazioni dei pro- e degli anti-nuclearisti ai princi-
pali incidenti occorsi alle centrali nucleari (Three Mile Island, Chernobyl e Fukushi-
ma) sulla loro efficacia, e sul come la loro strumentalizzazione abbia influito sulla
prosecuzione dei programmi nucleari in Occidente. Sono state approfondite strategie
e tecniche utilizzate dai costruttori di centrali, dai loro gestori e dalle società produt-
trici di energia elettrica per cercare di attenuarne l’effetto devastante che tali incidenti
hanno avuto sui loro programmi. Si tratta di una caso paradigmatico delle logiche e
meccanismi che operano nell’attuale società dell’informazione, con onde di panico e
anche di euforia, che solo una capillare opera d’informazione e di advocacy istituzio-
nale può attenuare.
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Il terzo capitolo è dedicato all’analisi dei contrapposti lobbismi in Italia. Un ap-
profondimento particolare è dedicato alle strategie e tecniche comunicative impiegate
dal Forum Nucleare Italiano, diretto dal Dott. Chicco Testa.
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La sua costituzione e
iniziative rappresentano un caso, per certi versi unico, in un Paese come l’Italia in cui
mancano una normativa e una regolamentazione sul lobbismo. Unico, almeno nel
senso che l’organizzazione e le attività del Forum sono state caratterizzate da una tra-
sparenza alquanto inusuale in simili attività nel nostro Paese.
Il quarto ed ultimo capitolo, riguarda il nucleare pregresso e i problemi che pon-
gono lo smantellamento degli impianti dismessi, la costruzione del Deposito Naziona-
le / Parco Tecnologico e il condizionamento e gestione in sicurezza delle scorie ra-
dioattive. Particolarmente interessante al riguardo, è la valutazione del nuovo approc-
cio partecipativo seguito dai responsabili del progetto di costruzione del Deposito
Nazionale / Parco Tecnologico. Esso sembra possedere alte probabilità di portare a
risultati positivi, dopo che il metodo autoritativo, che ha bloccato l’intera attività nel
2003 con il fallimento del progetto di costruzione di un deposito a Scanzano Jonico in
Basilicata, aveva provocato un’“umiliante” ritirata da parte del Governo del tempo.
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L’elaborato si propone, in sostanza, di porre in evidenza le specificità del lobbi-
smo e del advocacy pro- e anti-nucleare. Esso appare simile a quello riscontrabile per
altre opere pubbliche, quali rigassificatori, termovalorizzatori, linee ad alta tensione o
TAV. Come nel campo nucleare, i “pro” e i “contro” cercano di manipolare a loro fa-
vore l’opinione pubblica per ottenerne il consenso ed agire così indirettamente sulle
scelte politiche e amministrative. Tutte tali attività sono caratterizzate da una elevata
valenza emotiva. Mirano cioè a sfruttare il timore del nucleare o ad attenuarlo. Tali
obiettivi costituiscono il punto centrale delle strategie adottate dagli operatori nel set-
tore, istituzionali o facenti parte dei vari gruppi di pressione e d’interesse.
4
Vds. in proposito l’intervista al dott. Chicco Testa, ex-Presidente del Forum Nucleare Italiano, p. 227.
5
Vds. intervista al Gen. Carlo Jean, ex-Commissario Delegato per la messa in sicurezza dei materiali
radioattivi, p. 207.
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CAPITOLO I
Le lobbies e la rappresentazione di interessi particolari
1.1 Lobbies e gruppi di pressione: dagli interessi particolari a quelli generali, pub-
blici o nazionali
Con il passaggio dallo Stato liberale allo Stato sociale, l’interesse generale nelle
contemporanee democrazie pluralistiche è il frutto di un negoziato tra tanti interessi
particolari differenti, che il decisore pubblico è chiamato a sintetizzare.
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Esiste perciò
sempre una retorica e un’astrazione nel termine “interesse pubblico” di derivazione
francese, “che è sostanzialmente un mito”.
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L’esistenza di interessi e della loro rappresentanza politica è una realtà, che non
dovrebbe essere ignorata. Dovrebbe invece trovare una specifica disciplina giuridica,
in modo da garantire all’espressione e all’esercizio di tali interessi la massima traspa-
renza. Ciò accrescerebbe la legittimità di processi decisionali e delle stesse istituzio-
ni.
8
Anche negli Stati più democratici, il governo non è esercitato direttamente dai cit-
tadini, quindi dalla volontà popolare, ma dai loro eletti, cioè dalle élites politiche or-
ganizzate in partiti. Esiste un assunto che non trova corrispondenza nella realtà effet-
tuale. Quest’ultima è caratterizzata dal pluralismo delle ideologie, preferenze ed inte-
ressi, mentre l’assunto a cui si è fatto cenno e che è stato definito una “grossolana fin-
zione”
9
, consiste nell’affermazione che da interessi diversi - materialmente, ideologi-
camente, ed anche sotto il profilo etico-valoriale – si possa pervenire ad una sintesi
6
P.L. PETRILLO, Democrazie sotto pressione. Parlamenti e lobby nel diritto pubblico comparato,
Giuffrè, 2011, pp. 1-2.
7
Ibidem, cit. p. 4.
8
G. DE VERGOTTINI, Diritto costituzionale comparato, CEDAM, 1999, 5° ed., p. 342.
9
P. L. PETRILLO, Democrazie sotto pressione, cit. p. 17.
12
equilibrata espressa in una decisione collettiva, che tenga conto in una certa misura di
tutti tali interessi.
Chi effettua la sintesi fra gli interessi è la maggioranza che esprime valori e inte-
ressi propri, anche prescindendo da quelli della minoranza. L’eguaglianza fra i citta-
dini e il fatto che i loro rappresentanti negli organi legislativi possano esprimere un
interesse generale – e siano rappresentanti dell’intera nazione – è quindi un postulato
teorico che non trova riscontro nella realtà. In essa, un interesse prevale su un altro.
La democrazia pluralistica è un metodo sostanzialmente competitivo per risolvere il
contrasto o, almeno la diversità, fra i differenti interessi. La maggioranza prevale sul-
la minoranza, anche se tiene conto, per quanto politicamente possibile, degli interessi
e richieste di quest’ultima per evitarne la rivolta.
Il caso del nucleare è paradigmatico a tale riguardo. Non è in esso possibile una
soluzione intermedia fra le soluzioni proposte dai gruppi favorevoli al ritorno del nu-
cleare e quelle contrarie ad esso. Nel recente caso italiano, i due gruppi erano “tra-
sversali”; interessavano, seppure in differente misura, tutti i partiti presenti in Parla-
mento.
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La vertenza si è conclusa con un vinto e un vincitore. Era impossibile indi-
viduare soluzione di compromesso, sebbene, nel loro sforzo di attenuare
l’opposizione degli antinuclearisti, i favorevoli al ritorno del nucleare in Italia soste-
nevano la sua compatibilità con le “rinnovabili”.
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I rappresentanti del popolo sono influenzati dalle loro constituencies
12
ed anche
dalle professioni da cui provengono
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. Questo è inevitabile. Si verifica anche nei si-
stemi democratici più trasparenti ed efficienti, tra i quali non si può di certo includere
quello italiano. Nell’impossibilità di trovare una soluzione a tale problema, al fatto
cioè che l’interesse generale o bene comune non è poi così universale o “nazionale”
come sarebbe politicamente corretto affermare, si preferisce spesso ignorarlo. Non si
10
Vds. intervista al dott. Chicco Testa, ex Presidente del Forum Nucleare Italiano, p. 227.
11
Ibidem.
12
Costituency ha due significati ben noti anche nella prassi italiana: 1) collegio elettorale; 2) gruppo
sociale di riferimento.
13
D. FISICHELLA, Gruppi di interesse e di pressione, in Enciclopedia delle Scienze Sociali, IV, Ro-
ma 1994, pp. 442 ss..