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molti altri servizi essenziali. In particolare, fu il regime nazista a intensificare l’uso
pervasivo della radio: l’informazione divenne propaganda.
Opposta alle radio di regime, Radio Londra era la radio clandestina maggiormente
seguita, anche da italiani: essa forniva un supporto informativo e morale, oltre che politico.
Con l’avvento della televisione, la radio fu costretta ad individuare i nuovi bisogni
del pubblico: davanti al rischio di venir dimenticata e sostituita dalla televisione nel ruolo
di mezzo di comunicazione principale, fu costretta a fornire i suoi servizi al pubblico nelle
ore in cui la televisione non era adatta a farlo: al mattino, al lavoro, in automobile.
Al contrario degli Stati Uniti, in Europa il sistema radiofonico non si sviluppò
all’insegna del liberismo, ma venne ostacolato dall’emittenza pubblica che deteneva il
monopolio nelle trasmissioni. Per la proliferazione delle emittenti e delle voci informative
e non, bisognerà attendere la metà degli anni settanta. Con la dissoluzione dei monopoli
pubblici, l’informazione aumentò e si trasformò qualitativamente: si passò addirittura da
una situazione in cui c’era scarsità di informazione ad una sovrabbondanza di
informazione. Come scrive Semprini, “l’informazione diviene uno stato permanente del
sociale, una dimensione trasversale che accompagna ogni gesto e fatto più o meno
significativo dell’agire collettivo” (Semprini, 1994, pag. 158). L’informazione non puntava
più a scoprire ciò che rimane celato, ma ad arrivare velocemente, prima degli altri, perché
l’utente vuole essere informato tempestivamente. L’informazione non era più costituita da
eventi, ma da fatti: gli eventi dovevano essere creati dai media (come dicono nelle loro
teorie Dayan e Katz), mentre i fatti sono già presenti. Compito dei media è quello di
fungere da mediatore: essi devono semplicemente portare i fatti alla luce, affinché tutti li
vedano e ne siano informati.
Il mondo si avviava quindi verso ciò che Mc Luhan (1964) definiva “un immenso e
unico abbraccio globale in cui l’individuo si costituisce come crocevia di flussi di
informazione, superando limiti territoriali e temporali”.
Oggi siamo di fronte alla rivincita del parlato sulla musica. Per le radio pubbliche e
comunitarie, quella di informare è sempre stata una vocazione, cioè una parte integrante
della loro funzione; per le radio commerciali, molto ha fatto la legge Mammì (legge n° 223
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del 1990) che prevedeva l’obbligo di fare informazione. Da non dimenticare, anche la
legge sull’editoria (legge n° 416 del 1981, rinnovata successivamente nel febbraio 1987)
che prevedeva un supporto economico per le emittenti che producono una percentuale di
informazione significativa, attraverso il rimborso di una parte delle spese telefoniche, di
abbonamento alle agenzie e di altri costi gestionali.
Oltre a ciò, le emittenti private hanno identificato come elemento significativo di
concorrenza anche la funzione informativa, che creava dal punto di vista degli ascoltatori
un valore aggiunto in termini di servizio e di credibilità. Le grandi radio nazionali hanno
adattato l’informazione al loro formato: giornali radio veloci e ritmati, molta informazione
sportiva nelle radio rivolte ai giovani (un esempio: Radio DeeJay), rassegne stampa con
attenzione al costume e allo spettacolo per le radio attente al pubblico femminile (Radio
Donna, la programmazione mattutina di Rds).
Ovviamente, grande importanza nella nuova informazione radiofonica l’hanno il testo
della notizia e linguaggio: il primo deve essere comprensibile e deve seguire una
consequenzialità logica abbinata alla semplicità del secondo; inoltre non bisogna
dimenticare che l’ascoltatore della radio, siccome utilizza solo il canale uditivo, può
assorbire un numero limitato di informazioni, per cui la selezione delle notizie e la
sinteticità sono essenziali nell’esposizione delle news in radio. La definizione di un
formato di news, nato in Europa grazie alle emittenti di Stato, ha dato all’informazione
radiofonica una buona credibilità tra il pubblico. Questo perché, anche se la caratteristica
del mezzo è l’uso della parola, la radio non ha dovuto rinunciare alle immagini: esse sono
diverse da quelle televisive; sono essenziali, ma indispensabili per fare davvero
informazione e non limitarsi a riprodurre il reale. In un periodo di debolezza
dell’immagine televisiva, quella radiofonica è meno soggetta a dubbi, più diretta e
maggiormente valorizzata dal ruolo del conduttore.
Grazie a questi cambiamenti, adesso gli ascoltatori vedono nella radio due funzioni
principali: quella di mezzo di accompagnamento e quella di strumento capace di informare
quasi in tempo reale. Anche in autostrada, o in ufficio, l’utente può essere informato
tramite la radio su ciò che accade nel mondo. E la ristrutturazione del formato
dell’informazione ha portato all’evidenziazione di tre peculiarità del mezzo: tempestività,
selettività e funzione di servizio.
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Per tempestività si intende il desiderio del pubblico di essere informato nel minor
tempo possibile; intendiamo con selettività il criterio utilizzato dalle emittenti nella scelta
delle notizie: verranno comunicate le news che realmente interessano gli ascoltatori. Infine,
il termine “funzione di servizio” si può intendere in molti modi; nell’accezione utilizzata a
Radio 24, l’informazione “di servizio” è l’intenzione da parte dell’emittente di guidare il
pubblico attraverso la complessità delle norme e dell’amministrazione. Un valore di guida,
dunque, che fiancheggia la vocazione informativa.
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La situazione negli Stati Uniti
La Radio negli Usa nasce come radio privata: non esiste il monopolio pubblico, e la
regolamentazione è blanda. Da subito, all’insegna del liberismo economico, si crea una
forte concorrenza tra grandi compagnie che possiedono stazioni o forniscono programmi.
Società radiofoniche e aziende commerciali scambiano immediatamente spazi di
programmazione con quelli pubblicitari: le une si riforniscono di capitale per il
finanziamento, le altre veicolano a un vasto pubblico i propri prodotti. Si struttura già nei
primi anni un’industria radiofonica.
Negli Stati Uniti, il sistema radiofonico si definisce fin dall’inizio come commerciale
attraverso il pieno sfruttamento delle risorse finanziarie ricavate dai proventi pubblicitari:
un folto numero di stazioni radiofoniche, soprattutto locali, si realizza grazie al sistema di
syndication che opera a livello nazionale con pacchetti di programmazione già farciti di
segmenti pubblicitari, che possono variare nella zona di diffusione da cui trasmettono le
emittenti affiliate.
Immediatamente, le radio americane inseriscono un meccanismo di specializzazione,
per rispondere alle esigenze di un pubblico sempre più frammentato per stili di vita e gusti
musicali. Nascono le radio tematiche.
Possiamo distinguere due grandi macrogeneri tra i formati radiofonici: il parlato e il
filone musicale. Per quanto riguarda il primo, possiamo dire che rappresenta oggi il
formato maggiormente ascoltato (ad esempio, il News-Talk rappresenta il 16,2% del
totale), mentre nel filone di musica, la percentuale di ascolto maggiore si registra con l’AC
(radio che trasmettono musica moderna per adulti, ascoltata dal 15,3%).
Le radio di solo “parlato” sono caratterizzate dalla totale o quasi totale assenza di
musica; esse sono ascoltate prevalentemente a casa e soprattutto di mattina, quando la
richiesta di news è maggiore. In America ci sono 1838 stazioni di questo tipo (sulle 13
mila e più del totale), concentrate soprattutto nell’area del nord-est.
Tuttavia, il filone del “parlato” è eterogeneo e al suo interno si differenziano diversi
formati. Il criterio di differenza è sul “cosa” le emittenti trattano: le radio di vocazione
solamente informativa sono definite “All news”, quelle che fanno dei programmi di
contenuto il fil rouge del loro palinsesto vengono chiamate “Talk”, mentre il caso di
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stazioni “ibride”, che si basano più sul criterio del parlato che sugli argomenti trattati si
dicono “News Talk”. Queste ultime hanno il compito di informare, ma anche di
intrattenere, e di accompagnare gli ascoltatori durante la giornata. Il rapporto che si
instaura con l’ascoltatore non è paritetico, ma comunque nemmeno pedagogico: possiamo
dire che tra conduttore e pubblico si instaura una comunicazione bidirezionale, nella quale
talvolta l’emittente è portatrice di contenuti, altre volte invece vuole interpellare il proprio
interlocutore per sapere le proprie impressioni, le proprie sensazioni. Una radio di questo
tipo deve saper “trasmettere” qualcosa, ma anche ascoltare.
La Radio “All news” è il tipico canale informativo. Trasmette notizie ventiquattro ore
su ventiquattro, la musica è assente, così come il contatto con il pubblico. Il modello
comunicativo è unidirezionale. I punti di forza di questo tipo di radio sono l’attenzione
(l’ascolto di queste emittenti è meno dispersivo, e più attento), la credibilità (la fonte che
fornisce informazioni è vista come autoritaria dagli ascoltatori) e la consistenza (questo
tipo di radio è dotato di caratteristiche, programmi, linguaggio ben precisi).
Circa due terzi degli ascoltatori delle radio All News appartengono alla fascia d’età
25-54 e hanno un buon grado di istruzione. Stessa percentuale è quella dell’ascolto
maschile (58%) rispetto a quello femminile (42%). Anche il loro reddito è piuttosto
elevato.
Nelle radio All news è alta la presenza di servizi che testimonino la diretta e la
tempestività dell’informazione, il linguaggio è tipico della comunicazione scritta (termini
appropriati, assenza di linguaggio colloquiale) più che dell’oralità diretta; spesso utilizza
una forma di “speech” istituzionale e pedagogica. Il pubblico non interviene, fruisce
passivamente delle informazioni che vengono trasmesse.
Un esempio di Radio All News è rappresentato da Bloomberg Radio, che ha un
ascolto del 70% maschile e quasi del cento per cento di persone sopra i venticinque anni;
altra radio con questo tipo di informazione è 1010 Wins New York.
Le “Talk Radio” Sono radio di solo parlato, che non trasmettono news ma rubriche,
talk show, testimonianze di “vita vissuta” e molti altri tipi di programmi. Prevedono un
forte contatto col pubblico. La loro principale funzione è cioè quella di compagnia. Se, in
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generale, si può dire che in questa peculiarità la radio sia stata sostituita dalla televisione
(per diventare mezzo di accompagnamento), è vero anche che questi tipi di emittenti
rimangono per comunicare all’ascoltatore temi a lui utili e interessanti (funzione di
servizio) e di intrattenimento puro.
Queste stazioni sono caratterizzate da fortissimi conduttori, chiamati host, che
reggono tutto il programma sulla loro personalità e sul dialogo con gli ascoltatori.
Ricoprono contemporaneamente il ruolo di conduttori ed esperti, tant’è che gli spettacoli
sono chiamati “personality show”: essi “vivono” le notizie. Tra gli host più famosi,
ricordiamo Rush Limbough, famoso per i suoi talk show di tre ore sulla politica e
l’attualità, Dr. Laura Slessinger, psicologa di fama internazionale, Howard Stern e Imus.
Di tutte le radio “parlate”, le radio Talk rappresentano più di un terzo, seconde solo
alle News-Talk e di gran lunga più ascoltate rispetto alle All-News; rispetto all’ascolto
delle All News, che si svolgeva prevalentemente all’interno delle mura domestiche, quello
delle Talk Radio avviene preminentemente in macchina. Più del 90 per cento degli
ascoltatori di queste emittenti ha un’occupazione, e la fascia d’età maggiormente
rappresentata è quella degli “over 65” (con il 26,4%).
All’interno di queste radio è bene ricordare le “All Sports”, cresciute negli ultimi
quattro anni del 78 per cento; l’audience di queste stazioni è diverso rispetto alle Talk
tradizionali, perché è concentrato nella fascia d’età 25-44.
Il pubblico è soggetto attivo della comunicazione: interviene nelle trasmissioni
tramite interventi in diretta, telefonate, e-mail. Il rapporto comunicativo è quasi paritetico,
il linguaggio meno formale, ricco di sigle, slang ed espressioni colloquiali. Tali stazioni
vengono viste più come interlocutrici che come fonte di contenuti: talvolta, il “cosa” si
trasmette passa in secondo piano, sovrastato dalle modalità. Che riescono a dare
l’impressione di una comunicazione uno-a-uno, tra il conduttore e il singolo spettatore.
Il palinsesto viene costruito attraverso la definizione di tempi precisi; la
programmazione è strutturata per appuntamenti, programmi di contenuto a carattere
psicologico, economico, informatico. L’ascolto è comunque un ascolto breve,
frammentato. Si riscontra una grossa differenza tra la programmazione feriale e quella del
week-end.
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Le “News-Talk Radio” sono emittenti di informazione e programmi, che alternano
radio-giornali a talk show più leggeri. Possono essere definite un incontro tra le All News e
le Talk Radio, anche per quanto riguarda la tipologia degli ascoltatori. Più della metà degli
ascoltatori delle radio News-Talk abitano nelle 25 città più grandi degli Stati Uniti;
nonostante questo tipo di radio raggiunga prevalentemente la fascia d’età 25-54, c’è una
buona fetta di audience che appartiene alla fascia successiva (35-64). Circa un terzo degli
ascoltatori sono laureati e la maggior parte appartiene a posizioni alte nella graduatoria
sociale, anche se questa è una caratteristica che contraddistingue tutte le radio di parlato,
perché il pubblico di queste emittenti è alla ricerca di un valore aggiunto rispetto alla
semplice trasmissione di musica.
Una delle News Talk Radio maggiormente ascoltata è 77 Wabc di New York, che si
definisce “Talk and information station”.
Potremmo considerare Radio 24 una “News-Talk Radio”, tradotto in italiano come
“emittente di informazione e programmi”. In realtà, in essa riscontriamo diversi formati
nell’informazione, ed è per questo che nella fase di ricerca da parte del gruppo editoriale,
sono state analizzate anche emittenti a vocazione “All news”; tuttavia, data la presenza di
molti programmi di contenuto, Radio 24 può essere ritenuta un’emittente affine alle radio
“News-Talk” americane.