2
lavoro. In questo breve lasso di tempo i Boeri hanno perso tutto ciò
per cui hanno sempre lottato, hanno perso la sicurezza sul proprio
destino, hanno perso il controllo di quella che ritenevano essere la
propria casa. Per i Boeri è avvenuto uno dei più grandi cambiamenti
all’interno della propria storia.
Il governo democratico ha emanato una serie di leggi, a partire dalla
Costituzione, capaci di garantire i diritti delle minoranze ma allo
stesso tempo atte ad annullare le disparità sociali e le discriminazioni.
In Sudafrica si sta avviando un lento ma proficuo processo di
integrazione sociale, basato sul rispetto interetnico e la
collaborazione, ma allo stesso tempo viene data alla popolazione la
possibilità di salvaguardare le proprie diversità culturali che sono
pienamente compatibili con l’essere cittadini di un unico paese. Il
processo storico ha bisogno di tempi molto lunghi per risentire a
pieno dei cambiamenti politici, soprattutto quando essi sono radicali
come nel caso del Sudafrica. A mio avviso le basi grazie alle quali
questo neo stato democratico sta muovendo i suoi primi passi, sono
solide a capaci di garantire un sano sviluppo al paese.
3
Introduzione
Il fenomeno che mi accingo ad analizzare, la ridistribuzione della
terra in Sudafrica, è in un certo senso una delle conseguenze del
predominio europeo sul controllo dei mari e quindi sulla conquista di
nuovi territori, pertanto ritengo necessario delineare brevemente i
tratti salienti degli eventi storici che fecero del Sudafrica una colonia.
I primi a raggiungere il Sudafrica, postazione strategica per il
controllo delle rotte verso il medioriente, sono i Portoghesi nel 1487,
ma la colonizzazione del territorio inizia in seguito.
Nel 1652 la spedizione olandese guidata da Jahan van Riebeeck,
sbarca presso la Table Bay
1
: ha inizio il predomino europeo sul
Sudafrica. I Boeri, termine che significa contadini, nome acquisito de
facto dai coloni di origine olandese, impongono ai nativi, necessari
alle proprie attività, la condizione di schiavi e li utilizzano nelle
coltivazioni agricole e negli allevamenti. La convinzione boera di
essere un popolo illuminato da Dio e portatore di verità, protrattasi
anacronisticamente fino ai nostri giorni, servirà a giustificare gli
efferati crimini, a matrice razziale, che essi compieranno. I Boeri forti
dei dogmi della chiesa riformata Olandese, riusciranno a non mettere
mai in discussione il credo di razza superiore neanche dinanzi al
prorompente movimento liberale del XIX, grazie al quale venne
abolita la schiavitù in numerose nazioni. Il tempo all’interno della
“piccola” comunità boera ha rallentato il suo corso, i Boeri hanno
perso di vista il fluire reale della Storia con le sue cruente lotte per
l’uguaglianza di tutto il genere umano, chiudendosi in una sorta di
isolazionismo.
Quando gli Inglesi, che nel 1806
2
avevano occupato definitivamente
la Colonia del Capo, proclamarono nel 1834 la liberazione di tutti gli
schiavi sconvolsero il modus vivendi dei Boeri che l’anno seguente
4
iniziarono il Gran Trek, per i Boeri assimilabile ad un esodo biblico,
verso nord est dove formarono progressivamente tre nuove
repubbliche del Natal, dell’Orange e del Transvall in modo da
allontanarsi dall’ingerenza Inglese e perpetrare la schiavitù, cardine
stesso dell’economia Boera. I Boeri del Gran Trek erano circa 10.000,
e sottomisero le popolazioni native dei nuovi territori colonizzati con
efferata violenza.
A fine ottocento (1899-1902) gli Inglesi vollero estendere il proprio
dominio anche sulle due repubbliche rimaste ai Boeri, dato che quella
del Natal venne annessa dagli Inglesi nel 1843, vi fu una guerra
sanguinosissima che si concluse con il predominio Inglese.
L’interesse inglese per i territori dell’est e del nord-est del paese era
dovuto alla presenza elevata di giacimenti diamantiferi di ingenti
dimensioni oltre che di metalli preziosi. Proprio per lo sfruttamento
delle miniere gli Inglesi iniziarono ad utilizzare manodopera nera
come avveniva da tempo nelle fattorie, appannaggio dei Boeri.
Nonostante la sconfitta delle due repubbliche i Boeri resistettero al
dominio inglese e seppur molto indeboliti si riorganizzarono sotto la
guida dei religiosi e mantennero le proprie tradizioni legate ad una
concezione bucolica della vita rifuggendo i principi liberali e liberisti
introdotti dagli inglesi e mantenendo la propria natura di contadini ed
allevatori, chiusi e conservatori. La guerra Anglo-Boera divenne parte
integrante anzi rafforzò il mito di una razza boera superiore e
perseguitata, mito che anche dinanzi ai processi democratici del 1990
impedì ai Boeri di ammettere i propri errori.
Nel 1910 il paese giunse verso un periodo di normalizzazione con la
nascita dell’Unione del Sudafrica formata dalle province del Capo,
del Natal, dell’Orange e del Transvaal.
Nonostante il Sudafrica fosse divenuto a tutti gli effetti una colonia
Inglese lo sfruttamento dei nativi non solamente venne perpetrato
nelle province boere ma divenne un’istituzione nazionale legittimata
da numerose leggi razziste proclamate dal governo dell’Unione. Data
5
la necessità crescente di manodopera a basso costo per le estrazioni
minerarie gli Inglesi preferirono formare una società basata sulla
discriminazione ed incentivare lo sviluppo economico del paese sotto
il controllo bianco.
I Boeri non abbandonarono mai il proprio credo razzista e l’apartheid
fu la “naturale conseguenza” della concezione di superiorità razziale;
nel corso del XX osteggiarono sempre e comunque qualsiasi forma di
apertura nei confronti dei nativi voluta dall’ala liberale inglese.
Nel 1911, subito dopo la nascita dell’Unione del Sudafrica, gli
abitanti dell’Unione erano complessivamente 5 147 827
3
di cui il 67.4
% Africani, il 2,4 % Asiatici, l’8,6 % Meticci ed il 21,6 % Bianchi. Di
questo 21,6 % solamente il 60% erano Boeri ma riuscirono
ugualmente ad imporre le proprie convinzioni di superiorità. La
schiavitù continuerà sotto mentite spoglie fino agli anni 90 del
novecento quando De KlerK concretizzò il processo di
democratizzazione del paese che formalmente si concluderà con
l’emanazione e l’approvazione della costituzione definitiva del 1996.
L’apertura verso un sistema democratico è stata una conseguenza
della crescente ribellione nera nei confronti del sistema, ribellione che
sarebbe potuta sfociare in una drammatica e sanguinosa guerra civile.
In Sudafrica i nativi che oggi sono il 78.3
4
% della popolazione hanno
ripreso, anche se in parte, il controllo della propria terra, e stanno pian
piano riconquistando la dignità, ma il rancore che portano nei
confronti dei bianchi difficilmente si affievolirà, i neri non avranno
pace finché i territori usurpati dall’uomo bianco non torneranno nelle
proprie mani. Inoltre il repentino passaggio di potere e il conseguente
ricambio forzato di molti dipendenti pubblici con il relativo congedo
dei funzionari bianchi ha portato il Sudafrica a un lento degrado
economico dovuto alla mancanza di un gruppo dirigente locale
istruito e capace di dirigere ed amministrare il paese. Per debellare la
fortissima disoccupazione delle classi più disagiate il governo post-
apartheid ha introdotto le così dette “azioni affermative” ovvero il
6
diritto di precedenza per i neri nelle assunzioni, queste norme hanno
inasprito ulteriormente i già provati legami interetnici.
I Boeri sono indubbiamente in debito con la maggioranza nera del
Sudafrica ed hanno iniziato a pagarne le conseguenze, ma essi sono
parte integrante della Storia del paese che è anche il loro paese, hanno
contribuito fortemente allo sviluppo economico dello stato che non
potrà progredire senza trovare un’armonia ed un equilibrio interno
dove gli unici vincitori siano la democrazia e la legalità.
Ritengo che il breve quadro storico, lungi dall’essere esaustivo,
anteposto a questo lavoro sulla questione della terra e la popolazione
Afrikaner dall’inizio del processo di democratizzazione all’anno
dell’emanazione della costituzione definitiva della Repubblica del
Sudafrica possa garantire una maggiore fruibilità.
L’eredità dei Boeri non è delle più felici, la xenofobia, una religiosità
dogmatica e spesso estremizzata e un singolare senso di popolo eletto
in terra ostile e da civilizzare li rende facilmente attaccabili,
soprattutto da un punto vi vista solamente etico. Compito dello
storico è quello di compiere un’indagine il più possibile oggettiva e
lontana da giudizi impulsivi, pertanto cercherò di attenermi
strettamente agli eventi, prendendo le distanze dalle fonti che non
rispettano questo stesso requisito. L’evoluzione boera ha assunto
delle connotazioni a se stanti slegate dai rispettivi popoli di origine,
pertanto non è erroneo definire la comunità Afrikaner come una vera
e propria etnia bianca sudafricana, con tradizioni lingua e cultura
comuni, mentre i coloni di origine inglese sono rimasti più legati alla
madrepatria.
Cercherò di analizzare brevemente l’evolversi della cultura boera, la
chiusura ad un mondo occidentale che formalmente condannava il
perpetuarsi del razzismo, le risposte boere ai molteplici tentativi di
emancipazione dei nativi e le giustificazione ai massacri spesso
compiuti per sedare gli scioperanti ed i dimostranti.
7
La componente boera è stata sempre la più conservatrice all’interno
delle coalizioni di governo e persino nel 1990 il partito conservatore
ha accusato De Klerk di aver venduto il Sudafrica alla razza Nera. In
verità è riuscito sapientemente a trarre i maggiori vantaggi possibili
dall’inevitabile crollo del sistema politico sudafricano basato sulla
discriminazione, De Klerk ha brillantemente negoziato il passaggio di
potere garantendo la tutela della minoranza bianca.
Prenderò in esame il mito della razza boera ed i fattori che hanno
contribuito al suo perseverare primo fra tutti il nazionalismo.
Proprio il nazionalismo ha avuto un ruolo essenziale nel progredire
economico dei coloni Europei, lavoratori instancabili e legati da un
fortissimo senso di coesione che rende tanto sorprendente il legame
all’interno della comunità quanto inconcepibile il distacco nei
confronti dei nativi. Le aziende boere hanno raggiunto dimensioni
ragguardevoli esportando in tutto il mondo prodotti agricoli di
indubbia qualità ed anche l’allevamento è molto praticato; senza
alcun dubbio la relativa ricchezza del Sudafrica deve molto ai suoi
colonizzatori-contadini, che hanno introdotto tecniche agricole
sconosciute alla popolazione, ma è altrettanto vero che l’agricoltura
caratteristica Africana è stata quasi completamente eliminata.
Con il cambio di regime in Sudafrica è iniziata una lenta
ridistribuzione della terra a favore dei neri, privati di ogni
possedimento fino ad allora, ciò ha indebolito il potere economico
boero rendendo la comunità ancora più chiusa in se stessa. Il mito
torna di nuovo in auge ed alcune fazioni boere parlano di
neocolonialismo, chiedono un sistema federalista capace di garantire i
propri diritti e si organizzano per “sopravvivere ai Neri”. Il problema
della terra avrà il ruolo principale in questo lavoro dato che è la fonte
di sostentamento boera ma anche un importante elemento, anche se
non l’unico, che per il momento può condurre milioni di poveri verso
la via della sopravvivenza. Togliere agli “ex-usurpatori”, in maniera
equa e razionale, per ridistribuire ai poveri è stato uno dei motti di
8
Nelson Mandela, racchiuso all’interno dell’insieme di riforme atte a
garantire il dovuto risarcimento nei confronti della popolazione nera.
Poste queste premesse è facile comprendere come la Repubblica del
Sudafrica mancasse di una qualsivoglia forma di coesione interetnica,
e che la vita per i non neri sia divenuta sempre più ostica.
Nel 1993 l’emanazione di una costituzione transitoria in grado di
sancire oltre all’uguaglianza di tutti gli abitanti del Sudafrica anche i
diritti delle minoranze e delle numerose etnie che lo popolano, ha
posto le basi per un futuro migliore, ma gli anni compresi tra il 1990
ed il 1996 (tema di questo lavoro) sono stati estremamente complessi,
perché ad uno straordinario cambiamento politico non è corrisposto
un adeguato cambiamento economico. La maggioranza nera in questi
sei travagliati anni non ha ottenuto ciò che si aspettava, poiché la
completa riorganizzazione di uno Stato grande quattro volte l’Italia
richiede tempi molto lunghi.
La scelta di utilizzare il termine Boero come sinonimo del forse più
appropriato, secondo alcuni studiosi, Afrikaner deriva dalla
constatazione che in Afrikaans, loro lingua ufficiale, esiste sia il
termine Boer che il termine Afrikaner considerato dai più
intercambiabile, pertanto la presunta accezione negativa del termine
Boer non è unanimemente riconosciuta. Ritengo che il termine Boero
nel linguaggio comune si sia evoluto insieme al popolo che
rappresenta. All’inizio i Boeri erano solamente i coloni di origine
olandese, ma col passare del tempo lo stesso termine è stato esteso
anche ai coloni tedeschi, francesi ed in generale a tutti gli europei
continentali giunti in Sudafrica con lo scopo di iniziarvi una nuova
vita. L’evoluzione della lingua non può escludere il termine Boero,
pertanto non ritengo corretto definire gli Afrikaners come i
discendenti dei Boeri, dato che la cultura, la lingua e le peculiarità del
popolo boero non si sono mai estinte e neppure modificate
sostanzialmente, a mio avviso gli Afrikaners sono i Boeri.
9
Una delle tesi del mio lavoro
5
è l’eccessiva lentezza del processo
ridistribuivo, e la posizione ambigua del governo al riguardo.
Formalmente lo Stato favorisce ed incentiva lo snellimento dei
procedimenti burocratici per l’assegnazione dei lotti, ma in realtà il
governo non può accelerare troppo il procedimento se non vuole
impoverire drasticamente il paese. Il potere economico dei Farmers
bianchi è molto forte ed impoverirli equivale ad impoverire l’intero
Sudafrica, ciò non significa che gli sforzi fatti per riequilibrare la
distribuzione della ricchezza non siano degni di nota.
10
Note
1 Adu BOAHEN, Ch. WONDJI, Storia Generale dell’Africa,
volume VII, Milano 1987
2 Ibidem, Prima occupazione 1797-1803
3 W. BEINART, South Africa, twentieth-century, Oxford 1994
4 Ibidem
5 Per la realizzazione di questo lavoro incentrato sulla terra nel
Sudafrica “liberato” ho dovuto analizzare ed interpretare molti
documenti di carattere giuridico, spero di averlo fatto nel migliore
dei modi possibile.
11
Capitolo I
LA STRUTTURA SOCIO-POLITICA DEL
POPOLO AFRIKANER
Un popolo chiuso in se stesso
Le radici Europee dei Boeri (Afrikaners) sono andate pian piano
svanendo, o meglio hanno assunto connotazioni assolutamente
distinte dal vecchio continente, pertanto i Boeri si sentono abitanti
legittimi e proprietari dei territori acquisiti mediante il colonialismo,
questo è il medesimo comportamento di molti colonizzatori compresi
i moderni americani, con l’unica eccezione che gli indiani d’America
sono ridotti a vivere in riserve mentre i nativi sudafricani sono
cresciuti esponenzialmente ed hanno ripreso la propria terra e la
propria dignità.
Nel 1990 la popolazione boera ammonta a 2.800.000 su un totale di
38.000.000 di abitanti ma la stragrande maggioranza dei grandi e
proficui appezzamenti di terreno è nelle loro mani, (credo che i
meravigliosi vigneti Afrikaner siano un ricordo comune a tutti i
visitatori del Sudafrica).
Dopo il 1961, anno in cui il Sudafrica esce dal Commonwealth e
viene portata a compimento l’introduzione dell’apartheid sotto
l’egidia di Hendrik Frensh Verwoerd
1
, primo ministro dal 1958 al
1966, con la relativa deportazione dei neri nelle Homelands
2,
avviene
una prima suddivisione dei ruoli tra Inglesi e Boeri. Gli Inglesi
storicamente liberal-liberisti si dedicano alle attività economico-
finanziarie prendendone la gestione mentre i Boeri più conservatori
prendono il controllo dell’esercito, della pubblica amministrazione e
naturalmente mantengono il predominio sulle attività rurali. Nelle
12
Homelands, solamente il 13% del territorio del Sudafrica, viene
stipata la stragrande maggioranza della popolazione Sudafricana a
disposizione dei “proprietari” bianchi. Ai neri è vietato lasciare le
proprie riserve ad eccezione delle ore necessarie per recarsi nel luogo
di lavoro. I bianchi instaurano un sistema di polizia e di repressione
imponente, dove il dissenso viene punito spesso con la morte.
All’epoca i leaders politici del Sudafrica dissero che le Homelands
erano dei territori indipendenti, dove i neri potevano vivere a proprio
piacimento senza l’ingerenza dell’uomo bianco, sappiamo bene come
ciò non risponda alla realtà dei fatti, le Homelands erano delle
immense prigioni.
Quella Afrikaner è una popolazione fiera ed ostinata, legata alle
tradizioni e con la tipica fiducia nel passato delle società contadine,
che spesso diviene immobilismo.
È facile comprendere come l’evoluzione culturale boera sia stata
molto limitata e priva di quelle forze propulsive tipiche delle
popolazioni aperte e liberali.
La lingua ufficiale boera è l’Afrikaans, parlata anche da alcune
comunità meticce. Il sistema scolastico è tradizionalistico e spesso
dogmatico, infatti la fortissima componente religiosa, derivazione
diretta della Chiesa Riformata Olandese, è uno dei cardini
dell’educazione Boera, i principi calvinisti vengono utilizzati per
giustificare la presenza Boera in Sudafrica come una volontà divina.
Ritengo particolarmente significativo che la storia del Sudafrica nei
testi scolastici boeri venga fatta iniziare nel 1652, questo elemento è
uno dei molti comportamenti grotteschi tipici di tutti quei gruppi
sociali che cercano di modificare il passato per giustificare le proprie
ragioni ed esorcizzare il reale, (ne abbiamo un esempio concreto nelle
“fandonie di stato” inculcate ai Serbi dai leader nazionalisti per
legittimare l’aggressione e lo sterminio dei propri fratelli Jugoslavi,
ma questa è un’altra storia).
13
La cultura ufficiale Boera è ricchissima di interpretazioni storiche
assolutamente surreali, i neri vengono dipinti come geneticamente
inferiori e destinati da Dio ad essere schiavi e sottomessi. Ogni forma
di dissenso nei confronti della cultura dominante viene interpretato
come peccaminoso ed i testi vengono adottati solamente se
perfettamente confacenti all’indottrinamento. Le numerose scuole
private vengono utilizzate per garantire il proseguo incondizionato
della cultura, della razza, e dell’ideologia, elementi messi in
discussione dal cambio di potere iniziato concretamente nel 1989 e
consolidato dalla liberazione di Mandela e dalla legalizzazione dei
partiti “neri” del 1990. La maggiore concentrazione di scuole boere
primarie e secondarie si ha nel territorio dell’ex Transvaal, dove sono
ben nove
3
, due nell’ex Nord-Kaap
4
, ed una nell’ex Orange
5
.
Conservare la lingua Afrikaans è ritenuto necessario per non perdere
le tradizioni. Insegnare tutto in funzione della religione è un altro
principio fondamentale, ai giovani studenti viene insegnato a leggere
la Bibbia il mattino prima di andare a scuola. Per i giovani Afrikaners
è praticamente impossibile osservare la realtà Sudafricana nella sua
interezza, essi sono degli osservatori interni con un punto di vista
deviato dai paradigmi dell’ideologia, il prezzo per il benessere
costruito sulle spalle nei neri è la “cecità”. Il progetto del governo di
istituire delle nuove scuole libere e comuni, ha tra i suoi intenti quello
di portare i Sudafricani ad una comune consapevolezza della storia
del paese, e dar vita ad una nuova generazione che non tema le
diversità, ma l’ostinazione Afrikaner non sembra cedere e le scuole
private sono una delle tante risposte al progetto di integrazione
armoniosa tra le varie etnie. A questo punto bisognerà vedere quanto
l’ostinazione di una minoranza potrà fare contro la volontà di uno
Stato divenuto democratico e fermamente intenzionato ad attuare fino
in fondo il progetto di riconciliazione anche grazie alla divulgazione
capillare della ricostruzione Storica, il più possibile oggettiva, degli
eventi che hanno segnato il lungo periodo della discriminazione.
14
È auspicabile che gli Afrikaners e più in generale tutti i bianchi che
hanno dominato il Paese riconoscano i propri errori ed umilmente si
impegnino per impedire che possano ripetersi, ma che ciò avvenga ed
il tempo che impiegheranno per farlo è una variabile su cui lo Stato
può avere molta influenza.
I partiti dell’estrema destra Boera hanno dedicato tutte le proprie
forze per mantenere lo status quo compiendo anche sporadici attentati
terroristici mentre i partiti moderati si sono limitati a manifestare il
proprio dissenso. Comunque tutti i partiti a maggioranza Afrikaner
sono per forza di cose conservatori, e si definiscono anticomunisti per
trovare appoggio e sovvenzioni dagli Stati di estrema destra. Quello
dell’anticomunismo è stato un cavallo di battaglia molto utilizzato dai
Boeri e che durante la guerra-fredda ha avuto i suoi effetti per
giustificare l’impossibilità assoluta di concedere il diritto di voto ai
nativi, naturalmente dipinti come “pericolosissimi” comunisti senza
Dio. Con la caduta del muro di Berlino e la definitiva distensione dei
rapporti tra i due blocchi (comunista e liberale) le cose sono cambiate
ed il dramma del Sudafrica è stato percepito nella sua interezza senza
l’influenza dell’ideologia, nessuno avrebbe più potuto appoggiare
ufficialmente l’apartheid, è anche grazie a ciò che il paese ha iniziato
a percorrere la difficile via del cambiamento.
Dopo il riconoscimento dei diritti politici dei neri si temeva che i
Boeri intraprendessero una guerra civile essendo (all’epoca 1990)
l’esercito nelle proprie mani, ma così non è andata anche perché gli
effettivi a loro disposizione non avrebbero superato le 700.000 unità,
ben poca cosa in confronto ai potenziali 10.000.000 di “combattenti”
neri (uomini adulti) giunti al limite della sopportazione. Per la prima
volta nella loro storia gli Afrikaners hanno “accettato” amaramente la
realtà senza combattere, consapevoli che l’opinione pubblica
mondiale li avrebbe attaccati e che le potenze Occidentali avrebbero
appoggiato il movimento di liberazione facendo crollare
15
definitivamente il castello di sabbia su cui si basano gran parte delle
credenze boere.
Il territorio, sotto forma di possedimenti agricoli, in mano Boera fino
al 1990 era di dimensioni immani e sostanzialmente così è rimasto
poiché la quantità di terreno restituito ai neri, grazie alle leggi dello
Stato democratico, non è tale da intaccarlo significativamente.
Nonostante ciò gli Afrikaners si sono mobilitati politicamente per
cercare di tutelare i propri possedimenti dalle espropriazioni dello
Stato, poiché temono di essere annientati economicamente.
Essenzialmente non riescono ad accettare di aver perso il controllo
assoluto del paese, inoltre il senso di impotenza prodotto dalla
possibilità dello Stato di privarli delle proprie terre li spinge a
rinchiudersi ancora più in se stessi, in tal modo cercano di rifiutare
l’enorme cambiamento politico-sociale avvenuto in Sudafrica.
La donna nella società boera
La percezione della donna all’interno della comunità boera è molto
legata alla tradizione ed ai precetti religiosi. Alla donna spetta il
compito di preservare l’integrità morale della comunità, di mantenere
quell’indissolubile legame con il passato e di conservare quel senso di
superiorità per nascita nei confronti delle altre etnie. La donna è la
regina coatta della casa, è l’educatrice dei figli, l’uomo è colui che
provvede al sostentamento. Nelle fattorie boere sembra che il tempo
proceda con un ritmo lento e cadenzato, tipicamente africano e che i
contatti con il mondo esterno non provochino alcun cambiamento
sociale. La comunità boera nel suo insieme percepisce la paura
dell’estinzione, di essere sopraffatta dalla rinata popolazione dei
nativi, che nonostante le privazioni e le umiliazioni a cui sono stati
sottoposti dai dominatori bianchi, hanno preso coscienza di sé.