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CAPITOLO I
Coordinate geografiche e cenni storici
1.1 La posizione geografica e l’inquadramento dell’area contesa
Il Karabakh (nome di derivazione turco persiana che significa
“giardino nero”) o l'Artsakh (originario nome armeno che deriva da
“Ar” montuoso e da “Tsakh” giardino) è situato nel Caucaso meridi o-
nale e si sviluppa all'estremità sud orientale della catena del Caucaso
Minore.
Figura 1 – L’attuale Repubblica del Nagorno -Karabakh. (Fonte: Limes)
‹‹Il territorio sul quale la Repubblica del Nagorno-Karabakh (Fig.1)
7
intende esercitare de jure, oltre che de facto,la propria sovranità››
1
comprende le regioni dell'Alto Karabakh corrispondente all'oblast
so-
vietico di 4.400 Kmq circa, e del Basso Karabakh che occupa la valle
pianeggiante delimitata tra i fiumi Transcaucasici del Kura e dell'A-
rasse.
2
Ad incrementare la superficie complessiva dell'attuale repubblica,
bisogna aggiungere il c.d. corridoio di Lacin.
3
Quest'ultimo, prima del
conflitto, apparteneva all'Azerbaigian, invece attualmente congiunge il
Karabakh all'Armenia e sullo stesso è stato realizzato, grazie al contri-
buto economico della comunità armena della diaspora, un collegamen-
to stradale c.d. “ road of life”
4
ultimato nel settembre del 1999 tra Go-
1
L. Zarrilli, Il conflitto del Nagorno-Karabakh. Origini, evoluzione e prospet-
tive di soluzione nello scenario di transazione della regione caucasica, in
“Bollettino della Società Geografica Italiana”, Roma, Villa Celi Montana, Serie
XII, Vol.V, fascicolo n° 3, Luglio-Settembre 2000, p. 418.
2
E. Walker, No Peace, No War in the Caucasus: secessionist Conflicts in
Chechynya, Abkhazia and Nagorno-Karabakh, Cambridge (Mass.) Harvard
University, Occasional Paper, SDIP (Strengthening Democratic Institutions
Project), Belfer Center for International Affairs, February 1998, p. 4.
3
P. Kuciukian, Il giardino di tenebra. Viaggio in Nagorno-Karabakh, Milano,
Edizioni Angelo Guerini e Associati,2003, pp. 43-44.
4
M. Baker, Azerbaijan: officials resignation hint at Karabakh discord, in
‹‹RFE/Rl Weekday Magazine›› , Washington, 27 ottobre 1999, p. 3.
8
ris (cittadina armena di confine) e Stefanakert (capitale della nuova
repubblica). Ad oggi l'estensione territoriale della repubblica karaba-
kha è poco meno di 11.500 Kmq. Con una
popolazione di 150 mila abitanti dedita in prevalenza alla pastorizia e
all'agricoltura, quest'area è povera di risorse naturali ed energetiche.
Delle poche industrie che sorgono molte sono da tempo dismesse a
causa della guerra. Le altre in funzione sono di manifattura sovietica
e quindi ormai obsolete. Nonostante il Karabakh sia una terra dalle
dimensioni modeste, procedendo ad un'analisi dei fattori che giustifi-
cano il conflitto, dei tentativi di mediazione e delle difficoltà di risolu-
zione dello stesso emergono diversi aspetti. In primo luogo si eviden-
ziano i contrapposti interessi in gioco. Da un lato, emergono quelli
geo-economici delle maggiori compagnie petrolifere occidentali, atti-
vamente coinvolte sia nello sfruttamento dei giacimenti di idrocarburi
presenti nell'area caucasica che nella realizzazione di un sistema di o-
leodotti per il trasporto del greggio verso i mercati europei attraverso
la Turchia. Dall'altro lato, notevole è l'aspetto politico che chiama in
causa i governi occidentali e soprattutto quello statunitense che preme
per integrare i sistemi politico-economici delle tre repubbliche Tran-
scaucasiche nella propria sfera d'influenza. Nettamente opposte sono
le aspettative del governo russo che tendono a preservare l'antica ege-
monia in materia di sfruttamento e di trasporto dell'oro nero caspico
optando in prospettiva futura alla realizzazione di un sistema di oleo-
dotti rivolti verso la propria aera piuttosto che verso i paesi dell'unio-
ne europea e nello stesso tempo riaffermare la propria autorità nella
zona Transcaucasica.
9
Ad infliggere un duro colpo ai danni dei progetti politici-economici
di Mosca, è stato l'accordo siglato ad Istanbul il 18 Novembre del
1999 in occasione del summit OSCE. Azerbaijan, Georgia e Turchia,
senza l'intermediazione russa, ma con il forte sostegno degli Stati Uni-
ti, hanno previsto la costruzione dell'oleodotto Baku-Tiblisi-Ceyhan,
inaugurato il 25 maggio 2005, lungo 1700 Km e in grado di trasporta-
re un milione di barili di petrolio azero al giorno. A questo accordo si
è aggiunto quello, siglato dal Turkmenistan, relativo alla realizzazione
di un gasdotto parallelo destinato al trasporto del gas naturale turkme-
no
5
.
5
S. Tosi, “Fonti energetiche e infrastrutture di trasporto”, Sfide e opportunità
nel Caucaso e in Asia centrale, Milano, ISPI (Istituto per gli Studi di Politica
Internazionale), 2007, pp. 98-129.
10
1.2 Il Karabakh antico
Il Karabakh, allora conosciuto con il nome di Artsakh, secondo lo
storico greco Strabone, dal 189 a.C. al 387 d.C., fu una delle dieci
provincie della Grande Haik
6
(regno appartenuto dal 95 al 66 a.C. al re
Tigran il Grande) che si estendeva dal Mar Nero al Mar Caspio. Nel
387 d.C., quando l'Armenia venne divisa fra Impero Romano e Persia,
il Karabakh fu annesso a quest'ultima insieme alle provincie di Udik e
di Paytarakan diventando una satrapia persiana appartenete
all’Albània caucasica (da non confondersi con l'Albania balcanica)
7
.
Nel IV secolo, grazie al monaco Mashtots, nelle provincia si diffuse
il cristianesimo che, nonostante la dominazione persiana, diventò reli-
gione ufficiale. Nel 451 il Karabakh partecipò alla storica battaglia di
Aravayr. Subendo inizialmente ingenti perdite umane, le truppe si riti-
rarono nelle proprie foreste impenetrabili, organizzando una valorosa
resistenza che durò trent'anni. Il conflitto si concluse garantendo al
popolo armeno il diritto di professare la fede di Cristo e a non essere
6
Il regno della Grande Armenia.
7
M. Bais, Albania Caucasica. Ethnos, storia, territorio attraverso le fonti gre-
che, latine e armene, Milano, Mimesis, 2001, pp. 70-83.
11
assoggettati al culto zoroastriano persiano
8
. Nell'VIII secolo l'Artsakh
fu dominato dagli arabi e prese il nome di Seconda Armenia.
Nel IX secolo la dinastia armena dei Bagratidi riunì l'Artsakh al re-
gno armeno. Sotto la pressione di Bisanzio e dei turchi selgiuchidi,
nell'XI secolo i Bagratidi caddero e l'Albània caucasica cessò di esi-
stere. In seguito alle invasioni selgiuchide e al dominio arabo, molti
cristiani, specialmente nella parte meridionale, si convertirono all'I-
slam, ma nelle montagne del Karabakh, la fede cristiana e la lingua
armena rimasero ben ancorate
9
.
‹‹Nel XIII secolo Tartari e Mongoli invasero la Transcaucasia. In
questo periodo l'Artsakh ebbe un'estensione di poco superiore agli un-
dicimila chilometri quadrati›› e comprendeva in prevalenza ‹‹i territori
dell'attuale Repubblica del Nagorno Karabakh, estendendosi fino alle
sponde meridionali del lago Sevan››
10
.
Nel secolo successivo, furono i turchi ad invadere l'Artsakh e ad im-
porre il nome di Nagorno-Karabakh che significa “giardino nero di
montagna”. Il Caucaso, da quel periodo fino alla metà del XVII sec o-
8
Relazione 18
a
sett. Centro Studi sull’Alto Medioevo, Il Caucaso: cerniera tra
culture dal Mediterraneo alla Persia. Sec. IV-XI, Spoleto (Pg), Vol. II, 1995, p.
3.
9
A. Carile, ”Il Caucaso e l’impero bizantino (secoli VI -XI)”, in Il Caucaso:
cerniera tra culture dal Maditerraneo alla Persia (secoli IV-XI), Atti della 18
a
settimana di studio del Centro Italiano di Studi sull’Alto Medioevo, Spol eto
(Pg), Vol. I, pp. 9-80.
10
E. Aliprandi, Le ragioni del Karabakh. Storia di una piccola terra e di un
grande popolo, Vasto (Ch), Edizioni & MyBook, novembre 2010, p.14.
12
lo, divenne teatro di scontro tra due grandi imperi musulmani, quello
ottomano sunnita e quello persiano sciita riorganizzato dalla dinastia
safavide. Frequenti e molto spesso con esiti incerti furono i passaggi
di territori dagli uni agli altri.
Con il trattato di pace sancito nel 1555 ad Amasia, i territori della
Georgia e gran parte dell'Armenia furono annessi all'Impero ottomano,
mentre la Persia ebbe la parte orientale della Subcaucasia compreso il
territorio del Karabakh. Gli scontri continuarono sino al 1639, quando
venne siglata una una pace che riconfermava sostanzialmente il tratta-
to di Amasia e i confini fino a quel momento delineati.
‹‹Tali guerre annientarono soprattutto le regioni dell'Armenia stor i-
ca, svuotandola del suo elemento etnico originario e favorendo il mas-
siccio insediamento di tribù musulmane tra i quali Curdi e Turchi, con
conseguenti ripercussioni negative per la vita sociale ed economica
del paese. Gli Armeni divennero progressivamente minoritari››
11
, ad
eccezione dei distretti montuosi del Siunikh e dell'Artsakh. Entrambi,
pur sotto il dominio persiano, grazie alla loro posizione periferica ed
alla natura montuosa del territorio, riuscirono a conservare una popo-
lazione prevalentemente armena ed un relativo autogoverno, sotto la
guida di alcune famiglie dell'antica nobiltà sopravvissute alle invasio-
ni straniere, i c.d. melikh.‹‹In queste regioni orientali dell'Armenia ri-
siedeva anche il kathoghikos
12
, ritornato a Etchmiatzin nel 1444 dopo
11
A.Ferrari, Breve storia del Caucaso, Roma, Carocci editore, novembre 2007,
op. cit., p. 47.
12
Il Kathoghikos è il Capo spirituale della Chiesa armena, il Papa degli Armeni.
13
lunghe peregrinazioni dovute alle disavventure politiche dei regni na-
zionali››
13
. Giova ricordare che la Chiesa Armena, approfittando della
mancanza di un’autorità statale, svolse un ruolo di primo piano nella
vita politica della nazione e rappresentò la massima istituzione politica
del Paese. Compì difatti una serie di tentativi, rivelatisi infruttuosi,
tendenti ad interessare le diverse corti europee in cerca di aiuto per il
suo popolo contro i dominatori mussulmani
14
.
13
Ibid.
14
A. Ferrari, nel suo saggio Alla frontiera dell’Impero, gli armeni in Russia
(1801-1917), Milano, Ed. Mimesis, 2000, scrive: ‹‹ Sin dal 1547 la Chiesa ar-
mena aveva compiuto una serie di tentativi – tutti egualmente sfortunati – volti
a interessare le potenze europee alle disgrazie del suo popolo. Un orientamento
caretteristico di quello che è stato chiamato il “messianismo armeno”, vale a
dire l’attesa – tante volte disillusa, sino ai giorni nostri – di una liberazione dal
giogo islamico ad opera del’ occidente››, p. 42.
14
1.3 Il Karabakh nel periodo russo-imperiale
‹‹Dopo aver vagato senza successo, tra il 1680 e la fine del XVII se-
colo››
15
, Israyel Ori, esponente di una nota famiglia di melikh e figura
ancestrale del movimento di liberazione armeno, durante la sua mis-
sione al fine di ottenere l’appoggio diplomatico delle potenze europee
per l’autonomia del suo popolo e della comunità stanziate nelle regio-
ni della diaspora, rispettivamente domininate dai turchi e dai persiani,
si recò infine in Russia dinanzi alla corte di Pietro il Grande, sensibi-
lizzandola alla causa armena, consapevole al tempo stesso di favorire
le sue mire espansionistiche. Ben presto l’Armenia ricevette importa n-
ti privilegi commerciali e divenne un importante canale di penetrazio-
ne russo nel Caucaso
16
.
Occorre considerare anche che l'aspetto religioso occupò un ruolo
fondamentale per gli sviluppi storici del Caucaso, difatti Pietro il
Grande ‹‹adoperò tale strategia per inserire questo territorio al centro
della politica estera all'interno di un più vasto progetto di espansione
verso Oriente, da cui si attendeva un notevole ampliamento delle rotte
15
A. Ferrari, ”Jan Potocki e il suo progetto di liberazione dell’Armenia ”, in
L’Ararat e la gru. Studi sula storia e la cultura degli armeni, Milano 2003,
pp.127-135.
16
A. Essefian, ”The mission of Israel Ori for Liberation of Armeni a”, in Recent
Studies in Modern Armenian History, Cambridge (Mass.), 1972, pp. 1-10.
15
commerciali russe››
17
. Nel 1722 lo zar, a sostegno delle aspirazioni
indipendentiste dei popoli cristiani del Caucaso, inviò il suo esercito,
al fianco di Esayi Hasan-Djalalean capo delle truppe del Karabakh,
(kathoghikos di Gandzasar, appartenente ad una nota famiglia di me-
likh) e di David Bek alla guida degli armeni, per intraprendere una
spedizione militare contro l'ormai decaduta dinastia safavide persia-
na
18
. In un primo momento Pietro il Grande riuscì a conquistare gran
parte del litorale caspico invadendo le città di Derbent e Baku. Suc-
cessivamente si spinse verso le province di Gilian, Mazandaran e A-
strabad ottenendo altre vittorie, ma ciò suscitò reazioni avverse da
parte dell'Impero ottomano che era contrario alla campagna militare
russa. Nel 1733 lo zar, al fine di evitare lo scontro con gli ottomani, fu
costretto al ritiro dalla regione e cedette ai turchi le recenti acquisizio-
ni sul Caspio. I melikh dell'Armenia orientale con grande rammarico
ritornarono nell'orbita persiana. In seguito alla costituzione del nuovo
khanato mussulmano di Shushi nel cuore del Karabakh, il ruolo politi-
co-sociale della nobiltà armena fu gravemente pregiudicato, nonostan-
17
A. Ferrari, Il Caucaso. Popoli e conflitti di una frontiera europea, Roma, Ed.
Lavoro, novembre 2005, p.32.
18
A. Ferrari, Le guerre di Dawit Bek, un eroe armeno del XVIII secolo, Milano,
Edizioni Angelo Guerini & Associati S.P.A., pp.11-45.